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<p class="testo_newsletter"><font size="4"><b><span style="color:rgb(204,0,0)">I NOSTRI COMPAGNI DELL'EEK IN PRIMA FILA NEGLI SCONTRI DI MASSA
</span><br style="color:rgb(204,0,0)"><span style="color:rgb(204,0,0)">IL KKE STALINISTA STA A GUARDARE IN DISPARTE
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<br>
<br>In Grecia si concentrano tutti i sintomi classici di una situazione obiettivamente rivoluzionaria.
<br>
<br>1)Le classi dominanti non possono più governare come prima, coi
vecchi schemi politici tradizionali ( alternanza tra Nuova Democrazia e
Pasok): sono state costrette a ricorrere ad un governo d'emergenza di
salute pubblica per cercare di imporre alle masse la ricetta
massacrante della BCE . Ma oggi lo stesso governo d'emergenza è scosso
da ripetute defezioni e contraddizioni ( abbandono di ministri,
riduzione della sua base parlamentare, uscita dell'estrema destra del
Laos). Non siamo alla disgregazione dell'esecutivo, che probabilmente
terrà. Ma le nuove crepe scuotono una stabilità istituzionale che
sembrava scontata e aprono varchi alla reazione popolare. Le prime
contraddizioni apertesi nei corpi di polizia – dove un sindacato di
categoria ha invocato l'”arresto della Troika”- indicano la profondità
della crisi dello Stato greco.
<br>
<br>2)Le classi dominate non possono più vivere come prima, sotto il
peso di misure finanziarie insostenibili e di una disperazione sociale
dilagante .Il movimento operaio e popolare, dopo varie oscillazioni,
riprende la propria ascesa, come dimostra la riuscita plebiscitaria
dello sciopero generale del 10/11/2, sia nel settore pubblico che nel
settore privato. Questa ascesa si carica, a sua volta, di una nuova
radicalità di massa: gli scontri con la polizia davanti al Parlamento
nella giornata di ieri non hanno impegnato, come a volte in passato,
settori limitati e marginali, ma hanno coinvolto una massa grande di
lavoratori, giovani, pensionati, che rivendicavano il proprio diritto ad
occupare il Parlamento. Dentro la più grande manifestazione popolare
che la Grecia abbia conosciuto dalla caduta della dittatura dei
Colonnelli.
<br>
<br>3)Le classi medie delle città e della campagna, impoverite dalla
crisi, mostrano segni di crescente inquietudine e disagio. Lo sciopero
generale ha visto, come mai in precedenza, la partecipazione di numerose
categorie professionali del commercio, dell'artigianato, come
dell'intellettualità e della cultura. Ciò riduce la base del consenso
sociale del governo in un momento cruciale. E contribuisce a spostare i
rapporti di forza a favore dei lavoratori.
<br>
<br>Ma questa situazione non durerà a lungo. O sfocerà in una dinamica
aperta di rivoluzione, con l'assalto al palazzo del governo e del
Parlamento, sviluppando sino in fondo le potenzialità della giornata di
ieri. O finirà col ripiegare nella rassegnazione e nell'abbandono, dopo
un esaurimento infruttuoso di tante energie popolari. Questo è il bivio.
<br>
<br>Proprio per questo diventa decisivo, come sempre, il fattore
soggettivo: la direzione politica e sindacale del movimento operaio e
popolare.
<br>E qui vengono i problemi.
<br>Nessuno degli stati maggiori del movimento operaio greco si pone sul
terreno della rivoluzione. Tutti gli stati maggiori del movimento si
pongono CONTRO la rivoluzione greca.
<br>
<br>Le direzioni delle principali Confederazioni del settore pubblico e
privato, di derivazione Pasok, e il sindacato controllato dal KKE
stalinista ( Pame) hanno respinto la parola d'ordine dello “sciopero
generale prolungato” sino al resa del governo, avanzata dai nostri
compagni ( EEK), a favore di scioperi generali intermittenti: nei fatti
hanno lavorato e lavorano in una logica di pressione sul governo, non
di rovesciamento del governo. I ripetuti scioperi generali degli ultimi
anni hanno sicuramente raccolto e rappresentato la rabbia dei
lavoratori: ma non l'hanno trasformata nella forza, leva risolutiva
dello scontro ( col rischio alla lunga di esaurire e disperdere energie
preziose , senza frutto).
<br>
<br>Sul piano politico gioca un ruolo disastroso e controrivoluzionario
il KKE stalinista. Non ingannino i suoi striscioni di propaganda affissi
sull'Acropoli o le sue parole d'ordine apparentemente radicali “contro i
capitalisti e i banchieri”. Un conto è l' evocazione dell'immagine, un
conto è l'azione concreta nella lotta di classe. Il KKE agisce contro la
rivoluzione. Non solo si oppone alla sciopero prolungato, ma divide
abitualmente il fronte degli scioperi e delle manifestazioni di massa,
organizzando sistematicamente “proprie” iniziative separate. Non solo si
sottrae ad ogni scontro di massa con l'apparato dello stato, ma è
giunto a difendere con propri servizi d'ordine i palazzi del Parlamento
contro la gioventù ribelle ( sempre calunniata come massa di “agenti
provocatori”) e contro la rabbia popolare. Ieri, nella più grande
battaglia di massa tra popolo e Stato degli ultimi 40 anni in Grecia, il
KKE si è tenuto religiosamente lontano dagli scontri come osservatore
distaccato: sottraendo alla forza d'urto della piazza energie
potenzialmente decisive ( Salvo appendere il solito striscione ad uso
telecamere in cui invita a insorgere...gli altri popoli d'Europa).
<br>
<br>La nostra organizzazione del EEK- che ha raddoppiato i propri
militanti negli ultimi due anni tra i lavoratori e i giovani – è l'unico
partito che in Grecia si pone sul terreno della rivoluzione. L'unico
che rivendica lo sciopero ad oltranza, pone la necessità
dell'autorganizzazione democratica dei lavoratori e del popolo, indica
il governo dei lavoratori quale unica reale alternativa. E soprattutto
l'unico che agisce in questa direzione. Non a caso ieri, mentre il KKE
guardava da lontano col binocolo, i nostri compagni erano in prima fila
nella battaglia di strada e di piazza, al fianco di migliaia di giovani
combattenti, con la parola d'ordine dell'assalto al Parlamento e del
potere operaio. Certo, EEK è ancora lontano dal disporre della forza
sufficiente per dirigere il movimento di massa. Ma è l'unico partito che
la rabbia popolare oggi merita. L'unico su cui può contare il futuro
della rivoluzione greca e la giovane generazione di Piazza Syntagma.
<br>
<br>Per questo,il PCL saluta con orgoglio i propri compagni greci. E
farà del loro esempio una leva di costruzione del partito della
rivoluzione in Italia. </p></div><div class="colbox">
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<p class="firma_newsletter"><font size="4">Marco Ferrando <br></font></p><p class="firma_newsletter"><font size="4">portavoce nazionale del <br></font></p><p style="color:rgb(255,0,0)" class="firma_newsletter"><b><font size="4">PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI</font></b></p>
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