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valign="top" width="500">
<div class="contentpaneopen_nws"><span
class="contentheading_nws">Riccardo Bellofiore:
All'Europa serve un "new deal" di classe</span>
<br>
<img src="cid:part4.09040004.01090901@mclink.it"
alt="" height="70" width="460">
<h1>All'Europa serve un "new deal" di classe</h1>
<h3><span style="color: rgb(128, 0, 0);">Riccardo
Bellofiore</span></h3>
<div style="margin-left: 40px;"><em><strong>La
crisi europea viene dagli Stati uniti, dal
crollo del "keynesismo privatizzato". Per
uscirne, occorrono politiche opposte a
quelle di Maastricht. Un new deal inedito,
strumento di una "riforma", non solo di una
"ripresa" che è impossibile nelle condizioni
date. E una sinistra di classe su scala
continentale</strong></em></div>
<div class="attribute-short"> </div>
<p><img
src="cid:part5.09020706.06080303@mclink.it"
alt="" align="left" height="162" hspace="6"
width="275">Dell’<a
href="http://www.sinistrainrete.info/component/content/article/84-politica-economica/1542-abagnai-rrossanda-uscire-dalleuro.html">articolo
di Rossanda</a> una cosa mi ha conquistato: il
titolo. Rótta può significare direzione; ma
anche sconfitta, sbaragliamento. Di questo
stiamo parlando, per quel che riguarda la
sinistra. O si parte dalla coscienza che si è al
capolinea – e dunque che è ormai condizione di
vita o di morte un’altra analisi, un’altra
pratica conflittuale, un’altra proposta – o
siamo morti che camminano. La luce in fondo al
tunnel è quella di un treno ad alta velocità che
ci viene incontro.</p>
<p>Si chiede Rossanda: non c’è stato qualche
errore nella costituzione della Ue? Come si
ripara? L’unificazione monetaria in Europa non
sarebbe che la figlia legittima della fiducia
hayekiana nella mano invisibile del ‘liberismo’.
È questo che avrebbe retto i decenni ingloriosi
che ci separano dalla svolta monetarista. Le
economie europee dovevano ‘allinearsi’ a medio
termine, grazie alla politica deflazionistica
della Bce. Il problema sarebbe la frattura con
la linea continua Roosevelt-Keynes-Beveridge,
che si sarebbe materializzata nei Trenta
Gloriosi in un ‘compromesso’ tra le parti
sociali. È la <i>vulgata</i> ‘regolazionista’.
Pace sociale e sviluppo trainato dai consumi
salariali come perno dello sviluppo postbellico.
In Europa, lo spartiacque sarebbe il crollo del
Muro di Berlino. Di lì il Trattato di
Maastricht, e poi l’istituzione dell’euro. Ne
discendono: liberalizzazione dei movimenti dei
capitali, primato della finanza, fuga
dall’economia reale, delocalizzazioni,
indebolimento del lavoro. La bolla finanziaria
scoppiata nel 2008 viene in fondo di qui, dalla
finanza perversa e tossica.</p>
<p>È un quadro non convincente in tutti i suoi
snodi. Il keynesismo era stato abbattuto da
Reagan e Thatcher, e prima ancora da Volcker. Ma
cosa era stato davvero il ‘keynesismo’? Non un
‘compromesso’ tra capitale e lavoro. Tanto meno
un’era di crescita capitalistica trainata dai
consumi. Il salario non traina la domanda, lo fa
la domanda ‘autonoma’ – anche se una migliore
distribuzione del reddito può alzare il
moltiplicatore. La Grande Crisi e la Seconda
Guerra Mondiale avevano prodotto una gigantesca
‘svalorizzazione’ di capitale e una potente
iniezione di domanda pubblica in disavanzo,
grazie a quel <i>deficit spending</i> che
Roosevelt ritenne di poter accettare solo con
l’entrata in guerra: mentre lo aveva rifiutato
nel <i>New Deal</i>.</p>
<br>
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