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<DIV>Beh, facciamo finta di crdere nella Costituzione...</DIV>
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<DIV><FONT color=#ff0000 size=5><STRONG>Urla nel silenzio dell'"ergastolo
ostativo"<BR>Nelle celle dove si distrugge la speranza</STRONG></FONT></DIV>
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<DIV><STRONG><FONT color=#ff0000
size=5></FONT></STRONG><!-- fine TITOLO --></DIV>
<H3><!-- inizio SOMMARIO -->Per 1.200 detenuti in Italia sono di fatto
cancellati tutti i diritti e i benefici durante la detenzione previsti dalla
legge per buona condotta. I volontari denunciano: "Così svanisce ogni ipotesi di
reinserimento e sincero pentimento" </H3>
<H3> </H3>
<H3><!-- fine SOMMARIO --></H3>
<DIV><EM class=author>di GIULIA CERINO</EM> </DIV>
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<P><!-- inizio FOTO1 --><IMG
title="Urla nel silenzio dell'"ergastolo ostativo" Nelle celle dove si distrugge la speranza"
alt="Urla nel silenzio dell'"ergastolo ostativo" Nelle celle dove si distrugge la speranza"
src="http://www.repubblica.it/images/2010/09/18/014038060-65c2e25b-061a-4ed9-8ef4-59e6ddd0ee2f.jpg"
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<P sizcache="32" sizset="88"><!-- inizio TESTO --><STRONG>ROMA</STRONG> - Sono
circa 1200 uomini e donne, soprattutto meridionali, colpevoli di reati di stampo
mafioso e condannati al cosiddetto "ergastolo ostativo", che preclude - di fatto
- ogni beneficio durante il periodo di detenzione. I permessi premio, di
necessità o la liberazione condizionale sono concessi molto di rado e solo a chi
collabora con la giustizia. Giusta o sbagliata che sia, questa disposizione
rende vano ogni possibile reale pentimento interiore e distrugge nei detenuti
ogni speranza di reinserimento nella società. A sostenerlo non sono soltanto le
numerose associazioni di volontariato che operano nelle carceri, ma soprattutto
la maggior parte degli operatori penitenziari: direttori e agenti di custodia.
"Nella pena che scontano - spiegano i volontari che operano nel carcere di
Spoleto - non c'è nulla di costruttivo e anzi ciò a cui sono sottoposti è
inumano. Le loro sono strade senza uscita, ostacolate dalla contraddizione - di
cui il sistema penitenziario italiano si fa portatore - tra la forma detentiva
perenne ed i fini rieducativi esposti nell'art. 27 della Costituzione, dove si
dice che 'le pene devono tendere alla rieducazione del
condannato'.<BR><BR><STRONG>Percorsi sbarrati.</STRONG> Con questa
consapevolezza è stato girato il video <A class=footnote
href="http://www.youtube.com/watch?v=pZnUuSfe7Yg"><FONT color=#00386b>Percorsi
sbarrati </FONT><SUP><FONT color=#111111 size=1>1</FONT></SUP></A>, un
filmato-manifesto prodotto dagli ergastolani e inaugurato con la campagna
<EM>Mai dire mai</EM> per l'abolizione della "pena senza fine". L'idea è sorta
all'associazione <SPAN style="DISPLAY: none" class="adv adv-middle-inline"
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</SPAN><A class=footnote
href="http://www.informacarcere.it/pantagruel.php"><FONT
color=#00386b>Pantagruel </FONT><SUP><FONT color=#111111
size=1>2</FONT></SUP></A>, nata nel 1986 come cooperativa culturale. A
raccontarla, nel video, l'accento sardo di Mario Trudu in carcere dal 1979 e le
immagini dei carcerati di Spoleto. La pena a cui sono sottoposti i detenuti
ostativi - a prescindere dalla colpa di cui si sono macchiati - è contraria alle
leggi dello Stato. Questo è il messaggio contenuto nel video su Youtube. E
questo è quello che anche gli operatori sociali e i volontari che prestano
assistenza nelle carceri d'Italia vogliono che arrivi a chi il carcere non lo
conosce. <BR><STRONG><BR>Solidarietà e amicizie virtuali.</STRONG> Per rendere
la detenzione meno amara e anzi, darle un senso, i volontari di Pantagruel hanno
dato vita a una serie di progetti volti al reinserimento nella società degli
ergastolani e alle ergastolane d'Italia. Perché anche se forse non vedranno mai
la luce, è giusto continuare a sperare e a fare come se, un giorno, avverrà. <A
class=footnote
href="http://www.lapoesiadellebambole.it/index.php?option=com_content&view=frontpage&Itemid=1&lang=it"><FONT
color=#00386b>La Poesia delle bambole </FONT><SUP><FONT color=#111111
size=1>3</FONT></SUP></A> "Educare con gli asini" e il progetto "Bruno Borghi"
sono solo alcune iniziative dell'associazione. Ma ce ne sono altre, più
specifiche, sorte apposta per sostenere la causa. <A class=footnote
href="http://www.informacarcere.it/"><FONT color=#00386b>Informacarcere
</FONT><SUP><FONT color=#111111 size=1>4</FONT></SUP></A>, per esempio, è il
portale dove i detenuti - soprattutto toscani - scrivono cercando contatti con
l'esterno. <BR><BR><STRONG>Il "cerca lavoro".</STRONG> Per uno scambio reciproco
e per allacciare rapporti - seppur virtuali - di amicizia. Nella sezione "realtà
del carcere" c'è uno spazio dedicato alle richieste e alle offerte: i detenuti -
a cui è concesso - cercano lavoro, consigli, consulenze legali, corrispondenza
per amicizia o per unione di coppia. Vendono i loro prodotti artigianali e
richiedono libri, giornali, francobolli e nastri di musica. La sezione Posta
Diretta permette invece agli utenti di rivolgere direttamente delle domande ai
carcerati, che rispondono. Carmelo Musumeci, in prigione da venti anni, è uno di
questi. Nato in Sicilia, è un ex capo della mafia versiliana e ha ucciso un
uomo. Ora è un poeta e non è mai uscito di prigione. "Tempo fa -
racconta su Informacarcere - avevo chiesto al Tribunale di Sorveglianza qualche
ora d'aria ma 'le motivazioni affettive sottese alla richiesta avanzata dal
Musumeci, encomiabili e rispettabili sul piano umano non sono applicabili'".
Permesso respinto.<BR><BR><STRONG>Il reinserimento che non c'è.</STRONG> "Si
continua a parlare di pentiti ma in realtà si dovrebbero chiamare collaboratori
di giustizia, perché è evidente che la collaborazione è una scelta processuale
mentre il pentimento è uno stato interiore. In realtà sono gli anni di carcere e
la sofferenza che portano ad una revisione interiore sugli errori del passato.
Tutto questo nonostante un sistema carcerario che abbandona i detenuti a se
stessi, non agevola la rieducazione e, nel caso degli ostativi, esclude
completamente ogni speranza di reinserimento sociale". Nadia Bizzotto,
volontaria della comunità "Papa Giovanni XXIII", fondata nel 1973 da don Oreste
Benzi, il carcere lo conosce bene. <BR><BR><STRONG>Non si tratta di tirar fuori
i delinquenti.</STRONG> "Piuttosto, per ottenere benefici, agli ergastolani
comuni bastano diritto e merito. Per gli ostativi non si arriva al merito.
Allora qui il principio rieducativo non c'è proprio e il famoso articolo 27 non
serve a niente". Si domanda che senso ha tenere in galera uno tutta la vita con
la prospettiva di non uscire mai, Nadia. Lei, come altri, lavora da
intermediaria e combatte per rendere 'utilè la detenzione a vita. "Siamo stati
nel carcere di Spoleto la prima volta nel 2007 accedendo come esterni che
entrano per fare colloqui. La nostra battaglia - spiega
- si chiama '<A class=footnote
href="http://urladalsilenzio.wordpress.com/"><FONT color=#00386b>Urladalsilenzio
</FONT><SUP><FONT color=#111111 size=1>5</FONT></SUP></A>'". Con lo stesso nome,
è nato anche un blog , che con il tempo è diventato la voce degli ergastolani
che con lettere, poesie, testimonianze raccontano l'assenza di ogni speranza.
"Il tentativo è quello di far conoscere a tutti la realtà dell'ergastolo
ostativo. E' un modo per dare una possibilità a chi ne avrebbe diritto", spiega
Bizzotto.<BR><BR><STRONG>La legge Martelli-Scotti.</STRONG> "La sospensione
delle normali regole di trattamento penitenziario" nei confronti dei carcerati -
anche non ergastolani - accusati di associazione mafiosa, fu stabilita nel
maggio del 1992. Il decreto Martelli-Scotti, pochi giorni dopo che Giovanni
Falcone veniva fatto saltare in aria con la moglie e la scorta, inaspriva le
pene già contenute nell'articolo 4 bis della legge antimafia del 1975. Con uno
scopo: distruggere la rete malavitosa attraverso le confessioni dei detenuti. Da
allora, per varie ragioni, da parte dei carcerati ostativi c'è stato soprattutto
silenzio. In merito alla legge del '92, invece, non è mancata la polemica.
"Mentre in alcuni paesi - Norvegia, Portogallo, Spagna, Slovenia, Croazia e
Polonia per esempio - la detenzione a vita è stata abolita - spiegano i
volontari della comunità "Papa Giovanni XXIIIesimo" - in Italia, unico Paese nel
mondo, l'ergastolo puro si sconta per minimo 25 anni. Un provvedimento, questo,
in contrasto con l'articolo 5 della Carta europea dei dritti dell'uomo che - in
ogni caso - prevede che nessuno venga sottoposto a tortura o trattamenti o
punizioni crudeli, inumani e degradanti".<BR><BR><BR> <!-- fine TESTO -->
</P>
<P class="disclaimer clearfix"><FONT size=1><SPAN>(<!-- inizio DATA -->18
settembre 2010<!-- fine DATA -->)</SPAN> © Riproduzione riservata </FONT><A
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