<!DOCTYPE HTML PUBLIC "-//W3C//DTD HTML 4.0 Transitional//EN">
<HTML><HEAD>
<META content="text/html; charset=utf-8" http-equiv=Content-Type>
<META name=GENERATOR content="MSHTML 8.00.6001.18865"></HEAD>
<BODY style="BACKGROUND-COLOR: #fff" bgColor=#ffffff>
<DIV><FONT size=2 face=Arial></FONT> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message -----
<DIV style="BACKGROUND: #e4e4e4; font-color: black"><B>From:</B> <A
title=jugocoord@tiscali.it href="mailto:jugocoord@tiscali.it">Coord. Naz. per la
Jugoslavia</A> </DIV>
<DIV><B>To:</B> <A title=jugoinfo@yahoogroups.com
href="mailto:jugoinfo@yahoogroups.com">jugoinfo@yahoogroups.com</A> ; <A
title=crj-mailinglist@yahoogroups.com
href="mailto:crj-mailinglist@yahoogroups.com">crj-mailinglist@yahoogroups.com</A>
</DIV>
<DIV><B>Sent:</B> Friday, January 15, 2010 5:12 PM</DIV>
<DIV><B>Subject:</B> [JUGOINFO] Armi ad uranio, radioattività di “basso livello”
e bimbi deformi</DIV></DIV>
<DIV><BR></DIV><SPAN style="DISPLAY: none"> </SPAN> <!--~-|**|PrettyHtmlStartT|**|-~-->
<DIV style="POSITION: relative" id=ygrp-mlmsg>
<DIV style="Z-INDEX: 1" id=ygrp-msg><!--~-|**|PrettyHtmlEndT|**|-~-->
<DIV id=ygrp-text>
<P>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>
<DIV>Armi ad uranio, radioattività di “basso livello” e bimbi
deformi. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>by <B>Paul Zimmerman</B></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><SPAN style="COLOR: #000080; TEXT-DECORATION: underline"><A
href="http://www.globalresearch.ca/">Global Research<SPAN
style="COLOR: #000000"> , 1 gennaio 2010</SPAN></A></SPAN></DIV>
<DIV style="COLOR: rgb(0,0,128)"><SPAN style="COLOR: #000000">L’url di questo
articolo è: <A
href="http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=16726"><SPAN
style="TEXT-DECORATION: underline">www.globalresearch.<WBR>ca/index.<WBR>php?context=<WBR>va&aid=16726</SPAN></A></SPAN></DIV>
<DIV><I>(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)</I></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Un impressionante aumento nel numero di bambini nati con malformazioni
congenite è stato di recente denunciato dai medici che operano a Falluja, Iraq
[1]. Una delle cause suggerite per questa situazione preoccupante è
l’esposizione della popolazione a radiazioni prodotte da armi ad uranio. La
comunità internazionale per la protezione dalle radiazioni respinge questa
spiegazione come completamente infondata dato che (1) la dose di radiazione a
cui è sottoposta la popolazione dell’Iraq è troppo bassa e (2) non sono state
riportate prove di malformazioni fetali fra i discendenti dei sopravvissuti ai
bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. </DIV>
<DIV>Questa giustificazione cosiddetta scientifica è profondamente mistificante,
in quanto non aderente con le attuali basi di conoscenza. Esistono prove
abbondanti che dimostrano con chiarezza che malformazioni alla nascita sono
state procurate da livelli di radiazione nell’ambiente stimati sicuri dalla
comunità internazionale per la protezione dalle radiazioni. </DIV>
<DIV>Alla luce di queste conoscenze, la contaminazione da uranio non può essere
sbrigativamente rigettata come fattore di rischio per i nascituri. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>La distruzione del reattore nucleare di Chernobyl ha prodotto un tipo di
esposizione radioattiva differente da quella rappresentata dalla bomba
atomica. </DIV>
<DIV>In Giappone, le vittime furono esposte ad un flash istantaneo di radiazioni
gamma e di neutroni che dall’esterno andò a colpire i loro corpi. </DIV>
<DIV>Al contrario, l’incidente di Chernobyl ha disseminato dal cuore del
reattore attraverso l’Europa microscopiche particelle radioattive, che sono
state poi inalate ed ingerite dalla popolazione. </DIV>
<DIV>In questa situazione, coloro che sono stati contaminati hanno cominciato ad
essere esposti di continuo e dall’interno a radiazioni di “basso livello”.
</DIV>
<DIV> Secondo le attuali teorie sugli effetti radioattivi abbracciate dalla
comunità internazionale per la protezione dalle radiazioni, non vi è differenza
qualitativa fra i due tipi di esposizione. Quello che importa è la quantità
totale di energia che arriva al corpo. </DIV>
<DIV>Quindi, gli effetti sulla salute esperimentati dai sopravvissuti di
Hiroshima e Nagasaki possono venire considerati essere rappresentativi degli
effetti sulla salute prodotti da una esposizione radioattiva di natura
qualsiasi. </DIV>
<DIV>Nel caso di malformazioni fetali, questa presunzione si è dimostrata
sbagliata. Come risultato dell’esposizione dall’esterno in Giappone, non vi è
stato aumento di malformazioni fetali fra i bimbi i cui genitori erano stati
esposti ai bombardamenti. [2] </DIV>
<DIV>In contrasto, malformazioni fetali indotte da radiazioni sono state
documentate nelle popolazioni esposte a radiazioni di “basso livello” generate
da contaminazione interna. </DIV>
<DIV>Alla luce di questi dati contrastanti, risulta ovvio che la teoria
accettata sugli effetti radioattivi è erronea e necessita di correzioni. Le
informazioni che seguiranno dimostreranno che il rischio per il nascituro viene
generato da materiale radioattivo disperso nell’ambiente. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Nel libro <I>Chernobyl: 20 Years On</I>, un capitolo è dedicato alla
discussione sulle malformazioni fetali nei bambini che, mentre si trovavano in
gestazione nel grembo delle loro madri, venivano esposti alla radioattività
rilasciata dal reattore di Chernobyl [3]. </DIV>
<DIV>L’autore fornisce una visione d’insieme di un gran numero di studi che
confermano come “bassi livelli” di radiazione presenti in molte aree dell’Europa
dopo Chernobyl sono stati responsabili per una larga varietà di malformazioni
fetali. </DIV>
<DIV>Queste malformazioni sono avvenute dove l’esposizione alle radiazioni
veniva giudicata dalle agenzie per la protezione radioattiva essere troppo
debole per giustificare preoccupazione. </DIV>
<DIV>Sono citati quindici studi che dimostrano un aumento nell’incidenza di una
grande varietà di malformazioni congenite. Altri studi citati confermavano
l’aumento nella percentuale di nascite di bambini morti, di mortalità infantile,
di aborti spontanei e di bimbi nati sottopeso. Inoltre veniva documentata
un’elevata incidenza della sindrome di Down. In aggiunta, veniva registrato un
eccesso di varietà di altri disturbi della salute, che comprendevano ritardo
mentale ed altre sindromi mentali, malattie del sistema respiratorio e di quello
circolatorio e asma. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>In un capitolo separato dello stesso libro, Alexey Yablokov dell’Accademia
Russa delle Scienze forniva una rassegna di un corpo voluminoso di ricerche
condotte dopo Chernobyl. </DIV>
<DIV>Relativamente agli studi sulle malformazioni fetali, egli citava
un’accresciuta frequenza nel numero di malformazioni congenite che comprendevano
labbro e/o palato fesso (“labbro leporino”), raddoppio dei reni, polidattilia
(dita delle mani e dei piedi in numero superiore), anomalie nello sviluppo dei
sistemi nervoso ed ematico, amelia (anomalia segnata da arti ridotti),
anencefalia (sviluppo subnormale del cervello), spina bifida (chiusura
incompleta della colonna spinale), sindrome di Down, aperture anomale esofagee
ed anali, e malformazioni multiple presenti simultaneamente
[4]. </DIV>
<P style="FONT: 12px Times New Roman"> </P>
<DIV>Il largo spettro di malformazioni fetali prodotte dall’incidente di
Chernobyl non può essere giustificato dai dati raccolti sui sopravvissuti di
Hiroshima e Nagasaki. </DIV>
<DIV>Esiste un filone di prove convincenti che qualcosa è sbagliato nell’attuale
campo della protezione da radiazioni. </DIV>
<DIV>Ma esiste un ulteriore problema. La dose limite di radiazione suggerita in
grado di interferire con lo sviluppo del feto, sempre basata sulle ricerche dal
Giappone, è tra le cinquanta e le cento volte più alta di quella che la comunità
per la protezione dalle radiazioni insiste come tipica esposizione in quelle
aree dell’Europa in cui comunque è stata documentata una elevata frequenza di
malformazioni fetali. </DIV>
<DIV>Come possiamo dare un senso a queste contraddizioni? Gli studi sui
cromosomi condotti nelle regioni contaminate forniscono la risposta. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>In individui esposti a radiazioni ionizzanti, in linfociti periferici, quei
linfociti in circolazione nel sangue, si verifica un’elevata presenza di certi
tipi di aberrazioni cromosomiche [3,5]. </DIV>
<DIV>Di particolare interesse sono i cromosomi dicentrici che si producono
quando una radiazione scinde entrambi i filamenti della doppia elica del DNA in
due cromosomi contigui e poi il materiale genetico si ricombina in modo non
corretto. </DIV>
<DIV>Un aumento nella relativa frequenza di queste strutture ricombinate in modo
aberrante serve da indicatore biologico dell’esposizione radioattiva, questione
indipendente ed immune da falsità e da propaganda politica. </DIV>
<DIV>Andando nello specifico, l’aumento percentuale di queste aberrazioni è
proporzionale alla dose di radiazioni ricevuta. Quindi, la loro frequenza può
essere usata per determinare l’effettivo livello di esposizione in individui
contaminati. </DIV>
<DIV>Studi di questa natura sono stati condotti in Europa in seguito
all’incidente di Chernobyl [3]. </DIV>
<DIV>Questi studi hanno dimostrato che le valutazioni ufficiali sulla dose di
esposizione rese pubbliche dalle agenzie per la protezione dalle radiazioni
erano deplorevolmente erronee, sottostimando in modo grossolano l’esatto livello
di esposizione della gente in tutta Europa. </DIV>
<DIV>Questa discrepanza getta ulteriori dubbi sull’onestà scientifica di queste
organizzazioni che si suppone dovrebbero proteggere il mondo dall’inquinamento
radioattivo. Quando si combinano gli studi sulle aberrazioni cromosomiche con
gli studi sulle malformazioni genetiche, la scienza parla di per sé: la
popolazione di molte zone dell’Europa ha ricevuto da Chernobyl dosi molto più
alte di quelle dichiarate e le malformazioni fetali sono state indotte da dosi
più basse di quelle suggerite dall’attuale scienza per la protezione dalle
radiazioni. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Come la nube radioattiva da Chernobyl si diffondeva su tutto il pianeta, i
governi trasmettevano rassicurazioni ai loro cittadini in ansia, che non vi era
motivo di preoccupazione, che le dosi di radiazioni sulle persone erano troppo
basse per produrre effetti nocivi sulla salute. </DIV>
<DIV> Politicamente motivate, queste comunicazioni erano malconcepite dal
punto di vista medico. Quello che diveniva palese dopo l’incidente era che i
bambini venivano esposti alla pioggia radioattiva di Chernobyl, <I>mentre
si trovavano ancora nel grembo delle loro madri</I>, questo comprovato da una
elevata incidenza di sviluppo di leucemia, fin dalla prima ora della loro
nascita [6,7]. </DIV>
<DIV> Rilevante per questa discussione è il fatto che una mutazione
genetica che avviene <I>nell’utero</I> è una causa della leucemia infantile
[8,9].</DIV>
<DIV>In paesi, dove sono stati raccolti dati inconfutabili relativi ai livelli
di ricaduta radioattiva depositata sull’ambiente, alle dosi di radiazione sulla
popolazione e all’incidenza della leucemia infantile, è emerso un uniforme
andamento inequivocabile: la popolazione, oggetto di studio, di bambini nati
durante il periodo di 18 mesi successivi all’incidente soffriva in percentuale
superiore di leucemia nel suo primo anno di vita rispetto ai bambini nati prima
dell’incidente o a quelli nati dopo l’incidente, quando il livello della
possibile contaminazione da parte delle madri era sicuramente
diminuito. </DIV>
<DIV>Questo veniva confermato da cinque studi separati, condotti
indipendentemente l’uno dall’altro: in Grecia [9], Germania [10], Scozia [11],
Stati Uniti [12] e Galles [13]. </DIV>
<DIV>Ancora qui vi è la prova che le malformazioni erano state indotte nei feti,
come abbiamo riferito, cosa che la comunità per la protezione radioattiva
afferma non essere possibile. </DIV>
<DIV>Secondo la Commissione Europea sui Rischi da Radiazione (ECRR), questi
risultati forniscono la prova indiscutibile che il modello di rischio assunto
dalla Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica (ICRP) rispetto
alla leucemia infantile è in errore per un fattore compreso fra le 100 e le 2000
volte; quest’ultima cifra porta a concludere per un’incidenza continuata in
eccesso di leucemia, quando la popolazione dei bambini studiati continua ad
aumentare di età. [6]. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Sui cromosomi sono stati condotti altri tipi di studi, che dimostrano come
la radioattività presente nell’ambiente produce sul DNA danni che si trasmettono
alla prole futura. </DIV>
<DIV>I minisatelliti sono identiche corte sequenze di DNA che si iper-ripetono
in serie lungo un cromosoma. Queste sequenze di DNA non programmano la
costruzione di qualche proteina. </DIV>
<DIV>Ciò che caratterizza questi minisatelliti è che assumono spontaneamente
replicazioni tramite mutazione ad una frequenza che risulta 1.000 volte più alta
di quella dei geni che codificano le normali proteine.</DIV>
<DIV>Il Dr. Yuri Dubrova, attualmente all’Università di Leicester, per primo ha
riscontrato che queste sequenze di DNA possono essere utilizzate per registrare
mutazioni genetiche indotte da radiazioni, dimostrando che la loro nota velocità
di mutazione viene ad aumentare successivamente all’esposizione
radioattiva. </DIV>
<DIV>Dubrova e i suoi collaboratori hanno studiato la frequenza delle mutazioni
minisatellitari in famiglie che hanno vissuto in aree rurali pesantemente
contaminate del distretto di Mogilev di Belarus dopo la catastrofe di Chernobyl
[14]. È stato riscontrato che la frequenza delle mutazioni, trasferita dagli
individui di sesso maschile ai loro discendenti, era quasi raddoppiata nelle
famiglie esposte rispetto a gruppi famigliari di controllo. Fra quelle esposte,
la frequenza di mutazione era significativamente più alta nelle famiglie con una
più alta esposizione parentale. Questa scoperta era coerente con l’ipotesi che
la radiazione poteva avere indotto mutazioni nelle cellule germinali
riproduttive dei genitori e questo si trasmetteva ai loro nascituri. Questa era
la prima prova conclusiva che la radioattività produce negli esseri umani
mutazioni ereditabili. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Inoltre sono stati condotti test sui minisatelliti di DNA anche sui bambini
di “liquidatori” di Chernobyl, vale a dire di quelle persone che hanno
partecipato alle operazioni di bonifica dopo l’incidente. Quando i nati dai
liquidatori dopo l’incidente sono stati confrontati con i loro fratelli nati
prima dell’incidente, è stato osservato un incremento sette volte più grave nel
danno genetico riscontrato [15,16]. </DIV>
<DIV> Come riportato dalla ECRR, “attraverso controlli eseguiti in loco,
questi riscontri hanno evidenziato nel modello della ICRP relativo al danno
genetico ereditabile un errore fra le 700 e le 2000 volte più elevato” [6]. La
ECRR ha sottolineato questa ulteriore osservazione: “Risulta degno di nota che
gli studi sui bambini di coloro che sono stati esposti alle radiazioni esterne
ad Hiroshima mostrano effetti irrilevanti se non nulli, <B>fattore che
suggerisce una differenza fondamentale fra le modalità di esposizione</B>
[17]. Probabilmente la differenza maggiore consiste nel fatto che
l’esposizione interna sui liquidatori di Chernobyl è stata la causa degli
effetti.” </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Nel novembre 2009, Joseph Mangano del Progetto Sanità Pubblica e Radiazioni
ha pubblicato uno studio sull’ipotiroidismo neonatale nella popolazione che vive
nei pressi dei reattori nucleari di Indian Point a Buchanan, New York
[13]. </DIV>
<DIV>L’ipotiroidismo è una malattia caratterizzata da un’insufficiente
produzione dell’ormone tiroxina. Una causa di questo disturbo è l’esposizione
allo iodio radioattivo che distrugge selettivamente le cellule nella ghiandola
tiroidea. </DIV>
<DIV>Attualmente, l’unica fonte ambientale di iodio radioattivo sta nelle
emissioni degli impianti nucleari per la produzione di energia. </DIV>
<DIV>Mangano osserva che quattro contee nello stato di New York fiancheggiano
Indian Point e quasi tutti i residenti di queste contee vivono nel raggio di 20
miglia dal complesso dei reattori. Durante il periodo che va dal 1997 al 2007,
il rapporto di ipotiroidismo neonatale nella popolazione considerata
nell’insieme delle quattro contee era del 92,4% superiore, quindi quasi il
doppio, che negli Stati Uniti. L’incidenza in ognuna delle quattro conteee prese
separatamente superava quella degli Stati Uniti, e nel caso di due contee il
rapporto era più del doppio del rapporto nazionale. Nel periodo 2005-2007, il
rapporto delle quattro contee era del 151.4% superiore al rapporto nazionale.
Questo riscontro era coerente con il fatto che l’incidenza locale di cancro alla
tiroide è del 66% superiore al rapporto per gli Stati Uniti.
[14]. </DIV>
<DIV>Lo studio di Mangano solleva importanti interrogativi rispetto al nostro
comune benessere. Noi viviamo con le assicurazioni da parte del governo e
dell’industria che i reattori nucleari sono operativi all’interno di linee guida
presentate da agenzie per la protezione dalle radiazioni. Le radiazioni che
emettono non vengono prese in considerazione perché di “basso livello” per
destare preoccupazione. Eppure, bambini nati da madri che vivono in prossimità
di Indian Point soffrono in numero sempre crescente di ipotiroidismo. Allora, o
il complesso dei reattori sta emettendo più radiazioni di quello che viene
pubblicamente dichiarato, o, una volta ancora, sono errati i livelli standard di
sicurezza fissati dalle organizzazioni per la protezione dalle radiazioni.
</DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Sono le armi che contengono uranio depleto una causa di preoccupazione per
la produzione di malformazioni fetali? Dato che l’uranio all’interno del corpo
umano prende come obiettivo il sistema riproduttivo, l’elevata percentuale di
malformazioni fetali in Iraq suggerisce fortemente che l’esposizione al DU è
implicata. </DIV>
<DIV>Negli animali da esperimento esposti ai composti di uranio, si è
riscontrato un accumulo di uranio nei testicoli [20]. Fra i veterani della Gurra
del Golfo feriti da schegge ad uranio depleto, sono stati riscontrate elevate
concentrazioni di uranio nel loro seme. [21]. </DIV>
<DIV>Alla luce di questa scoperta, la Royal Society mette in guardia che questo
fa aumentare “la possibilità di effetti negativi sullo sperma, effetti chimici
dell’uranio sul materiale genetico, o mediante le particelle alfa diffuse dal
DU, o per la tossicità chimica dell’uranio [21].” </DIV>
<DIV>In esperimenti sulle femmine di topo è stato trovato che l’uranio aveva
attraversato la placenta ed era andato a concentrarsi nei tessuti dei feti
[20,21,22]. </DIV>
<DIV>Quando particelle di DU venivano impiantate in femmine di topo gravide,
veniva osservata una relazione diretta tra la quantità di contaminazione nella
madre e la quantità di contaminazione nella placenta e nei feti
[23,24]. </DIV>
<DIV> Di grandissima importanza, quando passa in soluzione all’interno del
corpo, la specie chimica principale dell’uranio è lo ione uranile
UO<SPAN>2</SPAN><SPAN style="VERTICAL-ALIGN: 5px">++</SPAN>. <B>Questo
composto di uranio ha un’affinità per il DNA e si lega con questa struttura in
modo forte.</B> [25]. Questo fatto da solo dovrebbe essere sufficiente per
arrestare la diffusione di DU, sotto forma di aerosol, fra le popolazioni.
L’uranio internalizzato nel corpo umano prende come obiettivo il materiale
genetico! Inutile dire, questo fatto è totalmente ignorato dalla Commissione
Internazionale per la Protezione Radiologica e dalle organizzazioni collegate,
quando determinano i livelli di sicurezza per l’esposizione all’uranio e
valutano i fattori di rischio nell’indurre le malformazioni fetali da parte
dell’uranio. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Nei neonati, l’idrocefalia è una condizione caratterizzata da accresciuta
forma della testa e da atrofia del cervello. La frequenza di questa
malformazione è accreciuta drammaticamente in Iraq dalla Prima Guerra del Golfo
[26]. Una ricerca limitata e certamente incompleta condotta negli Stati Uniti
conferisce credito all’ipotesi che l’esposizione al DU sia l’agente causativo
[26]. </DIV>
<DIV> La Contea di Socorro, rurale e a bassa densità di popolazione, è
localizzata nelle adiacenze di un sito per testare armamenti a DU, la “Terminal
Effects Research and Analysis Division of the New Mexico Institute of Mining and
Technology”. In media, nella Contea avvengono 250 nascite
all’anno. Un’indagine di un’organizzazione di attivisti ha rivelato che tra
il 1984 e il 1986, sono nati cinque bambini con idrocefalia. (Il normale
rapporto di idrocefali è un caso per ogni 500 nati vivi). Secondo la
registrazione delle malformazioni fetali dello Stato del New Mexico,per
difettopletaione delle malformazioni fetali vivi). Secondo l' sono nati cinque
bambini con idrocefaliafrequenz<WBR>a di questa m provatamente incompleta per
difetto, tra il 1984 e il 1988 sono nati con la sindrome 19 bambini a livello
statale, tre di questi nella Contea di Socorro. Indifferentemente da quale
valutazione sia corretta, i risultati sono preoccupanti dato che Socorro
contiene meno dell’1% della popolazione dello stato. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV> Per concludere, l’attuale dogma che riguarda gli effetti delle
radiazioni non può giustificare l’aumento delle malformazioni genetiche nelle
popolazioni esposte internamente a bassi livelli di radiazione. Qualcosa è
profondamente sbagliato rispetto alla scienza attuale sulla sicurezza dalle
radiazioni. Stabilito questo, le asserzioni da parte delle organizzazioni per la
protezione dalle radiazioni rispetto all’impossibilità che bassi livelli di
uranio possano causare malformazioni fetali risultano sospette. Numerosi
studi dimostrano che l’uranio produce un ampio spettro di malformazioni fetali
nella sperimentazione con animali [20,26]. Per di più, numerose ricerche
<I>in vitro</I> e <I>in vivo</I> condotte negli ultimi venti anni
provano che l’uranio è genotossico (in grado di danneggiare il DNA), citotossico
(velenoso per le cellule), e mutagenico (in grado di indurre mutazioni
genetiche) [27]. Questi effetti sono prodotti o dalla radioattività dell’uranio
o dai suoi effetti chimici o dall’interazione sinergica fra radioattività e
chimismo. </DIV>
<DIV>Queste scoperte conferiscono plausibilità all’idea che l’osservata
incidenza accresciuta di bambini deformi in Iraq è una conseguenza del
munizionamento ad uranio depleto [26]. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><B>Paul Zimmerman</B> è l’autore di <I>A Primer in the Art of
Deception: The Cult of Nuclearists, Uranium Weapons and Fraudulent
Science – Un piccolo manuale nell’arte dell’inganno: il culto dei nuclearisti,
armamenti all’uranio e scienza fraudolenta</I>. Una presentazione più
tecnica, completa di riferimenti, delle idee presentate in questo articolo può
essere trovata all’interno di queste pagine. Brani scelti, che liberamente si
possono scaricare, sono disponibili a: </DIV>
<DIV style="COLOR: rgb(0,0,128)"><SPAN style="TEXT-DECORATION: underline"><A
href="http://www.du-deceptions.com/%22%20%5Ct%20%22_blank">www.du-deceptions.<WBR>com<SPAN
style="COLOR: #000000"> .</SPAN></A></SPAN></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><B>Note </B></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV style="COLOR: rgb(0,0,128)"><SPAN
style="COLOR: #000000"> [1] Chulov M. Huge Rise in
Birth Defects in
Falluja. <I>guardian.co.<WBR>u</I>k. November 13,
2009. <BR><A
href="http://www.guardian.co.uk/world/2009/nov/13/falluja-cancer-children-birth-defects%22%20%5Cl%20%22istory-byline%22%20%5Ct%20%22_blank"><SPAN
style="TEXT-DECORATION: underline">http://www.guardian<WBR>.co.uk/world/<WBR>2009/nov/<WBR>13/falluja-<WBR>cancer-children-<WBR>birth-defects#<WBR>history-byline</SPAN></A></SPAN></DIV>
<DIV style="COLOR: rgb(45,45,45)"><SPAN
style="COLOR: #000000"> [2] </SPAN>Nakamura
N. Genetic Effects of Radiation in Atomic-bomb Survivors and Their
Children: Past, Present and Future. <I>Journal of Radiation
Research</I>. 2006; 47(Supplement)<WBR>:B67-B73.<SPAN
style="COLOR: #000000"> </SPAN></DIV>
<DIV> [3] Schmitz-Feurerhake I. Radiation-Induced
Effects in Humans After <I>in
utero</I> Exposure: Conclusions from Findings After the
Chernobyl Accident. In C.C. Busby, A.V.Yablokov
(eds.): <I>Chernobyl: 20 Years On</I>. European Committee
on Radiation Risk. Aberystwyth, United Kingdom: Green Audit Press;
2006.</DIV>
<DIV> [4] Yablokov A.V. The Chernobyl Catastrophe --
20 Years After (a meta-review)<WBR>. In C.C. Busby, A.V. Yablokov
(eds.): <I>Chernobyl: 20 Years On</I>. European
Committee on Radiation Risk. Aberystwyth, United Kingdom: Green Audit
Press; 2006.</DIV>
<DIV> [5] Hoffmann W., Schmitz-Feuerhake I. How
Radiation-specific is the Dicentric Assay? <I>Journal
of Exposure Analysis and Environmental Epidemiology</I>. 1999;
2:113-133.</DIV>
<DIV> [6] European Committee on Radiation Risk
(ECRR). <I>Recommendations of the European Committee on Radiation
Risk: the Health Effects of Ionising Radiation Exposure at Low Doses for
Radiation Protection Purposes</I>. Regulators' Edition. Brussels;
2003. <A href="http://www.euradcom.org/%22%20%5Ct%20%22_blank"><SPAN
style="COLOR: #000080; TEXT-DECORATION: underline">www.euradcom.<WBR>org</SPAN></A>.</DIV>
<DIV> [7] Low Level Radiation Campaign (LLRC). Infant
Leukemia After Chernobyl. <I>Radioactive Times: The Journal of the
Low Level Radiation Campaign</I>. 2005; 6(1):13.</DIV>
<DIV> [8] Busby C.C. Very Low Dose Fetal Exposure to
Chernobyl Contamination Resulted in Increases in Infant Leukemia in Europe and
Raises Questions about Current Radiation Risk
Models. <I> International Journal of Environmental Research and Public
Health</I>. 2009; 6:3105-3114.</DIV>
<DIV> [9] Petridou E., Trichopoulos D., Dessypris N., Flytzani
V., Haidas S., Kalmanti M.K., Koliouskas D., Kosmidis H., Piperolou F.,
Tzortzatou F. Infant Leukemia After <I>In
Utero</I> Exposure to Radiation From
Chernobyl. <I>Nature</I>. 1996; 382:352-353.</DIV>
<DIV> [10] Michaelis J., Kaletsch U., Burkart W., Grosche
B. Infant Leukemia After the Chernobyl
Accident. <I>Nature</I>. 1997; 387:246. </DIV>
<DIV> [11] Gibson B.E.S., Eden O.B., Barrett A., Stiller C.A.,
Draper G.J. Leukemia in Young Children in
Scotland. <I>Lancet</I>. 1988; 2(8611):630.</DIV>
<DIV> [12] Mangano J.J. Childhood Leukemia in the US
May Have Risen Due to Fallout From Chernobyl. <I>British Medical
Journal</I>. 1997; 314:1200.</DIV>
<DIV> [13] Busby C, Scott Cato M. Increases in
Leukemia in Infants in Wales and Scotland Following Chernobyl: Evidence for
Errors in Statutory Risk Estimates. <I>Energy and
Environment</I>. 2000; 11(2):127-139.</DIV>
<DIV> [14] Dubrova Y.E., Nesterov V.N., Jeffreys
A.J., <I>et al</I>. Further Evidence for Elevated Human
Minisatellite Mutation Rate in Belarus Eight Years After the Chernobyl
Accident. <I>Mutation Research</I>. 1997;
381:267-278.</DIV>
<DIV> [15] Weinberg H.S., Korol A.B., Kiezhner V.M., Avavivi A.,
Fahima T., Nevo E., Shapiro S., Rennert G., Piatak O., Stepanova E.I., Skarskaja
E. Very High Mutation Rate in Offspring of Chernobyl Accident
Liquidators. <I>Proceedings of the Royal
Society.</I> London. 2001; D, 266:1001-1005.</DIV>
<DIV> [16] Dubrova Y.E., et al. Human Minisatellite
Mutation Rate after the Chernobyl Accident. <I>Nature.</I> 1996;
380:683-686.</DIV>
<DIV> [17] Satoh C., Kodaira M. Effects of
Radiation on Children. <I>Nature</I>. 1996; 383:226.</DIV>
<DIV> [18] Mangano J. Newborn Hypothyroidism Near the
Indian Point Nuclear Plant. Radiation and Public Health
Project. November 25, 2009. <A
href="http://www.radiation.org/%22%20%5Ct%20%22_blank"><SPAN
style="COLOR: #000080; TEXT-DECORATION: underline">www.radiation.<WBR>org</SPAN></A></DIV>
<DIV> [19] Mangano J. Geographic Variation in U.S.
Thyroid Cancer Incidence and a Cluster Near Nuclear Reactors in New Jersey, New
York, and Pennsylvania. <I>International Journal of Health
Services</I>. 2009; 39(4):643-661.</DIV>
<DIV> [20] Agency for Toxic Substances and Disease Registry
(ATSDR). <I>Toxicological Profile for Uranium</I>. U.S.
Department of Health and Human Services; 1999.</DIV>
<DIV style="COLOR: rgb(0,0,128)"><SPAN style="TEXT-DECORATION: underline"><A
href="http://www.atsdr.cdc.gov/toxprofiles/tp150.html%22%20%5Ct%20%22_blank">http://www.atsdr.<WBR>cdc.gov/toxprofi<WBR>les/tp150.<WBR>html</A></SPAN></DIV>
<DIV> [21] Royal Society. <I>Health Hazards of
Depleted Uranium Munitions: Part II</I>. London: Royal Society, March
2002.</DIV>
<DIV> [22] Albina L., Belles M., Gomez M., Sanchez D.J., Domingo
J.L. Influence of Maternal Stress on Uranium-Induced Developmental
Toxicity in Rats. <I>Experimental Biology and
Medicin</I>e. 2003; 228( 9):1072-1077.</DIV>
<DIV> [23] Arfsten D.P., Still K.R., Ritchie G.D. A
Review of the Effects of Uranium and Depleted Uranium Exposure on Reproduction
and Fetal Development. <I>Toxicology and Industrial
Healt</I>h. 2001; 17:180-191.</DIV>
<DIV> [24] Domingo J. Reproductive and Developmental
Toxicity of Natural and Depleted Uranium: A Review. <I>Reproductive
Toxicology</I>. 2001; 15:603-609.</DIV>
<DIV> [25] Wu O., Cheng X., et al. Specific Metal
Oligonucleotide Binding Studied By High Resolution Tandem Mass
Spectrometry. <I>Journal of Mass Spectrometry</I>. 1996;
321(6) 669-675.</DIV>
<DIV> [26] Hindin R., Brugge D., Panikkar
B. Teratogenicity of Depleted Uranium Aerosols: A Review from an
Epidemiological Perspective. <I>Environmental
Health</I>. 2005; 26(4):17.</DIV>
<DIV> [27] Zimmerman P. A<I> Primer in the Art
of Deception: The Cult of Nuclearists, Uranium Weapons and Fraudulent
Science</I>. 2009. <A
href="http://www.du-deceptions.com/%22%20%5Ct%20%22_blank"><SPAN
style="COLOR: #000080; TEXT-DECORATION: underline">www.du-deceptions.<WBR>com</SPAN></A></DIV>
<DIV style="COLOR: rgb(0,0,128)"><SPAN
style="COLOR: #000000"><BR></SPAN> </DIV>
<DIV>---</DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><B>Nota del traduttore: a complemento dell’articolo di Zimmerman, riporto
una conversazione con il Dr. Doug Rokke di Baltimora, medico dell'esercito USA
che per primo rivelò lo scandalo dell'uranio impoverito riversato
sull'Iraq. </B></DIV>
<DIV><B></B><BR></DIV>
<DIV>(Fonte: <SPAN style="FONT-STYLE: italic"
class=Apple-style-span>Scienzaepace mailing list<SPAN style="FONT-STYLE: normal"
class=Apple-style-span>)</SPAN></SPAN></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><B>Uranio Depleto, DU: una calamità assassina? </B></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>28 dicembre 2002</DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Il Dr. Doug Rokke di Baltimora afferma: “Quando si va in guerra,
l’obiettivo è quello di ammazzare, e il DU è il mezzo più valido che noi abbiamo
a disposizione” </DIV>
<DIV>Il Dr. Doug Rokke ha la fastidiosa abitudine di mettersi a ridere, quando
probabilmente vorrebbe mettersi a gridare. Lui ride quando parla di campi di
battaglia contaminati da scorie radioattive. </DIV>
<DIV>Non può smettere di ridere quando afferma che la questione è sotto
copertura stretta del governo. Continua a ridere quando tratta dei suoi problemi
di salute, che lui attribuisce alla negligenza deliberata dell’Esercito, e che
probabilmente lo condurranno a morire. </DIV>
<DIV> La conversazione telefonica con Rokke è abbastanza disturbata,
anche senza le sue risate su questi orrori. Una eco insolita accompagna ogni
espressione. Quando gli viene fatto notare questo strano risuonare, Rokke
dichiara di non essere sorpreso: pensa che il suo telefono sia sotto controllo
da anni. </DIV>
<DIV>È possibile tentare di liquidare Rokke come un instabile o un teorico del
complotto, ma invece Rokke è un veterano da 35 anni dell’Esercito USA, e non è
proprio un musone sempre malcontento. </DIV>
<DIV>Rokke ha seguito il progetto dell’Esercito USA sull’Uranio Depleto fin
dalla metà degli anni Novanta, ed aveva ricevuto l’incarico per la bonifica del
DU da parte dell’Esercito, dopo la Guerra del Golfo Persico. Inoltre ha diretto
i laboratori di radiologia “Edwin R. Bradley” a Fort McClellan, Alabama.</DIV>
<DIV>Ora, se voi inserite il nome di Rokke in un motore di ricerca su un
qualsiasi sito web di natura militare, non troverete alcuna risposta, come se
Rokke non fosse mai esistito.</DIV>
<DIV>Se voi andate a leggere centinaia di pagine di documenti governativi e di
innumerevoli trascrizioni di audizioni ufficiali riguardanti l’uso militare
dell’Uranio Depleto, non troverete alcun riferimento su questo argomento a suo
nome.</DIV>
<DIV>Questo è più di una cosa insolita, di scarsa rilevanza, dato che Rokke e il
suo gruppo di lavoro erano in prima linea per cercare di stabilire i
potenziali rischi sulla salute e sull’ambiente generati dall’uso del DU sul
campo di battaglia.</DIV>
<DIV>“Noi eravamo i migliori che avevano”, afferma Rokke. Non si sta vantando,
ma sogghigna ancora.</DIV>
<DIV>L’uso del DU in combattimento è un’innovazione abbastanza recente. È stato
usato per la prima volta durante la Guerra del Golfo Persico come componente
indispensabile del munizionamento per perforare le armature dei mezzi blindati,
per distruggere i carri armati.</DIV>
<DIV>I proiettili con DU, all’impatto, bruciano e sono così pesanti e caldi che
dirompono con facilità attraverso l’acciaio. “È come prendere una matita e
spingerla attraverso un foglio di carta,” ha affermato Rokke.</DIV>
<DIV>Allora, questa “matita” di Uranio esplode all’interno del suo obiettivo,
creando una implacabile “tempesta di fuoco”. Rokke continua: “Questa roba è
grandiosa come arma anticarro. Mette in grado le truppe USA di far fuori a lungo
raggio i carri armati del nemico.” </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Secondo il sito web del Deployment Health Support Directorate, il DU è un
“sottoprodotto del processo attraverso cui l’Uranio viene arricchito per
produrre il combustibile nucleare e componenti di armi nucleari.” In altre
parole, il DU è una scoria nucleare di basso livello. Secondo lo stesso sito
web, il DU può contenere anche quantità in tracce di “nettunio, plutonio,
americio, tecnezio-99 ed uranio-236.” </DIV>
<DIV>Durante la Guerra del Golfo, è stato sparato un totale di 320 tonnellate di
munizioni al DU. </DIV>
<DIV>Il compito di Rokke era di riuscire a capire come ripulire i carri armati
USA, come aiutare le sfortunate vittime del “fuoco amico”, che erano incappate
in colpi al DU. </DIV>
<DIV>Dopo anni di lavoro di questa natura, in Kuwait e in Arabia Saudita, e su
poligoni di esercitazione negli USA, nel 1996 Rokke arrivava a questa
conclusione, comunicata agli alti gradi dell’Esercito, che il DU era così
pericoloso che doveva essere bandito immediatamente dalle armi da
combattimento.</DIV>
<DIV>Questa conclusione, Rokke ne è convinto, gli costò la carriera.</DIV>
<DIV>“La contaminazione era dappertutto”, sui carri bruciati, sui campi
petroliferi in fiamme, sui corpi bruciati. Questo era il Kuwait dopo la Guerra
del Golfo. </DIV>
<DIV>Rokke aveva un compito da assolvere, la decontaminazione dei carri armati
USA contaminati da DU. Quello che Rokke rilevò, lo atterrì. “Dio mio! Questo è
l’unico modo per descrivere tutto questo, la contaminazione era dappertutto.”
</DIV>
<DIV>Rokke e il suo gruppo stavano misurando livelli impressionanti di
radiazioni oltre i 50 metri dai carri armati interessati: superiori ai 300
millirems all’ora per le radiazioni beta e gamma, e per la radiazione alfa dalle
migliaia ai milioni di impulsi per minuto (CPM) su un contatore Geiger.</DIV>
<DIV>“L’intera area è stata inquinata. Sicuramente qui fa ancora ‘più caldo’ che
all’inferno. Questa cosa non può più continuare!”</DIV>
<DIV>Questa squadra ha impiegato tre mesi per pulire 24 tanks per trasportarli
di ritorno negli USA, e l’Esercito ha impiegato altri tre anni per
decontaminarli del tutto. </DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV>Ma i carri armati contaminati non sono l’unico problema. </DIV>
<DIV>Nel periodo di 72 ore dalle loro ricognizioni, Rokke e i componenti della
sua squadra hanno cominciato a sentirsi male. Comunque, hanno continuato nel
loro lavoro. Sono ritornati negli USA per eseguire test sulle basi
dell’Esercito. Deliberatamente facevano saltare in aria carri armati con
proiettili a DU, quindi correvano sul posto mentre i carri stavano ancora
bruciando. </DIV>
<DIV>Videoregistravano le nuvole di ossido di uranio che si sprigionavano e
misuravano la radioattività che veniva emessa. </DIV>
<DIV>Rokke ha dichiarato che nell’ultimo decennio 30 dei 100 suoi collaboratori
in queste operazioni sono morti. </DIV>
<DIV>I polmoni e i reni di Rokke sono pregiudicati. Lui ritiene che la polvere
di ossido di uranio si sia “intrappolata” in permanenza all’interno dei suoi
polmoni. Ha lesioni al cervello, pustole sulla sua pelle. Soffre per una
sindrome di stanchezza cronica. Ha disturbi virulenti alle vie respiratorie, che
comportano accessi di asma e di tosse, e soffre per mancanza di respiro quando
fa esercizio fisico. Inoltre ha una fibromialgia, una patologia che gli causa
una sofferenza cronica ai muscoli, ai legamenti e ai tendini.</DIV>
<DIV>Nel 1994, l’Ente di assistenza agli ex combattenti (VA) ha sottoposto Rokke
a test per rilevare la presenza di uranio nel suo corpo; Rokke ha ricevuto
l’esito di queste indagini dopo due anni e mezzo. Le sue urine contenevano 5000
volte la quantità consentita di uranio. </DIV>
<DIV>Dopo anni di battaglie con il VA, Rokke è riuscito ad ottenere una
disabilità del 40%, ma non esistono dichiarazioni ufficiali che la sua malattia
sia stata causata dal suo lavoro sul DU.</DIV>
<DIV>L’Esercito e il Pentagono continuano ad insistere che il DU è sicuro! Rokke
afferma che sanno che non è così, dato che lui ha fornito loro le prove. Lui
dichiara che loro non vogliono ammettere le prove dei pericoli del DU, visto che
“loro si aspettano cose diverse e sbagliate, e stanno usando procedure
erronee.”</DIV>
<DIV>Rokke ha dichiarato che il problema con il DU sta nel fatto che si
sprigiona quando un proiettile scoppia e si infiamma. Il proiettile comincia a
bruciare immediatamente, e più del 70 % del DU si ossida. Questo ossido di
uranio polverizzato, sotto forma di aerosol, è la cosa realmente pericolosa,
particolarmente quando viene inalato. </DIV>
<DIV>Rokke insiste che lui e i suoi uomini indossavano un equipaggiamento di
protezione, o che avrebbe dovuto proteggerli. Ma le loro maschere antigas erano
in grado di filtrare particelle solo di 10 microns o di diametro maggiore.
Secondo l’Esercito e il Pentagono, queste sono le dimensioni del diametro delle
particelle di DU. </DIV>
<DIV>Per Rokke, invece, queste particelle hanno diametro inferiore ai 3 microns,
e gli scienziati dei laboratori di Livermore hanno misurato essere addirittura
di diametro inferiore ad 1 micron: quindi, le misure di precauzione che
attualmente vengono applicate sono completamente inutili.</DIV>
<DIV>(<I>Nota del traduttore: la dimensione del diametro delle nanoparticelle di
DU è inferiore al diametro degli alveoli polmonari e quindi le particelle, oltre
ad insediarsi con grande probabilità nei tessuti del sistema respiratorio, si
riversano nel flusso sanguigno. Nel giro di una sessantina di secondi possono
andare ad insediarsi in un qualsiasi organo più o meno recettivo del corpo e lì
cominciare ad irradiare i tessuti circostanti con radiazioni corpuscolari α. Le
</I><B><I>particelle alfa</I></B><I> o </I><B><I>raggi alfa</I></B><I>
consistono di due protoni e due neutroni legati insieme, quindi sono una forma
di radiazione corpuscolare altamente ionizzante e con un basso potere di
penetrazione.</I> <I>I raggi alfa, a causa della loro carica elettrica,
interagiscono fortemente con la materia e quindi vengono facilmente assorbiti
dai materiali e possono viaggiare solo per pochi centimetri nell’aria. Possono
essere assorbiti dagli strati più esterni della pelle umana e così generalmente
non sono pericolosi per la vita, a meno che la sorgente non venga inalata o
ingerita. In questo caso i danni sarebbero invece maggiori di quelli causati da
qualsiasi altra radiazione ionizzante. Se il dosaggio fosse abbastanza elevato
comparirebbero tutti i sintomi tipici dell'avvelenamento da radiazione.</I>)
</DIV>
<DIV>Circa un quarto dei 700.000 soldati inviati alla Guerra del Golfo Persico
hanno riportato un qualche tipo di malattia relativa alla Guerra del Golfo, e
Rokke è persuaso che il DU ha qualche attinenza con tutto questo, associato con
la grande quantità di sostanze chimiche alle quali le truppe sono state esposte,
compresi bassi livelli di gas sarin, nubi tossiche da impianti petroliferi in
fiamme, innumerevoli pesticidi, per non parlare delle tavolette anti gas nervini
che i soldati sono costretti ad ingerire. </DIV>
<DIV>Se Rokke ha ragione sui pericoli del DU, perché il Ministero della Difesa
lo continua ad usare ed insiste che questo è sicuro? </DIV>
<DIV>“Quando si va in guerra, l’obiettivo è quello di ammazzare, e il DU è il
mezzo più valido che noi abbiamo a disposizione”, così ha affermato Rokke.
</DIV>
<DIV>Rokke ritiene che l’esercito USA sta ponendo maggior attenzione sulla
potenza di fuoco piuttosto che sulla salute e sulla sicurezza delle sue
truppe. </DIV>
<DIV>Egli ha fatto suo un memorandum dei primi anni Novanta, che a suo dire
comprova le sue affermazioni. </DIV>
<DIV>Datato 1 marzo 1991, il memorandum é stato scritto dal Ten. Col. M.V.
Ziehmn dei Laboratori di Los Alamos nel New Mexico.</DIV>
<DIV>“Vi é stata e continua ad esserci la preoccupazione che concerne l’impatto
del dU [sic] sull’ambiente. Quindi, anche se non ci sono dubbi sull’efficacia
del dU sul campo di battaglia, i proiettili al dU possono essere inaccettabili
dal punto di vista politico e, perciò, dovrebbero essere eliminati dagli
arsenali,” questo recita il memorandum. “Visto che le bombe perforanti al dU
hanno fornito tutto il loro potenziale durante le nostre recenti attività di
combattimento, allora noi dobbiamo garantirci sulla loro futura esistenza (fino
a che non venga sviluppato qualcosa di meglio) tramite il servizio rifornimenti
del Ministero della Difesa. Se questo non verrà garantito, è possibile che noi
ci troviamo davanti alla perdita di una considerevole potenzialità di
combattimento. Io penso che dobbiamo tenere a mente questo delicato
problema.” </DIV>
<DIV>Per Rokke, il significato di questo memorandum è del tutto chiaro. Dato che
le munizioni a DU sono tanto efficaci, devono continuare ad essere usate in
combattimento, senza tanti riguardi per l’ambiente o per le conseguenze sulla
salute. </DIV>
<DIV>L’altro problema è di natura finanziaria. Noti gli effetti reali del DU, i
costi della bonifica diventerebbero assolutamente sbalorditivi. </DIV>
<DIV>Le aree contaminate dal DU si estendono molto più oltre ai campi di
battaglia del Golfo Persico. Rokke ha ammesso che il DU è regolarmente
usato nelle esercitazioni sul campo negli USA, in particolare negli Stati
dell’Indiana, Florida, New Mexico, Massachusetts, Maryland</DIV>
<DIV>e Puerto Rico. Per non parlare del Kosovo, dove proiettili al DU sono stati
usati per mettere fuori uso i carri armati dei Serbi. </DIV>
<DIV>Quando gli USA stavano sul punto di intraprendere un’altra guerra con
l’Iraq, Rokke dichiarava che era sua intenzione mettere in guardia l’opinione
pubblica Americana che questa guerra sarebbe stata ben peggiore della prima, e
che il numero di soldati che si sarebbero ammalati a causa del DU probabilmente
sarebbe stato molto maggiore. </DIV>
<DIV>Rokke insiste di non essere un pacifista. “Io sono un combattente ed un
patriota. Se si verificasse una minaccia contro gli USA, non esiterei un solo
istante per andare a combattere.” </DIV>
<DIV>Ma afferma anche di voler parlare chiaro e tondo per il bene dei soldati
americani, e per qualsiasi altra persona, anche per i soldati e i civili
Iracheni, che potrebbero essere esposti all’azione del DU. </DIV>
<DIV>“Sto propagandando la pace, oggi? Sì, lo sto facendo.” </DIV>
<DIV>Rokke affermava che prima che si prendesse in considerazione l’eventualità
di una nuova guerra contro l’Iraq, il DU doveva essere rimosso da ogni arsenale
nel mondo.</DIV>
<DIV>Comunque, perché questo avvenisse, il Pentagono avrebbe dovuto ammettere
che Doug Rokke era nel giusto, e avrebbe dovuto pagare un prezzo molto caro,
fuori da ogni immaginazione.</DIV>
<DIV>Ma il denaro poteva ripagare le vite di coloro che erano morti, secondo
Rokke, per causa del DU e il denaro avrebbe potuto espellere l’ossido di uranio
dai polmoni di coloro che erano stati contaminati? </DIV>
<DIV>Rokke denuncia che al Pentagono c’è della gente che si rende conto di tutto
questo, e che giudica tutte queste domande come inconcepibili. “Questo è
assolutamente da criminali!”</DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><BR></DIV></DIV>
<P></P></DIV><!--~-|**|PrettyHtmlStart|**|-~-->
<DIV style="HEIGHT: 0px; COLOR: #fff">__._,_.___</DIV>
<DIV
style="WHITE-SPACE: nowrap; MARGIN-BOTTOM: 10px; COLOR: #666; CLEAR: both; PADDING-TOP: 15px"
id=ygrp-actbar>.</DIV></DIV></DIV><IMG
src="http://geo.yahoo.com/serv?s=97490487/grpId=13209590/grpspId=559000316/msgId=2214/stime=1263737220/nc1=1/nc2=2/nc3=3"
width=1 height=1> <BR>
<DIV style="HEIGHT: 0px; COLOR: #fff">__,_._,___</DIV><!--~-|**|PrettyHtmlEnd|**|-~--><!--~-|**|PrettyHtmlStart|**|-~-->
<STYLE type=text/css>#ygrp-mkp {
        BORDER-BOTTOM: #d8d8d8 1px solid; BORDER-LEFT: #d8d8d8 1px solid; PADDING-BOTTOM: 0px; MARGIN: 10px 0px; PADDING-LEFT: 10px; PADDING-RIGHT: 10px; FONT-FAMILY: Arial; BORDER-TOP: #d8d8d8 1px solid; BORDER-RIGHT: #d8d8d8 1px solid; PADDING-TOP: 0px
}
#ygrp-mkp HR {
        BORDER-BOTTOM: #d8d8d8 1px solid; BORDER-LEFT: #d8d8d8 1px solid; BORDER-TOP: #d8d8d8 1px solid; BORDER-RIGHT: #d8d8d8 1px solid
}
#ygrp-mkp #hd {
        LINE-HEIGHT: 122%; MARGIN: 10px 0px; COLOR: #628c2a; FONT-SIZE: 85%; FONT-WEIGHT: 700
}
#ygrp-mkp #ads {
        MARGIN-BOTTOM: 10px
}
#ygrp-mkp .ad {
        PADDING-BOTTOM: 0px; PADDING-LEFT: 0px; PADDING-RIGHT: 0px; PADDING-TOP: 0px
}
#ygrp-mkp .ad A {
        COLOR: #0000ff; TEXT-DECORATION: none
}
#ygrp-sponsor #ygrp-lc {
        FONT-FAMILY: Arial
}
#ygrp-sponsor #ygrp-lc #hd {
        LINE-HEIGHT: 122%; MARGIN: 10px 0px; FONT-SIZE: 78%; FONT-WEIGHT: 700
}
#ygrp-sponsor #ygrp-lc .ad {
        PADDING-BOTTOM: 0px; PADDING-LEFT: 0px; PADDING-RIGHT: 0px; MARGIN-BOTTOM: 10px; PADDING-TOP: 0px
}
A {
        COLOR: #1e66ae
}
#actions {
        PADDING-BOTTOM: 10px; PADDING-LEFT: 0px; PADDING-RIGHT: 0px; FONT-FAMILY: Verdana; FONT-SIZE: 11px; PADDING-TOP: 10px
}
#activity {
        PADDING-BOTTOM: 10px; BACKGROUND-COLOR: #e0ecee; PADDING-LEFT: 10px; PADDING-RIGHT: 10px; FONT-FAMILY: Verdana; FLOAT: left; FONT-SIZE: 10px; PADDING-TOP: 10px
}
#activity SPAN {
        FONT-WEIGHT: 700
}
#activity SPAN:first-child {
        TEXT-TRANSFORM: uppercase
}
#activity SPAN A {
        COLOR: #5085b6; TEXT-DECORATION: none
}
#activity SPAN SPAN {
        COLOR: #ff7900
}
#activity SPAN .underline {
        TEXT-DECORATION: underline
}
.attach {
        PADDING-BOTTOM: 10px; PADDING-LEFT: 0px; WIDTH: 400px; PADDING-RIGHT: 0px; DISPLAY: table; FONT-FAMILY: Arial; CLEAR: both; FONT-SIZE: 12px; PADDING-TOP: 10px
}
.attach DIV A {
        TEXT-DECORATION: none
}
.attach IMG {
        BORDER-BOTTOM-STYLE: none; BORDER-RIGHT-STYLE: none; PADDING-RIGHT: 5px; BORDER-TOP-STYLE: none; BORDER-LEFT-STYLE: none
}
.attach LABEL {
        DISPLAY: block; MARGIN-BOTTOM: 5px
}
.attach LABEL A {
        TEXT-DECORATION: none
}
BLOCKQUOTE {
        MARGIN: 0px 0px 0px 4px
}
.bold {
        FONT-FAMILY: Arial; FONT-SIZE: 13px; FONT-WEIGHT: 700
}
.bold A {
        TEXT-DECORATION: none
}
DD.last P A {
        FONT-FAMILY: Verdana; FONT-WEIGHT: 700
}
DD.last P SPAN {
        FONT-FAMILY: Verdana; FONT-WEIGHT: 700; MARGIN-RIGHT: 10px
}
DD.last P SPAN.yshortcuts {
        MARGIN-RIGHT: 0px
}
DIV.attach-table DIV DIV A {
        TEXT-DECORATION: none
}
DIV.attach-table {
        WIDTH: 400px
}
DIV.file-title A {
        TEXT-DECORATION: none
}
DIV.file-title A:active {
        TEXT-DECORATION: none
}
DIV.file-title A:hover {
        TEXT-DECORATION: none
}
DIV.file-title A:visited {
        TEXT-DECORATION: none
}
DIV.photo-title A {
        TEXT-DECORATION: none
}
DIV.photo-title A:active {
        TEXT-DECORATION: none
}
DIV.photo-title A:hover {
        TEXT-DECORATION: none
}
DIV.photo-title A:visited {
        TEXT-DECORATION: none
}
DIV#ygrp-mlmsg #ygrp-msg P A SPAN.yshortcuts {
        FONT-FAMILY: Verdana; FONT-SIZE: 10px; FONT-WEIGHT: normal
}
.green {
        COLOR: #628c2a
}
.MsoNormal {
        MARGIN: 0px
}
o {
        FONT-SIZE: 0px
}
#photos DIV {
        WIDTH: 72px; FLOAT: left
}
#photos DIV DIV {
        BORDER-BOTTOM: #666666 1px solid; BORDER-LEFT: #666666 1px solid; WIDTH: 62px; HEIGHT: 62px; OVERFLOW: hidden; BORDER-TOP: #666666 1px solid; BORDER-RIGHT: #666666 1px solid
}
#photos DIV LABEL {
        TEXT-ALIGN: center; WIDTH: 64px; WHITE-SPACE: nowrap; COLOR: #666666; FONT-SIZE: 10px; OVERFLOW: hidden
}
#reco-category {
        FONT-SIZE: 77%
}
#reco-desc {
        FONT-SIZE: 77%
}
.replbq {
        MARGIN: 4px
}
#ygrp-actbar DIV A:first-child {
        PADDING-RIGHT: 5px; MARGIN-RIGHT: 2px
}
#ygrp-mlmsg {
        FONT-FAMILY: Arial, helvetica,clean, sans-serif; FONT-SIZE: small
}
#ygrp-mlmsg TABLE {
        
}
#ygrp-mlmsg SELECT {
        FONT: 99% Arial, Helvetica, clean, sans-serif
}
INPUT {
        FONT: 99% Arial, Helvetica, clean, sans-serif
}
TEXTAREA {
        FONT: 99% Arial, Helvetica, clean, sans-serif
}
#ygrp-mlmsg PRE {
        FONT: 100% monospace
}
CODE {
        FONT: 100% monospace
}
#ygrp-mlmsg * {
        LINE-HEIGHT: 1.22em
}
#ygrp-mlmsg #logo {
        PADDING-BOTTOM: 10px
}
#ygrp-mlmsg A {
        COLOR: #1e66ae
}
#ygrp-msg P A {
        FONT-FAMILY: Verdana
}
#ygrp-msg P#attach-count SPAN {
        COLOR: #1e66ae; FONT-WEIGHT: 700
}
#ygrp-reco #reco-head {
        COLOR: #ff7900; FONT-WEIGHT: 700
}
#ygrp-reco {
        PADDING-BOTTOM: 0px; PADDING-LEFT: 0px; PADDING-RIGHT: 0px; MARGIN-BOTTOM: 20px; PADDING-TOP: 0px
}
#ygrp-sponsor #ov LI A {
        FONT-SIZE: 130%; TEXT-DECORATION: none
}
#ygrp-sponsor #ov LI {
        PADDING-BOTTOM: 6px; LIST-STYLE-TYPE: square; PADDING-LEFT: 0px; PADDING-RIGHT: 0px; FONT-SIZE: 77%; PADDING-TOP: 6px
}
#ygrp-sponsor #ov UL {
        PADDING-BOTTOM: 0px; MARGIN: 0px; PADDING-LEFT: 8px; PADDING-RIGHT: 0px; PADDING-TOP: 0px
}
#ygrp-text {
        FONT-FAMILY: Georgia
}
#ygrp-text P {
        MARGIN: 0px 0px 1em
}
#ygrp-text TT {
        FONT-SIZE: 120%
}
#ygrp-vital UL LI:unknown {
        BORDER-RIGHT-STYLE: none !important
}
</STYLE>
<!--~-|**|PrettyHtmlEnd|**|-~--><!-- end group email --><!-- SPAMfighter Signature --><br><hr>Sto utilizzando la versione gratuita di <a href="http://www.spamfighter.com/lit">SPAMfighter</a>!<br /> 3628 messaggi contenenti spam sono stati bloccati con successo.<br />Ottimizzate il vostro <a href="http://www.spamfighter.com/SLOW-PCfighter/Lang_IT/?cid=sigit">PC lento</a>. Scansione gratuita!</BODY></HTML>