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<H2 class=itemtitle><A class=seo_itemtitle
href="http://controappunto.splinder.com/post/21744176/dialogo+fra+Pietro+e+Matteo+ch">dialogo
fra Pietro e Matteo che non sono...evangelisti</A></H2>
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<DIV><STRONG>Pietro<BR><BR>La rivoluzione, il suo momento insurrezionale, non
dipenderà dagli spiriti e dalle coscienze. Se credessi a questo, io non sarei
comunista. Saranno le pance e le gambe a farla.<BR>Per questo non sono un libero
pensatore<BR>Tutti, comunisti ed anarchici danno troppa importanza al SOGGETTO
RIVOLUZIONARIO e pancia e gambe globali contano più di me soggetto o solo o
atruppato coi compagni!<BR>Questa, della preminenza del soggetto, è una
posizione idealista e idealizzante, autoreferrenziale.<BR>Come comunista non mi
ritrovo nel ruolo del misisonario che deve salvare le anime per un al di là da
conquistare.<BR>Chi sente avversione verso questa società e questo è il primo e
indispensabile passo, sentimentale, di pancia, non per convinzione filosofica,
per essere comunista, rivoluzionario non ha bisogno che tutti gli altri attorno
a lui la amino<BR>Gli fa schifo questa società e tanto a lui gli basta, questo
basta per adeguare le sue azioni ai suoi sentimenti..<BR>La teoria gli darà solo
gli strumenti razionali per rendersi meglio conto del perché la schifa, e per
affinare il suo comportamento ostile<BR>Capirà allora che non deve preparare la
rivoluzione, <FONT color=#ff0000>MA PREPARARSI AD ESSA</FONT>,<BR>sapendo che la
preparazione, avendo tempi storici, riguarda intere generazioni di vite, con la
coscienza di questo dato reale, storico, materiale ha senso qualsiasi azione in
un preciso momento temporale dato, senza questa coscienza rimane mero
attivismo.<BR><BR>Io soggetto, noi soggetti rivoluzionari, siamo le cellule di
un processo che, avendo tempi storici, riguarda intere generazioni di vite, e
questo è <FONT color=#ff0000>BELLISSIMO</FONT>, è questo che annulla la nostra
solitudine, pensare questo vuol dire che poi in effetti la solitudine in questo
processo non è reale.<BR>La tua vita, la mia vita, le nostre vite sono dentro
questa serie ininterotta, se pensi questo comprendi che poi la solitudine non è
reale.<BR>l'insurrezione è un fatto che dipende da tutta la storia del mondo che
va in quella direzione, quando verrà anche se già fossi cibo per vermi, avendola
prevista ed essendoci per generazioni preparati, sapremo meglio come comportarci
perché l'insurrezione sfoci nella possibilità che vinca e spazzi la vecchia
società liberando la nuova.<BR>Le rivoluzioni sconfitte non sono che tappe in
questo percorso, e questo dato biologico e storico insieme è la debolezza del
nemico, lui pare forte e vincente, pare.Non esiste un comunismo novecentesco.
Non per me. Obsbawm, col suo secolo breve, è un coglione, tanto più coglione
quanto più intelligente. Esistono rivoluzioni sconfitte: 1848, 1871, 1917, per
indicare le date più importanti. Da quelle s'impara, fa parte della
preparazione, per affrontare più agguerriti la prossima. Ci riempiano pure le
teste di merda coi loro mezzi di comunicazione di massa, come stanno molto
efficacemente facendo, saranno le pance a fregarli. È per questo che i
situazionisti, che pure hanno alcune indubbie capacità di leggere profondamente
questi tempi, non mi convincono. Mettendo troppo in primo piano lo spettacolo e
i suoi mezzi tecnici per diffonderlo, pensano in fin dei conti a una rivoluzione
che passi per le teste, da liberare dalla merda che la comunicazione mette loro.
E ce n'è tanta che parecchi giustamente disperano di poterla più levare. Passerà
per le pance, nonostante la tanta merda che c'avranno accumulato in testa. Chi
crede nei valori dello spirito e dell'idea, avrà una bella
sorpresa<BR><BR>Matteo<BR><BR>Caro Pietro, se il mio mettere la presa di
coscienza come punto basilare è idealismo, la tua posizione,
permettimi la battuta, e' una "teologia". E poi la conoscenza fuori
delle accademie non è coscienza della vita e del suo processo storico e sociale
nelle sue forme effettive?.<BR>Se faccio riferimento ad un "soggetto"
(collettivo) di trasformazione e'proprio perche' non credo "nell'evoluzionismo",
nel determinismo e che inevitabilmente, cabalisticamente la storia vada in una
direzione unilaterale e prestabilita, sono gli uomini e i rapporti di classe, il
loro agire; quale classe vincerà lo scontro che porterà ad una certa
evoluzione.<BR>I tuo pare quasi in comunismo fatalista, attendista
persino.<BR>Rispetto questo senso "religioso" dell'esistenza ma non riesco a
ragionare come se la vita e la storia abbiano uno scopo e un senso in se'
predeterminato e contraddittoriamente neanche che esse siano una caotica catena
di eventi impazziti. Soltanto nella dimensione , privata, "cellula" di un
processo<BR>storico materiale che si scandisce di generazione in generazione
francamente non mi sento a mio agio. Dovrei ridurre la mia esistenza solo alla
comprensione di una necessità storica e dovrei ridurre . d'altro canto, il suo
sviluppo ad una ragione biologica e vitale di sopravvivenza (pancia e
gambe).<BR>Faccio riferimento ad una "soggettività"anche perché pur
credendo nel crollo inevitabile del capitalismo, non e' detto che
finirebbe, questo crollo, col produrre gli effetti politici-sociali che
desideriamo. </STRONG></DIV>
<DIV><STRONG></STRONG> </DIV>
<DIV><STRONG>Quale è' il punto in discussione? e' che le condizioni sociali
dell'esistenza di tutti sono estraniate, alienate e tutte preordinate dal
Sistema Capitale contro la vita individuale e personale.<BR>Nel sistema delle
merci tutto è ridotto a merce, la coscienza per prima , perché sia essa stessa
una merce che si pieghi al dominio delle merce, è plasmata per le merci è
mercificata, mercificati sono tutti i rapporti umani. Compito di un comunista
non è quello di tenere tale cognizione per se, ma di renderla comune il più
possibile, non credi?<BR><BR>Il "soggetto", la "soggettività" che io intendo e'
la coalizione degli sfruttati che non cade dal cielo, che non ha il suo corso
fatalistico quasi, ma che è lo strumento per uscire dalla condizione di
merce umana:<BR>Senza questa "unione" non arbitraria gli individui restano dei
singoli separati, nemici nella concorrenza per la sopravvivenza.
Questa"espressione collettiva" oggi non c'e' e non penso che prenderà forma
oggettivamente, da se', senza la condivisione e la lotta. Ora è vero che
l'attivismo fine a sé stesso, al particolare, non porta ad una presa di
coscienza totale, ma a me pare, che nemmeno il quasi aspettare fatalmente che la
storia trovi il suo sbocco; dato per naturale, porti a questa presa di
coscienza.<BR>De resto le esperienze delle rivoluzioni fallite che tu mi hai
portato intanto sono avvenute perché i soggetti collettivamente si sono uniti
per realizzarle, non certo perché si sono uniti sono fallite..</STRONG></DIV>
<DIV><STRONG>il resto su</STRONG></DIV>
<DIV><STRONG><A
href="http://controappunto.splinder.com/">http://controappunto.splinder.com/</A></STRONG></DIV>
<DIV> </DIV></DIV></DIV></DIV></BODY></HTML>