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<P><STRONG>Vivere, resistere, sopravvivere e talvolta morire nell'area ghetto di
Zingonia </STRONG></P>
<H1 class=in_movimento>Una Rosarno in provincia di Bergamo</H1>
<H2>di Francesca Delcarro *</H2>
<DIV class=date>13 / 1 / 2010</DIV>
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title="Zingonia (BG) - Migranti in lotta "
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<P>
<P>C’era una volta Renzo Zingone, noto ed influente banchiere romano che un bel
giorno, cavalcando un sogno di evidente megalomania, decise di costruire una
città che portasse il suo nome: Zingonia.</P>
<P>Zingonia nacque proprio così, nel 1964, come progetto di pianificazione
urbanistica privata e ridente archetipo di “città moderna”: sorta nello
strategico crocevia logistico tra Bergamo-Milano-Brescia, sarebbe dovuta
diventare un efficiente connubio tra “produzione, residenza e socialità”,
con nuove strutture residenziali edificate ad hoc, unità produttive nell’estremo
sud dell’area ed infrastrutture per lo sport ed il tempo libero collocate come
cuscinetto tra le prime due; un enorme complesso, insomma, destinato ad
accogliere 50.000 abitanti e circa 1.000 unità produttive.</P>
<P>I notevoli capitali necessari per la costruzione della sopracitata città
modello derivavano tutti dalle molteplici attività economiche del suo fondatore:
in quanto presidente del Gruppo Zeta, poteva infatti disporre liberamente dei
quattrini derivanti dalla Zingone Strutture (ZS), Zingone Iniziative Fondiarie
(ZIF) e dalla Banca Generale di Credito, nate e cresciute durante gli anni ’50 e
’60.</P>
<P>Il sogno di una città autonoma e razionale, tuttavia, morì nella metà degli
anni Settanta, quando il signor Zingone si tolse improvvisamente di scena per
continuare le sue attività imprenditoriali in Costa Rica e Guatemala, investendo
i massicci capitali del Gruppo Zeta nell’ agribusinnes e nell’allevamento,
accaparrandosi successivamente il monopolio del riso in Costa Rica e
Nicaragua (dove ne acquisì l’impresa demaniale) e creando la Corporaciòn
Megasuper, seconda catena di supermercati in Costa Rica. (Una piccola nota di
colore: la signora Donatella Pasquali Zingone, vedova di Zingone, moglie in
seconde nozze del senatore Lamberto Dini e presidentessa del Gruppo Zeta dal
1981, nel 2007 è stata condannata a Roma a due anni e quattro mesi di reclusione
per bancarotta fraudolenta mediante falso in bilancio a conclusione del processo
sulla vicenda del Gruppo Zeta).</P>
<P>Zingonia è stata lasciata da sola, quindi e nella più completa schizofrenia
amministrativa, dal momento che, in assenza di un governo unitario, si è
ritrovata ad essere frazione di cinque comuni diversi (Boltiere, Ciserano, Osio
Sotto, Verdello e Verdellino), impegnati nel disinteresse più totale piuttosto
che nell’assunzione delle responsabilità verso questa zona abbandonata a se
stessa.</P>
<P>Attualmente, la popolazione totale dell'area di Zingonia è di circa 1778
abitanti, di cui 1328 (il 74,7%) migranti e sono rimasti soltanto la cadente
fontana con l’obelisco spaziale ed il fatiscente Grand Hotel a testimonianza di
fasti mai realizzati né vissuti. Zingonia non è un paese e nemmeno una città: è
semplicemente “un’area”, nemmeno segnata sulle cartine stradali. Ci sono i
tre enormi complessi condominiali “Athena”, gialli e cadenti, che dal momento
della loro costruzione non hanno MAI subito un intervento di manutenzione:
l’intonaco va sbriciolandosi in strada, cadono le tegole dai tetti e nessuno se
ne cura. Gli abitanti di Zingonia vivono in un duplice ghetto: quello dei comuni
limitrofi, che vedono quest’”area” come un cancro, pericoloso ed indesiderabile
e quello della malavita organizzata la quale, approfittando della generale
indifferenza, opera indisturbata nell’ormai solido racket di spaccio e
prostituzione. La polizia staziona tronfia e inutile davanti alla fontana: poco
più in là, nella “Piazza Affari”, dimorano pusher e magnaccia ma lì spesso e
volentieri le questioni si risolvono a pistolettate nelle gambe ed ecco il
motivo per cui i nostri tutori dell’ordine se ne tengono ben lontani.</P>
<P>Intorno ai condomini Athena, si sollevano al cielo decine di capannoni e non
è un segreto per nessuno: lì dentro c’è lavoro per tutti, in nero ovviamente,
perché tanto si sa, con il nuovo DdL Sicurezza che sancisce la clandestinità
come “reato grave”, il non avere permesso di soggiorno rende automaticamente
“invisibili” e perciò i padroni possono permettersi di speculare a cuor contento
sopra le schiene dei migranti. Un pezzo di pane guadagnato senza diritti: ecco
cosa rende gli appartamenti Athena così appetibili. Le agenzie immobiliari, gli
amministratori ed i padroncini che, di regola, dovrebbero regolare gli affitti,
sanno rendersi opportunamente invisibili: le strutture non ricevono manutenzione
da anni, sono clamorosamente fatiscenti, eppure gli affitti sono salatissimi e
nessuno fa domande né si preoccupa se, nella stessa stanza, dimorano più di
dieci persone.</P>
<P>Zingonia, nel 2008, è stata anche appannaggio della campagna elettorale
leghista: uno sfortunato corteo verde, nato “per ripulire Zingonia prima che
infetti i paesi vicini” è stato pacificamente bloccato dagli stessi migranti,
irritati, probabilmente, dallo sconcertante utilizzo del loro disagio
nell’ottica di un’insensata speculazione politica. Questo fatto, tuttavia, ebbe
notevoli ripercussioni mediatiche: su Zingonia si espressero addirittura da
Montecitorio e tutto ciò che ottenne questa “indignazione d’alto bordo” furono
una serie di tremende retate nei comprensori (più di cento i carabinieri
impegnati volta per volta, provenienti dai comandi di Bergamo, Zogno, Treviglio
e Milano) che null’altro conclusero se non la reclusione di qualche irregolare
(ricordiamoci la Bossi-Fini…) nei Centri di Permanenza Temporanea di Milano e
Gorizia. Gli spacciatori e i malavitosi, lo dicono gli stessi abitanti, non sono
così sprovveduti da abitare in quei palazzi, così fatiscenti e ciclicamente
nell’occhio del ciclone mediatico: se ne tengono ben lontani, dribblando
opportunamente le periodiche retate.</P>
<P>Si era parlato, sapete, dopo tutto questo assurdo clamore, della possibilità,
per Zingonia, di entrare in un “Contratto di Quartiere”, stipulato tra la
Regione Lombardia, gli assessorati dei comuni limitrofi e fortemente caldeggiato
dall’ultraleghista presidente della Provincia bergamasca, Pietro Pirovano. Si
parlava di “fondi trovati tra le pieghe del bilancio”, di “necessaria
riqualificazione” e “nuove strutture”. Peccato però che il progetto sia stato
giudicato in sintesi “troppo complesso”: forse perché, oltre alla demolizione di
immobili, prevedeva anche la costruzione di centri d’integrazione, di strutture
popolari con affitti calmierati e di accompagnamento all’affitto per quegli
inquilini rimasti senza casa in seguito alle riqualificazioni. Per salvare
faccia ed apparenza, quindi, la Regione Lombardia ha ben pensato di inserire
Zingonia nei progetti FAS (Fondo Aree Sottosviluppate), snellendo gli obiettivi:
i comprensori Athena saranno rasi al suolo, verranno ampliate le aree
commerciali e nessun accenno a futuri propositi di edilizia popolare: gli
alloggi ad affitto calmierato non saranno edificabili “poiché si assisterebbe ad
una perpetuazione del problema”. Ma la vera perpetuazione del problema è
un’altra, ben nascosta sotto l’ennesima facciata dei buoni propositi: LA
SPECULAZIONE. Vi dice nulla il nome di Grossi, braccio della Compagnia
delle Opere nonché costola economica di Comunione e Liberazione? Ecco, parte del
futuro cemento che annegherà quest’”area”, arriverà proprio dalle sue betoniere.
</P>
<P>Che strano.Nessun accenno, ovviamente, agli abitanti, racchiusi senza
distinzione sotto lo stemma di “problema” e alla meglio ritenuti come branco
indifferenziato di spacciatori e criminali. Nessuno si è scandalizzato, infatti,
dopo aver letto sui giornali che il giorno 3 dicembre 2009 è stato effettuato il
taglio dell’acqua per morosità ai complessi Athena 2 e 3 (l’1 si è salvato
grazie ad una fortuita colletta tra i condomini), dove tra l’altro si vive senza
riscaldamento da anni. Nessuno si è preoccupato del fatto che, in realtà, molti
condomini fossero effettivamente in regola con i pagamenti ed i debiti
derivassero dalle morosità pregresse degli inquilini precedenti. Nessuno ha
fatto caso alle svariate famiglie appena arrivate, disorientate e confuse e
senza acqua nel rubinetto. Nessuno si è interessato ai destini dei bambini
residenti, senza acqua calda: due tubi, posizionati all’esterno del complesso in
pieno inverno e la tranquillità del dovere compiuto (“non avevano pagato le
bollette”), hanno tranquillizzato numerose, troppe coscienze.</P>
<P>La reazione degli abitanti, comunque, non si è fatta attendere: un folto
gruppo di persone ha occupato la strada statale Francesca, al grido di “Acqua e
diritti per tutti!”, bloccando il traffico nell’ora di punta ed obbligando il
sindaco del Comune di Ciserano a programmare un incontro tra i rappresentanti
dei condomini senz’acqua ed i portavoce della BAS, società che fornisce l’acqua,
facente parte del gruppo A2A. Il rimborso complessivo richiesto dalla società è
altissimo ed ammonta a 400.000 euro. Dopo giorni di estenuanti trattative, si è
giunti ad un accordo: ciascun comprensorio dovrà versare subito una quota parte
di 2.500 euro e poi ciascun condomino si vedrà arrivare a casa, oltre alla
bolletta consueta, un bollettino per il versamento della rata per il rientro del
debito (circa 125 euro al mese in più per appartamento oltre al normale
pagamento per il consumo dell’acqua). Tutta questa trafila, tremendamente
burocratica, è comunque ancora dagli esiti incerti: se gli inquilini
prossimamente non rispetteranno il “Piano di Rientro”, resteranno un’altra volta
all’asciutto, l’attenzione è al massimo livello.</P>
<P>C’era una volta Linda Davis, ventitré anni. “C’era una volta”, perché adesso
non c’è più: è morta il 22 dicembre 2009 in uno degli sbriciolati
appartamenti del complesso Athena, intossicata dal monossido di carbonio
prodotto dal braciere che utilizzava per scaldarsi in quelle stanze gelate,
senza riscaldamento per i debiti accumulati negli anni.</P>
<P>A2A, come un macigno durante una frana, è inesorabilmente passata sopra a
tutto: a Linda, alle difficili condizioni economiche delle famiglie di Zingonia,
alla problematica situazione dell’area stessa, a coloro che, al grido di “ACQUA!
ACQUA!”, invocavano i propri diritti seduti in mezzo ad una strada. Ed eccola
qui, la vera faccia della privatizzazione dell’acqua, il vero disastroso
marciume malamente nascosto dietro l’Articolo 15 del Decreto Ronchi:
l’esclusione sociale. Verranno infatti attaccati gli ultimi, i più deboli, i più
fragili, coloro che non potranno permetterselo, coloro che verranno addirittura
colpevolizzati poiché poveri.</P>
<P>C’era una volta Renzo Zingone , c’era una volta Linda Davis e c’è, ancora,
Zingonia, solcata da tutte quelle caratteristiche cicatrici che ricordano,
irrimediabilmente spesso, ciò che di peggio caratteristico c’è in Italia:
speculazione, assenza d’integrazione, mancanza di pianificazione, sviluppo
industriale incontrollato. Sopra tutto ciò, come una soffocante coltre di
nebbia, ecco a voi l’Indifferenza a far da padrona: il sentimento odioso del
Cittadino Bene che non sa vedere oltre una bolletta non pagata.<SPAN
class=global_userLink></SPAN></P>
<P><BR><SPAN class=global_userLink></SPAN></P>
<P><SPAN class=global_userLink>* <EM>pubblicato da Sottotraccia, rivista
universitaria della Statale di Milano</EM> </SPAN><A
href="http://sottotraccia.tk/"><STRONG><FONT
color=#000000>sottotraccia.tk</FONT></STRONG></A>;
sotto-traccia@inventati.org</P>
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