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<h1 class="titolo_pagina_newsletter">CASO” BISIGNANI: L'ANATOMIA DELLO STATO </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(25 Giugno 2011) </p>
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<p class="testo_newsletter">Luigi Bisignani e la sua cricca non sono un
“caso”. Sono la regola della democrazia borghese: cioè di un
organizzazione dello Stato formalmente basata sulla cosiddetta
“sovranità del popolo”, e in realtà fondata sulla sovranità dei poteri
forti, e del loro sottobosco. La cornice istituzionale del Parlamento,
del governo, dei partiti borghesi è solo la veste pubblica dello Stato.
Il suo baricentro reale sta nell'infinita girandola della lotta tra
bande e cordate per il controllo quotidiano del potere e delle decisioni
che contano: promozioni di carriera, mediazioni d'affari, regolamento
di conti, intrighi contro bande rivali..E ciò in ogni ambito della vita
pubblica: ministeri, grandi aziende, vertici militari, servizi segreti,
informazione televisiva e giornalistica, persino relazioni
internazionali, a partire da quelle col Vaticano.
<br>
<br>Questo è l'eterno gioco della democrazia borghese, insensibile ai
cambiamenti politici e istituzionali. E i Re di questo gioco non sono le
figure conosciute e pubbliche, in qualche modo “elette”. Sono i
faccendieri capo banda come Bisignani. Figura ignota sino a ieri alla
totalità del grande pubblico, ma “la più conosciuta” -come ha rivelato
Gianni Letta- negli ambienti che contano. Figura trasversale alla prima e
alla seconda Repubblica, agli ambienti laici e cattolici, agli
schieramenti di governo e di “opposizione”. Socialmente una figura di
perfetto parassita, che ha costruito il proprio potere di
condizionamento sulla molteplicità delle relazioni costruite in 40 anni
di sottobosco politico, da Andreotti a Berlusconi, dalla P2 alla P4. Più
informazioni acquisiva, più la sua forza contrattuale cresceva. Più
cresceva la sua forza contrattuale, più aumentava la sua capacità
d'attrazione di ministri, funzionari, manager, generali, ognuno alla
ricerca di un favore, di un'intercessione, di un informazione, persino
di un consiglio, presso l'autorevole faccendiere. Pettegolezzi e
maldicenze, emersi nelle intercettazioni, sono solo il rivestimento
grottesco e di contorno di questa miserabile realtà.
<br>
<br>No. Bisignani non è espressione o creatura del berlusconismo, come
vorrebbe la letteratura dell'”opposizione” liberale o dipietrista. Il
suo “lavoro” ha attraversato indisturbato, nell'ultimo ventennio, sia i
governi di centrodestra che di centrosinistra. E infatti ha
interloquito sino a ieri col ministro degli Esteri Frattini come col
Segretario UDC Cesa, con Gianni Letta come col presidente del Copasir
D'Alema.
<br>Bisignani è piuttosto l'espressione dell'intreccio indissolubile tra
politica e affari, proprio di ogni società borghese. Una società basata
sulla dittatura degli industriali e dei banchieri, e quindi sulla legge
del profitto, seleziona un apparato dello Stato a immagine e
somiglianza di quelle classi. Un apparato dello stato funzionale a
perpetuare la dittatura di una minoranza sulla maggioranza della società
non può fare a meno della separatezza dalla società, e quindi del
potere occulto e dei faccendieri.
<br>
<br>Pensare che questa realtà possa cambiare sostituendo una maggioranza
parlamentare con un'altra è pura utopia, ogni volta smentita dalla
storia. Come scriveva Lenin, con parole semplici e vere “La repubblica
democratica è il miglior involucro possibile per il capitalismo. Per
questo il capitale, dopo essersi impadronito di questo involucro.. fonda
il proprio potere in modo talmente saldo, talmente sicuro, che nessun
cambiamento, né di persone, né di istituzioni, né di partiti, può
scuoterlo” ( Stato e rivoluzione, luglio 1917). Proprio così.
<br>
<br>Tutto ciò non significa essere indifferenti alle diverse forme
politiche di governo e di Stato: che possono fornire spazi di lotta e di
opposizione più o meno ampi per le classi subalterne. Ma significa
comprendere che non vi sarà mai alcuna vera alternativa politica e
sociale per le classi oppresse senza mettere in discussione il potere
del capitale e del Suo Stato.
<br>La cacciata di Berlusconi è oggi il primo comandamento. Ma solo un
governo dei lavoratori e delle lavoratrici- basato sull'organizzazione
della loro forza- potrà fare piazza pulita di tutti i Bisignani e delle
loro cordate. Non certo l'ennesimo governo confindustriale di
Centrosinistra, amico di Confindustria, banche, Vaticano.
<br> </p>
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