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<H2 class=uiHeaderTitle><FONT color=#ff0000>Il cinismo europeo prepara la grande
Regressione</FONT></H2>
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<DIV class="mbs uiHeaderSubTitle lfloat fsm fwn fcg">pubblicata da <A
href="http://www.facebook.com/profile.php?id=1085524363"><FONT
color=#3b5998>Franco Berardi</FONT></A> su facebook lunedì 6 settembre
2010</DIV>
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<P>Sulla Repubblica di sabato 4 settembre, Giulio Tremonti dimostra come,
nonostante la nebbia fitta del delirio politico italiano, ci sia qualcuno che sa
dove bisogna andare. Bisogna andare nella direzione che indica l’Europa, dice
serafico il Ministro. D’altronde i giochi sono fatti. Negli ultimi sei mesi, in
seguito alla drammatizzazione della crisi greca, in Europa si è creata
l’unanimità basata sul terrore finanziario.</P>
<P>Saltando con un balzo tutte le lentezze e le contraddizioni che si erano
manifestate di fronte alle proposte di revisione della Carta costituzionale
europea, con il no olandese e francese del 2005, il triumvirato franco tedesco
Merkel Sarkozy Trichet ha imposto una innovazione costituzionale basata su una
linea di rigore monetarista e di riduzione del costo del lavoro. La politica
economica che ha guidato le scelte della Banca centrale europea e ha condotto
alla crisi finanziaria, viene così irrigidita, trasformata in vero e proprio
pilastro costituzionale d’Europa, come spiega Tremonti, finalmente convertito a
un europeismo integrale.</P>
<P>L’intervistatore Massimo Giannini balbetta domande banali e alla fine incita
il Ministro ad andare avanti così, anzi a procedere più speditamente. Con
linguaggio da automa, Tremonti spiega quello che adesso è importante: “E’ sonato
il gong sull’Europa: il passaggio rivoluzionario dal G7 al G20, drammaticamente
evidenziato dalla crisi,m ha segnato la fine di un’epoca, la fine della rendita
coloniale europea: prima potevamo piazzare le nostre merci e i nostri titoli
dove e come volevamo, adesso non possiamo più farlo. Più che di politica
industriale forse si deve parlare di competitività”</P>
<P>Nell’intervista tremontiana la rissa italiana è totalmente assente, e si
intravvede la consapevolezza del fatto che ciò che accadrà del governo italiano
non ha molta importanza, perché tanto la politica, quella che conta, quella che
determina la vita quotidiana, il salario il tempo di lavoro, i livelli di
sfruttamento e di miseria, il rapporto tra salario e profitto non si fa più a
Roma, ma in Europa.</P>
<P>Il Ministro spiega che finalmente l’Europa è entrata nell’era dell’unità
politica. Infatti da quest’anno le politiche finanziarie ed economiche dei
diversi paesi europei verranno giudicate, approvate o respinte da un vero e
proprio direttorio le cui linee direttrici sono a tutti ben note: riduzione del
costo del lavoro, riduzione della spesa pubblica, subordinazione della ricerca
alla competizione economica.</P>
<P>“Fine delle politiche <EM>National oriented</EM>.” dice Tremonti “Ogni anno
da gennaio a aprile tutto ruoterà per tutti gli stati intorno alla
sessione di bilancio europea. Con la sessione di bilancio prenderà forma
un nuovo luogo politico. Una fondamentale devoluzione di potere.”</P>
<P>Che resta da fare nei diversi stati nazionali, per esempio in Italia?
“re-ingegnerizzare il paese in termini di competitività europea.” dice
Tremonti.</P>
<P>Dietro la fascinosa re-ingegnerizzazione cosa c’è? Lo sappiamo. C’è la
definitiva eliminazione di ogni possibile forma di resistenza del lavoro, la
cancellazione dei diritti che la modernità ha sancito, e la totale libertà di
azione dell’impresa, senza più vincoli di tipo etico, legislativo o
sindacale.</P>
<P>L’intervistatore Giannini incalza il prode Tremonti a una revisione
dell’articolo 41 della Costituzione.</P>
<P>E Tremonti non si tira indietro. “Lo faremo, risponde, ci stiamo lavorando a
Palazzo Chigi.”</P>
<P>Ma naturale, se lo scopo supremo è essere competitivi con paesi in cui il
salario medio è di duecento euro e l’orario di lavoro è illimitato, come
possiamo difendere delle piccolezze come il diritto al riposo, alla pensione,
alla libertà di organizzazione e di sciopero, insomma all’<EM>habeas corpus</EM>
della società? La civiltà è finita, mettiamola così.</P>
<P>Il salto politico europeo di quest’anno 2010 consiste nell’imposizione
dell’omogeneità di politiche che cancellano ogni autonomia del corpo sociale in
nome di una perfetta aderenza allo scopo comune: aumentare la competitività
dell’industria europea, cioè rendere possibile un aumento dei profitti delle
corporation europee che le renda competitive con i colossi dell’economia
globalizzata.</P>
<P>Una partita persa fin da principio, questo lo sanno tutti. L’Europa nel suo
complesso non riuscirà mai a imporre un immiserimento così drastico senza
provocare reazioni sanguinose (razziste, dementi, aggressive in quali forme
vedremo). Forse l’area tedesca depurata dell’Europa latina potrà presto
provarci. Ma nelle condizioni attuali non riusciremo a fermare il declino della
potenza europea, ma perseguire questo scopo paranoico servirà per ridurre il
salario reale, per deregolare completamente l’orario di lavoro, per distruggere
la vita quotidiana di milioni di persone.</P>
<P>Lo dice del resto anche Chiamparino, in un’intervista che troviamo su <EM>La
Repubblica</EM> di domenica. Marchionne ha ragione, dice colui che si candida a
riformare il partito democratico per portarlo all’altezza dei tempi. I tempi
sono questi, dice Chiamparino, non è più tempo di illudersi. Lo schiavismo è la
sola maniera per salvare l’Europa, dice il democratico riformatore.</P>
<P>In Italia tutti si appassionano alla faida che potrebbe far sdrucciolare
Berlusconi. Il povero vecchio appare stanco, circondato da lupi che si ribellano
contro il loro addomesticatore perché non riesce più a soddisfare tutti gli
appetiti. Sembra che dovremo scegliere tra la mafia, i nazi-nordisti in camicia
verde, o un nuovo polo clerico-fascista.</P>
<P>Una nobile gara nella quale sarebbe meglio non immischiarsi (anche perché nel
medio periodo potrebbe avere risvolti non proprio pacifici).</P>
<P>Poltiglia.</P>
<P>Le cose importanti sono quelle di cui parla Tremonti, perché l’attacco più
distruttivo contro la società viene oggi dal gruppo dirigente europeo, dalle
scelte criminali che la classe finanziaria sta imponendo a un ceto politico
privo di qualsiasi autonomia. L’Europa ha smesso di sentirsi depositaria di una
(sia pur sbiadita) civiltà sociale, o erede della civiltà umanistica. Basta con
queste fantasie, dice con chiarezza il cinismo europeo contemporaneo, preparando
la grande regressione. L’umanesimo che per cinque secoli ha guidato la civiltà
europea, almeno in linea di principio, è oggi riconosciuto come un ostacolo al
pieno dispiegamento dell’ipercapitalismo globale competitivo.</P>
<P>Il mondo è quello che è. E il compito degli schiavisti è frustare gli
schiavi.</P>
<P>Fin che subiscono.</P>
<P> </P>
<P> </P>
<P> </P></DIV></DIV></DIV></BODY></HTML>