<P>Nella manifestazione delle popolazioni alluvionate tenutasi a Ginosa Marina in provincia di Taranto, hanno fatto sentire forte la loro presenza, con una grossa delegazione, anche i 225 operai e operaie dello stabilimento Miroglio, che da tre anni sono in cassa integrazione e prossimi alla mobilità. <BR>Tanti di questi operai e operaie sono della zona dell’alluvione e quindi doppiamente colpiti per l’attacco al lavoro del gruppo Miroglio e per l’abbandono dopo l’alluvione da parte del governo; quindi era naturale stabilire un legame tra le due mobilitazioni. <BR><BR>La situazione di questi operai è per certi versi simile a quella delle operaie Omsa, degli operai Fiat di Termini Imerese, ecc. <BR>Una grande azienda internazionale di Alba (Cuneo), di abbigliamento e tessuti, con un fatturato di mille milioni di euro, con 12mila dipendenti, presente in 36 paesi, tra i quali Grecia, Tunisia, Egitto, ma anche Turchia, Russia e recentemente Bulgaria, con 340 negozi in Italia e 160 all’estero, che produce marchi famosi come Elena Mirò, Krizia, Moschino, Motivi, ecc., che arriva nel sud, con le istituzioni che le stendono tappeti d’oro e danno finanziamenti, deroghe a leggi per la costruzione su terreni agricoli (diventati da un giorno all’altro edificabili con decreto regionale) e a contratti con l’accordo dei sindacati confederali, e che dopo aver sfruttato il possibile, pagando anche a sottosalari (soprattutto alle donne) chiude i due stabilimenti in provincia di Taranto, butta fuori gli operai e va all’estero dove può fare più profitti per i bassi costi del lavoro. <BR>Un’azienda che dovrebbe essere come minimo sanzionata e a cui uno Stato minimamente legale dovrebbe chiedere la restituzione di tutti i finanziamenti, il suo padrone riceve invece dal Presidente della Repubblica l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce, “un attestato concesso a coloro che nel corso della loro vita e della loro carriera professionale si sono distinti per i valori, per l'etica e per la rilevanza sociale delle operazioni condotte”; mentre nel 2007, in occasione della “Festa della donna”, Elena Miroglio viene insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica per il “contributo dato dal marchio Elena Mirò e dall’azienda al fine di “emancipare le donne…” (parole di Giorgio Napolitano) – questa azienda che quando venne a Taranto dichiarò che per le donne 800mila lire andavano più che bene visto che per loro il lavoro era un di più…<BR><BR><STRONG>Ieri durante la manifestazione abbiamo intervistato alcuni operai della Miroglio che ci hanno detto:</STRONG><BR><BR><EM>“La situazione è precipitata nelle ultime settimane perché l’azienda ha aperto la mobilità per tutti e 225 lavoratori. Questo ci ha lasciato sorpresi visto che il 21 settembre in Regione vi è stata la discussione sulle due proposte in campo di riconversione degli stabilimenti di Miroglio, una del gruppo Barbera di Alba settore alimentare e l’altra dell’azienda tessile Marcolana di Prato, e attendevamo l’incontro con il Ministero dello Sviluppo Economico. <BR>Invece dell’incontro, abbiamo avuto il 21 novembre l’apertura della procedura di mobilità. E’ il terzo anno che stiamo in cassintegrazione e questa scade il 31 dicembre. <BR>Nelle settimane scorse volevano prolungare la cassintegrazione in deroga di 3 mesi, ma noi abbiamo rifiutato. Per 3 giorni, da lunedì a mercoledì scorso, siamo stati sul tetto dei capannoni dello stabilimento di Ginosa, il 14 dicembre c’è stato un incontro in Prefettura – dove noi abbiamo calato un lungo striscione. Il risultato dell’incontro in Prefettura è un tavolo congiunto il 22 dicembre tra Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero del lavoro, con la presenza di tutto il territorio, di Miroglio e dei 2 gruppi di interesse. <BR>Miroglio ha chiuso lo stabilimento di Ginoisa, dopo quello di Castellaneta, perché ora ha cambiato strategia, ha stabilito rapporti con la Cina e ha aperto uno stabilimento in Bulgaria, benché qui sta avendo problemi sulla qualità del prodotto. <BR>La Miroglio ha sfruttato fondi pubblici, la Legge 181, ha avuto un finanziamento di 160 miliardi a fondo perduto, ha fatto elevati guadagni; nonostante tutto questo non ha rispettato gli impegni ad assumere 500 operai e invece ha chiuso e buttato in mezzo ad una strada noi.<BR>Se nell’incontro a Roma del 22 dicembre non vi sarà la riconversione dei due stabilimenti con l’assunzione di tutti i 225 operai e operaie, andremo a portare la protesta direttamente alla sede del Gruppo Miroglio ad Alba. <BR>Sui sindacati confederali, quelli territoriali vanno meglio, ma vi sono grosse difficoltà con quelli nazionali”. </EM><BR><BR>Nell’intervento che lo Slai cobas ha fatto dal palco improvvisato della manifestazione di sabato, ha espresso la sua solidarietà agli operai e operaie di Miroglio e la sua disponibilità ad essere a loro fianco, se dopo l’incontro a Roma non vi sono risultati certi per il lavoro a tutti.</P>
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<P>Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto</P>