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<H2 class=itemtitle><A class=seo_itemtitle href="">l'uomo, infatti, non sta mai
fermo, va di qua e di là, rivolge i suoi pensieri a tutto ciò che è ignoto e
noto</A></H2>
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<DIV><BR>
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<P style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt" class=MsoNormal><FONT size=2
face=Arial>corrispondenza fra vittoria e pietro sulla consolazione alla
madre Elvia di Seneca</FONT></P>
<P style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt" class=MsoNormal> </P>
<P style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt" class=MsoNormal>vittoria:<BR></P>
<P style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt" class=MsoNormal>Caro amico,<BR>alcune
vicissitudini ci hanno portato a parlare di argomenti non usuali di questi
tempi.Ci confrontammo sul Simposio, Leopardi ed altro. Non era certo un
consolarci a vicenda delle brutture e diciamo anche della noia delle chiacchiere
di questi tempi oscuri, era anche questo, ma forse più era trovare e ritrovare
un senso, un significato vero, profondo della vita e delle sue ragioni che
nel silenzio troppo rumoroso del presente pare perduto.<BR>Qualcuno si chiederà
perché questo ritorcere il capo? perché gustare e perché il gusto del passato?,
perché questa passione per gli antichi geni? basterebbe rispondere perché geni
sono stati, ma non è solo quello. Ciò che ci spinge a ricercare le antiche
radici è anche il dato oggettivo che questi sono tempi di transizione caotica,
in cui i più accorti avvertono il bisogno di ritrovare certe direttrici nella
babele del presente.<BR>Forse per questo e per capire ed essere capaci di
dominare il dolore del presente, per non esserne travolti che in mente ci
venne Seneca e la sua consolazione alla madre Elvia, o forse era lì che
dovevamo arrivare dopo Eloisa, Platone, Leopardi.<BR>Nessuno può negare che
quanto noi sappiamo di belle arti umane, di letteratura, di filosofia dagli
antichi ci viene, e quanta grazia, quando splendore e forza , civile
dottrina e sapienza morale da loro si trae.Purtroppo la conoscenza di questi
sapienti è stata ridotta a vuota e mera erudizione e non ad un utile
ammaestramento per i giovani: questo è sempre stato con tutte le "riforme"
scolastiche succedutesi, e veramente avrebbe potuto essere
diversamente?.<BR>Basta imbalsamare i pensieri in una istituzione, la scuola in
questo caso, perché essi perdano tutto il loro significato e la loro portata
profonda; così è successo, non solo ora, che nei secoli si è imposto di
conoscere il pensiero antico più per vanità di sapere, per una mera e vuota
erudizione piuttosto che per trarre dal sapere degli antichi padri un
ammaestramento utile e pratico alle civili virtù, mettendo in ombra che essi,
gli antichi, si dedicarono più al fare che al dire, non "pascevano" la
loro anima vuotamente in una vana scienza privata separata dalla pubblica
utilità per gli uomini tutti.<BR>Che arrivassimo a Seneca era scontato quasi.
Infatti Seneca si espresse in tempi simili a questi corrottissimi, in cui la
filosofia morale era considerata una mania da sofisti e non le fondamenta delle
antiche e sincere virtù della fu repubblica romana.<BR>Ora basta pensare alla
grande tenerezza e potenza di questo scritto, credo io, perché sia possibile
trovare e ritrovare le ragioni e la ragione di non farsi travolgere dalla
disperazione.<BR>Seneca, esule in Corsica, bandito da Roma scrive alla madre per
alleviarne il dolore per le disgrazie del suo figlio.<BR>Colpiscono i
passaggi di questa scritto consolatorio: la sua delicatezza da un lato e la sua
forza all'apparenza spietata, cosa da non sottovalutare di questi tempi di finto
pietismo d'accatto, di piagnisteo perpetuo e duraturo, ahimè!<BR>Con garbo e
sentimento si accosta alla sua madre e prima gli confessa il suo pudore
nell'accingersi a consolarla: “ho esitato, le dice, per diversi motivi: non
volevo che consolandoti io trovassi una scorciatoia per risollevare me stesso
invece che te, poi ho atteso che più efficacemente ti avrei rincuorata quando io
avessi trovato, prima, la forza in me stesso: “Perciò mi sforzavo in tutti i
modi, tenendo una mano sulla mia piaga, di trascinarmi fino a voi per curare le
vostre ferite", poi ero consapevole che per quanto io ti portassi conforto, le
mie parole, la mia lettera avrebbero rinnovato piuttosto il tuo dolore che
lenirlo, come ad un malato nel corpo non si può dare un farmaco anzi tempo, lo
stesso non si può fare con i dolori del cuore, attendevo che un poco si
attenuassero da sé, che il tuo animo fosse pronto alla consolazione., poi
le dice è ben strana la nostra situazione io conforto te per un dolore di cui
sono parte attiva, io sono la fonte del tuo dolore e mi tratteneva il timore di
esacerbare le tue sofferenze parlandoti io direttamente.<BR>E poi l'intensità di
un dolore che "eccede ogni misura è inevitabile che ci tolga il piacere
della parola dal momento che, talvolta, ci toglie anche la voce." : quanta
tenerezza, quanto rispetto, quanta "corrispondenza di umani sensi".<BR>Dopo
questo introito di una tenerezza e delicatezza estrema esce tutta la forza
apparentemente spietata di Seneca, il quale non per sadismo ma per ben altro!
rievoca alla madre tutte le sofferenze e i lutti della sua difficile e sofferta
vita; lo so dice che non è un metodo delicato ma "tutto un tagliare e bruciare",
ma io voglio ottenere che il tuo animo che ha saputo sopportare tante sventure
proprio da queste tragga la forza per affrontare questo nuovo dolore, "che non
se ne vergogni" dice testualmente.<BR>"Piangano, dunque, lungamente e si
lamentino gli <BR>animi deboli di coloro che una lunga felicità ha reso fiacchi
e che crollano all'urto della minima offesa".<BR>Chi è temprato alla sofferenza
saprà sopportare con fermezza anche i colpi più duri. <BR><BR>"L'infelicità
ostinata ha un solo vantaggio, che <BR>finisce per rendere forti coloro che
continuamente colpisce. ".<BR><BR>Ora io, caro amico, voglio per un momento
distaccarmi da questo colloquio privato di un figlio esule alla madre, per fare
delle considerazioni più generali.<BR>Seneca è stato filosofo, uomo di cultura,
ma anche un uomo politico e per una parte della sua vita compromesso col potere,
da quel genio e maestro che era ha saputo tirare le somme della sua esperienza
sia negativa che positiva, delle sue illusioni e anche dei sui compromessi
possibilisti.<BR>In questo passo lui esprime una concezione politica che perdura
nel tempo, al di là delle forme Statuali contingenti e delle epoche contingenti,
VALIDA SEMPRE!<BR>L'infelicità ostinata non accade per caso o per destino, o per
calamità (almeno che non siano naturali) l'infelicità è il risultato delle
condizioni date del contesto sociale in cui si vive, voglio dire che c'è chi ha
il potere di creare questa infelicità che arriva alll'insopportabilità, e
Seneca era esiliato per dei motivi politici ben precisi, bene: cosa ottiene il
potere politico di chi può causare l'infelicità? di rafforzare coloro che
<BR>continuamente colpisce.</P>
<P style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt" class=MsoNormal>il resto su</P>
<P style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt" class=MsoNormal><A
href="">http://controappunto.splinder.com/</A></P>
<P style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt" class=MsoNormal><FONT size=2 face=Arial>doc
politici</FONT><BR></P>
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face=Arial></FONT> </P></DIV></DIV></DIV></DIV></DIV></BODY></HTML>