<b><font face="Verdana" size="2">SENZA CENSURA N. 31</font></b><div class="gmail_quote">
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span style="text-transform: uppercase;" lang="en-gb"><b>
<font face="Verdana" size="2">marzo</font></b></span><b><font face="Verdana" size="2"><span lang="EN-GB">
2010</span></font></b></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<font size="4"><span style="text-transform: uppercase;"><b><font face="Verdana">Su la
testa!</font></b></span></font></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<font size="4"><b><span style="font-family: Verdana;">Scioperi e
picchetti
crescono nel far west della logistica lombarda</span></b></font></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span style="font-family: Verdana;"><font size="2"> </font></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Dopo
la vittoria alla Fiege-Borruso di Brembio, un operaio che è qui presente
mi ha
detto questa frase: “finalmente siamo riusciti ad alzare la testa”. </font>
</span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Io,
per parlare di Brembio, parlerò solo di questa frase, cercando di tirare
i punti
essenziali e le cose importanti che credo dobbiamo ricordare per sempre.
</font>
</span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
Finalmente siamo riusciti ad alzare la testa. </font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
“Finalmente”: finalmente si dice quando c’è una speranza, un sogno, lo
vuoi
realizzare ma non riesci, ci provi ma non riesci mai. </font></span></i></span>
</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Però
quando ci riesci dici: “finalmente”! “Siamo”: non ha detto “sono
riuscito”, ha
detto “siamo riusciti”. Siamo vuol dire noi, vuol dire unità, vuol dire
che quel
sogno non era solo suo ma anche di altri, e anche di tutti noi. </font></span>
</i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
“Riusciti”: vuol dire che puoi anche perdere, hai perso tante volte,
però questa
volta sei riuscito. Quando “si riesce”, si cercano i motivi del perché
“sono
riuscito”. Sono riusciti perché si sono ribellati, hanno voluto cambiare
le loro
condizioni di vita, non hanno accettato lo sfruttamento. </font></span></i>
</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
“Alzare” è un movimento: da una situazione giù, siamo saliti sopra
facendo la
lotta tutti insieme. Quando si fa la lotta si sale di livello. Di questo
salire
di livello ha bisogno tutta la classe operaia. Bisogna salire di livello
così
puoi riuscire. Se tu stai lì non riuscirai mai; se sei solo, non
riuscirai mai,
se siamo divisi rimaniamo sempre giù. Quando siamo uniti saliamo un po’
sopra e
per questo quando per esempio vai a fare una trattativa riesci a dire ad
un
padrone che ha i miliardi: questo che fai per me fa schifo, lo dobbiamo
cambiare, non accetto queste condizioni. Vuol dire che sei salito di
livello.
</font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">“La
testa”: vuol dire intelligenza, vuol dire pensare per esempio. Dice
(credo)
Descartes: “io penso quindi sono”; quindi facendo la lotta ed essendo
riuscito
prima ero nullo, non ero nessuno, adesso sono, sono qualcuno, sono in
una classe
che ha alzato la testa, che ha ottenuto il rispetto. Siamo riusciti
tutti ad
alzare la testa, facciamo in modo di non abbassarla mai».</font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;" align="justify">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">(Da
un intervento in assemblea di un operaio di una cooperativa in appalto
presso un
deposito logistico di Turate)</font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2"> </font></span></span></p>
<div>
<table align="left" cellpadding="0" cellspacing="0" hspace="0" vspace="0">
<tbody><tr>
<td style="padding: 0cm;" align="left" valign="top">
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">N</font></span></span></p></td>
</tr>
</tbody></table>
</div>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">el
numero 28 di SC abbiamo cercato di fornire un quadro delle lotte che
stanno
interessando il settore della logistica lombarda, attraverso
l’esperienza
vincente degli operai della Bennet di Origgio. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
Torniamo sull’argomento perché come concludevamo in quell’articolo, la
parola
d’ordine “fare come a Origgio” si è concretizzata in una serie di
scioperi,
picchetti, vertenze che hanno interessato altre cooperative in appalto
presso
importanti magazzini logistici della cintura milanese. Attraverso una
breve
cronistoria degli episodi più salienti (1)<b>,</b> vogliamo ripercorrere
questo
ciclo di lotte sforzandoci di evidenziarne alcuni nodi essenziali che
possono
fornire elementi di dibattito intorno alla capacità di diffusione, alle
modalità
e alla composizione di classe che ne è protagonista (2). </font></span></span>
</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">In
quest’ottica conviene fare qualche passo indietro, più precisamente al
2005,
quando cominciò ad emergere all’ortomercato di Milano la situazione
drammatica
dei lavoratori; una realtà caratterizzata dal ricorso massiccio al
lavoro nero,
e dall’utilizzo sempre più intenso di imprese e cooperative spuntate
come funghi
specializzate nella fornitura di manodopera, per lo più immigrata, a
costi
bassissimi. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">La
SO.GE.MI, società che gestisce il mercato ortofrutticolo per conto del
comune di
Milano, per bieco interesse tollera una situazione completamente senza
regole
dove sono all’ordine del giorno caporalato, licenziamenti arbitrari,
ritmi e
carichi insostenibili, continue intimidazioni. Situazione in cui è
avvenuto
anche un attentato contro un delegato alla sicurezza. Stanchi di subire
questo
inferno (3)<b>,</b> un gruppo di lavoratori (Movimento Autonomo
Lavoratori
Ortomercato) muove i primi passi attraverso volantini di denuncia,
raccolta di
firme, scioperi, attorno ai quali comincia a consolidarsi un tessuto
sociale
formato principalmente da altri lavoratori, studenti, compagni del
movimento,
sindacati di base (su tutti lo SLAI COBAS). </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Questo
connubio di esperienze, sommato alla determinazione dei lavoratori,
contribuisce
a tenere alta l’attenzione sull’ortomercato con una serie di
mobilitazioni che
si susseguiranno fino all’estate 2008 (4). </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Aldilà
dei risultati conseguiti (la situazione all’ortomercato è ancora
gravissima)
qualcosa comincia a muoversi. Va pian piano delineandosi la componente
avversaria: un intreccio di multinazionali, cooperative fantasma,
organizzazioni
mafiose coperte dalle istituzioni a vari livelli. Parallelamente inizia a
svilupparsi un embrione di movimento che coglie l’importanza della posta
in
gioco e la necessità di supportare nella pratica, e non di sostituire,
proletari
immigrati che di fronte al nulla da perdere optano decisamente verso la
lotta.
</font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Anche
perché altre situazioni simili stanno esplodendo: è il caso della DHL a
Corteolona, una big della logistica internazionale che deve gli
altissimi
fatturati, alla faccia della crisi, all’utilizzo, tramite le solite
cooperative,
di manodopera sottopagata, vessata, ricattata, in questo caso con
l’evidente
complicità della CISL. Due scioperi con relativo blocco delle merci,
hanno
provocato la reazione di capetti, ruffiani, e sgherri del genere che con
violenze e minacce tentano inutilmente di interrompere il picchetto. </font>
</span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Anche
alla DHL la partita è ancora aperta, ma la battaglia di Corteolona ha
lanciato
un sasso che verrà raccolto dagli operai della Bennet di Origgio. Come
abbiamo
detto, lì sappiamo com’è andata; ci interessa piuttosto fare alcune
considerazioni. Quella che è scesa in campo è fondamentalmente una
componente
immigrata, un mosaico di culture, storie ed esperienze assai diverse:
nordafricani, pakistani, srilankesi, rumeni, eritrei, sudamericani,
ecc., di
prima come di terza generazione, segnati da un’esistenza continuamente
in bilico
tra una pseudo-integrazione e la minaccia di espulsione, passando per
l’internamento nei CIE. Molti di loro, fuori dalle dinamiche di partito o
sindacato confederale, anzi constatatane la completa inutilità, hanno
affidato
le loro speranze alla lotta cercando e trovando una sponda sindacale e
di
movimento determinanti per la tenuta e la continuità di un cammino
aspro, ma
alla fine (l’unico) vincente. Inoltre, quello che va sedimentandosi è un
movimento che tende ad allargarsi e a rafforzarsi ad ogni picchetto: una
sorta
di passaparola sotterraneo si alimenta da deposito a deposito, circola
per le
strade o sul web, man mano che le azioni di lotta costringono i padroni a
trattare, o a fare concessioni. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Così,
se ad Origgio sono serviti 7 picchetti per conseguire risultati
notevoli, viste
le condizioni precedenti, agli operai della Fiege-Borruso di Brembio ne è
bastato uno (si è concluso con una carica della celere con l’arresto di
un
sindacalista dello SLAI e di un operaio, subito rilasciati dopo un
presidio di
protesta), mentre alla Bennet di Turate è stata sufficiente la minaccia
dello
sciopero. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">E’ un
dato di fatto che anche in altre cooperative della logistica cresce il
numero di
quelli che vogliono organizzarsi per difendere la propria dignità e i
propri
diritti, ma quello che più conta, è che tra mille difficoltà scelgono di
farlo
fuori da iniziative simboliche o di facciata, fuori da logiche
caritatevoli o di
rassegnazione. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Hanno
capito che per ottenere qualcosa bisogna far male ai padroni e stanno
mirabilmente sperimentando come far male, tanto che i padroni se ne sono
accorti
e all’ultimo presidio: il 12 febbraio ci sono voluti un centinaio di
sbirri per
far passare i camion a scaricare le merci alla GLS di Cerro Lambro,
poliziotti e
carabinieri in tenuta anti-sommossa che non hanno esitato a caricare più
volte
gli operai per liberare il cancello dal blocco. Un innalzamento
repressivo che
seppure scontato, anche per le dimensioni della GLS, rappresenta un
chiaro
segnale per le mobilitazioni future (5). In questo contesto, dalle
giornate di
lotta a Brembio, c’è una decisa tendenza a strutturarsi in modo più
stabile e
permanente come comitato d’appoggio alle lotte nella logistica. </font></span>
</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Quella
che segue è l’intervista ad un lavoratore di una cooperativa in appalto a
un
deposito di Turate.</font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2"> </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
Quali sono stati i passaggi decisivi della vostra lotta a Turate? Quali
risultati avete ottenuto in concreto?</font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Dopo il
licenziamento di un operaio per motivi futili, dal momento che c’erano
già stati
licenziamenti facili e tutti noi avevamo sfiducia nei sindacati
confederali,
questo ragazzo si è rivolto allo SLAI-COBAS. Avevamo saputo
dell’esperienza di
Origgio, un’esperienza vincente, quindi abbiamo continuato la
solidarietà,
iscrivendoci allo SLAI COBAS e con lo scopo di far rientrare il nostro
compagno
al lavoro. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Eravamo
stanchi di assistere al licenziamento di tanti nostri compagni senza
poter fare
niente, per i soliti motivi, ad esempio per aver tardato o prolungato la
pausa
di qualche minuto. Così abbiamo deciso di fermare questi licenziamenti
facili e
abbiamo iniziato le trattative; siamo entrati in stato di agitazione, ma
ancor
prima di fare lo sciopero l’azienda ha preferito trattare e abbiamo
ottenuto il
rientro di questo operaio. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Altri
tre operai licenziati ingiustamente si sono rivolti a noi e siamo
riusciti a
fare rientrare anche loro. Poi abbiamo deciso che non si poteva stare
zitti
sugli altri problemi che riguardavano la cooperativa: abbiamo cercato di
ottenere più tutela economica, sulla sicurezza, sulla salute. Tra le
altre cose,
abbiamo mandato via un capetto che trattava le persone con linguaggio
offensivo
e maleducato, una volta ci siamo fermati tutti costringendo la
cooperativa ad
allontanarlo altrove, visto che maltrattava gli operai. </font></span></span>
</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Sono
piccole vittorie che ci hanno spinto ad andare avanti per cercare di
tutelarci
anche su altre cose, come fare chiarezza sulla busta paga: tra operai si
è visto
che non pagavano tutte le ore, o le malattie, quindi anche su questo ci
siamo
mossi per fare qualcosa, per mettere a posto le cose come dovevano
essere,
abbiamo deciso di affrontarle tutti uniti.</font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2"> </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Come
hai sottolineato prima, gli scioperi e i picchetti alla Bennet di
Origgio si
sono dimostrati un’arma vincente. Credi che abbiano influito sulle lotte
che
sono seguite a Turate, a Brembio, a Cerro Lambro, ecc?</font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Noi
siamo venuti a sapere di Origgio innanzitutto perché geograficamente è
vicino a
Turate, circa 5 km, poi anche perché trovandosi tra amici si parla, ci
si
racconta come vanno le cose; quando da noi ci sono stati dei problemi
abbiamo
cercato di capire quale fosse il sindacato giusto. Abbiamo guardato
anche su
internet e c’era l’esperienza di Origgio, così abbiamo contattato quei
ragazzi
che ci hanno spiegato quante cose erano cambiate da loro. </font></span></span>
</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Quando
gli abbiamo raccontato la nostra situazione, ci hanno detto che anche da
loro
era così, ma che sono riusciti a cambiarla: questo è stato importante
per farci
capire che eravamo sulla strada giusta. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Quegli
scioperi sono serviti, eccome. Sono serviti per svelare lo sfruttamento
che c’è
nelle cooperative (molti dicono: “io non sapevo che lì succedessero
queste cose,
pensavo che andasse tutto bene...”). </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Questi
scioperi sono un’opportunità per gli operai a dire le cose come stanno
realmente, a denunciare le irregolarità, le illegalità, lo sfruttamento,
e
soprattutto a creare solidarietà da parte di altri lavoratori.</font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2"> </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Che
idea ti sei fatto della CGIL, visto il suo doppio ruolo: formalmente a
difesa
dei lavoratori, in realtà in diversi casi a capo delle cooperative dove
si
lavorava a condizioni disumane? E sull’attività sindacale in genere?</font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Basti
pensare che il presidente della nostra cooperativa è un’ex sindacalista
della
CGIL: come si fa ad andare a chiedere alla CGIL di far rispettare i
nostri
diritti quando chi li calpesta è uno di loro? Io lavoro lì da quasi tre
anni;
lavoratori che ci sono da più anni di me mi hanno raccontato che quando
si sono
rivolti alla CGIL (o a CISL e UIL) per le trattative, si creava subito
amicizia
tra loro e i dirigenti. Il presidente, i capi, e all’interno non
cambiava mai
niente; quindi hanno perso fiducia in questo sindacato, lo considerano
la mano
destra del padrone. Per questo per molto tempo siamo stati lontani da
CGIL, CISL
e UIL, perché sappiamo che anche se vengono non cambiano niente. </font></span>
</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Invece,
dopo aver visto l’esperienza vincente di Origgio ci siamo detti: forse
c’è un
altro tipo di sindacato in Italia che può aiutarci ad uscire dai nostri
problemi. Da allora posso dire che fare attività sindacale aiuta
moltissimo, a
cominciare dalla giusta retribuzione, perché sei di fronte ad una paga
misera
rispetto al costo reale della vita. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Ma non
è solo un problema economico, è anche un problema di dignità della vita:
come
operaio vali un po’ di più, non vieni maltrattato come prima. Anche sul
piano
della salute non permettiamo più che si facciano turni insostenibili o
lavori
molto pesanti o ad una certa velocità. L’attività sindacale aiuta anche
come
informazione perché tanti lavoratori non conoscono i propri diritti. </font>
</span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Quando
tu non sai i tuoi diritti, non li chiedi. Incontrandoti con altre realtà
in
lotta, altri operai che fanno già questa attività sindacale, conosci i
tuoi
diritti e li puoi rivendicare.</font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2"> </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
Personalmente abbiamo partecipato ad alcuni dei recenti scioperi e
abbiamo
constatato l‘efficacia dei picchetti per raggiungere gli obbiettivi
della lotta.
Ci puoi parlare dei momenti di lotta che non vediamo, quelli che
avvengono
all’interno del posto di lavoro?</font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Oltre
alle lotte all’esterno, c’è innanzitutto una lotta che ogni lavoratore
anche
individualmente deve fare all’interno: deve rifiutare di essere
maltrattato, di
vendere la propria salute e la propria dignità. Ci sono lavoratori che
sono
ricattati e purtroppo sono costretti a vendere la propria salute e
dignità.
Abbiamo cercato di far capire che dignità e salute non sono in vendita.
Questo
lo facciamo ogni giorno all’interno del posto di lavoro perché alcuni
lavoratori
hanno paura, hanno bisogno di fiducia. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Ad
esempio, per fare fronte ai lavori e ai turni insostenibili abbiamo
creato una
commissione formata da un lavoratore per ogni reparto in cui si parla di
che
cosa si può fare per evitare di rovinare la salute con un dato tipo di
lavoro:
sappiamo che se è fatto in un certo modo non danneggia la salute. Nella
commissione gli operai danno un’opinione su come va svolto il lavoro:
rotazioni
per certe attività e disponibilità di lavoratori a sostituirne altri per
non
fare troppi straordinari che sono massacranti. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
Rispetto al rapporto con i cosiddetti responsabili (capetti) abbiamo
ribadito la
nostra ferma opinione: non si grida più perché non siamo degli animali.
Se ci
sono dei problemi se ne discute, si parla. Se un responsabile grida o
usa un
linguaggio offensivo, viene subito fermato fino al punto di organizzare
uno
sciopero. Anche se per adesso non è stato necessario perché i
responsabili hanno
abbassato la cresta.</font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2"> </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
Sempre ai picchetti, non è passato inosservato il fatto che la
stragrande
maggioranza dei lavoratori coinvolti è immigrata. Credi che le modalità e
gli
obbiettivi delle lotte in corso nella logistica abbiano unito i
lavoratori o
prevale comunque la comunità di appartenenza?</font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">I
nostri obbiettivi cerchiamo di raggiungerli tutti insieme, a prescindere
dalla
razza o dalla religione. I padroni, i capi, cercano di dividere i
lavoratori
perché hanno paura dell’unità tra gli operai. La conflittualità tra di
noi crea
debolezza, si crea la cosiddetta guerra tra poveri: facciamo la guerra
tra di
noi e loro ci sfruttano come vogliono. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Grazie
a queste lotte abbiamo capito che la divisione non fa altro che
indebolirci, ci
fa fare passi indietro, peggiora ulteriormente le nostre condizioni.</font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2"> </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Per
molti immigrati la questione del lavoro è strettamente legata al
permesso di
soggiorno: questa realtà fa affiorare situazioni limite, come la rivolta
dei
braccianti di Rosarno, o le centinaia di immigrati non in regola
rinchiusi nei
lager conosciuti come CIE. Quali sono le vostre riflessioni in
proposito?</font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Di
questo livello parliamo poco, è un problema politico più che sindacale.
Queste
cose, se da una parte ci rendono tristi, dall’altra ci danno anche
coraggio.
Vedere la situazione di operai come a Rosarno, situazione dove ci sono
solo
doveri e non diritti ci rende coraggiosi; vuol dire che dobbiamo
lottare,
pretendere il rispetto dei nostri diritti, informarci ancora di più per
non
trovarci anche noi a quei livelli. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Le cose
che facciamo qui le facciamo anche per la società in generale, non si
devono
verificare un giorno situazioni del genere anche in Lombardia solo
perché siamo
stati zitti. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2"> </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><i><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
Vorrei concludere con una domanda un po’ personale. Tu sei in Italia
ormai da
diversi anni, ma ti chiedo se ti ricordi qualche esperienza di lotta
vissuta
direttamente o indirettamente nel tuo paese di origine, il Marocco, e le
differenze che hai riscontrato rispetto all’Italia…</font></span></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Mi
ricordo, per esempio, di quando ero all’università: gli studenti si
riunivano,
cercavano di organizzare delle lotte. Lì ho cominciato a capire che
l’essere
umano deve avere degli obbiettivi, dei valori per cui vale la pena
vivere, per
cui vale la pena combattere e alzare la voce. Non solo nella singola
realtà, ma
anche a livello nazionale ed internazionale. </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Ho
visto ad esempio le manifestazioni che ci sono state dopo l’invasione
del Kosovo,
o le manifestazioni che ci sono state durante le guerre in Palestina o
in Iraq e
questo ti rimane dentro: che ne vale la pena denunciare queste realtà. </font>
</span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">A
differenza che qui in Italia, però ho anche visto che da noi le lotte
vengono
represse molto duramente. Nelle manifestazioni sparano i proiettili di
gomma e
anche dopo che sono finite, compiono arresti casa per casa alla ricerca
dei più
attivi, anche se non hanno partecipato a quelle manifestazioni. Ad ogni
modo le
lotte ci sono anche lì e fanno quel che possono per cambiare lo stato di
cose.
</font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">
Ultimamente ho sentito dire che c’è più democrazia anche in quei paesi,
io lo
spero. Ogni cittadino deve avere il diritto di esprimere la sua
opinione. Se
tutti noi abbiamo sempre la stessa opinione la vita è brutta…</font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2"> </font></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 11pt; margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;">
<span><span style="font-family: Verdana;"><font size="2">Note:</font></span></span></p>
<p style="margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;" align="justify">
<font face="Verdana" size="1">(1) Senza contare i micro-episodi per cui
molti
lavoratori si sono rivolti ai sindacati confederali, senza ottenere
alcun
risultato rispetto a rivendicazioni anche minime.</font></p>
<p style="margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;" align="justify">
<font face="Verdana" size="1">(2) Rimandiamo al numero successivo
un’analisi più
dettagliata sulle cooperative della logistica lombarda, i loro rapporti
con le
grandi aziende multinazionali del settore, gli intrecci con le
organizzazioni
mafiose che controllano il territorio.</font></p>
<p style="margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;" align="justify">
<font face="Verdana" size="1">(3) I lavoratori dell’ortomercato da tempo
denunciavano i gravi problemi legati alla sicurezza, culminati nella
morte di un
operatore tranciato da un camion il 15 luglio 2005.</font></p>
<p style="margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;" align="justify">
<font face="Verdana" size="1">(4) Da segnalare la produzione di un video
autoprodotto, dal titolo “Società alla frutta”, che ripercorre lo
sciopero dei
lavoratori dell‘ortomercato del 7 ottobre 2007. Sulla vicenda
dell’ortomercato
sono seguite nel 2008 due interrogazioni parlamentari, un’interpellanza
in
consiglio regionale, una in consiglio comunale, ma come era prevedibile
non è
cambiato nulla.</font></p>
<p style="margin-top: 0pt; margin-bottom: 0pt;" align="justify">
<font face="Verdana" size="1">(5) Per i dettagli sulle agitazioni a
Turate,
Brembio, Cerro Lambro si può consultare il sito dello SLAI COBAS MILANO,
all’indirizzo.</font></p>
<br><br><a href="http://www.senzacensura.org/" target="_blank">http://www.senzacensura.org/</a><br><br><div class="gmail_quote">---------- Messaggio inoltrato ----------<br>Da: <b class="gmail_sendername"></b> <span dir="ltr"><<a href="mailto:info@senzacensura.org" target="_blank">info@senzacensura.org</a>></span><br>
Date: 13 marzo 2010 09.34<br>Oggetto: E' uscito Senza Censura N.31 - marzo 2010<br>A: <a href="mailto:info@senzacensura.org" target="_blank">info@senzacensura.org</a><br><br></div>-- <br>-------------------------------------------------------------------<br>
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