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<DIV>Questa notte è stata la volta del Cie di <A
href="http://bari.virgilio.it/">Bari</A>: qualche decina di migranti ha
devastato tre moduli abitativi e causato il ferimento di 13 militari, due dei
quali carabinieri e gli altri 11 appartenenti al battaglione San Marco. Anche
sei immigrati sono rimasti feriti, uno dei quali in prognosi riservata per un
trauma cranico e gli altri in modo meno grave con varie fratture e traumi.
Diciotto immigrati sono stati arrestati con l'accusa di devastazione, saccheggio
seguito da incendio, resistenza, violenza e lesioni a pubblici ufficiali. Il
deputato barese Dario Ginefra, annuncia che nelle prossime ore depositerà una
interrogazione urgente al Ministero degli Interni "perché venga fatta chiarezza
su questo episodio che ripropone in tutta la sua evidenza l'inadeguatezza della
normativa in materia e l'esasperazione che un attesa di 180 giorni determina nei
cosiddetti ospiti dei centri", sottolineando che è urgente fare una visita al
Cie di <A href="http://bari.virgilio.it/">Bari</A>. "Mi accerterò personalmente
- prosegue - di quanto avvenuto nelle scorse ore, nonché della condizione in cui
versano i sei ragazzi scappati durante i tumulti che sarebbero stati già
catturati e tradotti in questura per gli interrogatori di rito. Circola la
notizia che gli stessi interrogatori starebbero avvenendo con modalità non
ortodosse...</DIV>
<DIV> </DIV>
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href="http://www.youtube.com/watch?v=fSOe5jW6uY8&feature=player_embedded"><FONT
size=2>http://www.youtube.com/watch?v=fSOe5jW6uY8&feature=player_embedded</FONT></A></DIV>
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<H1 style="TEXT-ALIGN: left" dir=ltr><FONT color=#ff0000>L’estate torrida dei
Cie italiani</FONT></H1>
<H2 style="TEXT-ALIGN: left" dir=ltr><FONT color=#ff0000>Rivolte, scioperi,
violenze aggravate dai sei mesi di trattenimento</FONT></H2>
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<DIV dir=ltr class=arttesto>
<P class=spip>Che "ospiti" ingrati quelli dei Cie italiani.<BR>Il Governo ha
prolungato la loro possibile permanenza nei Cie fino a sei mesi perchè loro non
collaborano a farsi espellere verso i paesi da cui sono partiti (o altri come è
avvenuto in passato) e loro tentano di scappare. I sei mesi di trattenimento nei
Cie, così come prolungati dal pacchetto sicurezza, cominciano a far sentire i
loro effetti più dirompenti proprio da dentro l’inferno dei centri.<BR>Maroni,
che aveva previsto di trattenere più a lungo i reclusi, proprio per permetterne
"di realizzare veramente le espulsioni", diceva, si è visto costretto negli
scorsi giorni, alla scadenza dei 6 mesi di propoghe per molti dei trattenuti,
una operazione estesa di espulsioni collettive e giornaliere dei detenuti in
procinto di essere liberati, con un telegramma urgente inviato a prefetti e
questori.</P>
<P class=spip>Così in questi giorni i Cie italiani sono tornati (anche se per la
verità mai hanno smesso) ad essere animati da rivolte e fughe, a cui come spesso
avviene, sono seguite violenze, denunce, deportazioni.</P>
<P class=spip>Eppure dal 1998 ad oggi, l’evoluzione dei centri non si è mai
arrestata.<BR>Prima i centri di detenzione sono proliferati su tutto il
territorio nazionale. Poi, ai CPT sono stati affiancati i centri di prima
accoglienza, quelli di accoglienza per richiedenti asilo, quelli di
identificazione componendo un quadro formale di divisione delle competenze che
spesso si esauriva in una commistione di luoghi, tempi e modalità brutale e
pericolosa. Nel 2007, con il Governo targato Prodi, l’indignazione per
l’esistenza dei cpt e le battaglie che l’anno segnata hanno portato il Governo
Prodi ad immaginare la via di fuga dell’umanizzazione, dopo che anche la
Commissione De Mistura aveva prodotto una relazione sullo stato drammatico dei
diritti al loro interno: dobbiamo "superare i Cpt" ci dicevano e a modo loro, ci
sono riusciti.<BR>Con il primo decreto sicurezza (Amato 2007) i centri di
detenzione avrebbero dovuto "accogliere" anche i cittadini comunitari (leggasi
rumeni) che dal circuito della detenzione erano usciti solo pochi mesi prima con
l’allargamento a 27 stati del’Ue. Solo l’intervento europeo ha cassato questa
possibilità<BR>Poi, con il nuovo Governo Berlusconi ed il Ministero dell’Interno
affidato a Maroni, è stata inaugurata (o portata alle estreme conseguenze) la
politica securitaria in formato pacchetto (un decreto del maggio 2008, due
decreti legislativi dell’ottobre 2008, un disegno di legge del luglio 2009) che
hanno portato al prolungamento dei tempi di detenzione nei Cie (centri di
identificazione ed espulsio il loro nuovo nome) fino a 6 mesi.<BR></P>
<P class=spip>Così oggi ci ritroviamo con il prodotto della Turco Napolitano del
1998, a dodici anni di distanza, sempre più strutturale nella gestione delle
migrazioni e del loro sfruttamento.<BR>Non senza contraddizioni.<BR>Moltere
Regioni, grazie alle pressioni dei movimenti, hanno rifiutato la costruzione dei
Cie nel loro territorio, anche dopo che il Ministro Maroni ne aveva annunciato
la costruzione di uno almeno per ogni regione.<BR>La battaglia degli abitanti di
lampedusa poi aveva sottolineato la possibilità di rivendicare territori liberi
da questi luoghi disumani anche a partire dalla cittadianza che li abita.
<BR></P>
<P class=spip>In questi giorni gradisca, Vulpitta, Brunelleschi, Corelli, sono
stati teatro di rivolte e fughe, di repressione e scioperi.<BR>L’operazione
Maroni insomma ha trovato la sua resistenza ovvia e legittima proprio da parte
di chi come un oggetto, impotente, sarebbe dovuto salire su un aereo per essere
consegnato ad un destino che non aveva scelto.<BR></P>
<P class=spip><STRONG class=spip>Cioè che oggi risulta però necessario è
ritessere un filo del discorso e della lotta contro i Cie che possa trovare un
modo di percorrere le strade insidiose della società nella crisi.</STRONG></P>
<P class=spip><STRONG></STRONG><BR>Perchè contro i Cie puoi urlare il dissenso,
puoi sperare nella rivolta di chi vi è rinchiuso, oppure insieme, in tanti,
potremmo immaginare di ricostruire le condizione per dire no! Ai quelli vecchi
come a quelli in costruzione, alla detenzione ed all’espulsione. <BR></P>
<P class=spip>
<HR>
<P></P>
<P class=spip>Le lettere dai Cie in solidarietà ad Habib, il tunisino salito sul
tetto del Cie di Corso Brunelleschi, a Torino, contro la sua espulsione.</P>
<P class=spip><EM>Caro Habib,</EM></P>
<P class=spip><EM>siamo tutti con te e facciamo tutto il possibile da Gradisca.
Stiamo lottando per combattere questa legge che non deve esistere, e facciamo il
possibile. Molti di noi siamo in sciopero della fame, non vogliamo avere niente
a che fare col direttore e le guardie, noi non vogliamo niente da loro. In tanti
ci tagliamo ogni giorno come forma di protesta perché i Cie devono essere rasi
al suolo. Sappiamo che sei li da più di trenta ore; non ti preoccupare, tieni
duro perché siamo molto vicino a te e sappiamo che la tua lotta è anche la
nostra lotta. Sappiamo che il Cie di Brunelleschi è un Cie che fa schifo. Il tuo
gesto è molto coraggioso, tieni duro, stiamo tutti lottando e pregando per te,
speriamo che non ti succeda niente, non sei da solo. Vogliamo anche ringraziare
tutti quelli che da fuori ci stanno sostenendo per distruggere questi campi di
concentramento. È molto importante sentirvi vicini. Ci aiutiamo a vicenda dando
una mano a questo ragazzo.</EM></P>
<P class=spip><EM>I reclusi di Gradisca - Sezione rossa</EM></P>
<P class=spip><EM>Ti auguriamo di resistere Libertà per tutti e siamo tutti con
te Habib e contiamo su di te. Grazie mille per questo tuo gesto ti auguriamo al
più presto la libertà, a te e a tutti noi.</EM></P>
<P class=spip><EM>I reclusi di Gradisca - Sezione blu</EM></P>
<P class=spip><EM>Caro fratello tunisino,</EM></P>
<P class=spip><EM>ti chiediamo di resistere e non mollare finché ottieni la
libertà. Quello che stai facendo tu lo stai facendo anche per tutti noi
extracomunitari, sopratutto x gli algerini e i tunisini che stanno subendo
questo nuovo decreto per facilitare le deportazione. Siamo sicuri che puoi
resistere ancora, solo così potrai ottenere la libertà. Siamo tutti con te nel
bene e nel male. Anche noi abbiamo lottato e stiamo lottando per te e per tutti
noi. Sabato abbiamo fatto la protesta e tre di noi sono già in libertà. Noi non
ci fermeremo qua finché non otterremo i nostri diritti di esseri umani e finché
non distruggeremo questi lager. Ringraziamo tutti i solidali che li sotto stanno
lottando per lui e per tutti noi. Libertà per tutti.</EM></P>
<P class=spip><EM>I reclusi di via Corelli - sezione C maschile e settore
femminile </EM></P>
<P class=spip> </P>
<P class=spip> </P>
<P class=spip><A href="http://www.meltingpot.org/articolo15732.html"><FONT
size=1>http://www.meltingpot.org/articolo15732.html</FONT></A></P></DIV></DIV></DIV></BODY></HTML>