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<DIV><FONT color=#000000 size=2 face=Arial>Stavo pensando a chi vorrei come
Presidente della Repubblica futuro: una donna, che abbia già trattata la
questione, stimata in ambito internazionale. Avete nomi? Io ci vedo bene la
Bonino. Gradite contestazioni, ma solo se accompagnate da altro nome da valutare
che mi convinca per davvero. </FONT></DIV>
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class=subscribe-title>New post on <STRONG>Maurizio
Sacconi</STRONG> </H2></TD>
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href="http://www.mauriziosacconi.it/2012/02/26/non-difendere-lindifendibile/">Non
difendere l’indifendibile</A></H2><SPAN
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href="http://www.mauriziosacconi.it/?author=1">admin</A></SPAN>
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<P
style="LINE-HEIGHT: 1.4em; MARGIN: 0px 0px 1em; FONT-FAMILY: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; COLOR: #444444; FONT-SIZE: 14px">Caro
Direttore, le riforme del lavoro- e la conseguente
giurisprudenza - hanno sempre segnato fortemente,
nel bene e nel male, le dinamiche non solo
economiche ma più generalmente sociali e culturali
in quanto investono un aspetto fondamentale della
vita e delle relazioni umane. Così è stato per lo
Statuto dei Lavoratori. Così è stato per la scala
mobile prima e per il suo superamento poi. Così è
stato per la legge Biagi. Così sarà per la riforma
Fornero.</P>
<P
style="LINE-HEIGHT: 1.4em; MARGIN: 0px 0px 1em; FONT-FAMILY: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; COLOR: #444444; FONT-SIZE: 14px">Abbiamo,
nelle straordinarie condizioni date, la
possibilità di uscire per davvero da quel
novecento ideologico che tanto ha condizionato la
nostra capacità di crescere, almeno a partire
dagli anni '70 del secolo scorso. E non si tratta,
proseguendo nel vizio classista, di spostare ora
il pendolo nei rapporti di forza interni ai luoghi
di lavoro. Abbiamo piuttosto l'opportunità di
riconoscere largamente la centralità dell'impresa
quale luogo nel quale, attraverso il continuo
incremento competitivo di capitale organizzativo,
umano e tecnologico, si producono ricchezza e
occupazione.</P>
<P
style="LINE-HEIGHT: 1.4em; MARGIN: 0px 0px 1em; FONT-FAMILY: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; COLOR: #444444; FONT-SIZE: 14px">Quale
luogo quindi non già dell'artificioso conflitto ma
della naturale condivisione di obiettivi e di
risultati. Riprendendo culture ed esperienze tanto
laiche quanto cristiane ed ampliando quanto già
accade nelle piccole imprese, potremo diffondere
la dimensione dell'impresa quale comunità di
interessi e di valori, tendenzialmente solidale, e
come tale portata a conservare il lavoro anche
nelle condizioni difficili, ad aggiungere tutele
specifiche rispetto a quelle generali, a
estenderle anche al nucleo familiare (lo studio
dei figli, il carrello della spesa, ecc.), a
realizzare tecniche partecipative, a distribuire
una parte dei dividendi. Ma, come in tutte le
comunità, gli appartenenti devono reciprocamente
riconoscersi, accettarsi e adattarsi per poter
costruire insieme un futuro condiviso. E quando si
spezza l'equilibrio economico oggettivo osi
dissolve la necessaria fiducia soggettiva, deve
essere consentita la tempestiva risoluzione del
rapporto di lavoro sulla base di indennizzi
adeguatamente proporzionati affinché l'impresa
possa procedere in condizioni di efficienza e
coesione.</P>
<P
style="LINE-HEIGHT: 1.4em; MARGIN: 0px 0px 1em; FONT-FAMILY: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; COLOR: #444444; FONT-SIZE: 14px">La
difesa dell'indifendibile, come ha opportunamente
rilevato la Presidente di Confindustria, determina
solo atrofia produttiva e occupazionale. Di qui
l'esigenza di una inequivoca eliminazione della
sanzione della reintegrazione se non per i
licenziamenti discriminatori perché, in quanto
tali, è come non ci siano stati. Per generare
l'effetto atteso di una maggiore propensione ad
assumere, la riforma deve essere semplice e certa.
Ma la persona espulsa dall'ambiente produttivo non
deve rimanere sola. Ha il diritto di accedere a
sussidi e servizi di riqualificazione e
ricollocamento. Come ha il dovere di accettare
responsabilmente l'offerta di una congrua
alternativa occupazionale o di una opportunità
formativa. L'esperienza ci insegna che tutto ciò
non si realizza solo attraverso le funzioni
pubbliche e che è necessario integrarle con la
collaborazione delle parti sociali in modo che la
dimensione comunitaria solidale si riproduca nei
diversi mercati territoriali del lavoro. Lo stesso
primo ingresso in una occupazione di qualità si
determina solo in un contesto produttivo dinamico,
libero da inibizioni verso il fattore lavoro,
attraverso l'integrazione tra conoscenze teoriche
ed esperienze pratiche ed una pluralità di
percorsi che corrispondano alle diverse vocazioni
e riconoscano pari dignità al lavoro intellettuale
come a quello manuale.</P>
<P
style="LINE-HEIGHT: 1.4em; MARGIN: 0px 0px 1em; FONT-FAMILY: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; COLOR: #444444; FONT-SIZE: 14px">Utopie?
Rivoluzioni improbabili? Non proprio, se si
considerano riforme recenti come il riordino delle
attività educative, la rivalutazione
dell'istruzione e della formazione
tecnico-professionale, il nuovo apprendistato
fondato sull'apprendimento in ambiente lavorativo,
la delega aperta in materia di ammortizzatori
sociali, l'esperienza correggibile dei fondi
interprofessionali per la formazione continua, le
buone pratiche di alcuni enti bilaterali,
l'evoluzione in corso nella contrattazione
aziendale e territoriale sostenuta ora da regole
certe.</P>
<P
style="LINE-HEIGHT: 1.4em; MARGIN: 0px 0px 1em; FONT-FAMILY: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; COLOR: #444444; FONT-SIZE: 14px">I
tempi, nell'economia e nella politica, sono
cambiati al punto da consentire oggi a ciascuno
degli attori politici e sociali, se non di
condividere formalmente, di accettare almeno, ciò
che solo ieri poteva ancora apparire
inaccettabile. Occorre solo una piccola ma
coraggiosa discontinuità nel nome di un bene
superiore che a ben vedere è a portata di mano.
Con il piacere di risultati di cui andare presto
tutti fieri.</P>
<P
style="LINE-HEIGHT: 1.4em; MARGIN: 0px 0px 1em; FONT-FAMILY: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; COLOR: #444444; FONT-SIZE: 14px"><STRONG>Lettera
a Il Sole 24 Ore</STRONG></P>
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href="http://www.mauriziosacconi.it/?author=1">admin</A></STRONG>
| febbraio 26, 2012 at 10:14 am | Etichette: <A
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sacconi</A>, <A
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