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<h1 class="titolo_pagina_newsletter">LE VERE RAGIONI DELL'ITALIA IN GUERRA.
<br>IL PD SALVA BERLUSCONI NEL NOME DEL SOSTEGNO ALLA GUERRA.
<br>LE SINISTRE ROMPANO CON TUTTI I PARTITI DI GUERRA, E SI MOBILINO UNITE CONTRO DI ESSA.
<br>NON UN SOLDO PER LA GUERRA LIBICA. </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(19 Marzo 2011) </p>
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<p class="testo_newsletter">LE VERE RAGIONI DELL'ITALIA IN GUERRA.
<br>IL PD SALVA BERLUSCONI NEL NOME DEL SOSTEGNO ALLA GUERRA.
<br>LE SINISTRE ROMPANO CON TUTTI I PARTITI DI GUERRA, E SI MOBILINO UNITE CONTRO DI ESSA.
<br>NON UN SOLDO PER LA GUERRA LIBICA.
<br>
<br>Il Presidente Napolitano ha fatto sfoggio della sua migliore
ipocrisia presentando l'ingresso dell'Italia in guerra come sostegno al
“Risorgimento arabo”.
<br>
<br>Il risorgimento arabo in Tunisia, Egitto, Libia si è levato
esattamente CONTRO i regimi dispotici che tutti i governi italiani hanno
sostenuto, economicamente e politicamente, facendo con essi i migliori
affari. USA e UE continuano a sostenere contro il risorgimento arabo la
dittatura saudita, la monarchia del Bahrein, la brutale repressione
del regime Yemenita, a esclusiva difesa delle proprie posizioni militari
e strategiche nella regione. Nella stessa Libia il “democratico”
occidente si è ben guardato dal rifornire di armi il “risorgimento
libico”, di cui non si fida, privilegiando invece il proprio diretto
ingresso in guerra coi propri bombardieri.
<br>
<br>Il fine dell'imperialismo è molto chiaro, anche nei suoi
tentennamenti e contraddizioni. Le vecchie potenze coloniali di Francia
ed Inghilterra cercano di recuperare a suon di bombe un proprio spazio
economico e politico nel Maghreb, in diretta competizione col
capitalismo italiano ( a partire dalla Libia). L'imperialismo italiano,
sino a ieri complice diretto del regime di Gheddafi e dei suoi crimini,
si è prontamente allineato, dopo vari zig zag, alla missione di guerra
al solo scopo di prenotarsi un posto al sole nella ripartizione delle
zone di influenza nel Maghreb, e di difendere dalle insidie degli
“alleati” concorrenti le sue attuali posizioni ( a partire dai pozzi
petroliferi in Libia). La posta in gioco non è solamente il controllo
politico sulla Libia postGheddafi ( dove vi sarà uno sgomitamento tra
“alleati” nella ridefinizione delle zone petrolifere), ma la spartizione
dei nuovi equilibri politici nell'intera regione araba, scossa dalle
rivoluzioni popolari. Il fine comune dell'imperialismo, in ogni caso, è
acquisire direttamente sul campo leve di intervento e condizionamento
politico sui rivolgimenti in corso, bloccare la loro ulteriore
espansione, far argine ad ogni loro possibile sviluppo in direzione
antimperialista ed anticapitalista. I bombardieri sono solo i veicoli di
queste operazioni imperialiste.
<br>
<br>Parallelamente, la guerra diventa, ancora una volta, una illuminante
cartina di tornasole della politica italiana. Il PD e la UDC non solo
hanno rivendicato e votato in prima fila la spedizione di guerra,
rimproverando a Berlusconi tentennamenti e ritardi; ma hanno salvato con
questo il governo Berlusconi dalle contraddizioni della sua
maggioranza, garantendo in un colpo solo la partecipazione italiana alla
guerra e il governo più reazionario del dopoguerra: e dunque la
continuità della sua politica bonapartista, delle sue minacce ai diritti
costituzionali, della sua offensiva antioperaia e antipopolare. “E'
stato un atto di responsabilità” gridano inorgogliti, con sorriso
tricolore, i capi del PD. E' vero. Un atto di responsabilità verso gli
interessi dell'Eni, degli industriali e banchieri italiani ( tanto
esposti nel Maghreb), delle gerarchie militari, delle istituzioni
dell'imperialismo internazionale ( dall'Onu alla Nato). Un atto che
conferma una volta di più, se ve ne era bisogno, l'organica appartenenza
del PD al campo della borghesia italiana e dei suoi interessi
imperialisti.
<br>
<br>Ora tutte le sinistre sono chiamate dai fatti a conclusioni
coerenti. Non si può essere contro la guerra e al tempo stesso
continuare ad allearsi coi partiti di guerra. Non si può essere contro
la guerra e continuare a rivendicare l'Alleanza “democratica” con
partiti di guerra (con tanto di sostegno esterno a un suo eventuale
governo). Occorre scegliere. Pena la conferma di un intollerabile doppio
binario tra le parole e i fatti.
<br>
<br>Quanto a noi, continueremo con coerenza sulla nostra rotta.
Assumeremo la lotta per il ritiro dell'Italia dalla guerra all'interno
della nostra più vasta campagna nazionale per la cacciata del governo
Berlusconi ( “Fare come in Tunisia e in Egitto”): denunciando ovunque il
salvataggio del governo da parte del PD nel nome della guerra, e dunque
sbugiardando la falsità della demagogia antiberlusconiana delle
opposizioni parlamentari liberali. Al tempo stesso, e proprio per
questo, svilupperemo con più forza la necessità di una aperta rottura
col PD, ad ogni livello, da parte di tutte le sinistre politiche ,
sindacali, di movimento, quale condizione necessaria per liberare
un'opposizione radicale e di massa a Berlusconi e al suo governo, capace
di vincere. Infine combineremo tutto questo col pieno sostegno alla
rivoluzione araba e alla sua propagazione, contro ogni ingerenza
dell'imperialismo, a partire dall'imperialismo italiano: ad un secolo
esatto dalla spedizione coloniale di Giolitti in Libia, diremo come
allora “Non un soldo per la guerra libica”,”No alla guerra tricolore”. </p>
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<p class="firma_newsletter"><b>MARCO FERRANDO <br></b></p><p class="firma_newsletter"><b>Portavoce nazionale del</b></p><p class="firma_newsletter"><b>PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI<br></b></p>
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