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<P>PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 10 MAGGIO</P>
<P>La seduta si apre alle 9:20 con l'audizione dell'attuale presidente della
regione Piemonte, l'avvocato novarese Roberto Cota: costui confessa la sua
completa ignoranza dell'argomento, ed indica nell'assessore all'urbanistica pro
tempore, Ugo Cavallera, la "memoria storica" dell'attuale Giunta, essendo egli
stato l'assessore all'Ambiente del governo regionale - durato in carica dal 1995
al 2005 - di Enzo Ghigo; la Corte pertanto dispone di ascoltare costui al
posto del deputato: il Cavallera informa quindi il Tribunale sulle iniziative
prese per la bonifica dei siti di Cavagnolo e Casale Monferrato ed i relativi
costi.</P>
<P>I medesimi argomenti vengono successivamente affrontati dalla
deposizione della precedente presidente, Mercedes Bresso, che in aggiunta rende
edotta la Corte sulla questione del Centro studi sulle patologie legate
all'amianto, che si trova a Casale Monferrato ed è stato aperto, nel
2008, durante il suo mandato - durato dal 2005 al 2010.</P>
<P>Dopo una pausa - durata dalle ore 10:40 alle ore 11:10 - si riprende con le
testimonianze di due sindaci di Casale Monferrato: il signor Coppo (primo
cittadino per due mandati: dal 1984 al 1988, e dal 1995 al 1999) ed il signor
Mascarino (alla guida della città per due mandati consecutivi: dal 1999 al
2009).</P>
<P>Il primo riferisce, tra l'altro, che nel 1983 ebbe - nella sua qualità di
presidente del comprensorio casalese - un incontro con il presidente
dell'Associazione mondiale asbesto, il dirigente Eternit signor Costa,
durante il quale venne <messo in guardia dal continuare ad addebitare le
morti di tumore alle lavorazioni dell'Eternit, poiché la percentuale di questi
risultava irrilevante rispetto a quella dei decessi causati dal fumo>.</P>
<P>Questo dice testualmente il testimone, ma pare che questo comportamento non
fossero altro che minacce neanche troppo velate, altro che messe in guardia; va
ricordato, infatti, come alla data di quell'incontro i livelli occupazionali
nell'azienda fossero in continua discesa, ed il rappresentante dell'Eternit
facesse pressioni per mettere a tacere l'allarme sanitario, utilizzando il
ricatto della salvaguardia di quel che restava dell'occupazione.</P>
<P>Il secondo, dal canto suo, è il sindaco del periodo delle bonifiche,
rivelatesi estremamente difficoltose, delle aree e delle sponde del fiume Po,
conclusesi con l'abbattimento dello stabilimento con la scritta Eternit <che
nel frattempo era diventato un simbolo di morte>; il teste, inoltre, fa
presente che tuttora continua il lavoro di bonifica della città, e che non si sa
quando questo potrà avere un termine, tenuto conto delle difficoltà oggettive di
accesso alle aree private.</P>
<P>Terminati i testimoni istituzionali, tocca alla signora Patrucco; costei è la
figlia dei gestori della panetteria di via Oggero - situata a due-trecento metri
dallo stabilimento Eternit - dove si recavano in tuta da lavoro gli operai, in
pausa pranzo, per acquistare il pane ed il companatico: sua madre, che non ha
mai lavorato in Eternit, è deceduta di mesotelioma pleurico a causa della
polvere di amianto respirata dalle tute ricoperte di polvere.</P>
<P>A questo proposito precisa che non erano soltanto le tute degli operai ad
essere ricoperte di polvere, ma l'intera pavimentazione stradale - del
quartiere che lei soleva percorrere in bicicletta per recarsi a scuola -
ne era ricoperta di un manto di almeno due tre centimetri: in parte
proveniva dall'Eternit, in parte dai cementifici della zona; precisa però che
l'azienda amiantifera era molto più grossa di tutte le altre messe insieme, e
quindi ne era sicuramente la maggiore responsabile.</P>
<P>Per concludere, viene ascoltata la signora Sella, una casalinga di Casale
Monferrato il cui marito, ferroviere nella medesima località - prima
con la qualifica di deviatore, dal 1970 al 1973, e successivamente
come personale viaggiante prima che come capo treno - è deceduto quattro anni fa
di mesotelioma pleurico.</P>
<P>Costui aveva la postazione di lavoro ad un centinaio di metri da dove i
sacchi pieni di amianto venivano scaricati dai treni, provenienti da
Genova, per essere mandati in azienda; sovente questi contenitori
risultavano rotti, e le Ferrovie obbligavano gli operai della ditta appaltatrice
di quel lavoro a pulire i vagoni: questa operazione avveniva con l'ausilio di
scope di saggina che avevano l'effetto di spargere la polvere ovunque nella
zona.</P>
<P>Alle ore 13:50, il giudice sospende la seduta, rinviandola a lunedì 17
maggio; in quella occasione verranno sentiti: il signor Bagna, proprietario
della discarica sulla sponda sinistra del fiume Po, le signore Ferrero (madre e
figlia), un teste dei due che dovrebbero riferire sulla questione del polverino,
e se resta tempo un consulente tecnico che dovrebbe effettuare una presentazione
dello stabilimento di Rubiera (Re).</P>
<P>Torino, 10 maggio 2010</P>
<P> </P>
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