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<H2><A class=title href="http://www.portomarghera.org/?p=234" rel=bookmark>Argo
16</A></H2>
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<P style="TEXT-ALIGN: justify"><IMG
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src="http://www.portomarghera.org/images/argo16.jpg" width=600
height=418><BR><STRONG>Argo 16, il Mossad a casa nostra</STRONG></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify"><STRONG></STRONG> </P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify"><STRONG></STRONG> </P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify"><STRONG></STRONG> </P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify">È il 23 novembre del 1973. Sono le sette del
mattino. Argo 16, un bimotore dell’Aeronautica Militare appena decollato da
Venezia, precipita sullo stabilimento Montefibre a Porto Marghera. Quattro i
morti, tutti i componenti dell’equipaggio.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify">Un guasto? Un banale incidente?</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify">Meno di un mese prima lo stesso aereo, l’aereo di
Gladio, e lo stesso equipaggio, avevano condotto in salvo a Tripoli due
palestinesi, in carcere perché coinvolti in un attentato sventato a Fiumicino:
un commando in procinto di lanciare missili Strela contro il velivolo che
trasportava il premier israeliano Golda Meir, era stato bloccato da agenti del
Mossad e consegnato ai servizi segreti italiani.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify">Secondo il giudice veneziano Carlo Mastelloni che
ha indagato sul caso, l’incidente capitato ad Argo 16, potrebbe essere frutto di
un sabotaggio israeliano. La sentenza, nel 1999, stabilì diversamente. Ma la
tesi è affascinante nonché piuttosto credibile.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify">Una ritorsione, un avvertimento, un messaggio.
Non solo per la liberazione dei due palestinesi, ma per il “lodo Moro” nel suo
complesso, l’intesa partorita in quel periodo tra Italia e Olp per consentire al
nostro Paese una sorta di immunità dagli attentati in cambio di un di
lasciapassare al trasporto di armi ed esplosivi palestinesi attraverso
l’Italia.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify"><IMG style="MARGIN: 10px" class=alignleft alt=""
src="http://www.portomarghera.org/images/mossadbaseitalia.jpg" width=200
height=300></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify">L’episodio viene ricordato in un libro appena
uscito, Mossad, base Italia, autore Eric Salerno, inviato speciale de Il
Messaggero in Medio Oriente. (Il Saggiatore, 262 pagine, 19 €).</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify">Il libro, che si basa sulle confidenze di un ex
agente del Mossad, alza il velo sulla lunga storia di appoggi e relazioni tra
servizi segreti italiani e israeliani (ottime se si esclude qualche incidente,
vedi Argo 16) lungo tutto l’arco della storia repubblicana. Si inizia
dall’incontro con Alcide De Gasperi durante il quale Ada Sereni ottiene che
l’Italia «chiuda un occhio, e anche due, sulle nostre attività». Si passa
attraverso gli attentati dell’Irgun nel primo dopoguerra contro gli inglesi,
colpevoli di ostacolare l’immigrazione ebraica in Palestina: bombe carta
esplodono anche a Padova e a Venezia, in piazza San Marco davanti all’ambasciata
britannica. C’è l’affondamento nel porto di Bari della motonave Lino che stava
trasportando armi alla Siria. E poi l’arruolamento di ex fascisti della X Mas, i
contatti col Vaticano, l’utilizzo di ex nazisti come agenti in Sud America.
Tutto quello che è servito (laicamente) alla nascita e alla costruzione militare
dello Stato di Israele.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify">Una storia in buona parte ancora tutta da
scrivere. Perché se sono ormai chiare le vicende degli anni Quaranta e Cinquanta
già con gli anni Settanta si entra in campo minato, in un porto delle nebbie
dove l’intreccio tra terrorismo nostrano e conflitto mediorientale è tutto
ancora da dipanare, dove verità e depistaggio si confondono. Verità che
probabilmente non conosceremo mai. Perché, come ha scritto John Le Carré: “Solo
Dio sa tutto, e lavora per il Mossad”.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify"> </P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify"><A href="http://www.portomarghera.org/"><FONT
size=1>http://www.portomarghera.org/</FONT></A></P>
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