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<BODY bgColor=#ffffff>
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<DIV id=blogdateheader>
<DIV><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Come sempre, i compagni del
circolo Giancarlo Landonio contestualizzano con precisione momenti importanti
della lotta di classe, evitando che la saturazione mediatica cacci nel
dimenticatoio eventi assai gravi appena il giorno dopo.</FONT></DIV>
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<DIV><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">e</FONT></DIV>
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<DIV style="FONT: 10pt arial"><FONT face="Microsoft Sans Serif">----- Original
Message ----- </FONT>
<DIV style="BACKGROUND: #e4e4e4; font-color: black"><FONT
face="Microsoft Sans Serif"><B>From:</B> </FONT><A
title=circ.pro.g.landonio@tiscali.it
href="mailto:circ.pro.g.landonio@tiscali.it"><FONT
face="Microsoft Sans Serif">circ.pro.g.landonio@tiscali.it</FONT></A><FONT
face="Microsoft Sans Serif"> </FONT></DIV></DIV>
<DIV><FONT size=2><FONT size=1><FONT face="Microsoft Sans Serif"><STRONG><FONT
color=#000080>CIRCOLO DI INIZIATIVA PROLETARIA GIANCARLO
LANDONIO</FONT></STRONG> </FONT></FONT><SPAN
style="COLOR: black; FONT-SIZE: 14pt; FONT-WEIGHT: bold">
<P style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt" class=MsoNormal><FONT size=1><FONT
face="Microsoft Sans Serif"><SPAN
style="FONT-FAMILY: Courier New; COLOR: navy; FONT-SIZE: 14pt">VIA STOPPANI,15
-21052 BUSTO ARSIZIO –VA-ITALIA-</SPAN> <SPAN
style="COLOR: black; FONT-SIZE: 14pt"></SPAN></FONT></FONT></P>
<P><FONT size=1 face="Microsoft Sans Serif"></FONT></P>
<P style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt" class=MsoNormal><FONT size=1><FONT
face="Microsoft Sans Serif"><SPAN
style="FONT-FAMILY: Courier New; COLOR: navy; FONT-SIZE: 14pt">(Quart. Sant’Anna
dietro la piazza principale)</SPAN> <SPAN
style="COLOR: black; FONT-SIZE: 14pt"></SPAN></FONT></FONT></P>
<P><FONT size=1 face="Microsoft Sans Serif"></FONT></P>
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style="FONT-FAMILY: Courier New; COLOR: navy; FONT-SIZE: 14pt"><FONT size=1
face="Microsoft Sans Serif">e-mail: </FONT><A target=_blank><SPAN
style="FONT-FAMILY: Times New Roman; FONT-SIZE: 14pt; FONT-WEIGHT: normal"><FONT
size=1
face="Microsoft Sans Serif">circ.pro.g.landonio@tiscali.it</FONT></SPAN></A></SPAN></DIV>
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style="COLOR: rgb(32,107,123); FONT-SIZE: 14pt"><FONT size=1
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face="Microsoft Sans Serif"></FONT></SPAN> </DIV>
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style="COLOR: rgb(32,107,123); FONT-SIZE: 14pt"><FONT size=1
face="Microsoft Sans Serif"></FONT></SPAN> </DIV></SPAN><BR><FONT
face="Microsoft Sans Serif"></FONT></FONT></DIV><FONT size=2><FONT
face="Microsoft Sans Serif"><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-WEIGHT: bold">sabato 4 dicembre 2010</SPAN>
</FONT></FONT><A name=4765628050195660268></A>
<H3 class="post-title entry-title"><FONT color=#ff0000 size=3
face="Microsoft Sans Serif">ALL'EURECO COME ALLA THYSSEN: SI BRUCIANO LE VITE
OPERAIE IN NOME DEL PROFITTO E DELL'ILLEGALITA' DEI PADRONI, COPERTI DALLE
CONNIVENZE POLITICHE! </FONT></H3>
<DIV class="post-title entry-title"><FONT
face="Times New Roman"></FONT> </DIV>
<DIV class="post-title entry-title"><FONT
face="Times New Roman"></FONT> </DIV>
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face="Times New Roman"></FONT> </DIV>
<DIV class="post-title entry-title"><FONT
face="Times New Roman"></FONT> </DIV>
<DIV class=post-header><FONT size=2
face="Microsoft Sans Serif"></FONT></DIV><FONT size=2
face="Microsoft Sans Serif">A un mese dallo scoppio alla Eureco siamo qui, in
piazza a Paderno Dugnano (MI), per rendere omaggio a Sergio Scapolan e Harun
Zeqiri, i due operai morti,<SPAN style="FONT-WEIGHT: bold"> I NOSTRI
MORTI,</SPAN> che si aggiungono alla strage infinita di lavoratori, che ad oggi
ha fatto più di 500 morti. Siamo qui nella speranza che gli altri operai
ustionati non facciano la stessa fine, anche se sappiamo che il fuoco assassino
li ha segnati dentro per sempre. Siamo qui perchè avremmo voluto stringerci, nel
dolore, ai loro familiari, parenti, amici, anche se questo, sappiamo, non potrà
consolarli della perdita dei loro cari.<BR>Siamo qui per gridare la nostra
VERITA' : questi non sono “incidenti”, non sono “morti bianche”; queste sono
morti annunciate, questi sono OMICIDI commessi in nome del profitto e del
malaffare. E i fatti lo confermano. <BR>Sono anni che all'Eureco si susseguono
incidenti e scoppi, che giustamente hanno allarmato i lavoratori, ma anche la
popolazione che vive intorno alla fabbrica.<BR><BR>Sono anni che gli organi
competenti e le istituzioni, Regione in testa, “rassicurano tutti”, della serie
“non sta succedendo niente”. E i padroni dell'Eureco si sono visti rinnovati la
convenzione, continuando a fare i loro affari. E come se non bastasse il
padrone, il “signor” Merlino, nel 2005 era stato imputato per omicidio colposo
per la morte di un operaio in provincia di Pavia, mentre ora il suo avvocato
dice che è: “tutta colpa di un errore umano”.. <BR><BR>Ma come è emerso dalle
indagini, all'Eureco si effettuavano lavorazioni pericolose e non autorizzate.
Così come questi lavori erano stati dati in appalto alla Cooperativa TNL, che
aveva inquadrato gli operai, in maggioranza albanesi, con un contratto di
facchinaggio anziché con un contratto da chimici, aggirando così le normative,
molto più restrittive, sulla sicurezza. Per non parlare dell'anomalia del
delegato alla sicurezza, RLS, che lavorava in un altro sito.<BR>Insomma più che
al lavoro si va in guerra senza la certezza di portare la pelle a casa.<BR>E
ancora una volta temiamo che non sia fatta giustizia, “grazie”, si fa per dire,
all'operato del governo Berlusconi, con il ruolo di punta dei Ministri Sacconi e
Tremonti, con il collegato lavoro che taglia ulteriormente i controlli ispettivi
che devono “collaborare” con le aziende; che smantella pezzo-pezzo il Testo
Unico sulla sicurezza; con la depenalizzazione e la riduzione delle sanzioni
agli imprenditori colpevoli di infortuni o morti per e sul lavoro.<BR>La Rete
nazionale per la sicurezza sul lavoro è stata finora l'unica realtà in grado di
condurre una battaglia unitaria e nazionale con le lotte/manifestazioni
nazionali a Torino, Taranto, e in ogni luogo in cui è stato possibile arrivare,
unendo operai, delegati RLS, familiari, tecnici, medici, associazioni e ogni
energia disponibile.<BR></FONT><SPAN style="FONT-WEIGHT: bold"><BR><FONT size=2
face="Microsoft Sans Serif">La Rete è stata l'unica alternativa praticata al
sindacalismo confederale, in generale complice e inefficace,</FONT></SPAN><FONT
size=2 face="Microsoft Sans Serif"> tranne rare eccezioni, alle politiche di
padroni e governo su questo terreno; la Rete è stata ed è alternativa unitaria
al vuoto lasciato dall'attività ristretta e puramente episodica dei sindacati di
base su questi temi e una linea pratica e metodo contro il settarismo
autoreferenziali con partiti, gruppi e organizzazioni che agitano questa
battaglia solo come autopropaganda non come battaglia per farla avanzare
nell'interesse dei lavoratori.<BR><BR><SPAN style="FONT-WEIGHT: bold">Ma le
forze sono ancora insufficienti, per questo c'è bisogno che altre energie che si
vogliono veramente impegnare nella lotta contro le morti sul lavoro, si uniscano
nella Rete per sviluppare quel movimento operaio, popolare, sociale, politico e
culturale, necessario per incidere in questa battaglia, fino ad arrivare ad uno
sciopero generale per la sicurezza sul lavoro, nel quadro della lotta per una
rivoluzione politica e sociale che affermi la vita degli operai sul profitto dei
padroni e del sistema del capitale.</SPAN><BR><BR></FONT><FONT size=2><FONT
face="Microsoft Sans Serif"><SPAN style="FONT-WEIGHT: bold">Rete nazionale per
la sicurezza sui luoghi di lavoro :<BR>bastamortesullavoro@gmail.com</SPAN><BR
style="FONT-WEIGHT: bold"><SPAN
style="FONT-WEIGHT: bold">retesicurezzamilano@gmail.com tel. 338-7211377
</SPAN><BR><SPAN style="FONT-WEIGHT: bold">blog:
bastamortesullavoro.blogspot.com </SPAN><BR style="FONT-WEIGHT: bold"><SPAN
style="FONT-WEIGHT: bold"></SPAN></FONT></FONT>----------------------------------------------------<BR><SPAN
style="FONT-SIZE: 14pt"><SPAN
style="FONT-FAMILY: Courier New; COLOR: navy; FONT-SIZE: 14pt; FONT-WEIGHT: bold">-------------------------------------------------------------<BR></SPAN></SPAN></DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV><FONT face="Microsoft Sans Serif">lunedì, 10 dicembre 2007</FONT><A
name=15074396></A><FONT face="Microsoft Sans Serif"> </FONT></DIV>
<H5 class=itemtitle><A class=seo_itemtitle
href="http://lotteoperaie.splinder.com/post/15074396/torino-operai-manifestano-la-loro-rabbia-lotta-non-lutto"><FONT
size=5 face="Microsoft Sans Serif">Torino, operai manifestano la loro rabbia:
lotta, non lutto!</FONT></A><FONT size=5 face="Microsoft Sans Serif">
</FONT></H5>
<DIV class=itemtitle> </DIV>
<DIV class=itemtitle> </DIV>
<P><FONT face="Microsoft Sans Serif"></FONT>
<P align=center><STRONG><FONT size=4 face="Microsoft Sans Serif">Manifestazione
di lotta, non corteo funebre, a Torino<BR></FONT></STRONG></P><STRONG><FONT
face="Microsoft Sans Serif"></FONT></STRONG></DIV>
<DIV><STRONG><FONT face="Microsoft Sans Serif"></FONT></STRONG> </DIV>
<DIV><FONT face="Microsoft Sans Serif"><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face="Microsoft Sans Serif"><FONT
face="Times New Roman"></FONT> </DIV>
<P align=center><STRONG><BR></STRONG></P></FONT>
<P><STRONG><FONT face="Microsoft Sans Serif"><IMG id=photo
title="Lo striscione di Fim, Fiom e Uilm che apre la manifestazione di Torino, nel giorno del lutto cittadino per ricordare le vittime del rogo alla ThyssenKrupp e chiedere che non si muoia più per il lavoro (foto Effequattro Photo Agency)"
alt="Lo striscione di Fim, Fiom e Uilm che apre la manifestazione di Torino, nel giorno del lutto cittadino per ricordare le vittime del rogo alla ThyssenKrupp e chiedere che non si muoia più per il lavoro (foto Effequattro Photo Agency)"
align=absMiddle
src="http://www.corriere.it/Fotogallery/Tagliate/2007/12_Dicembre/10/corteo/01.jpg"
width=400 height=266></FONT></STRONG></P><A name=more-15074396></A>
<P align=justify><BR><BR><FONT face="Microsoft Sans Serif"><FONT
size=2>«Assassini, chi mi ridà mio figlio? Dov'erano gli estintori? Assassini».
In prima fila nel corteo a Torino, il papà di Bruno Santino, una delle quattro
vittime del rogo alle accierie ThyssenKrupp. Disperato, un giornale in mano con
la foto del figlio, continua a ripetere queste frasi. C'è tanto dolore alla
manifestazione di Torino, ma anche rabbia e qualche tensione con i numerosi
cameramen e giornalisti presenti, mentre il corteo sfila nelle vie del centro
cittadino con i negozi chiusi per lutto e in un silenzio quasi irreale della
città. In piazza circa 30mila persone, guidate dagli operai dell'azienda.
<BR><BR>La manifestazione doveva concludersi in piazza Castello davanti
alla Prefettura con i discorsi dei sindacati metalmeccanici e confederali che
sono stati contestati dai lavoratori, così come Bertinotti che si era messo in
mostra in testa al corteo (con il sigaro in bocca). Invece c'è stato un fuori
programma: dopo i discorsi di piazza Castello, anzi mentre Rinaldini stava
ancora parlando, subissato dai fischi, il corteo si è riformato per raggiungere
la sede della Confindustria torinese, ove sono stati lanciati sassi e uova, al
grido di "Padroni, assassini!"; "Pagherete caro, pagherete
tutto!".<BR><BR>Antonio Bocuzzi, delegato Uilm e unico sopravvissuto
all'incendio nello stabilimento della ThyssenKrupp, dal palco allestito a Torino
per la manifestazione in ricordo delle vittime dell'acciaieria, ha ricordato
l''inferno' accaduto in fabbrica; e. scandendo uno dopo l'altro i nomi dei
quattro amici e colleghi morti nel rogo, Bocuzzi ha aggiunto: 'L'insulto più
grave? Sentire qualcuno che insinua che la colpa sia di noi operai. Non si
rendono conto dell'orrore delle loro parole. Sapere che quel gigantesco impianto
si sarebbe guastato era roba da tecnici, responsabilità dell'azienda e che
adesso non scarichino le loro colpe su noi. perché sarebbe come uccidere
Antonio, Roberto, Angelo e Bruno una seconda volta'. <BR><BR>Adesione totale,
allo stabilimento Tk-Ast di Terni, allo sciopero di otto ore proclamato dai
sindacati metalmeccanici dopo l'incidente sul lavoro avvenuto nel sito torinese.
Hanno scioperato anche i dipendenti delle società controllate, e cioè Tubificio,
Titania, Società delle fucine, Aspasiel e Centro finitura, e quelli delle ditte
esterne che di solito lavorano all'interno delle acciaierie ternane. In
mattinata, un pullman con una delegazione di lavoratori della Tk Ast ha
raggiunto Torino per prendere parte alla manifestazioni di stamani nel capoluogo
piemontese. Nello stesso autobus anche i lavoratori della Tk di Torino che di
recente erano stati trasferiti nella città umbra in vista della chiusura dello
stabilimento piemontese. </FONT></FONT></P>
<DIV><FONT face="Microsoft Sans Serif"><FONT size=2></FONT></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face="Microsoft Sans Serif"><FONT size=2> </DIV>
<P align=justify><BR>----------------------------------<BR><BR></FONT>V.
</FONT><A
href="http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=15195"
target=_blank><FONT face="Microsoft Sans Serif">Video della
manifestazione</FONT></A><FONT
face="Microsoft Sans Serif">
<A
href="http://lotteoperaie.splinder.com/post/15074396/Torino,+operai+manifestano+la"><FONT
size=1>http://lotteoperaie.splinder.com/post/15074396/Torino,+operai+manifestano+la</FONT></A><FONT
size=1>+</FONT></FONT></P>
<P align=justify><FONT size=1 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P align=justify><FONT size=1 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P align=justify><FONT size=1 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P align=justify><FONT size=1 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P align=justify><FONT size=1 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<CENTER><FONT size=2><FONT face="Microsoft Sans Serif"><FONT color=#ff0000
size=5><U><STRONG>Sulla strage di operai alla ThyssenKrupp di
Torino</STRONG></U></FONT> </FONT></FONT></CENTER>
<CENTER><STRONG><U><FONT color=#ff0000 size=5
face="Microsoft Sans Serif"></FONT></U></STRONG> </CENTER>
<CENTER><STRONG><U><FONT color=#ff0000 size=5
face="Microsoft Sans Serif"></FONT></U></STRONG> </CENTER>
<CENTER><STRONG><U><FONT color=#ff0000 size=5
face="Microsoft Sans Serif"></FONT></U></STRONG> </CENTER>
<CENTER><FONT color=#ff0000 size=2 face="Microsoft Sans Serif">Dolore e collera
per i morti devono diventare odio di classe contro gli assassini e tradursi in
azione politica e rivoluzionaria permanente contro padronato e
Stato.</FONT></CENTER>
<CENTER><FONT color=#ff0000 size=2 face="Microsoft Sans Serif">Politicanti e
burocrati sindacali, che piangono lacrime di coccodrillo, sono complici degli
assassini perché trattano gli operai come carne da macello.</FONT></CENTER>
<CENTER><FONT color=#ff0000 size=2 face="Microsoft Sans Serif"><U>Solo
l'organizzazione dei lavoratori può arginare la carneficina.</U></FONT></CENTER>
<CENTER><FONT color=#ff0000 size=2 face="Microsoft Sans Serif">Costituire in
ogni ambiente di lavoro i "comitati ispettivi operai". Bloccare il lavoro in
caso di pericolo e nocività. Prima la vita, dopo il profitto.</FONT></CENTER>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Giovedì 6 dicembre il nostro
<I>gruppo di intervento</I> a Torino, appresa la notizia dell'esplosione al
laminatoio della <I>Linea 5</I> della ThyssenKrupp, raggiungeva la fabbrica di
c.so Regina Margherita per accertarsi dell'accaduto e solidarizzare con gli
operai. Giunto sul posto si rendeva subito conto della <I>strage</I> avvenuta,
delle sue dimensioni e gravità: un operaio (Antonio Schiavone) bruciato vivo
avvolto nelle fiamme senza scampo; altri 7 dipendenti avvolti nelle fiamme con
ustioni su tutto il corpo, di cui 6 gravissimi, tre più morti che vivi (Bruno
Santino di 26 anni, Roberto Scola di 32, Angelo Laurino di 43), tre (Giuseppe De
Masi e Rosario Rodinò di 26 anni, Rocco Marzo di 53) combattono tra la vita e la
morte.</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Una violentissima fiammata,
sprigionatasi dalla fuoriuscita di olio bollente dal tubo di scorrimento, ha
investito la squadra addetta alla linea avvolgendola nel fuoco. Chi era presente
non ha potuto far niente; ha assistito impotente alle urla di morte dei compagni
di lavoro e ha potuto solo correre per dare l'allarme. La fiammata si sprigiona
all'una di notte. Scaglione, con gli altri, era alla 12a ora di lavoro nel
reparto trattamento termico sul treno di lavorazione. Le dimensioni della
<I>strage</I> appaiono con nettezza il 7 quando decedono Santino Scola Laurino;
mentre per gli altri tre rimane il fiato sospeso. [Rocco Marzo è deceduto il
16/12 e il 19 è deceduto anche Rosario Rodinò n.d.r.]</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Il nostro <I>gruppo di
intervento</I>, dopo avere espresso la propria solidarietà, discute con gli
operai presenti di come bisogna organizzarsi per porre fine al <I>macello</I>
quotidiano di lavoratori. Ma gli operai sono impietriti dal dolore e
profondamente sconvolti e non si riesce a concretizzare alcuna forma di
protesta.</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<CENTER><FONT color=#ff0000 size=2 face="Microsoft Sans Serif">Divorati prima
della chiusura dello stabilimento</FONT></CENTER>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">La <I>strage</I> è avvenuta in una
fabbrica che tra alcuni mesi chiuderà battenti per il trasferimento della
produzione a Terni. E ciò rende più assurda e raccapricciante la sequela di
morti. La ThyssenKrupp è il colosso tedesco dell'acciaio, formatosi dalla
fusione nel 1998 dei due gruppi Thyssen e Krupp fabbricanti di cannoni del
secolo scorso, oggi primo produttore di acciaio in Europa con più di 190.000
dipendenti, di cui 106.000 all'estero, 7.000 in Italia. Negli accordi di giugno
con i sindacati era stato stabilito il trasferimento del laminatoio più
produttivo e attrezzato (il <I>treno</I> della <I>Linea 4</I>) a Terni e la
chiusura a giugno prossimo dello stabilimento. La fabbrica lavora a ciclo
continuo (24 ore su 24) e siccome la domanda tira (per la forte richiesta di
Russia Brasile India Cina) la direzione aveva imposto 4 ore di straordinario.
Praticamente da luglio 200 operai sono chiamati a fare quello che prima facevano
385 operai. Sulla <I>Linea 5</I> si facevano quindi 12 ore consecutive. Per di
più da Terni era arrivata una commessa e le <I>Linee</I> dovevano scorrere al
massimo per soddisfare la richiesta.</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Per capire la <I>gravità</I> della
<I>strage</I> bisogna dire qualche parola sulla ferocità e sull'azzardo del
moderno sfruttamento della forza-lavoro sotto lo <I>stress</I> della
competitività. Lo stabilimento di Torino era già in collasso da tempo.
Avvicinandosi la smobilitazione la direzione aveva trasferito a Terni la linea
più moderna coi sistemi antincendio ad azoto liquido in grado di bloccare le
fuoriuscite di olio ad alta pressione. I sistemi di protezione nella fabbrica di
Torino non venivano invece nemmeno manutenzionati. Alle ore 22 del 5 dicembre,
tre ore prima della fiammata, il <I>computer di comando</I> aveva rilevato una
perdita al tubo di scorrimento dell'olio caldo ad alta pressione con un
principio di incendio; ma la lavorazione è continuata. La direzione era al
corrente che il reparto si trovava ad altissimo rischio; ma non ha arrestato il
ciclo per assecondare la commessa. Non solo, anche dopo la <I>strage</I> ha
chiesto di riprendere la produzione negli altri reparti. E se gli operai non si
fossero rifiutati le cose avrebbero continuato come prima. Ciò indica che la
logica di profitto attuale, della fase in cui viviamo, non indugia di fronte a
niente. Si muore quindi <I>per modernità</I> perché <I>fatica e sangue</I> sono
la <I>manna</I> che riempie i portafogli degli azionisti. Il bilancio del
colosso, presentato il 4 dicembre, registra un aumento del fatturato del 10% con
utili dichiarati di 3,3 miliardi di euro.</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<CENTER><FONT color=#ff0000 size=2 face="Microsoft Sans Serif">Il corteo del 10
dicembre riscatta la dignità operaia</FONT></CENTER>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Benché promosso da Fiom-Fim-Uilm,
che proclamano uno sciopero di 8 ore con concentramento in P.za Arbarello, il
corteo di lunedì 10 dicembre è una manifestazione di forza operaia e di collera
anti-padronale. Alle 9,30 la piazza è strapiena: decine di migliaia di operai,
provenienti dalla provincia e dalla regione, affluiscono nel luogo di
concentramento, cariche di dolore e rabbia (la stima che si tratti di 30.000 è
verosimile). Appoggiano il corteo spezzoni della sinistra parlamentare, il
sindacalismo di base cui si unisce il <I>"blocco antagonista metropolitano"</I>,
i raggruppamenti extraparlamentari. I <I>pompieri</I> della Fiom si erano
preparati per contenere ogni <I>trasbordamento</I> e mantenere la manifestazione
in un'atmosfera mesta di <I>cordoglio e concordia cittadina</I> come chiedeva il
sindaco Chiamparino. Il corteo si è mosso dietro lo striscione dei sindacati
metalmeccanici portato dagli operai della ThyssenKrupp e dai familiari, ma è
stato animato e pervaso da un profondo e vibrante senso operaio: <I>"Assassini
pagherete tutto!"</I>, e <I>"bastardi, bastardi"</I>: sono stati questi gli urli
spontanei che partivano dalla testa - dalla bocca di Nino Santino che mostrava
la fotografia del figlio Bruno e quella degli altri bruciati vivi pubblicata da
la <I>Stampa</I> - e si ripercuotevano in tutto il corteo. La collera operaia si
è diretta, senza mezzi termini, contro gli <I>assassini</I> (padroni, managers,
dirigenti) e i lo <I>complici</I>, istituzionali (Bertinotti, governo, Asl,
ispettori) e sindacali (vertici confederali e di categoria, da Rinaldini a
estendere). Essa è stata indirizzata non <I>contro chiunque</I>, ma unicamente
contro padroni istituzioni burocrati sindacali, che sono <I>i nemici di
classe</I> del nostro tempo. Ed ha riaffermato l'inconciliabilità del contrasto
capitale - lavoro salariato.</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Da via Cernaia a P.za Castello ai
fianchi del corteo e sui marciapiedi c'è un <I>fiume</I> di lavoratori, che
solidarizza con la manifestazione e che ribatte <I>che è ora di farsi
sentire</I> e <I>che così non si può più andare avanti</I>. Ciò che
contraddistingue la <I>piazza</I> è l'<I>estensione operaia</I>. La protesta
contro la ThyssenKrupp e le istituzioni ha messo in fila solo <I>facce
operaie</I> in quanto solo gli operai potevano onorare i loro morti e sfidare i
loro assassini senza la <I>compassione pelosa</I> degli altri ceti cittadini. In
<I>piazza</I> è scesa la vecchia e la nuova classe operaia che ha visto, chi più
chi meno, generazioni di politicanti e di sindacalisti <I>voltagabbana</I>
sedicenti <I>comunisti</I> o <I>socialisti</I>. Ed ha fatto bene a fischiarli e
ad allontanarli dalla dimostrazione perché gli operai cominciano a contare
quando si delimitano dai loro falsi <I>rappresentanti</I>, dai vicini ambigui e
da chi sta con un piede in <I>due staffe</I>.</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Dopo avere ascoltato in P.za
Castello sotto la Prefettura il breve discorso di Boccuzzi, l'operaio scampato
ma non completamente alle fiamme micidiali, e fischiato e urlato <I>Vergogna
Vergogna</I> a tutti i sindacalisti che volevano parlare, la testa del corteo
riprende la marcia e si dirige verso la sede dell'<I>Unione industriali</I>.
Circa 3.000 manifestanti attraversano le vie del centro al grido <I>Assassini!
Assassini!</I> La sede degli <I>industriali</I> ha i cancelli sbarrati ed è
presidiata da ingenti forze dell'ordine. Dall'angolo dei <I>Centri sociali</I>
volano alcune uova un fumogeno e <I>slogan</I> contro carabinieri e polizia. Due
sindaci dei paesi di appartenenza di alcuni dei morti, in fascia tricolore, si
interpongono per stemperare la tensione. Alle 13 la manifestazione finisce non
avendo come suo obbiettivo lo scontro con le forze dell'ordine. In conclusione a
Torino si è rivisto in piedi quel <I>soggetto</I> che è determinante
nell'assetto dei rapporti sociali; ed è certo che chi piange con rabbia i propri
morti e sfida gli assassini ha grande dignità e forza per conquistarsi <I>un
avvenire</I>.</FONT></P>
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<CENTER><FONT color=#ff0000 size=2 face="Microsoft Sans Serif">Come fare a far
pagare tutto</FONT></CENTER>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">La morte o la mutilazione è lo
scotto che paga, normalmente, chi lavora nelle acciaierie alla catena di
montaggio, nei cantieri, in edilizia e via dicendo. I <I>bollettini
infortunistici</I> sono noti <I>bollettini di guerra</I>: nei primi 8 mesi
dell'anno hanno perso la vita 811 lavoratori, mentre un milione ha subito
mutilazioni più o meno gravi o gravissime; in Piemonte i morti sono stati 55, i
mutilati 53.000. Come si fa, cosa bisogna fare, per far pagare tutto agli
assassini, ai padroni; e, prima di tutto, per contenere questo fiume di sangue?
Boccuzzi, dicendo che <I>"quella sera siamo andati a morire non a lavorare"</I>,
ha toccato - forse senza volerlo - il tasto dolente: il comportamento operaio.
Si può andare a lavorare, e lavorare effettivamente e prolungatamente, in
condizioni di rischio come quello incombente nello stabilimento in
smobilitazione della ThyssenKrupp? E ancora in materia di <I>sicurezza sul
lavoro</I> si può stare dietro agli ordini dei padroni e ai pareri degli esperti
(Asl, ispettori)? Discutiamo di queste due <I>questioni</I> partendo, per la sua
pregiudizialità, dalla seconda.</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">La <I>sicurezza</I> che interessa
alle imprese è, sempre e invariabilmente, la sicurezza dei profitti. Per i
padroni gli operai sono <I>limoni da spremere</I>. Le norme
anti-infortunistiche, che vengono contingentemente varate dai governi, si
uniformano alla logica del profitto. Tutto questo in <I>condizioni normali</I>.
In questo periodo di accesa competitività le imprese, pressate dalla
competizione, compromettono ogni condizione di sicurezza. Da parte loro i
burocrati sindacali, con la scusa di salvare i posti di lavoro, chiudono
entrambi gli occhi. Le Asl e gli ispettori nella maggior parte dei casi
certificano per routine o per corruzione la regolarità. E così il compendio
normativo anti-infortunistico resta lettera morta. Nel laminatoio di c.so Regina
Margherita era stata compromessa ogni condizione di sicurezza in quanto il
dimezzamento della forza-lavoro aveva scompigliato squadre e competenze e
ridotto le stesse capacità di controllo dei lavoratori, che peraltro
sopportavano turni di 12 ore non per sopperire al mancato rincalzo ma perché
così conveniva all'azienda. In ogni strage sul lavoro si levano poi in coro gli
<I>accademici</I> a reclamare una <I>cultura manageriale</I> che concili
<I>competitività e salute</I>, mentre politicanti e sindacalisti ragliano che
l'operaio venga considerato una <I>risorsa</I> non un <I>costo</I>. La
<I>cultura manageriale</I> è la prassi della <I>razzia del lavoro</I> e la
teoria dell'<I>operaio risorsa</I> è l'ideologia del lavoro flessibile
sottopagato coatto, in debito con la stessa considerazione espressa dal
cardinale Poletto al funerale del 13 che <I>"il lavoro è per l'uomo, non l'uomo
per il lavoro"</I>. Quindi in materia di <I>sicurezza</I> non si può stare
dietro, o in compagnia, né dei padroni né dei burocrati sindacali né degli
esperti né di chicchessia.</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Passiamo alla prima questione. Gli
operai esistono per sè non per il capitale. Nei luoghi di lavoro debbono
mantenere la loro piena autonomia di azione e movimento. Sono essi che debbono
stabilire come e quando interrompere la prestazione lavorativa in caso di
pericolo o di nocività. Ci sono limiti di rischio che non possono essere
scavalcati senza incorrere in tragedie. E bisogna far valere la forza collettiva
senza andare sempre più indietro perché il padrone vuole sempre di più. Non si
deve dimenticare che col contratto di lavoro l'operaio mette a disposizione del
padrone la propria <I>capacità di lavoro</I> non la propria salute o la propria
vita. Perciò esso deve anteporre all'esplicazione dell'attività lavorativa
l'interesse inalienato e prioritario all'integrità fisica, interrompendo questa
attività quando occorre e come prassi normale. C'è un <I>consumo distruttivo</I>
della forza-lavoro che va frenato e bloccato. Questo <I>consumo</I> ha come suo
canale protocollare lo straordinario. Dal 2001, per non andare più indietro nel
tempo, gli operai si debbono ammazzare di lavoro per sopravvivere. Con la
<I>decontribuzione</I> degli straordinari, concessa dal governo in carica, il
padronato spingerà i lavoratori ancor di più in questa <I>strettoia</I>
infernale. Lo straordinario, anche quando non è la causa diretta
dell'<I>infortunio</I>, alza ugualmente la soglia di rischio ed agisce da
<I>concausa</I>. Perciò lo straordinario a briglie sciolte non va accettato né
giustificato dal ricatto del sottosalario; va combattuto e la lotta portata
sull'aumento del salario. Non si può concedere tutto questo potere al padronato.
Quindi non si deve andare a farsi scannare o accettare di rischiare la vita; c'è
il modo di porre un freno alla carneficina e anche di eliminarla alla radice; e
questo modo è nelle mani degli stessi lavoratori.</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<CENTER><FONT size=2><FONT face="Microsoft Sans Serif"><FONT color=#ff0000>Cosa
fare</FONT> </FONT></FONT>
<P><FONT color=#ff0000 size=2 face="Microsoft Sans Serif">Come muoversi e
agire</FONT></P></CENTER>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif"></FONT> </P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">La chiave della <I>sicurezza sul
lavoro</I> sta nel <B>controllo</B>, nell'<B>ispezione</B> operaia, delle
condizioni di lavoro, stabilmente organizzato. L'esercizio del controllo e la
stabilizzazione dello stesso passano attraverso la formazione di organismi
adeguati, di <B>comitati ispettivi</B> operai di azienda, cantiere, zona, ecc.;
che devono avere quale compito specifico quello di controllare, ispezionare,
l'ambiente di lavoro e di bloccare il processo produttivo in caso di pericolo
e/o nocività, fino alla rimozione della fonte di pericolo e/o di nocività. I
<B>comitati ispettivi operai</B> debbono essere composti da operai combattivi e
competenti e debbono avere la piena consapevolezza che l'incolumità fisica e la
salute costituiscono una questione cruciale del lavoro sfruttato. I <B>comitati
ispettivi operai</B> non vanno poi confusi coi <I>RLS</I> (<I>rappresentanti dei
lavoratori alla sicurezza</I>), che sono creature di animazione sindacale, ligie
alla competitività e all'<I>efficientamento</I> delle aziende. Quindi, e tiriamo
con ciò la prima conclusione, la cosa da fare è quella di formare e di
estendere, partendo dalle aziende più grosse, questi organismi di controllo ed
ispezione, per porre un argine al dilagare della carneficina.</FONT></P>
<P><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Ma questo è il primo passo da fare.
Accanto a questo livello elementare di organizzazione operaia, che serve solo
per contrastare il padronato, occorre costituire un livello superiore di
organizzazione che sia in grado di attaccare lo <I>Stato</I> e di rovesciare il
sistema di sfruttamento; e con ciò tiriamo la seconda conclusione. La classe
operaia non può stare al rimorchio di un sistema distruttivo, militarizzato,
morente. Per <B>far pagare tutto</B> agli assassini bisogna spodestarli del
potere. E per poter far questo occorre attrezzarsi degli strumenti necessari e,
in particolare, del partito rivoluzionario. Dunque i più forti sentimenti di
sfida debbono tradursi nell'organizzazione di questa <B>arma
assoluta</B>.</FONT></P>
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