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<DIV><BR><FONT face="Times New Roman"><FONT size=1>----- Original Message -----
<BR>From: </FONT><A href="mailto:circ.pro.g.landonio@tiscali.it"><FONT
size=1>circ.pro.g.landonio@tiscali.it</FONT></A><FONT size=1>
<BR><BR><BR> CIRCOLO DI
INIZIATIVA PROLETARIA GIANCARLO LANDONIO <BR>VIA STOPPANI,15 -21052 BUSTO
ARSIZIO –VA-<BR>(Quart. Sant’Anna dietro la piazza
principale)<BR> -a poca strada dall'uscita autostrada A8
Laghi– <BR>e-mail: <A
href="mailto:circ.pro.g.landonio@tiscali.it">circ.pro.g.landonio@tiscali.it</A><BR>---------------------------------------------------<BR></FONT><BR>RICEVIAMO
E VOLENTIERI INOLTRIAMO:<BR>---------<BR><BR><FONT color=#ff0000
size=5><STRONG>Né con Truman né con Stalin. Storia del Partito Comunista
Internazionalista (1942-1952)</STRONG></FONT></FONT></DIV>
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<DIV><BR><BR>Annunciamo con piacere l'uscita del libro: Sandro Saggioro, Né con
Truman né con Stalin. Storia del Partito Comunista Internazionalista
(1942-1952). Edizioni Colibrì.<BR><BR>Riproduciamo la presentazione che si legge
nel risvolto di copertina.<BR><BR>Questo lavoro si prefigge di raccontare la
storia del Partito comunista internazionalista dal 1942, data della sua nascita,
fino al 1951-52, quando le sue forze si separarono in due
tronconi.<BR><BR>Questa storia nessuno l'ha mai scritta e sarebbe quanto
mai opportuno farla conoscere. Perché fino ad oggi nessuno ha mai preso in
considerazione in maniera compiuta questo capitolo di storia? Da una parte
perché a nessuno interessa riportarlo alla memoria e parlare di rivoluzione
comunista, dall'altra anche perché i bordighisti hanno l'abitudine di non
scrivere niente "su se stessi", e ironicamente si è aggiunto che forse c'è
ben poco da dire.<BR><BR>Ci sarebbe invece molto da indagare circa
la presenza e l'azione degli internazionalisti durante e dopo la seconda
guerra mondiale, ma quasi mai nessuno ha raccolto notizie su di essi e spesso i
militanti internazionalisti sono passati, su situazioni e momenti ben precisi,
come ombre che poi il tempo ha dissolto. Molti fatti e molti episodi si sono
quindi persi ed altri è stato difficile recuperarli e poterli
narrare.<BR><BR>Questo lavoro si limita a ripercorrere la storia del movimento
internazionalista dal suo rinascere (rinascere, perché esso si considerò sempre
la diretta continuazione del Partito comunista d'Italia di Livorno del 1921)
fino ai primi anni Cinquanta, momento in cui le sue forze si divisero. Non fu la
sua divisione a procurarne la sconfitta: la realtà di un mondo che aveva già
sconfitto il comunismo negli anni Venti provocò lo smembramento e la
polverizzazione del partito. La ripresa economica ed il boom che fece seguito
alla guerra, pur nell'abituale contesto di sfruttamento e miseria, concedeva
qualche piccolo vantaggio ai proletari, così che, in quel momento, essi non
avevano da perdere solo "le loro catene".<BR><BR>Furono quindi pochi i compagni
che cercarono di mantenere intatte per il futuro, mentre si viveva una discesa
senza fine nella controrivoluzione, le posizioni non falsificate ed edulcorate
del comunismo rivoluzionario. La strada si rivelò lunga, e la meta lontana: non
c'erano scorciatoie da prendere. Ciò che si doveva fare era rimanere legati al
programma storico della classe in attesa di un cambiamento della situazione il
quale poteva prodursi solo a seguito di determinati processi
oggettivi.<BR><BR>Il capitale aveva vinto, ma sappiamo che la sua vittoria è
sempre provvisoria, dato che è esso stesso a generare i suoi affossatori; il
mondo è oggi libero da chi si richiama ancora a un falso comunismo ed è
meno difficile per le forze vergini di un proletariato giovane e mondiale
prendere il lascito delle generazioni passate.<BR><BR>Per questo si è cercato di
ricostruire questi anni di vita del Partito comunista internazionalista.
L'auspicio è che questo lavoro alimenti la ripresa di un movimento e di una
storia di classe in cui quanto si è cominciato a fare emergere trovi i suoi
storici, e che invece le storie dei vari Spriano vengano relegate nel giusto
posto che loro spetta, gli scaffali riservati ai testi che sono diretta
espressione della controrivoluzione.<BR><BR>Chi ha affrontato il presente lavoro
non ha certo nessuna pretesa di imparzialità; sta tutto dalla parte della
formazione rivoluzionaria di cui ha narrato e, su questa linea, ritiene ancora
impareggiabile e fondamentale il contributo di Amadeo Bordiga, che però si
dispiegherà compiutamente, soprattutto dal momento in cui questa
narrazione finisce e proseguirà poi fino alla sua morte nel 1970.<BR><BR>Al
termine della nostra narrazione si è dato spazio ad una appendice che comprende
documenti legati alle vicende di cui si tratta, alcuni conosciuti ma
particolarmente interessanti, altri più rari e di più difficile reperibilità ed
altri ancora inediti.<BR> <BR>Riproduciamo inoltre l'indice del volume di
416 pagine:<BR> <BR>Premessa, p. 13<BR>Introduzione, p. 19<BR>La nascita
del Partito Comunista Internazionalista (1942-45), p.29<BR>1. Al Nord, p.32 - 2.
Bordiga e la Frazione di Sinistra dei Comunisti e Socialisti Italiani, p.
56 - 3. La «Frazione» all'estero, p. 87<BR>Dal Convegno di Torino al
Congresso di Firenze (1946-1948), p. 99<BR>Il Congresso di Firenze e la crisi
strisciante nel Partito (1948-1950), p. 141<BR>L'inevitabile rottura e la
scissione (1951-1952), p. 173<BR>Conclusione, p. 219<BR>Da pagina 231 a pagina
405 è presente una "appendice documentaria" con testi del periodo, molti dei
quali inediti, che qui elenchiamo:<BR> <BR>1- (ottobre 1943) Il
proletariato italiano non deve più lasciarsi ingannare<BR>2- (settembre 1944)
Viva la rivoluzione proletaria!<BR>3- (1945) Frazione di Sinistra dei Comunisti
e Socialisti Italiani Per la costituzione del vero partito comunista<BR>4-
(marzo 1945) Che cos'è e cosa vuole il Partito Comunista Internazionalista<BR>5-
(dicembre 1945) Piattaforma politica del partito Comunista
Internazionalista<BR>6- (gennaio 1946) Dopo il Convegno di Torino il Partito ai
lavoratori italiani<BR>7- (maggio 1946) Abbiamo ascoltato Maffi<BR>8- (giugno
1946) La monarchia è morta: la repubblica borghese ne continuerà degnamente le
tradizioni<BR>9- (dicembre 1946) Vi sarà una situazione rivoluzionaria in questo
dopoguerra? (L.T.)<BR>10- (gennaio 1947) Dichiarazione costitutiva dell'Ufficio
Internazionale della Sinistra Comunista<BR>11- (maggio 1948) Dopo il Congresso
di Firenze. Il Partito ai lavoratori italiani<BR>12- (giugno 1948) Dopo il I
Congresso nazionale. Le nostre direttrici di marcia<BR>13- (luglio 1948) A
Firenze il I Congresso del Partito Comunista Internazionalista d'Italia<BR>14-
(luglio 1948) Bilancio tragico<BR>15- (aprile/maggio 1949) Primo maggio
internazionalista. Né con Truman né con Stalin. Per la rivoluzione
proletaria!<BR>16- (14 febbraio1950) Lettera di Ottorino Perrone<BR>17- (aprile
1950) Primo sciopero: contro i nazionalcomunisti<BR>18- (agosto/settembre 1950)
Fuori e contro i sindacati dell'imperialismo le lotte operaie<BR>19- (febbraio
1951) Non cediamo l'arma dello sciopero ai dominatori di Oriente e di
Occidente<BR>20- (1951) Sulla questione sindacati e partito (Ludovico
Tarsia)<BR>21- (5 ottobre 1951) Circolare sulla espulsione di Damen, Stefanini,
Lecci, Bottaioli<BR>22- (dicembre 1951) Tesi caratteristiche del Partito<BR>23-
(15 dicembre 1951) Lettera da Napoli<BR>24- (2 gennaio 1952) Lettera di Bordiga
a Bruno Maffi<BR>25- (31 gennaio 1952) Apologia (Demetrio)<BR>26- (23 marzo
1952) Lettera di Onorato Damen ad Amadeo Bordiga<BR>27- (28 marzo 1952) Risposta
di Bordiga a Damen<BR>28- (marzo-aprile 1952) Dizionarietto dei chiodi
revisionisti. Attivismo<BR>29- (maggio 1952) Inattivismo<BR>30- (novembre 1974)
Dal rapporto politico-organizzativo alla riunione generale.<BR> <BR>Il
volume di cui inizierà questo mese la diffusione nelle librerie sarà presente
(cosa che le Edizioni Colibrì hanno fatto per altri testi di loro produzione) in
due versioni, una in brossura in vendita a 22 Euro, ed una rilegata con
copertina rigida e sovra copertina in vendita a 25 Euro.<BR><BR>Il testo può
anche essere chiesto direttamente all'editore: <A
href="mailto:colibri2000@libero.it">colibri2000@libero.it</A>
<BR> <BR>Il sito della casa editrice è questo: <A
href="http://www.colibriedizioni.i">www.colibriedizioni.i</A> t
<BR>-------------<BR></DIV>
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<DIV><BR>(Commento ricevuto il 30/9/10)<BR><BR>Il Partito Comunista
Internazionalista nacque durante la Seconda guerra mondiale e, tra il 1945 e il
1948, conobbe una notevole diffusione: migliaia di militanti e sedi in quasi
tutte le regioni italiane. Soprattutto ebbe una significativa presenza nelle
lotte che in quegli anni scossero le fabbriche, le campagne e le piazze
d’Italia. I suoi esponenti e militanti, a partire da Amadeo Bordiga e Onorato
Damen, provenivano in gran parte dai quadri che, nel 1921, avevano partecipato
alla fondazione del Partito Comunista d’Italia e che, in quegli anni, avevano
maturato fondamentali esperienze politiche.<BR><BR>Di questo partito, la
storiografia è stata pressoché assente, tranne scarsi accenni, spesso
denigratori, con la parziale eccezione di due recenti libri di Alessandro
Pellegatta, riguardanti l’attività degli internazionalisti nel Varesotto e
all’Elba, in particolare all’Ilva di Portoferraio. E «con riserva», annoveriamo
anche gli articoli di Roberto Gremmo. Altrimenti, le uniche esposizioni, che
meritano attenzione, riguardano il periodo resistenziale, e sono presenti nei
libri di Arturo Peregalli (1988 e 1991) e, in parte, di Maurizio Lampronti
(1984) nonché nella tesi di Mariarosaria Donato (1980).<BR><BR>Sandro Saggioro
ha inteso colmare la lacuna con un libro di 414 pagine, di cui la metà è
dedicata alla raccolta di documenti, pur massicciamente presenti anche nella
parte propriamente descrittiva. Ricostruendo la storia del Partito Comunista
Internazionalista il libro traccia un quadro apparentemente fedele ma che, nel
complesso, è a macchia di leopardo, con numerose défaillance. Soprattutto è
assente la presenza degli internazionalisti nelle lotte che, in quegli anni,
scossero le fabbriche, le campagne e le piazze. Assenti sono poi i rapporti che
il partito ebbe con ex partigiani, forse ignorati in nome di un «anti
resistenzialismo» di maniera. Infine, il contesto storico è a mala pena sfumato.
Queste carenze non aiutano certo a capire per quali motivi in quegli anni, in
Italia, sorse un «piccolo partito rivoluzionario di massa», fenomeno unico a
livello mondiale. Ma questi sono aspetti che a Saggioro non interessano.
Infatti, nell’Introduzione, afferma:<BR>«Che poi il Partito Comunista
Internazionalista sia uscito sconfitto dal secondo dopoguerra e che vincitore
sia risultato, invece, il progetto nazionalista, democratico e borghese del PCI,
ebbene, questo è un altro discorso che meriterebbe un esame
storico-teorico».<BR><BR>Bene. Ma allora che cosa vuole essere la Storia di
Saggioro? Vuole essere una storia di idee. È una ricostruzione dei pur
interessanti dibattiti che in quegli anni ci furono tra i maggiori esponenti del
partito: Amadeo Bordiga, Onorato Damen, Ottorino Perrone, Bruno Maffi, Souzanne
Voute … Quindi, oltre che «storia di idee» è anche «storia di personalità», alla
faccia del mal celato bordighismoche pervade l’opera, eludendo bellamente
l’essenza dei problemi. La ricostruzione di Saggioro non parla infatti delle
reali carenze teoriche degli internazionalisti, che allora non seppero cogliere
le caratteristiche della fase storica; per quanto forti, i contrasti che li
divisero avevano in comune la prospettiva di un’imminente guerra, senza scorgere
il grandioso processo di accumulazione che si stava avviando in Occidente,
grazie al Piano Marshall. Quando, alla fine del 1947, Bordiga iniziò a formulare
una diversa ipotesi, mettendo giustamente il luce il ruolo egemone degli Stati
Uniti d’America, le sue tesi furono trascurate anche da coloro che poi sarebbero
stati «più bordighisti di Bordiga». E a questo bordighismo estetizzante si rifà
Saggioro, privilegiando una visione di tipo manicheo, in base alla quale
l’esperienza del Partito Comunista Internazionalista rappresenterebbe una sorta
di «errore della storia», sarebbe un’esperienza velleitaria che, nella sua
negatività, confermerebbe la giustezza di quel determinismo assoluto, cui si
richiamano molti bordighisti. Per questo motivo, questa Storia potrà certamente
essere gradita ai «bordighisti in sevizio permanente effettivo», ma essa non
offre alcuna spiegazione critica di un movimento politico, che vide la
partecipazione appassionata di un consistente numero di militanti, la cui
adesione non si può ridurre a motivazioni meramente ideologiche, che potrebbero
in parte valere per la «generazione del ’21», ma altrettanto non si può dire per
molti giovani proletari, come Ilario Filippi e Sergio Salvadori, le cui
esperienze erano la Resistenza e le lotte del dopoguerra. Ed è a queste
esperienze che bisogna fare riferimento, per rintracciare quei criteri di
analisi e interpretazione, che consentono di dare «carne e sangue» alla storia
del Partito Comunista Internazionalista. Ed è quanto mi sono proposto di fare
con un lavoro che sto conducendo da alcuni anni e che, mi auguro, possa andare
presto alle stampe.<BR> <BR><STRONG>Dino Erba, Milano, 30 settembre
2010</STRONG></DIV>
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