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<h1 class="titolo_pagina_newsletter"><span style="color: rgb(255, 0, 0);">IL NOSTRO RISORGIMENTO</span> </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(16 Marzo 2011) </p>
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<br>L'unità d'Italia del 1861 fu la subordinazione del Risorgimento
italiano agli interessi di Casa Savoia e del blocco industriale ed
agrario: in funzione dello sviluppo del capitalismo nazionale entro un
mercato unificato, e della sua colonizzazione manu militari del
mezzogiorno. E' dunque naturale che le stesse classi dominanti che oggi
accentuano il proprio sfruttamento sulla classe operaia e le masse del
Sud, celebrino la propria vittoria di 150 anni fa, avvolgendola nel
tricolore e negli inni patrii. Come è naturale da parte loro il
coinvolgimento solenne nell'evento della Chiesa papalina: che prima
sparò per trentanni sui patrioti del Risorgimento, poi scomunico' il
Regno d'Italia, ma infine si riconciliò con le sue classi dirigenti nel
nome dei comuni interessi finanziari, agrari, immobiliari.
<br>
<br>Per la stessa ragione i comunisti, e persino i coerenti democratici,
non hanno nulla da celebrare il 17 Marzo. Il Risorgimento che noi
rivendichiamo è quello che perse: quello dell'insurrezione popolare
delle 5 giornate di Milano del 1848 poi disarmata dall'esercito sabaudo;
quello della Rivoluzione repubblicana a Roma del 1849, poi affogata nel
sangue dalle truppe francesi chiamate da Papa Pio IX ; ma soprattutto
quello che cercò, di connettere la battaglia risorgimentale ad una
prospettiva di liberazione sociale degli sfruttati e degli oppressi,
contro la borghesia liberale e lo stesso campo democratico mazziniano.
<br>Due nomi risaltano tra i tanti militanti e dirigenti del
risorgimento popolare che volevano quello sbocco alla liberazione d’
Italia: Filippo Buonarroti e Carlo Pisacane.
<br>Il primo, compagno in Francia di Gracco Babeuf nell’organizzare il
primo tentativo di rivoluzione comunista della storia (“La congiura
degli Uguali” del 1796),fu il principale organizzatore ed dirigente fino
alla sua morte nel 1837 delle società segrete “giacobine
rivoluzionarie” in tutta Europa. In Italia ciò si espresse in quella che
fu, fino allo sviluppo della democratico piccolo borghese Giovane
Italia Di Mazzini, la più importante società segreta “carbonara”: i
“Sublimi Maestri Perfetti”, il cui terzo e massimo grado implicava il
giuramento dell’impegno alla realizzazione dell’uguaglianza sociale con
l’abolizione della proprietà privata.
<br>Il secondo, Carlo Pisacane, l’eroe dello sfortunato tentativo di
Sapri del 1857, che lottò per la costruzione di un partito “socialista
rivoluzionario” in Italia, dichiarando di non preferire i Savoia agli
Asburgo e polemizzando contro il repubblicanesimo democratico di Mazzini
e la sua parola d’ordine “Dio e popolo”, in nome della lotta tra le
classi e della rivoluzione sociale.
<br>I tempi storici erano allora immaturi per la vittoria di quei
generosi tentativi. Ma essi prefigurarono nelle pieghe del Risorgimento
il futuro del movimento operaio rivoluzionario italiano: quello di
Antonio Gramsci e del Partito Comunista D'Italia del 1921.
<br>
<br>Per questo, solo un governo dei lavoratori che liberi l'Italia dalle
attuali classi dominanti potrà recuperare il filo storico del comunismo
risorgimentale e dei suoi eroici pionieri. Portando al potere il
risorgimento sconfitto. Realizzando sino in fondo le sue migliori
aspirazioni sociali , democratiche, anticlericali. Riscattando nel
concreto la memoria di chi già allora diede la propria vita non per una
dittatura degli industriali e degli agrari, ma per una rivoluzione
sociale, per una “Dittatura rivoluzionaria per instaurare la perfetta
Uguaglianza” (Buonarroti); per una “terribile rivoluzione, la quale
cambiando l’ordine sociale metterà a profitto di tutti ciò che ora
riesce a profitto di alcuni” (Pisacane) . </p>
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