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<DIV><FONT size=2 face=Arial></FONT> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial">
<DIV><B>:</B> con Salvatore Palumbo oggi al tribunale di Palermo contro
Fincantieri</DIV></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Palermo, 11/03/2010</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>Volantinaggio stamattina della Rete Nazionale per la sicurezza nei posti di
lavoro </DIV>
<DIV>al tribunale di Palermo in contemporanea alla nuova udienza del
processo </DIV>
<DIV>__________</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>“Riassumiamo Salvatore Palumbo”, operaio licenziato dalla Fincantieri</DIV>
<DIV>di Palermo, è diventata per noi una parola d’ordine impellente e</DIV>
<DIV>necessaria di fronte ad un licenziamento che riteniamo illegittimo</DIV>
<DIV>perché palesemente indirizzato a zittire ed eliminare una voce
scomoda</DIV>
<DIV>all’interno del posto di lavoro.</DIV>
<DIV>È scomodo infatti oggi per molti padroni che un operaio decida, senza</DIV>
<DIV>timore di essere licenziato, di denunciare quanto vede con i propri</DIV>
<DIV>occhi e spesso prova sulla propria pelle: e, cioè, nel caso di</DIV>
<DIV>Salvatore Palumbo, tutto ciò che concerne la sicurezza sul posto di</DIV>
<DIV>lavoro all’interno dei Cantieri Navali di Palermo.</DIV>
<DIV>Per sette anni è sempre stato attivo all’interno della fabbrica,</DIV>
<DIV>battendosi per la sicurezza sul lavoro, denunciando e subendo per</DIV>
<DIV>questo negli anni diversi “provvedimenti disciplinari” tesi ad</DIV>
<DIV>impedire questa sua lotta. Anche dopo il licenziamento ha continuato
a</DIV>
<DIV>portare avanti la sua battaglia fuori della fabbrica con diverse</DIV>
<DIV>iniziative pubbliche.</DIV>
<DIV>Riteniamo che sia risaputo, perché spesso all’ordine del giorno sulla</DIV>
<DIV>stampa e altri mezzi di informazione, che le condizioni di salute e</DIV>
<DIV>sicurezza all’interno dei Cantieri navali siano pessime: dirigenti</DIV>
<DIV>denunciati e talvolta arrestati, parti anche estese dei Cantieri
messe</DIV>
<DIV>sotto sequestro, incidenti sul lavoro (spesso non denunciati come
tali</DIV>
<DIV>ma trasformati dall’azienda in malattia) e per fortuna solo qualche</DIV>
<DIV>morto sul lavoro in questi ultimi anni; questo se naturalmente ci</DIV>
<DIV>limitiamo agli incidenti in cui un operaio muore sul colpo, perché</DIV>
<DIV>rispetto a tutti quegli operai che si infortunano, si ammalano e non</DIV>
<DIV>riescono nemmeno a godersi la pensione, raggiungiamo cifre davvero</DIV>
<DIV>impressionanti (cose che non risaltano perché non sono</DIV>
<DIV>“spettacolari”).</DIV>
<DIV>In questa tragedia della “morte lenta” ha una parte di rilievo</DIV>
<DIV>l’inquinamento da amianto, i cui effetti si producono ancora oggi.</DIV>
<DIV>Tant’è che sono in corso processi per la eventuale condanna dei</DIV>
<DIV>responsabili dell’Azienda e per il riconoscimento per tanti
lavoratori</DIV>
<DIV>e per i loro familiari dei diritti legati a queste patologie.</DIV>
<DIV>Tutto ciò nel contesto accertato nei tribunali e storicamente di una</DIV>
<DIV>decennale infiltrazione mafiosa.</DIV>
<DIV>Questa è la vita quotidiana all’interno della Fincantieri di Palermo!</DIV>
<DIV>Che ben si inserisce quindi, all’interno della tragedia che in alcuni</DIV>
<DIV>giorni concentra tutto il suo orrore, come gli operai morti in gruppo</DIV>
<DIV>a Saras, e che sta lì a dimostrare quanto sia necessario che ci siano</DIV>
<DIV>operai liberi di denunciare senza sentire il ricatto di ritorsioni.</DIV>
<DIV>Per questo da tempo chiediamo oramai, tra le tante altre cose, che ci</DIV>
<DIV>siano postazioni ispettive dentro i grandi impianti di lavoro che</DIV>
<DIV>servano come riferimento di lavoratori e delegati e per gli
interventi</DIV>
<DIV>immediati.</DIV>
<DIV>È per tutto questo che ci rivolgiamo ai giudici del Tribunale del</DIV>
<DIV>Lavoro di Palermo che devono giudicare se chi è stato licenziato per</DIV>
<DIV>questi motivi (messo in mezzo ad una strada con la sua famiglia –</DIV>
<DIV>moglie e tre bambini!) debba avere giustizia oppure no!</DIV>
<DIV>Non si tratta per noi e per chi, pensiamo, condivida questa battaglia</DIV>
<DIV>di civiltà, di “tecnica processuale”, non è in questi termini che si</DIV>
<DIV>può rendere giustizia a chi è vittima di un sistema produttivo che fa</DIV>
<DIV>1300 morti all’anno e decine di migliaia di invalidi, cui ha rivolto</DIV>
<DIV>la propria attenzione, invitando i responsabili a trovare una</DIV>
<DIV>soluzione, anche più e più volte il Presidente Napolitano.</DIV>
<DIV>E ci rivolgiamo naturalmente anche a tutti coloro cui questa lettera
è</DIV>
<DIV>indirizzata affinché prendano posizione su una vicenda, che diventa</DIV>
<DIV>esemplare, insieme ad altre nel nostro Paese, del rapporto tra</DIV>
<DIV>lavoratore e padrone.</DIV>
<DIV>Si è accumulata in questi due anni circa una quantità tale di</DIV>
<DIV>documentazione (documenti legali, foto, video, testimonianze) che</DIV>
<DIV>viene messa a disposizione di tutti gli interessati per farsi
un’idea,</DIV>
<DIV>se necessario, ancora più precisa e particolareggiata delle cose che</DIV>
<DIV>stiamo affermando rispetto alla vicenda Palumbo.</DIV>
<DIV>Pensiamo sia doveroso mobilitarsi affinché operai che denunciano</DIV>
<DIV>queste condizioni aberranti non debbano più continuare a subire e non</DIV>
<DIV>siano più lasciati soli!</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>Rete nazionale per la sicurezza nei posti di lavoro – Nodo
Palermitano</DIV>
<DIV><A
href="mailto:retesicurezzalavorosicilia@gmail.com">retesicurezzalavorosicilia@gmail.com</A></DIV>
<DIV><A
href="http://retesicurezzalavorosicilia.blogspot.com">retesicurezzalavorosicilia.blogspot.com</A>
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