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<h1 style="color: rgb(255, 0, 0);" class="titolo_pagina_newsletter">DOVE VA LA GRECIA? </h1><h1 class="sottotitolo_pagina_newsletter"><font size="2">Articolo di Marco Ferrando </font></h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(19 Giugno 2011) </p>
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<p class="testo_newsletter">
<br>
<br>La Grecia è l'epicentro della crisi economica e politica europea.
L'enorme debito pubblico del paese, amplificato dalla crisi
internazionale, tiene in scacco la finanza europea e le stesse strutture
comunitarie, precipitando tutte le loro contraddizioni.
<br>
<br><b>IRRAZIONALITA' E PARASSITISMO DEL CAPITALE: LA QUESTIONE DEL DEBITO PUBBLICO
</b><br>
<br>Il carattere irrazionale e parassitario del capitalismo è illustrato
dalla crisi greca meglio che da qualsiasi manuale. Cos'è il “debito
pubblico” greco? E' la massiccia esposizione delle banche francesi e
tedesche nell'acquisto e detenzione di titoli di stato ellenici. Ciò
significa che lo Stato greco è tenuto a pagare una massa ingente di
interessi ai banchieri tedeschi e francesi. E siccome la finanza tedesca
è il cuore della finanza europea, la solvibilità della Grecia diventa
questione continentale e mondiale. Un default della Grecia avrebbe un
potenziale effetto domino ben superiore alla relativa marginalità
economica di quel paese.
<br>
<br>Ma per pagare un crescente debito pubblico ai banchieri tedeschi e
francesi, la Grecia deve finanziarsi. Come? Continuando a vendere titoli
pubblici ai propri strozzini. Il che significa che per pagare il debito
pubblico, la Grecia deve alimentare il proprio debito pubblico. E più
il debito pubblico cresce, più i banchieri francesi e tedeschi
pretendono tassi di interesse più alti come condizione di un acquisto
“rischioso”: “Aumenta il mio rischio? Allora mi devi pagare di più”. Ciò
che oggi ha spinto i titoli di Stato greci ad un saggio d'interesse
record del 18%!. Ma più salgono gli interessi da pagare agli strozzini,
più aumenta il debito pubblico.. lungo una spirale inarrestabile.
<br>
<br>Da qui il cosiddetto “aiuto” europeo e mondiale alla Grecia. In cosa
consiste l'”aiuto”? Nell'acquistare titoli di Stato greci con risorse
pubbliche, messe a disposizione da U.E. e Fondo monetario, per
consentire alla Grecia di continuare a pagare i banchieri francesi e
tedeschi. Ma qui nasce un forte contrasto tra il governo tedesco e la
BCE. Come rispondere al rischio reale di un default greco? La signora
Merkel non sa più come spiegare ai suoi stessi elettori che devono
continuare a fare sacrifici per consentire alla Grecia di salvare i
banchieri tedeschi, già poco amati. E quindi pone come condizione di
nuovi “aiuti” alla Grecia il coinvolgimento nel rischio delle banche
private, che dovrebbero accollarsi parte degli oneri . La BCE è
contraria perchè la deresponsabilizzazione degli Stati, e a maggior
ragione della Germania, nel sostegno alla Grecia, sancirebbe di fatto il
riconoscimento di un suo default, e quindi potrebbe svalutare con un
effetto a catena i titoli di stato detenuti dalle banche con effetti
incontrollabili.
<br>
<br><b>LO STROZZINAGGIO FINANZIARIO CONTRO I LAVORATORI GRECI
</b><br>
<br>Non sappiamo come si risolverà il contenzioso. Sappiamo invece
benissimo il costo sociale di questa mostruosa rapina per i lavoratori
greci ed europei. Perchè la condizione ultimativa che tutti i banchieri
strozzini e i loro Stati pongono alla Grecia, per continuare a comprare
i suoi titoli di Stato ( e quindi oliare la corda dell'impiccagione) è
il drastico e progressivo abbattimento della sua spesa sociale e delle
condizioni di vita dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani greci.
<br>
<br>L'ultimo anno ha rappresentato per la classe operaia e la gioventù
greca la più pesante retrocessione sociale del dopoguerra. Taglio secco
degli stipendi pubblici, aumento delle tasse dirette e indirette,
riduzione delle pensioni, soppressione di sussidi e prestazioni, aumento
verticale dell'età pensionabile, liberalizzazione dei licenziamenti nel
settore privato e nei servizi pubblici. Il governo del “socialista”
Papandreu ha offerto ai banchieri europei lo scalpo dei lavoratori
greci, per poter continuare a indebitare i lavoratori greci presso i
banchieri europei.
<br>Ma siccome la cura da cavallo non ha raggiunto lo scopo ( ed anzi ha
concorso ad una nuova recessione interna , con la conseguente crescita
della percentuale di debito), Papandreu vara oggi un'ulteriore
stangata. Che non solo appesantisce ed aggrava le misure antipopolari
già intraprese, su dettato della finanza internazionale, ma estende a
dismisura il processo di privatizzazioni. La Grecia è in svendita.
Porti, aeroporti, autostrade, acquedotti, telecomunicazioni, energia,
gas, persino le lotterie nazionali, sono messi all'asta. E gli
acquirenti sono spesso- guarda caso- aziende e banche europee
creditrici. Con un ruolo di punta delle aziende tedesche ( Deutsche
TeleKom acquista a prezzi stracciati le telecomunicazioni greche), ma
anche italiane (il gruppo Atlantia è in corsa per autostrade e
acquedotti), e persino cinesi ( in particolare nel settore portuale).
Pur di far soldi e pagare gli strozzini, il governo greco svende agli
strozzini i beni della Grecia. Col plauso della borghesia nazionale
greca ed in particolare delle sue banche, anch'esse acquirenti dei
titoli di Stato , anch'esse partecipi del bottino delle privatizzazioni.
<br>
<br><b>LA CRISI POLITICA SI APPROFONDISCE
</b><br>
<br>La rapina del secolo tuttavia non è politicamente indolore. Il
governo Papandreu, che aveva retto la prima fase della crisi, vede ora
precipitare il suo consenso sociale. Il PASOK in particolare è investito
da una crisi profonda, con defezioni parlamentari, abbandoni, forti
divisioni interne. Il restringimento numerico della maggioranza
parlamentare, già risicatissima ( 155 deputati su 300), ha indotto
Papandreu, sotto pressione internazionale, a invocare un governo di
“solidarietà nazionale” per varare la nuova stretta sociale. Ma la
vecchia destra reazionaria di “Nuova Democrazia” ha respinto la
proposta, per far cuocere il Pasok nel suo brodo e cercare di
rimpiazzarlo alle prossime elezioni.
<br>In questo quadro , un governo in condizioni disperate ha due soli
punti d'appoggio. Il primo è la finanza europea e la crisi europea:
tutti i governi europei sorreggono Papandreu così come i creditori
sorreggono i propri esattori e gabellieri. Il secondo è l'opportunismo
dei gruppi dirigenti della sinistra greca: che di fronte alla più grave
crisi del Paese, sono del tutto incapaci anche solo di perseguire una
via d'uscita indipendente.
<br>E questo è il vero punto cruciale.
<br>
<br><b>L'ASCESA DEL MOVIMENTO DI MASSA DEI LAVORATORI E DELLA GIOVENTU'
</b><br>
<br>La classe lavoratrice e le masse popolari greche non hanno subito
passivamente la propria spoliazione. L'ultimo anno e mezzo ha registrato
una forte ascesa delle lotte di massa, prevalentemente concentrate nel
settore pubblico e nei servizi. In particolare una nuova generazione di
lavoratori, di studenti, di precari, di disoccupati (la disoccupazione è
ormai al 15%) ha invaso lo scenario sociale e politico, col ricorso
ripetuto all'azione diretta e radicale, contro il governo e il
padronato, in una dinamica di scontro diffuso con lo Stato e il suo
apparato repressivo. Si sono moltiplicate in tutta la Grecia- a partire
da Atene- esperienze di assemblee popolari, occupazioni di uffici
pubblici, comitati di lotta a difesa di posti di lavoro e servizi
minacciati. La piazza del Parlamento greco è diventata il luogo principe
delle manifestazioni di rabbia contro “ladri e corrotti”. L'irruzione
sulla scena del movimento giovanile degli “indignati” e il suo assedio
del Parlamento, su richiamo dell'esperienza spagnola, assume nel
contesto greco un peso maggiore che in Spagna. La parola d'ordine” Pane,
sapere, libertà”- che fu la bandiera della sollevazione popolare contro
la dittatura dei colonnelli greci nel 1973- è significativamente
rieccheggiata in piazza Syntagma sulla bocca di decine di migliaia di
giovani. Non a caso la questione dell'”ordine pubblico” in Grecia , di
come preservarlo (o restaurarlo), è in cima alle preoccupazioni
borghesi, non solo ad Atene. Il rischio di “contagio” in Europa del
“radicalismo greco” è oggetto di dibattito pubblico nei circoli
dominanti del vecchio continente. Tanto più a fronte delle ulteriori
terapie d'urto commissionate contro il popolo greco.
<br>
<br><b>IL RUOLO CONSERVATORE DELLE DIREZIONI POLITICHE E SINDACALI
</b><br>
<br>Ma proprio questo scenario di potenzialità dirompenti misura il
ruolo conservatore degli apparati dirigenti del movimento operaio greco.
<br>
<br>Il Pasok, primo gestore della politica di aggressione sociale, è
ovviamente nel mirino della protesta popolare. Ma proprio per questo ha
cercato e cerca di usare i propri canali sindacali o la propria
influenza nei sindacati per “rappresentare” parte della protesta,
addomesticarla, e quindi incanalarla su un binario morto: quello della
“pressione” sul governo..del Pasok, secondo un abile gioco delle parti,
tipico della socialdemocrazia. Gli scioperi promossi dal sindacato GSEE,
a forte influenza socialista, hanno svolto esattamente questo ruolo:
fornire alle masse un canale di sfogatoio, far defluire la rabbia,
disinnescare ogni rischio di esplosione concentrata di massa. Cercando
così di salvare il governo Papandreu e il capitalismo greco. La recente
integrazione nel governo di un dirigente socialista “di sinistra”
(Venizelos), critico di Papandreu, vuole coprire il governo a sinistra
sul versante sindacale, per meglio consentire la nuova mazzata
antipopolare.
<br>
<br>A sinistra del Pasok, l'aggregazione Syriza- riferimento greco del
PRC e della Sinistra Europea- svolge un ruolo di “socialdemocrazia di
sinistra” in rapporto ai “movimenti”, in particolare giovanili. Il
governo l'ha definito “un partito di bulli e di teppisti”( Panglos,
vicepresidente del governo). In realtà si tratta della riedizione greca
del bertinottismo italiano di 10 anni fa, stile Genova. La sua enfasi
ideologica “movimentista” convive con una politica di contenimento e
subordinazione delle spinte più radicali dei movimenti stessi:
teorizzando ad esempio il principio della “non violenza” di fronte alla
violenza repressiva dello Stato, contro ogni pratica di autodifesa di
massa. Ma soprattutto è chiarificatore il suo programma: un programma di
“ricontrattazione del debito pubblico greco” con le istituzioni
finanziarie europee; che significherebbe “contrattare” la rapina e
spoliazione dei lavoratori e dei giovani greci con i loro strozzini. La
parola d'ordine riformista e illusoria di un'”Europa sociale e
democratica” in ambito capitalistico, appare così per quello che è: la
subordinazione “critica” ma rassegnata al capitalismo europeo, alla sua
Unione, alla sua crisi, alle sue controriforme sociali.
<br>
<br>In forme diverse, la politica del KKE ( Partito Comunista greco) e
del suo sindacato ( PAME) svolge un ruolo complementare. Chi ha
illusioni nello stalinismo greco (anche in Italia) è bene apra gli
occhi.
<br>Il KKE contesta apertamente e con un linguaggio radicale la politica
di Papandreu, così come denuncia con parole vibranti la “rapina”
della U.E. Il suo “anticapitalismo” ideologico è a prova di bomba. Ma la
sua linea d'azione concorre a disarmare il movimento reale delle
masse: da un lato la moltiplicazione di scioperi generali una tantum,
scaglionati nel tempo, in contrapposizione ad ogni proposta di sciopero
generale prolungato; dall'altro una linea costantemente separatista e
autocentrata nelle manifestazioni di massa e nelle azioni di lotta (
manifestazioni di partito/ sindacato fiancheggiatore sempre distinte e
distanti dalle manifestazioni e azioni degli altri soggetti) in una
logica di contrapposizione al fronte unico di classe. Infine il costante
ricorso al più vergognoso armamentario stalinista contro il radicalismo
di lotta della gioventù ribelle: definita e denunciata come massa di
provocatori prezzolati, e più volte aggredita dai propri servizi
d'ordine di partito, col pubblico plauso del Pasok e del governo.
<br>
<br>Certo, il KKE ha beneficiato elettoralmente della crisi del Pasok e
della sua politica governativa. Ma il suo programma si riduce all'uscita
del capitalismo greco dalla U.E in una logica di riforma dell'economia
nazionale. Il fine ultimo del KKE, al di là dei proclami, è l'
autoconservazione del proprio apparato e ruolo politico dentro le
istituzioni dello stato borghese. Contro ogni reale prospettiva
rivoluzionaria.
<br>
<br>A sinistra della socialdemocrazia e dello stalinismo è presente una
eterogenea aggregazione centrista ( Antarsia), divisa al suo interno tra
diverse opzioni programmatiche ( contrattazione del debito o suo
annullamento?) e politiche ( “partito o movimento”?).E' la cosiddetta
“unità dei comunisti” in salsa greca: un cartello elettorale, una
commedia politica degli equivoci senza futuro. Il cui ruolo nelle lotte è
sicuramente “antagonista”, ma fuori da ogni prospettiva strategica di
alternativa di potere.
<br>
<br><b>LA PROPOSTA ALTERNATIVA DEL EEK: IL POTERE AI LAVORATORI, QUALE UNICA SOLUZIONE
</b><br>
<br>Nella sua piena autonomia politica, solo lo EEK- sezione greca del
Coordinamento per la Rifondazione della 4° Internazionale- sviluppa un
intervento di massa e una proposta programmatica all'altezza della
radicalità della crisi greca.
<br>Il suo programma rivendica apertamente la rivoluzione sociale quale
unica vera risposta alla crisi capitalista e alla sua rapina: solo un
governo dei lavoratori che annulli il debito pubblico verso le banche
creditrici, interne e internazionali, e nazionalizzi, sotto controllo
dei lavoratori, l'intero sistema bancario, può salvare il popolo greco
dalla rovina sociale; solo la prospettiva di un Europa socialista (
Stati Uniti Socialisti d'Europa) che liberi il vecchio continente dalla
dittatura degli industriali e delle banche, può offrire un futuro
diverso alle giovani generazioni europee.
<br>Questo è il programma che distingue EEK dal resto della sinistra
greca. Ed è il programma che indirizza il suo intervento di massa:
costruzione del più ampio fronte unico di classe nel movimento di lotta
dei lavoratori e dei giovani contro il settarismo burocratico del KKE;
ma al tempo stesso proposta di sciopero generale prolungato, mirato a
bloccare la Grecia e rovesciare il governo; sviluppo e unificazione
dell'autorganizzazione operaia e popolare; incoraggiamento e
organizzazione dell'autodifesa di massa contro l'apparato dello stato;
rifiuto di ogni subordinazione al feticcio istituzionale di una
“democrazia” borghese, sempre più privata oltretutto di ogni parvenza di
sovranità. In ogni lotta parziale, in ogni piega del movimento, lo EEK
pone la prospettiva del potere come questione decisiva: quale classe
comanda in Grecia ( e in Europa), i lavoratori o i banchieri, la
maggioranza della società o una minoranza dei capitalisti? Questo è il
nodo che non si può né rimuovere, né archiviare. Sviluppare la coscienza
dei lavoratori e dei giovani verso la comprensione di questa verità è
l'essenza della politica rivoluzionaria. In Grecia come in Italia.
<br>
<br>Lo EEK è ancora un piccolo partito, che non può oggi esercitare una
direzione alternativa del movimento di massa. Ma è un partito che
registra una forte crescita tra i lavoratori e i giovani. Sviluppa una
crescente visibilità nell'azione di massa. Dispone di militanti e
quadri sperimentati, con indubbio prestigio a sinistra. Non a caso è
stato più volte nel mirino della repressione governativa e poliziesca,
subendo isteriche campagne intimidatrici da parte dei giornali del Pasok
e della destra. Ciò che vi è di più coraggioso e generoso nel movimento
operaio greco si concentra in questo piccolo partito rivoluzionario. Il
cui sviluppo misurerà, in ultima analisi, fortune e prospettive
storiche della rivoluzione greca, al di là della dinamica contingente
degli avvenimenti attuali.
<br>
<br>Di certo, il PCL dà e darà ai propri compagni greci tutto il
sostegno e la solidarietà di cui sarà capace. Sulla base di un comune
programma e di una comune politica. <br></p><p style="color: rgb(255, 0, 0);" class="testo_newsletter"><b>PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI</b></p><p class="testo_newsletter"><a href="http://www.pclavoratori.it">http://www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a></p>
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