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href="mailto:posta@gennarocarotenuto.it"><FONT size=1>Gennaro
Carotenuto</FONT></A><FONT size=1> </FONT></DIV>
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title="Permanent Link to Da Montecitorio a Montecarlo, ecco la verità alternativa sul ricatto di Berlusconi a Fini"
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rel=bookmark><FONT size=4>Da Montecitorio a Montecarlo, ecco la verità
alternativa sul ricatto di Berlusconi a Fini</FONT></A></H2>
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title="Permanent Link to Hugo Chávez vince ancora in Venezuela, meno disuguaglianza e più dialettica democratica"
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dialettica democratica</A></H1>
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<P><A
href="http://www.gennarocarotenuto.it/img/HugoChvezvinceancorainVenezuelamenodisug_94D9/sufragio2010.jpg"><IMG
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title=sufragio2010 border=0 alt=sufragio2010 align=left
src="http://www.gennarocarotenuto.it/img/HugoChvezvinceancorainVenezuelamenodisug_94D9/sufragio2010_thumb.jpg"
width=454 height=304></A> Al momento (3.30 ora di Caracas) i risultati assegnano
al Partito Socialista Unitario (PSUV) di Hugo Chávez 96 seggi su 165 nel
prossimo parlamento venezuelano. Al cartello delle opposizioni (il MUD, Tavola
di Unità Democratica) vanno 64 seggi. A questi si aggiungeranno nelle prossime
ore gli ultimi sei seggi. Vanno a partiti minori, almeno due ad un partito di
sinistra, a rappresentanti indigeni o sono ancora in ballottaggio tra le due
liste maggiori. L’affluenza supera i due terzi degli aventi diritto.</P>
<P>di <A href="http://www.gennarocarotenuto.it">Gennaro Carotenuto</A>
<B>seguimi su <A href="http://twitter.com/GenCarotenuto">Twitter</A></B></P>
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<P><BR></P>
<P><SPAN id=more-13955></SPAN></P>
<P>Se queste sono le cifre, la sensazione più importante è che il Venezuela ha
vissuto l’ennesima tranquilla giornata democratica lasciandosi alle spalle la
polarizzazione feroce degli anni 2002-2005. Tutti gli osservatori hanno rilevato
l’estrema tranquillità con la quale il paese ha votato, la regolarità degli
scrutini e il fatto che alle tre della mattina di Caracas ci siano risultati
pressoché definitivi.</P>
<P>Anche se frastagliata ed eterogenea, e probabilmente incapace di restare
insieme, l’opposizione è forte e può finalmente condizionare il governo, che non
ha più la maggioranza qualificata, in parlamento. Lo scellerato boicottaggio del
2005 (indotto dal governo Bush e che puntava ad un rovesciamento violento di
Chávez dopo il fallito golpe dell’11 aprile 2002) è alle spalle e in pace e
democrazia tornerà ad essere rappresentata in parlamento così come governa già
in alcuni stati importanti. All’interno della stessa opposizione, lentamente,
stanno passando in seconda fila gli estremisti, quelli che hanno sempre puntato
al rovesciamento violento del governo, a favore di politici duramente critici ma
vincolati a rispettare i processi democratici che, loro malgrado, continuano a
premiare la “rivoluzione bolivariana”. Chávez a parole continua ad essere “il
demonio”, ma nei fatti queste elezioni hanno dimostrato che anche l’opposizione
oramai ritiene possibile e prioritaria una dialettica democratica normale.</P>
<P>Al momento di chiudere questo commento non sono ancora disponibili le
percentuali, ma il partito di Chávez vince o pareggia nella maggior parte degli
stati e, a Caracas, elegge sette dei dieci deputati. Perde invece duramente in
un paio di ricchi stati alla frontiera con la Colombia, lo Zulia e il Táchira, e
nell’Anzoátegui. Se nei primi l’opposizione è stata sempre forte, il segnale
dell’Anzoátegui non va sottovalutato perché il PSUV soffre per la figura
abbastanza compromessa del governatore chavista, Tarek Williams. Ciò dimostra
che, a parte il carisma del Presidente, gli elettori venezuelani discernono e
castigano o premiano se necessario il partito di Chávez. </P>
<P>Perché vince Chávez, si domanderà allora il pubblico italiano? Dati come
quello sulla riduzione delle disuguaglianze, la più forte al mondo secondo
l’ONU, non fanno titoli sui giornali ma hanno significato in questi anni piccoli
grandi cambiamenti in positivo per milioni di venezuelani che vivevano nel
totale abbandono negli anni ’80 e ’90. Testimoniano che, se oggi la maggioranza
del paese si riconosce nel progetto bolivariano, al di là delle critiche che
possono essere mosse al Presidente e che tanto scaldano in Europa, è perché in
questo trovano dignità e progetti che rendono migliore la vita dei più
bisognosi.</P>
<P>Il PSUV, fondato nel 2007, alla prima prova con elezioni parlamentari, si è
imposto come uno dei partiti più forti dell’intero continente. È una scommessa
vinta dal Presidente Chávez, che supera la frammentazione dei primi anni di
governo, quando il chavismo era un conglomerato di partiti e movimenti sociali.
Il PSUV, però, non ottiene la maggioranza qualificata nel parlamento di Caracas
e quindi non potrà più usare decreti legge senza trattare con l’opposizione. È
probabilmente un bene perché riconduce anche il processo venezuelano a quella
dialettica parlamentare alla quale sono stati sempre vincolati altri paesi, come
il Brasile, l’Argentina, l’Uruguay dove i partiti di centro-sinistra al governo
hanno sempre avuto a che fare con opposizioni responsabili.</P>
<P>Sono tutti paesi che, in questi anni, si sono mossi nella stessa direzione
del Venezuela: rivalutazione del ruolo dello Stato dopo il neoliberismo
dogmatico degli ultimi 30 anni del XX secolo, riduzione della disuguaglianza,
integrazione latinoamericana. Tra una settimana si vota per le presidenziali in
Brasile. Con ogni probabilità una donna ex guerrigliera, Dilma Rousseff,
succederà nella continuità totale a Lula da Silva. Ed è questa, che piaccia o
no, la cifra attuale dell’America latina.</P>
<P class=postAuthorLink><B></B> </P>
<P class=postAuthorLink><B></B> </P>
<P class=postAuthorLink><B>Gennaro Carotenuto su <A
href="http://www.gennarocarotenuto.it">http://www.gennarocarotenuto.it
</A></B></P>
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