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<DIV>Se si ha la pazienza di leggere il brevissimo commento di Fumagalli su
ciascuno dei numerosi saggi di questo volume collettaneo, si trovano
interessanti spunti sulle economie emergenti e, soprattutto, sulla
conflittualità operaia in Corea del Sud e in Cina. Un incoraggiamento per chi,
come da noi, ha forti dubbi sulle lotte operaie e proletarie a venire. </DIV>
<DIV>Testo di un anno e mezzo fa ma attualissimo.</DIV>
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href="http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=7759&catid=36&Itemid=68"><FONT
color=#ff0000>ANDREA FUMAGALLI: NELL'EPICENTRO DELLA LOTTA DI CLASSE</FONT></A>
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<DIV><SPAN style="FLOAT: left; MARGIN-RIGHT: 5px"><A class=multibox
href="http://www.ombrecorte.it//images/accumulazione.jpg" target=_blank><IMG
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src="http://www.controlacrisi.org/joomla/images/plg_imagesized/7759-accumulazione.jpg"></A></SPAN>recensione
del libro La lunga accumulazione originaria. Politica e lavoro nel mercato
mondiale, di D.Sacchetto M.Tomba (Ombre Corte)
<BR><BR><BR><BR><STRONG>Nell'epicentro della lotta di classe <BR>di Andrea
Fumagalli</STRONG> <BR><BR>Tutte le volte che il mondo attraversa una crisi
sistemica di forte intensità non ascrivibile a disfunzioni congiunturali, viene
riscoperto Karl Marx, uno che le crisi le analizzava bene. "La lunga
accumulazione originaria" (Ombre Corte, 18 euro) curato da Massimiliano Tomba e
Devi Sacchetto (entrambi docenti dell'Università di Padova) riparte proprio da
una rilettura del pensiero di Marx e dal recupero di quelle categorie che molti
autori marxisti ritengono imprescindibili per leggere l'odierna attualità
economica. Nella prefazione dei due autori si legge infatti: "L'attenzione (...)
è rivolta all'accumulazione originaria da intendersi non come fase storica di
transizione, quanto piuttosto come condizione costitutiva dei rapporti sociali
che quotidianamente si esprimono. Abbiamo quindi parlato di accumulazione
originaria perché se, da un lato, la cosiddetta accumulazione originaria non è
confinabile alla solo protostoria del modo di produzione capitalistico,
dall'altro occorre mettere in evidenza i caratteri di novità dell'odierno ciclo
di accumulazione". <BR>L'intento del volume è di rimettere al centro
l'interpretazione secondo cui il sistema capitalistico si basa su un processo di
espropriazione violenta (una sorta di continua accumulazione originaria,
appunto) insito nel rapporto di sfruttamento tra capitale e lavoro. L'essenza
dell'espropriazione non si modifica e non è quindi soggetta a fasi di
"transizione", anche se cambia forma in seguito all'evoluzione sociale, politica
e tecnologica. <BR>Che il sistema capitalistico si fondi sulla rigenerazione
continua del processo di espropriazione è opinione condivisa e radicata nei vari
marxismi. Essa, ad esempio, è ben presente nella voce sull'accumulazione
originaria scritta da Sandro Mezzadra per il testo "Lessico marxiano". Le
divergenze interpretative nascono, semmai, sull'analisi della dinamica di tale
espropriazione. Uno dei punti nodali riguarda il passaggio dalla "sussunzione
formale" alla "sussunzione reale" del lavoro al capitale, che ha inizio con
l'accumulazione originaria - la quale ci conduce nel capitalismo vero e proprio.
Come scrive lo stesso Marx la fase dell'accumulazione originaria è
caratterizzata dall'estrazione di "plusvalore assoluto" (ovvero di un plusvalore
ottenuto con la continua estensione della giornata lavorativa). E' la fase in
cui "il modo di produzione capitalistico non ha ancora carattere
specificatamente capitalistico": la prestazione lavorativa, pur soggetta a
dominio e sfruttamento, non è stata ancora direttamente organizzata dal capitale
attraverso la sua trasformazione in lavoro salariato. Il passaggio alla
"sussunzione" reale, e quindi alla prevalente estrazione di "plusvalore
relativo" - tramite l'ammodernamento delle tecniche (variazione della
composizione organica del capitale) e con il crescere dell'intensità di
sfruttamento (saggio di sfruttamento) - rappresenta il moderno sistema di
produzione e di organizzazione capitalistica. <BR>L'analisi del rapporto tra
sussunzione formale e sussunzione reale viene oggi rivisitato alla luce dei
processi di globalizzazione che hanno interessato l'economia mondiale negli
ultimi tre decenni. I contributi del testo curato da Sacchetto e Tomba "si
interrogano (...)sul significato di mercato mondiale e sulle categorie
necessarie a comprenderne i mutamenti" (p. 9). Essi riaffermano la centralità
del rapporto capitale-lavoro come luogo dove cogliere che le condizioni di
lavoro presentano le caratteristiche dell'estrazione di plusvalore assoluto.
Secondo gli autori, il Marx de Il Capitale torna così ad essere lo strumento
concettuale più adeguato alla comprensione del sistema capitalistico, mentre i
Grundrisse svolgono un ruolo preparatorio alla stesura de Il Capitale, a
dispetto di chi (come i neo-operaisti) ritiene i Grundrisse un'opera compiuta e
autonoma e anche più idonea alla comprensione "marxiana" dell'oggi. <BR>E'
questo in ultima analisi lo scopo del volume. Soprattutto nel saggio di
Bellofiore si dà una lettura dei Grundrisse a partire da quella de Il Capitale.
L'intento - oltre alla critica delle analisi dell'operaismo teorico italiano di
Tronti e Negri - è quello di evidenziare come non esistano due Marx (quello de
Il Capitale e quello dei Grundrisse), ma una sola continuità teorica che parte
sin dai Manoscritti Storico-filosofici del 1844 e che va a Il Capitale per poi
tornare a ritroso ai Grundrisse. Viene così negata la distinzione tra un Marx
più "teorico-analitico" teso a cogliere le tendenze principali dell'evoluzione
delle forme capitalistiche di produzione (Grundrisse) e un Marx più "politico"
teso ad analizzare la struttura del capitalismo così come si presentava ai suoi
occhi con lo scopo di coglierne le contraddizioni interne e quindi operare sul
piano dell'azione politica (Il Capitale). <BR>Nel saggio di Caffentzis, la legge
della caduta tendenziale del saggio di profitto, ad esempio, viene analizzata
alla luce della dinamica della composizione organica del capitale, che si riduce
nei settori non investiti in pieno dal progresso tecnologico o nelle aree di più
recente industrializzazione - a minor contenuto tecnologico. Ciò non comporta il
crollo del sistema capitalistico o il suo superamento grazie al poderoso
sviluppo della scienza e del general intellect come profetizzato da Marx nei
Grundrisse. <BR>I contributi di Basso e Finelli pongono l'accento sulle
peculiarità del modo di produzione capitalistica come sistema sociale nel quale
l'individuo (la sua soggettività, diremmo noi) diventa soggetto che si definisce
nel suo antagonismo al capitale. Finelli, inoltre, vede nel Marx dei Grundrisse
il limite di una filosofia della storia che evidenzia fasi progressive come
costituenti il percorso della storia. A simili conclusioni arrivano anche
Bonefeld e Tomba. Il primo sostiene la tesi che il sistema capitalista può
essere inteso come una perenne "accumulazione originaria". Di conseguenza, come
sostiene anche Tomba nel suo saggio, non è possibile una concezione lineare e
progressiva della storia, ma, piuttosto, una dialettica che ripropone fasi
alterne che si rincorrono a seconda della combinazione di plusvalore assoluto e
relativo. <BR>De Angelis analizza la crisi dei subprime e la crisi
economico-finanziaria globale come un meccanismo che tende a due obiettivi, sui
quali concordiamo: da un lato, il controllo del lavoro vivo nelle sua più
moderne forme, dall'altro, la necessità di imporre nuovi patti sociali in grado
di delimitare il grado di conflittualità che la situazione di crisi rischia di
far emergere. Il riferimento all'esperienza del New Deal è palese. Rimane aperta
tuttavia la questione se oggi vi siano le condizioni per la definizione di un
nuovo patto sociale adeguato ai nuovi processi di accumulazione. Ancora più
concreto è il saggio di Sacchetto che analizza i processi di organizzazione e
ristrutturazione della produzione nei Paesi dell'Est Europa. Forte di
un'attività di ricerca sul campo che è unica nel suo genere, Sacchetto evidenzia
come il tentativo di fare di alcuni paesi orientali una sorta di enclave
produttiva sul modello delle zone di libera esportazione di tradizione cinese
incontri non poche difficoltà nell'opposizione delle soggettività operaie che
ivi emergono e si organizzano. <BR>Il piano dell'organizzazione - o meglio
dell'autorganizzazione - rappresenta il leit motiv degli ultimi due saggi del
libro, quello di Goldner sulle lotte operaie in Corea del Sud e di Silver e Lu
Zhang sulla dinamica produttiva della Cina. I due saggi sono accomunati dalla
constatazione del fallimento del tentativo di politiche di dumping salariale a
danno dei lavoratori di questi due Paesi. Se le lotte degli operai coreani sono
sufficientemente note, il caso della Cina riveste particolare interesse, nel
momento stesso in cui, secondo Silver e Lu Zhang, il grande paese asiatico sta
diventando l'epicentro della nuova lotta di classe, "smentendo così le teorie
dello scivolamento verso il fondo delle condizioni di lavoro a livello
internazionale". Questa conclusione è particolarmente interessante. Essa ci dice
che la storia solo apparentemente si ripete. Nella sostanza del conflitto
sociale e delle soggettività, mai. </DIV>
<DIV><BR><BR>FONTE: ALIAS - il manifesto - 6 gennaio 2009</DIV></DIV>
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