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<h1 class="titolo_pagina_newsletter"><font size="4"><i>SENZA PASSI INDIETRO! ADERISCI ALL'APPELLO</i></font><br></h1><h1 class="titolo_pagina_newsletter">PER L'ANNULLAMENTO DEL DEBITO PUBBLICO VERSO LE BANCHE
<br>PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE, SENZA INDENNIZZO PER I GRANDI AZIONISTI E SOTTO CONTROLLO DEI LAVORATORI
<br>PER UN PROGRAMMA ANTICAPITALISTA E RIVOLUZIONARIO </h1>
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<h1 class="sottotitolo_pagina_newsletter">APPELLO </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(26 Gennaio 2012) </p>
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<p class="info_o_sintesi_newsletter">SVILUPPARE IN AVANTI IL MOVIMENTO NODEBITO, FUORI DA OGNI ILLUSIONE RIFORMISTA (“RIFORMA DELLA BCE” O “AUDIT”) </p>
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<p class="testo_newsletter">PER L'ANNULLAMENTO DEL DEBITO PUBBLICO VERSO LE BANCHE
<br>PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE, SENZA INDENNIZZO PER I GRANDI AZIONISTI
<br>E SOTTO CONTROLLO DEI LAVORATORI
<br>PER UN PROGRAMMA ANTICAPITALISTA E RIVOLUZIONARIO
<br>
<br>
<br>SVILUPPARE IN AVANTI IL MOVIMENTO NODEBITO, FUORI DA OGNI ILLUSIONE RIFORMISTA (“RIFORMA DELLA BCE” O “AUDIT”)
<br>
<br>Il tema del debito pubblico segna non solo il dibattito politico e
lo scontro sociale, ma anche il confronto a sinistra e nei movimenti,
con l'emergere di posizioni e proposte differenziate e tra loro
alternative. Per parte nostra riteniamo che non vi sia soluzione
socialmente progressiva del nodo del debito fuori da una prospettiva di
classe, apertamente anticapitalista e rivoluzionaria. E che ogni
approccio neoriformista alla tematica del debito (“riforma della BCE” o
“audit”) si riduca nei fatti, al di là di ogni intenzione, ad un
astratta utopia e ad un inganno politico.
<br>
<br>CRISI DEL DEBITO COME CRISI DEL CAPITALISMO
<br>
<br>L'ideologia dominante presenta l'esplosione del debito pubblico come
effetto di un eccesso di concessioni sociali e “privilegi” alle classi
subalterne. E' vero l'opposto. Il debito pubblico è esploso come
conseguenza della crisi del capitalismo, della caduta del saggio di
profitto, e delle politiche antioperaie e antipopolari tese a
contrastarla: prima con la detassazione progressiva dei redditi da
capitale negli anni dell'euforia “liberista” (anni 80 e 90); poi con
l'elargizione di gigantesche risorse pubbliche alle banche e alle grandi
imprese negli anni della grande recessione (2007-2009); infine col
pagamento di tassi di interesse sempre più elevati alle banche, grandi
acquirenti dei titoli di Stato, a fronte della crisi attuale del debito
sovrano.
<br>
<br>L'intera politica delle classi dominanti europee e dei loro governi,
di ogni colore, continua a ruotare attorno al pagamento degli interessi
sul debito: cioè al versamento di risorse pubbliche sempre più grandi
alle banche, alle compagnie di assicurazione, alle imprese. Le stesse
banche che hanno concorso nel tempo in modo determinante alla voragine
del debito pubblico diventano beneficiarie del pagamento del debito:
finanziato dalla progressiva distruzione della previdenza pubblica, del
sistema sanitario, dell'istruzione, dei servizi sociali, delle
protezioni e tutele più elementari. Un massacro sociale che peraltro non
solo non avvia l'uscita dalla crisi, ma concorre a cronicizzarla, lungo
una spirale senza fine: recessione, crescita del debito, tassi
d'interesse usurai, nuove rapine sociali, nuove spinte recessive. Non è
il “fallimento del liberismo”. E' il fallimento di tutte le politiche
borghesi di fronte alla crisi del capitalismo: a partire oggi dalle
politiche stataliste di intervento pubblico a sostegno dei profitti.
<br>
<br>Il caso italiano è sotto questo profilo esemplare. Da un lato il
governo Monti è giunto a garantire con risorse pubbliche le banche
italiane, per consentire loro di incassare l'enorme regalia di 116
miliardi da parte della BCE. Dall'altro lato l'economia italiana cade in
recessione, sullo sfondo di un immiserimento crescente del mondo del
lavoro e dell'insieme delle classi subalterne. Mentre i tassi di usura
praticati dalle banche restano altissimi o addirittura crescono.
<br>
<br>ANNULLAMENTO DEL DEBITO E NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE
<br>
<br>Non si può uscire da questa spirale distruttiva senza ripudiare il
debito pubblico verso le banche, nazionalizzare le banche senza
indennizzo verso i grandi azionisti, unificarle in un unica banca
pubblica sotto controllo sociale.
<br>Questa è, nella sostanza, la proposta indicata dal documento
fondativo del movimento no debito nato il primo Ottobre in Italia. E'
una proposta che va salvaguardata e sviluppata.
<br>E' la proposta per cui si battono tendenze rivoluzionarie e d'avanguardia, in Europa (come in Grecia) e nel mondo.
<br>Solo l'annullamento del debito verso le banche e la loro
nazionalizzazione, può liberare le risorse necessarie per la
salvaguardia e l'estensione delle protezioni sociali e per un grande
piano del lavoro. Solo questa misura può liberare milioni di lavoratori e
di famiglie dal cappio di mutui usurai sempre più intollerabili. Solo
questa misura può consentire un credito agevolato verso imprese
artigiane e di piccolo commercio, sottraendole alle vessazioni del
grande capitale. Soprattutto solo questa misura consente l'acquisizione
nelle mani dei lavoratori e della popolazione povera delle leve decisive
per una riorganizzazione radicale dell'economia e della società, in
funzione delle esigenze collettive, della ripartizione del lavoro, dei
processi di riconversione ecologica. Contro la barbarie del mercato e
della sua crisi.
<br>
<br>L'INGANNO DELLE SOLUZIONI RIFORMISTE
<br>
<br>Viceversa, rinunciare a questa prospettiva significa rimuovere
l'unica possibile soluzione della crisi per inseguire utopie riformiste o
grandi equivoci.
<br>Le proposte di riforma della BCE sotto la “minaccia di non pagare le
banche tedesche”, e/o di una commissione di “esperti” che faccia
l'inventario (audit) del debito “illegittimo” distinguendolo da quello
“legittimo”, per “ristrutturare” il debito, ci paiono profondamente
fuorvianti e sbagliate.
<br>
<br>La prima non solo riduce la campagna antidebito ad una campagna “
antitedesca” con potenziali risvolti sciovinisti, ma rivendica la
trasformazione della BCE in Federal Reserve: ciò che se mai si
realizzasse, al di là delle intenzioni, comporterebbe un ulteriore
concentrazione di potere del capitale finanziario in Europa e un salto
in avanti nell'unificazione dell'Europa dei banchieri. Non a caso è
l'obiettivo dichiarato di parte rilevante dell'europeismo borghese. In
Italia di Prodi ed Amato.
<br>
<br>La seconda proposta (audit) affida la soluzione dello scontro
sociale ad una sorta di tribunale immaginario del “diritto”, preposto a
distinguere il debito da pagare e quello da “rinegoziare” , nel nome di
una “nuova politica economica” in ambito capitalistico. Si tratta della
riproposizione di un illusione riformista, priva di qualsiasi base
materiale: non a caso è sostenuta, tra le altre, da personalità del
riformismo italiano (Bertinotti) e internazionale (Susan George). In
ultima analisi è l'eterna pretesa di distinguere il lato “buono” dal
lato “cattivo” del capitalismo per trovare un “realistico” punto di
equilibrio, accettabile da pensatori progressisti, economisti
Keynesiani, onesti “cittadini”. Ma purtroppo inesistente nel mondo reale
e nella lotta di classe.
<br>
<br>LA SOLUZIONE SOCIALISTA E RIVOLUZIONARIA, QUALE UNICA SOLUZIONE
<br>
<br>La verità è che il capitalismo è fallito e non è riformabile.
<br>La ricerca di compromessi riformatori tra capitale e lavoro- tanto
più in tempi di crisi- ha combinato disastri e si è rivelata un inganno:
in Italia, in Europa, nel mondo.
<br>Non è possibile “una nuova politica economica”, socialmente
progressiva, senza una nuova struttura dell'economia: che affidi il
potere decisionale ai lavoratori rovesciando l'attuale dittatura di
industriali e banchieri. Qui sta la necessaria soluzione di classe e
anticapitalista del debito pubblico.
<br>Non si tratta di affidare a fantomatici organismi “neutri” di
“saggi” lo studio del debito: si tratta di denunciarne tra i lavoratori
la natura di classe, di svelarne l'inganno, di rivendicarne il ripudio.
<br>Non si tratta di “rinegoziare” il debito con gli strozzini, nel nome
di petizioni di “giustizia”: si tratta di rompere alla radice il nodo
scorsoio del debito pubblico, rifiutando di pagare gli strozzini ed
espropriandoli.
<br>Non si tratta di “appellarsi” ai governi o alle istituzioni europee
perchè “rivedano” la propria politica finanziaria: si tratta di
appellarsi ai lavoratori e alle masse sfruttate perchè rompano con i
governi e le istituzioni europee, rovescino l'attuale ordine sociale,
impongano governi dei lavoratori come propria soluzione politica alla
crisi. Ciò che significa ricondurre ogni lotta sociale e mobilitazione
alla prospettiva di un'alternativa rivoluzionaria di società e di
potere, su scala nazionale e internazionale: ad una soluzione socialista
della crisi, quale unica reale soluzione.
<br>Una campagna per l'annullamento del debito pubblico o si pone
apertamente in questa prospettiva o rischia di vanificare i suoi scopi.
Per questo intendiamo portare con forza tra i lavoratori, nei movimenti
sociali e nello stesso movimento no debito, il punto di vista qui
richiamato.
<br>
<br>
<br>Proponiamo lo sviluppo di una campagna di massa per l'annullamento
del debito pubblico verso le banche e per la nazionalizzazione delle
banche, respingendo ogni revisione riformista di questa piattaforma
(Riforma BCE e Audit) e sviluppandola in avanti in direzione di una
prospettiva coerentemente anticapitalista.
<br>Chiediamo a tutte le espressioni della sinistra politica, sindacale,
associativa, di movimento, di assumere la parole d'ordine
dell'annullamento del debito verso le banche e della loro
nazionalizzazione senza indennizzo per i grandi azionisti come parola
d'ordine unificante e come spunto di elaborazione di un programma più
complessivo contro la crisi.
<br>Chiediamo a tutti i lavoratori e militanti d'avanguardia del
movimento operaio e dei diversi movimenti di lotta di sottoscrivere
questo appello e di diffonderlo, sostenendo e articolando le sue
indicazioni nella lotta di classe, nei movimenti sociali, nelle stesse
organizzazioni popolari.
<br>
<br>
<br>Prime firme:
<br>
<br>Accardi Domenico (RSU Comune di Palermo)
<br>Ascoli Donatella (RSA Filcams Musei Civici Veneziani)
<br>Baldi Giuseppe (RSU-RLS Cobas Poste Salerno)
<br>Belli Mario (RSU USB Asl Milano 1)
<br>Bianchetti Sauro (RSU FIOM Croci di Bertinoro- FC)
<br>Botto Andrea (RSU scuola superiore; Rapallo)
<br>Bozzato Luigi (segreteria Trentino Filcams Cgil)
<br>Busetto Alessandro (RSU CUB; Università C'à Foscari - Venezia)
<br>Busnelli Massimo (Cd Filctem Brianza)
<br>Caboni Daniele (RSU Fiom Continental Pisa; Cd Toscana Fiom)
<br>Casati Dario (Direttivo Usb Monza e Brianza)
<br>Castellucci Andrea (RSU Fiom Marcegaglia Forlì)
<br>Chiesi Massimo (RSA Filt TNT Torino; Cd Piemonte FILT CGIL)
<br>Chirra Salvatore (RSA USB Ragioneria Territoriale dello Stato Biella)
<br>Colombo Marco (Rsa Deutsche Bank Milano; Cd Lombardia Fisac Cgil)
<br>D'Agostino Diego (Coord. USB Frosinone)
<br>De Simone Francesco (Cd NIDIL-CGIL Cosenza)
<br>De Vita Pasquale (Rsa Filcams Aurora Srl Bololgna)
<br>Debetto Daniele (RSU Filctem Pirelli Settimo Torinese; Cd Filctem Torino)
<br>Di Leone Samuele (Laboratorio Politico P2 Occupata; Università della Calabria)
<br>D'intinosante Stefano (RSU Fiom Somec Group; Cd Fiom Treviso; Cd Cgil Treviso)
<br>Doro Francesco (RSU Fiom O.M. Carraro; Cd CGIL Padova; Comitato Centrale Fiom)
<br>Falgares Elisabetta (Cd FISAC Bologna)
<br>Felice Nicoletti (RSU FAC Albisola Superiore)
<br>Ferrando Marco (Comitato Esecutivo PCL)
<br>Ferro Claudio (CUB Alessandria)
<br>Fico Alessandro (RSU Fiom Irinox Conegliano; Cd Fiom Treviso)
<br>Filippini Massimo (Cd Liguria CGIL)
<br>Fontana Stefano (Fincantieri Marghera; Cd Fiom Venezia)
<br>Formisano Ciro (RSU Fp-Cgil Ministero della Difesa Napoli)
<br>Franceschini Quinto (Delegato Usb Atc Bologna)
<br>Francesco Anfossi (Cd Cgil Pavia)
<br>Franco Daboit (Cd FP-Cgil Padova)
<br>Fraveto Arduino (Coord. USB Frosinone)
<br>Garruto Clemente (Assemblea Movimenti Attivi Rivoluzionari -Macchinisti Ferrovieri; Bologna)
<br>Gemmo Eugenio (coordinamento nazionale Nodebito)
<br>Giuseppe Angione (Cd Flc-Cgil Treviso)
<br>Grisolia Franco (Vicepresidente CNG CGIL)
<br>Lalli Ottaviano (Comitato nodebito Roma)
<br>Lascialfari Cristina (associazione italo palestinese)
<br>Loprevite Marco (Cd Liguria Filcams CGIL)
<br>Lorenzoni Ermanno (Comitato No People Mover Bologna)
<br>Luciano Bruno (RSU Fp-Cgil Ministero Interni Napoli)
<br>Manzo Francesco (Coordinatore Sicilia settore energia Spi-Cgil)
<br>Marceca Antonino (Cgil Medici ASL Venezia; Cd Veneto Fp-Cgil)
<br>Margiotta Davide (RSU DMM; Cd Fiom Pesaro)
<br>Mascolo Giuseppe (RSU Fiom Rada Bernareggio)
<br>Mililli Michele (Coordinamento Giovani Cgil Ragusa)
<br>Mineni Giambattista (Cd SPI Cgil lega del Piovese; Padova)
<br>Nalli Claudio (Cd Lazio Flc-Cgil)
<br>Nardini Marco (funzionario Fillea-CGIL Belluno)
<br>Palumbo Alfonsina (Cd Campania Fisac Cgil)
<br>Papale Crescenzo (Esecutivo Marche USB)
<br>Pellegrini Enrico (RSA Filcams Musei Civici Veneziani; Cd Filcams Venezia; Cd CGIL Venezia)
<br>Pensabene Andrea (Coord. USB Frosinone)
<br>Pomari Renato (Cd Fiom Brianza)
<br>Puscio Marianna (Delegata USB Bologna)
<br>Scacchi Luca (segreteria reg. FLC-CGIL Valle d’Aosta; Cd Valle d’Aosta Cgil)
<br>Sedusi Susanna (RSU FP-Cgil Asili nido comune di Padova; Cd FP Padova; Cd Cgil Padova)
<br>Sinico Marco (RLS Fiom Alstom Bologna)
<br>Sorge Luigi (Fiat Cassino; Coordinamento naz. USB-Lavoro Privato)
<br>Stasi Flavio (Comitato in difesa di Bucita e del Territorio; Cosenza).
<br>Tegon Lara (Comitato indignatoo.ss; Operatori Cooperativa "Ancora"; Venezia)
<br>Traversa Mariarosaria (Rsu Cgil Arpac Napoli)
<br>Tremaliti Luca (funzionario Fillea CGIL Roma)
<br>…..
<br>
<br>Per adesioni: <font size="6"><a href="mailto:senzapassindietro@gmail.com%20">senzapassindietro@gmail.com </a></font></p>
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