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<DIV><FONT size=2 face=Arial>ma tu in ferie nun ce vai?</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Arial>inaugurata su blog la tag</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Arial>o veramente?????!!!!!!!!!!</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Arial>e tag sport</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Arial>buon agosto a tutti</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Arial></FONT> </DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Arial>vittoria</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Arial></FONT> </DIV>
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style="BORDER-LEFT: #000000 2px solid; PADDING-LEFT: 5px; PADDING-RIGHT: 0px; MARGIN-LEFT: 5px; MARGIN-RIGHT: 0px">
<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message ----- </DIV>
<DIV
style="FONT: 10pt arial; BACKGROUND: #e4e4e4; font-color: black"><B>From:</B>
<A title=spartacok@alice.it href="mailto:spartacok@alice.it">clochard</A>
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<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>To:</B> <A title=redditolavoro@lists.ecn.org
href="mailto:redditolavoro@lists.ecn.org">redditolavoro@lists.ecn.org</A>
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<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Sent:</B> Wednesday, August 04, 2010 4:57
PM</DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Subject:</B> [Redditolavoro] Adriano Sofri
intervistato sulle carceridall'Espresso</DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Per favore, risparmiatemi la valanga di contumelie su Sofri: le farei
anch'io e lo ritengo un personaggio a dir poco squallido. Non pretendiamo
dunque che declami "chiamiamo comunismo una società senza galere" e via di
questo passo. Ciononostante è da sempre un artista della parola, scritta
e orale. La sua descrizione mi sembra molto efficace. Anche i pezzi linkati
non sono male.</DIV>
<DIV>Ho preso spunto dal messaggio di Laboratorio Eudemonia, ma qui
l'intervista è integrale e non ci sono le strambe analisi e proposte dei
sostenitori dell'«Armonica Rotazione Sociale».</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>e</DIV>
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<DIV> </DIV>
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<H2> </H2>
<H2> </H2>
<H2><FONT color=#ff0000>Carceri, è tortura di Stato</FONT></H2><FONT
color=#ff0000></FONT></DIV>
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<DIV> </DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>
<H2><BR></H2><!-- fine TITOLO --><!-- inizio FIRMA --><EM class=em1>di Tommaso
Cerno</EM><!-- fine FIRMA --> <!-- inizio SOMMARIO -->
<P class=p1>Immaginate di passare ogni giorno in una cella di due metri a
quaranta gradi. In piedi o sdraiati su una gommapiuma impregnata dal sudore
altrui. Questa è tortura vera, non metaforica. La denuncia di Adriano
Sofri</P><!-- fine SOMMARIO --><!-- inizio TESTO --><SPAN>(21 luglio
2010)</SPAN>
<DIV class=article sizcache="29" sizset="90"><SPAN style="WIDTH: 214px"
class=cont_img><IMG class=img1 alt=""
src="http://data.kataweb.it/kpmimages/kpm3/eol/eol2/2010/07/20/jpg_2131070.jpg"
width=201> </SPAN>Carceri sovraffollate. Celle anguste. Caldo. Niente acqua.
Niente aria. Un'estate torrida che spinge a violenze e autolesionismo. Fino al
suicidio in cella di chi è così disperato da non voler più vivere. L'allarme
che "L'espresso" aveva lanciato <A
href="http://espresso.repubblica.it/dettaglio/bomba-carceri/2124777">qualche
mese fa</A>, denunciando il limite di capienza ormai sforato degli istituti
penitenziari italiani, diventa cronaca quotidiana di morte nelle galere. E la
ragione è un sistema detentivo ai limiti dell'umano, che <STRONG>Adriano
Sofri</STRONG> equipara a «una tortura di Stato».<BR><BR><STRONG>Cosa
significa davvero trascorrere in carcere un'estate come
questa?</STRONG><BR>«Per capirlo basta pensare a cosa significhi questo caldo
torrido per una persona libera. Chiunque soffre a queste temperature la
mancanza d'aria fresca, ha difficoltà a muoversi, a spostarsi e a dormire. Se
trasferiamo queste sofferenze in una cella dove lo spazio è di due metri
quadrati è facile immaginare cosa succede dentro le prigioni. E' come passare
l'estate su un autobus nell'ora di punta. Puoi al massimo sederti, ma non
sempre è possibile, perché non c'è lo spazio. Puoi stare in piedi per ore,
oppure sdraiato su una squallida branda, a giacere su materassi vecchi,
impropriamente chiamati di gommapiuma e imbevuti del sudore di generazioni di
detenuti che ci marciscono sopra. Ogni ora, ogni giorno». <BR><BR><STRONG>E la
notte?</STRONG><BR>«Le celle vengono chiuse il più delle volte alle 18, oppure
alle 20, e restano chiuse da quell'ora fino al mattino successivo. Le finestre
hanno normalmente tre file di ferro: una grata, una fila di sbarre e una
seconda di sbarre meno fitte. A certe ore il sole batte dritto su
quell'ammasso di ferro che fa da coperchio e trasforma la cella in una
triplice graticola che agisce come uno strumento di tortura sui detenuti
stipati all'interno. E' lo strumento che rese celebre San Lorenzo. Sono dei
forni veri e propri e all'interno ci sono persone che non possono fare nulla,
se non stare immobili, giacere ed attendere che prima o poi l'agonia finisca».
<SPAN class=adv>
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</SPAN><BR><BR><STRONG sizcache="29" sizset="91">E' per questo che <A
href="http://espresso.repubblica.it/dettaglio/morire-in-carcere/2131063">violenze
e suicidi aumentano</A>?</STRONG><BR>«Sì. Le violenze e anche l'autolesionismo
grave. Ci sono detenuti che si riducono a brandelli perché sperano di essere
portati in infermeria, di poter prendere degli antidolorifici o dei farmaci, o
anche solo sperano di poter fumare una sigaretta». <BR><STRONG><BR>Nei primi
sei mesi di quest'anno 37 detenuti si sono tolti la vita in
cella.</STRONG><BR>«Secondo me la domanda che dovremo farci, in queste
condizioni, non è perché ci si suicidi così tanto, ma piuttosto perché ci si
suicidi ancora così poco, visto che le carceri sono strutture che non portano
affatto alla rieducazione, ma piuttosto istigano a farla finita, all'incubo
ottocentesco di essere sepolti vivi. Spesso manca anche l'acqua per lavarsi la
faccia e quella dei rubinetti non è potabile. Dovrebbero essere distribuite
bottiglie d'acqua a basso costo, che il carcere spesso invece non
distribuisce». <BR><STRONG><BR>Perché lo Stato non interviene?</STRONG><BR>«La
realtà è che nelle carceri italiane c'è la tortura. Non in senso generico o
metaforico, proprio in senso tecnico. Queste condizioni, anche senza botte o
provocazioni volontarie, si configura come una tortura di Stato. Per cui, se
esiste un torturato esiste anche un torturatore. Non parlo degli agenti
penitenziari che sono a loro volta, in senso lato, dei semi-detenuti, ma delle
autorità che hanno a che fare con questo sistema. Gente che per cattiveria,
imbecillità o peggio fa leggi che spediscono in carcere persone che non ci
dovrebbero andare. E che non prende alcuna misura per evitare la situazione
tragica a cui le condanna». <BR><STRONG><BR>I magistrati potrebbero fare
qualcosa?</STRONG><BR>«I magistrati, quando non hanno una vocazione almeno
iniziale a occuparsi delle carceri credendoci davvero (e sono la minoranza,
molti più fra le donne), sono persone che cercano di smaltire con il minimo
danno la gestione di una discarica, a loro affidata, con istruzioni che dicono
di fare il meno possibile e di girarsi dall'altra parte. Spesso quello che
sentenziano è un voto a fine scrutinio: 10, oppure 18. Ma nessuno pensa che
quel 10 significa 10 anni moltiplicati per 365 giorni e ancora per 24 ore, per
due metri quadrati e per tre file di sbarre. Su questo i magistrati sembrano
non porsi nemmeno il problema».</DIV>
<DIV class=article sizcache="29" sizset="90"> </DIV>
<DIV class=article sizcache="29" sizset="90"><STRONG>Pensa che dieci giorni di
carcere per tutti i parlamentari potrebbero servire a sensibilizzare la
politica sul problema?<BR></STRONG>«Temo di no. Credo che avvocati e
magistrati si avvantaggerebbero molto da un'esperienza di vita diurna e
notturna nelle carceri, piuttosto. Potrebbe servire, per capire bene di che
realtà stiamo parlando, passare 24 ore in cella. Per i politici è diverso.
Molti parlamentari sono stati in carcere per scontare delle pene. E quando
sono usciti hanno sempre fatto mille dichiarazioni di intenti, dicendo che il
tunisino gli faceva bene il caffè e promettendo attenzione perché la galera
aveva cambiato per sempre la loro vita. Eppure solo l'1 per cento ha fatto
qualcosa, gli altri nulla. E anche quelli che adesso torneranno in galera, non
faranno altro che occupare due metri quadrati di spazio, sottraendoli agli
altri detenuti. Anzi, trattandosi di loro saranno certamente più di due metri.
E le cose non cambieranno nemmeno stavolta».</DIV>
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<DIV class=article sizcache="29" sizset="90"><A
href="http://espresso.repubblica.it/dettaglio/carceri-e-tortura-di-stato%3Cbr-%3E/2131065"><FONT
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<P></P>_______________________________________________<BR>Redditolavoro
mailing
list<BR>Redditolavoro@lists.ecn.org<BR>http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/redditolavoro<BR></BLOCKQUOTE></BODY></HTML>