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<font size="-1"><font face="Verdana"><i>Mentre il Ministro Matteoli
insiste nella pagliacciata della prima pietra, invitiamo tutte e tutti
a partecipare ai funerali del compagno Franco Nisticò che si terranno
domani a Badolato (CZ) alle 16. Stringiamoci attorno alla famiglia, ma
soprattutto continuamo a lottare perché è quello che Franco ha chiesto
a
tutte/i noi...<br>
</i><a class="moz-txt-link-freetext"
href="http://www.youtube.com/watch?v=L0czezee3Vk">http://www.youtube.com/watch?v=L0czezee3Vk</a><br>
<br>
<big><b>Il 23 dicembre è una giornata storica!</b></big><br>
<br>
Lo proclama in grande stile il Ministro Matteoli. Ed infatti è così, ma
non tanto per la fantomatica prima pietra del Ponte che, nonostante
tutti gli annunci in pompa magna, non si può proprio “posare”: non solo
manca, come ben noto, il progetto esecutivo del Ponte, ma manca anche
quello della Variante di Cannitello. <br>
L’11 dicembre è stata aperta una nuova procedura di VIA, e il nuovo
progetto è attualmente sottoposto a verifica di ottemperanza delle
prescrizioni Cipe: non si può né mettere né tantomeno togliere una
pietra fino al 10 febbraio. Questo lo dovrebbe sapere il Ministro, la
Stretto di Messina s.p.a. e tutti quei dottoroni che straparlano di
sviluppo senza specificare che a beneficiare di questo “sviluppo”
sarebbero solo la stretto di Messina s.p.a. con la sua mandria di
consulenti, l’Impregilo e le mafie calabrese e siciliana.<br>
<br>
Il 23 dicembre è però una giornata maledettamente importante per noi:
alle 16 si terranno a Badolato Marina i funerali di Franco Nisticò, il
compagno morto sul palco di Cannitello, vittima della campagna di
criminalizzazione che hanno costruito attorno al nostro movimento e di
una gestione militarista della piazza tesa solo a reprimere. Eppure
sono anni che il movimento No Ponte organizza manifestazioni e
iniziative nell’area dello Stretto, cortei, campeggi, concerti: anni in
cui si è sempre dimostrato, iniziativa dopo iniziativa, la natura
pacifica quanto determinata del movimento e, soprattutto, il suo grande
senso di responsabilità. Proprio come sabato 19 dicembre a Cannitello. <br>
<br>
Lo abbiamo detto in tutti i modi e lo ribadiamo ancora una volta:
quello che è successo il 19 dicembre è di una pericolosità inaudita! Un
corteo pacifico, colorato, festoso come è sempre stato e come si sapeva
bene sarebbe stato, costretto però a sfilare in una città
militarizzata, con mimetiche di ogni tipo, blindati, motovedette,
elicotteri, magari anche qualche sottomarino nascosto: si temevano
scontri e devastazioni! Eppure il corteo scorre tranquillo e si arriva
in piazza a Cannitello dov’è allestito il palco: tra gli arrivi dei
numerosi spezzoni e l’attesa per gli “Artisti contro il Ponte”,
iniziano a susseguirsi i vari interventi, fino all’accorato appello di
Franco Nisticò, un appello all’unità, un appello all’impegno comune,
tutti insieme, giovani ed anziani, per ridare fiato e prospettive alla
lotta, per aprire un cammino nuovo per questa terra sistematicamente
violentata. Poi la tragedia, Franco si accascia colpito da un malore,
lo Sciamano dal palco, pronto ad aprire il pomeriggio di musica e
spettacolo, richiede ripetutamente dal microfono l’intervento di
medici, si inizia il massaggio cardiaco, si pratica la respirazione
bocca a bocca, ma non c’è l’ambulanza invocata da tutti, né gli
strumenti per supportare lo sforzo dei medici! Ci sono manganelli,
scudi, blindati, motovedette, elicotteri, tutte le divise, ma non c’è
un’ambulanza… Franco viene trasportato in ospedale con un mezzo della
polizia tra l’indignazione della piazza che ha assistito alla tragedia,
vedendo l’inadeguatezza di chi doveva garantire “l’ordine e la
sicurezza”: ma se davvero ci fossero stati scontri come qualcuno si
aspettava – o ci sperava – che cosa sarebbe successo con tutti quei
manganelli e senza neanche un’ambulanza?<br>
<br>
Qualcuno ha definito Franco Nisticò la prima vittima del Ponte. Forse
lo è, forse non lo è, considerando le vittime della grande guerra di
‘ndrangheta reggina che la DDA collega proprio agli appetiti riguardo i
miliardi del Ponte. Sicuramente Franco è vittima di un sistema
repressivo che ci vorrebbe precari, flessibili, inquinati, silenti nel
vedere svendere la nostra terra o la nostra acqua e vittime di quelle
istituzioni che oggi si palleggiano vergognosamente le responsabilità.
L’appello di Franco, le sue parole comunque ricche di speranza e di
fiducia nel popolo calabrese, rimbombano ancora nelle nostre orecchie e
quell’appello vogliamo raccogliere, perché soltanto lottando tutti
insieme possiamo dare dignità e futuro a questa terra; lo faremo a
cominciare dal 23 dicembre giorno in cui saremo tutti a Badolato a
salutare Franco come avrebbe voluto, col pugno chiuso alzato e la
bandiera rossa listata a lutto.<br>
<br>
Solo la lotta porta risultati! Ciao Franco! Alla lotta!</font></font><br>
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