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<DIV>Ogni tanto, uno sguardo alla politica ufficiale.</DIV>
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<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message -----
<DIV style="BACKGROUND: #e4e4e4; font-color: black">From: <A
title=posta@gennarocarotenuto.it
href="mailto:posta@gennarocarotenuto.it">Gennaro Carotenuto</A> </DIV>
<DIV>To: <A title=articoligennarocarotenuto@googlegroups.com
href="mailto:articoligennarocarotenuto@googlegroups.com">articoligennarocarotenuto@googlegroups.com</A>
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<DIV>Sent: Monday, August 02, 2010 8:19 AM</DIV>
<DIV>Subject: [gc] Il compagno Fini?</DIV>
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<DIV><FONT size=3 face="Times New Roman"></FONT> </DIV></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<H1><A title="Permanent Link to Il compagno Fini?"
href="http://www.gennarocarotenuto.it/13460-il-compagno-fini/" rel=bookmark>Il
compagno Fini?</A></H1>
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<P><A
href="http://www.gennarocarotenuto.it/img/IlcompagnoFini_279/fini10_int.jpg"><IMG
style="BORDER-BOTTOM: 0px; BORDER-LEFT: 0px; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; DISPLAY: inline; BORDER-TOP: 0px; BORDER-RIGHT: 0px"
title=fini10_int border=0 alt=fini10_int align=right
src="http://www.gennarocarotenuto.it/img/IlcompagnoFini_279/fini10_int_thumb.jpg"
width=259 height=259></A> Qualcuno, perfino a sinistra, fa il tifo per
Gianfranco Fini, non foss’altro che, come Bruto, avrebbe vibrato la prima
coltellata a Cesare. Guardando i nomi degli oltre 40 parlamentari finiani (33
alla camera più una decina al senato) si vede però che più che la destra europea
e moderna di “Fare Futuro”, quella degli Alessandro Campi e Sofia Alfano, è
rappresentata un’accozzaglia di rautiani, qualche fascista non pentito, omofobi,
cuori neri, tradizionalisti cattolici. E’ gente che a Fini deve la carriera più
di quanto non la debba a Berlusconi ma che forse, le analisi politiche appaiono
sottovalutarlo, più che andare “con Fini” va via “da Berlusconi”.</P>
<P><SPAN id=more-13460></SPAN></P>
<P>di <A href="http://www.gennarocarotenuto.it">Gennaro Carotenuto</A><BR></P>
<P>Li accompagnano altre schegge impazzite in uscita dal regime, come il
fondamentalista liberale, ex-radicale, Benedetto Dalla Vedova. Il gruppone
profila dunque non un’uscita dal PdL “da sinistra”, come invece molti credono,
ma “da destra”, magari verso “La Destra”, ben più che verso un calderone
centrista montezemol-rutellian-casinista che trovi una larga intesa col PD e
magari poi accetti perfino Nichi Vendola come leader (il mondo dei sogni).</P>
<P>Lo strappo dei finiani non c’è stato sulla laicità o sui migranti, temi sui
quali il Presidente della Camera ha a lungo solfeggiato lo spartito della destra
moderna (a volte a sinistra dell’ectoplasma del PD incapace di posizioni
originali), ma si è potuto consumare solo su una legalità declinata come legge e
ordine.</P>
<P>Con cose banalissime i finiani si sono rifatti una verginità che il paese
appare aver perduto per sempre. Sfonda una porta aperta Fabio Granata quando
afferma che non potevano rimanere in un partito che ha come coordinatore in
Campania un dirigente colpito da mandato di cattura come camorrista. Fa
un’affermazione rivoluzionaria (sic) Gianfranco Fini quando dice che il
garantismo non significa impunità. Ma da ben prima delle comiche finali e del
predellino Fini e i finiani sapevano bene che Dell’Utri fosse un mafioso,
Cosentino un camorrista, Berlusconi stia lì per le leggi ad personam e Bossi
voglia sfasciare l’Italia. Eppure con questa gente hanno fondato un partito,
vinto le elezioni, fatto un governo.</P>
<P>Anche senza negare i percorsi e le maturazioni personali, che si evincono per
esempio da alcuni editoriali di Flavia Perina, chi sogna di costruire
maggioranze future, magari solo “di transizione”, con i finiani potrebbe
svegliarsi con amare sorprese.</P>
<P>Il profilarsi per la prima volta da trent’anni (bomba a Bologna, terremoto in
Irpinia, Ciro Cirillo come spartiacque) di una pattuglia di destra legalista che
inverte la deriva di rapina e di dissoluzione etica della nazione di quella
parte politica con Berlusconi e già prima di Berlusconi, può essere comunque
accolto come un fatto positivo. Lo è soprattutto tatticamente rispetto alla
possibile caduta del regime berlusconiano.</P>
<P>Ma il campo politico, non solo la maggioranza, esce ulteriormente terremotato
dalla novità. Siamo di fronte ad un panorama dove il solo punto fermo appare la
Lega Nord. Né il PdL né il PD sono infatti ad oggi sicuri di avere un futuro
come tali e solo la Lega ha progetto, forza, novità, purtroppo futuro. Un punto
fermo che sta ispirando ad alcuni dirigenti del PD il piano suicida del
rieditare la finzione della costola della sinistra garantendole il federalismo
fiscale (qualunque cosa esso sia e qualunque sia il prezzo) in cambio di una
seconda coltellata (mortale?) a Cesare. Chissà se ad oggi (allo stato attuale,
farebbe dire La Russa a Berlusconi) il nemico prevalente è ancora Cesare e non
sempre più Umberto. La ricerca di un nuovo accordo con la Lega per liberarsi di
Berlusconi (e il berlusconismo che è in noi?) vuol dire non cogliere
l’eversività weimariana della stessa ed eludere il problema della centralità di
questa.</P>
<P>Intanto il bipolarismo, per chi ci credeva, è definitivamente abortito e il
bipartitismo artificiale è rimasto nel mondo dei sogni del perdente con
vocazione maggioritaria che condusse il PD alla rovinosa sconfitta del 2008. Né
il maggioritario, né le liste bloccate, né svariate forme di premi di
maggioranza sono riusciti a garantire governi stabili al paese. Nonostante ciò
una legge elettorale infame e il controllo sostanziale da parte del regime del
complesso mediatico rischiano in autunno o poco più in là (con o senza
transizioni e larghe intese) di riconsegnare di nuovo il paese a Dell’Utri e
Cosentino, Verdini e Gelmini.</P>
<P>L’illusione ottica delle larghe intese, il tatticismo del tutti dentro
moderatamente, allungherà l’agonia del paese come ha testimoniato l’inciucio per
l’elezione dei membri laici del CSM e in particolare di Michele Vietti. La
sudditanza culturale della classe dirigente del PD al modello economico e il
fatto che la classe dirigente (soprattutto locale) del partito si sia dimostrata
non all’altezza politicamente e moralmente lo rende uno strumento di
conservazione fino a vaneggiare (e come sennò?) nuove alleanze, una più
centrista dell’altra. Come se Fini e i finiani fossero davvero usciti dal PdL
“da sinistra”.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: center">Guarda online <A
href="http://www.gennarocarotenuto.it/13453-roberto-benigni/">Roberto
Benigni</A><BR></P>
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<P></P></BODY></HTML>