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size=5><STRONG>A Roma come a Parigi: rovesciare la dittatura finanziaria
europea</STRONG></FONT></FONT></DIV>
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<DIV><STRONG><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Nota pubblicata su
facebook da Franco Berardi il giorno giovedì 14 ottobre 2010 </FONT><FONT size=2
face="Microsoft Sans Serif"></FONT></STRONG></DIV>
<DIV><FONT size=2 face="Microsoft Sans Serif">Quel che sta succedendo in
Frrancia è estremamente importante, per tutti. Dal movimento ampio, radicale e
determinato che si sta sviluppando ormai da giugno (che ha portato in piazza
milioni di persone per quattro volte in pochi mesi) potrebbe venire la prima
risposta vincente contro la dittatura finanziaria che si è costituita in Europa
a partire dalla crisi greca e dal diktat del direttorio Trichet-Merkel-Sarkozy
che punta a imporre misure unificate di attacco contro il salario e contro la
società, in nome della competitività.<BR>Il movimento francese contro il
prolungamento del lavoro e il rinvio delle pensioni, giunto alla quarta giornata
di mobilitazione generale, si rafforza e va allo scontro con il governo
Sarkozy.<BR>E’ la prima volta, in Europa, che un movimento ampio prende come
bersaglio il dogma centrale del prolungamento del tempo di vita-lavoro, sancta
sanctorum del conformismo economico dell’epoca tardo-liberale.<BR>Il dogma suona
così: a causa del prolungamento del tempo di vita e della riduzione di natalità,
i paesi europei vanno verso una tragica situazione in cui pochi giovani dovranno
sorreggere molti vecchi oziosi pensionati. Per evitarlo dobbiamo prolungare il
tempo di lavoro degli anziani. Questa puttanata la chiamano patto tra le
generazioni, e pretendono che tutti crediamo nella necessità di lavorare più a
lungo per aiutare la nuova generazione.<BR>Questa filosofia, imposta dovunque
con la collaborazione attiva delle sinistre e dei sindacati, è basata su una
premessa sbagliata, anzi falsa. Tanto per cominciare la produttività media è
cresciuta di cinque volte negli ultimi cinquanta anni. Dunque la riduzione delle
unità di lavoro non è un problema. Molto meno giovani possono tranquillamente
produrre il necessario per molti più vecchi, se la questione fosse solo questa.
Ma la questione non è affatto questa. Dietro il gioco delle tre carte, infatti,
si cela un progetto ben diverso, che è quello di imporre un aumento del tempo di
lavoro (più ore di straordinario, pieno utilizzo degli impianti, sabato
lavorativo, rinvio indefinito dell’età pensionabile), e conseguentemente una
riduzione dell’occupazione.<BR>Con la favoletta demografica si punta quindi a
mantenere i giovani in condizioni di sottoimpiego costringendoli ad accettare
qualsiasi lavoro precario e sottopagato, mentre gli anziani sono costretti a
lavorare ben oltre la data stabilita dal loro contratto di impiego
originario.<BR>La finalità del prolungamento del tempo di lavoro non ha nulla a
che fare con un’esigenza produttiva, ma è la conseguenza di regole finanziarie
che agiscono come una gabbia, trasformando in Europa la ricchezza in miseria e
la potenza in paura. La deregulation vale solo quando serve ad attaccare il
salario, ma quando servono per aumentare lo sfruttamento, le regole ci sono,
strettissime e indiscutibili.<BR>I lavoratori e gli studenti francesi l’hanno
capito benissimo. Hanno capito che prolungare il tempo di lavoro degli anziani,
in un periodo di riduzione dell’occupazione significa mettere i giovani nelle
condizioni della disoccupazione e del precariato.<BR>Se la società francese
riesce a rompere questo dogma in Europa si apre una fase nuova. Dovunque, a
cominciare dall’Italia potrà nascere un movimento per la riduzione del tempo di
vita-lavoro, per un abbassamento dell’età di pensionamento, per una riduzione
dell’orario settimanale di lavoro.<BR>Se si rompe il dogma a quel punto tutto
ridiventa possibile.<BR>Nella manifestazione di sabato e soprattutto nelle
settimane che seguiranno dobbiamo aver chiaro che la questione posta dalla FIOM
(diritti del lavoro e difesa del salario) e la questione posta dal movimento
degli studenti e dei ricercatori (risorse per la scuola pubblica, blocco della
riforma devastatrice della Gelmini) non sono affatto questioni italiane, e non
si possono vincere come battaglie nazionali. Solo un movimento europeo fermerà
l’offensiva finanziaria contro la società. Solo un movimento europeo ci libererà
dei tirannelli locali si chiamino Tremonti o Berlusconi.</FONT></DIV>
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