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<DIV><FONT face=Arial size=2>Faremo la guerra a Fincantieri, certamente sul
piano legale, e non solo se non basterà</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Fincantieri è responsabile non solo dei suoi operai
diretti, ma anche di tutti gli appalti</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>La mancanza di norme di tutela per i
metalmeccanici, i coibentatori-chimici, ed altri settori presenti in Fincantieri
come installatori di mobili e edilizia navale, nulla toglie sia alla
responsabilità solidale sia alla interposizione fittizia di
manodopera.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Ci stiamo muovendo su tutte queste cose, a Marghera
e Monfalcone e anche su Genova a volte</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>ciao</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Di che fabbrica sei ?</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Paolo </FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<BLOCKQUOTE
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<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message ----- </DIV>
<DIV
style="BACKGROUND: #e4e4e4; FONT: 10pt arial; font-color: black"><B>From:</B>
<A title=rapt@inventati.org href="mailto:rapt@inventati.org">Rapt</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>To:</B> <A title=destinatari-ignoti:
href="mailto:destinatari-ignoti:">destinatari-ignoti:</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Sent:</B> Friday, February 17, 2012 2:45
PM</DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Subject:</B> [Redditolavoro] Lettera aperta
agli operai Fincantieri</DIV>
<DIV><BR></DIV>
<H1 class=western align=center>Lettera aperta agli operai Fincantieri</H1>
<P align=center><BR><BR></P>
<P align=justify>Nel corso di questi ultimi anni, ogni volta che mi è stato
possibile, sono sceso in piazza per la difesa del posto come delle condizioni
di lavoro, al fianco vostro, ma anche di operai e lavoratori di altre aziende.
Questo perché ritengo che solo nella solidarietà fra proletari si possano
fronteggiare e risolvere i problemi che in questi tempi si aggravano sempre
più per noi.</P>
<P align=justify>Poco importa, di fronte alla grandezza dei problemi attuali,
l'accordo o disaccordo su questa o quella vertenza, ma ci sono momenti in cui
non si possono chiudere gli occhi di fronte a quello che vogliono imporci di
accettare, la resa incondizionata mascherata da mezza vittoria.</P>
<P align=justify>Mi riferisco ad alcuni aspetti dell'accordo raggiunto in
questi giorni per la 'sopravvivenza' del cantiere di Sestri Ponente. Uso le
virgolette perché sei mesi di lavoro, fra sei mesi, per metà degli operai, non
possono essere considerati una garanzia di sopravvivenza. Certo, come alcuni
di voi hanno detto, meglio questo che il buio assoluto, ma vorrei invitarvi a
riflettere su quanto accade anche in altre aziende, molto grosse e molto
importanti. Esempio classico, la FIAT. Lotte anche lì ce ne sono state
parecchie, pagate con denunce, sospensioni e altro. Ma alla fine dei conti, il
padrone è quello che decide dei mezzi di produzione, ed ha detto chiaramente,
'o così o fuori', e decido io se si chiude o no. Questo non per sminuire le
vostre lotte, ma solo per dire che alla fine, quello che viene fuori è sempre
e solo l'interesse del padrone. Di fatto da aprile a settembre lo stabilimento
rimarrà chiuso. Da settembre ad aprile 2013 lavorerà solo la metà degli
operai. Nel frattempo 330 rimarranno a casa, fra mobilità (che è sinonimo di
esubero) e cassa integrazione. E poi? Nuovi incontri e nuovi accordi. Ovvero,
nessuna garanzia di rientro, che come sottolineano i quotidiani, l'azienda
'non può e non vuole dare', dato che ha più volte dichiarato fra l'altro che
non le conviene, e quindi non intende, mantenere una struttura produttiva di
otto stabilimenti.</P>
<P align=justify>Inoltre, la cassa integrazione, come insegnano le esperienze
non solo mie, ma anche di altri lavoratori in tempi odierni, non è affatto uno
strumento che va a favore dell'operaio, ma il più delle volte è l'anticamera
del licenziamento, o 'esubero', come adesso lo chiamano per non turbare gli
animi. Tra le altre cose, il governo sta discutendo attualmente sul modo per
eliminare la cassa integrazione in quanto costo che grava sulle casse dello
stato. Facile capire dove vogliano andare a parare. D'altra parte, il
confronto 'con le parti sociali' in questi giorni , è centrato sulla riforma
del mondo del lavoro, per dare maggiore 'flessibilità', 'mobilità' e minori
costi alla forza lavoro. In questo senso, giocare sulle parole è abbastanza di
cattivo gusto, dato che esubero o eccedenza hanno alla fine lo stesso
significato, e che l'aggiungere il termine 'congiunturale' significa
abbastanza poco, date fra l'altro le previsioni relative all'andamento
dell'economia per l'anno prossimo.</P>
<P align=justify>Un altro aspetto da chiarire a questo punto, è quello
relativo alla crisi, che molti sintetizzano con la frase 'non c'è lavoro'.
Questa è una delle bugie più grandi che si possano raccontare. Perché su
questo, i punti di vista dei lavoratori e dei padroni non possono essere
uguali. Per chi lavora, per una società in generale, il lavoro serve a
produrre quanto serve alla comunità per vivere e progredire. Di conseguenza si
dovrebbe produrre, in termini di beni di consumo come di servizi, solo quello,
e quanto, serve alla comunità per vivere. Per i padroni invece il lavoro è il
mezzo per aumentare a spese dei lavoratori il loro capitale, e per questo
producono quello che conviene loro e nella quantità massima possibile, per
ingrossare con la vendita i loro capitali e ricominciare daccapo. Ma arrivati
ad un certo punto, il potenziale produttivo è troppo, ridurre il costo della
forza lavoro fa restare ancora ad un certo livello i loro profitti, ma così si
finisce per produrre troppo, mentre sempre meno possono permettersi di
acquistare tutta questa merce. Serve a poco anche il sistema del credito,
dell'indebitarsi perché costretti a comprare. </P>
<P align=justify>Un'infermiera cubana, qualche anno fa, quando cercai di
spiegarle il sistema dei mutui e degli acquisti a credito, mi rispose 'ma così
sarete sempre costretti a lavorare per pagare loro i debiti, così diventate
schiavi': E questa di fatto è la realtà. In più, questa vendita per denaro che
non esiste e che nessuno è in grado di pagare realmente, porta a scoppiare
quella che chiamano ora 'bolla finanziaria'. Tanti soldi virtuali che a questo
punto valgono quanto quelli del Monopoli.</P>
<P align=justify>E questa è la crisi, che come al solito vogliono far pagare a
noi, togliendoci il posto di lavoro, in un modo o nell'altro, costringendoci a
lavorare per salari sempre più bassi, con sempre meno servizi pubblici,sempre
meno possibilità di discutere e obiettare; ma non basta, ci convincono
addirittura del fatto che per campare dobbiamo andare a colpire gli interessi
di altri operai come noi.</P>
<P align=justify>Mi riferisco ad esempio sia al tipo di produzioni, sia alle
condizioni poste per far andare avanti uno stabilimento. Nel vostro caso, vi
convincono che per sopravvivere avete bisogno di costruire fregate militari e
carceri galleggianti. Intanto, se l'interesse non fosse sempre l'ingrasso di
pochi padroni, nel settore navale lavoro ce ne sarebbe eccome, senza
sguinzagliare per il mondo altre armi. Basti pensare a quante carrette del
mare vengono fatte circolare senza riparazioni né manutenzione, con le
conseguenze che derivano. O al business dello smantellamento e recupero
materiali. È una ipocrisia tremenda far scendere in piazza dei lavoratori per
reclamare la produzione di una nave da guerra che servirà, oggi a sterminare
altri lavoratori in un'altra parte del mondo, ma domani magari proprio quelli
stessi che l'hanno fabbricata, visto che gli eserciti, non da oggi, quando si
mette male servono a 'domare' i lavoratori che non si sottomettono. Idem per
le carceri, che normalmente rinchiudono per lo più proletari con problemi di
sopravvivenza, ma non dimentichiamo che spesso rinchiudono anche chi lotta per
migliori condizioni di vita, inclusi sindacalisti ed operai. Voi stessi avete
ricevuto denunce per le lotte che avete portato avanti.</P>
<P align=justify>Stesso discorso per quanto riguarda Terzo Valico e Gronda.
Premetto che non ho interessi a favore di nessun candidato, sindaco o
imperatore che sia. Ormai dovremmo averlo capito che le poltrone servono solo
a fare gli interessi di chi ha i soldi. Il punto è che, per voler credere in
una promessa di lavoro futuro, che non è detto verrà mantenuta, per quanto
sopra, non si può volere il male di altri lavoratori che si vedrebbero in
alcuni casi espropriati della casa, nel generale comunque esposti a gravissimi
rischi della salute, sia per il traffico ingente di mezzi, sia perché il
famoso 'smarino' è costituito in gran parte da amianto, che fra le altre cose
finirete per respirarvi anche voi. Il tutto in nome di due opere che sono
assolutamente inutili, perché come ampiamente dimostrato da vari tecnici, non
risolverebbero alcun problema di traffico, perché, vista anche la crisi che fa
rallentare la produzione, non si capisce dove sia questa mole immensa di merci
che dovrebbero circolare più velocemente per fare incassare più velocemente i
padroni. È chiaro che lo scopo è il lavoro per sé, il giro di milioni che
verranno intascati per la semplice realizzazione dell'opera. Possiamo noi in
nome di questo farci rifilare opere di questo genere? Perché no allora il
ponte sullo Stretto di Messina? O magari una bella centrale nucleare davanti
alla porta di casa.</P>
<P align=justify>Quello che voglio dire in definitiva, è che non possiamo
farci convincere da chi ci lascia in mezzo ad una strada da un giorno
all'altro, o nella migliore delle ipotesi ci spreme come un limone per quattro
soldi, che è nostro interesse farci ridurre sempre più a schiavi ed in più
farlo mettendoci contro altri operai e lavoratori come noi. Come potremmo
lamentarci allora se alcuni di questi facessero lo stesso con noi? A qualcuno
potrebbero promettere di fare delle belle case popolari in riva al mare se gli
da una mano a buttare fuori gli operai Fincantieri dopo il famoso
'ribaltamento a mare'. Ma questo è cannibalismo, mangiarci fra di noi, anziché
renderci conto del fatto che il lavoro c'è, serve e va suddiviso fra tutti,
per creare le condizioni di vita necessarie alla comunità. Gli unici che non
servono a un bel niente sono i padroni, e molti esempi lo testimoniano. Gli
operai ed i lavoratori della INNSE hanno lavorato in autogestione per un
periodo; in Argentina ci sono 330 fabbriche recuperate in autogestione dai
lavoratori, quando i padroni volevano chiuderle. E gli esempi potrebbero
essere molti di più. Questo significa che per il lavoro, l'unica cosa che non
serve è il padrone. Semmai il problema è la loro economia di mercato, basata
sui profitti di pochi senza tener conto dei bisogni dei molti, riducendoli
alla fame e mettendoli gli uni contro gli altri.</P>
<P align=justify>Con questo ovviamente non voglio dire che mi dispiace che la
metà di voi abbia una seppur minima prospettiva di poter lavorare per qualche
mese ancora. Vorrei solo che aprissimo gli occhi tutti, me compreso, che
lavoro in un settore, l'edilizia, in cui purtroppo l'ognun per sé è la regola
del giorno. Noi siamo quelli che producono tutto ciò che c'è e non esiste già
in natura, ma ci mordiamo alla gola e ai garretti per contenderci le briciole
che i padroni fanno cadere dalla loro tavola. L'unica nostra speranza di
sopravvivenza, prima che questo sistema ci butti dentro un'altra guerra
generalizzata e disastrosa come nessuna altra visto il potenziale bellico, è
quella di capire, o meglio, ricordarci, che siamo una classe, quella che manda
avanti tutto, e solo facendo i nostri interessi, tutti uniti, potremmo
scongiurare la catastrofe a cui ci stanno portando.</P>
<P align=justify>Sarò ancora e sempre al fianco delle lotte vostre, come di
tutti gli operai, per sconfiggere la logica del cannibalismo e permettere alle
generazioni prossime di vivere senza doversi scannare per un pezzo di
pane.</P>
<P align=justify>Un abbraccio da operaio e da comunista,</P>
<P align=justify>Stefano Alias.</P>
<P align=justify>17/12/2012</P>
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