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<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message -----
<DIV style="BACKGROUND: #e4e4e4; font-color: black"><B>From:</B> <A
title=giancanuto@email.it href="mailto:giancanuto@email.it">Giancarlo Canuto</A>
</DIV>
<DIV><B>To:</B> <A title=giancanuto@email.it
href="mailto:giancanuto@email.it">Giancarlo Canuto</A> </DIV>
<DIV><B>Sent:</B> Friday, September 25, 2009 10:12 PM</DIV>
<DIV><B>Subject:</B> Dopo tre anni la prima udienza</DIV></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV class=Section1>
<P style="TEXT-ALIGN: justify" class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">Morte sul lavoro all’Ilva: dopo
tre anni la prima udienza<o:p></o:p></SPAN></B></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify" class=MsoNormal><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">Il nostro <B>Antonino
Mingolla</B> moriva il 18 aprile del 2006 a causa di una maledetto incidente sul
lavoro all’Ilva di Taranto. Solo il 30 settembre prossimo la prima udienza
preliminare di un processo che si annuncia lungo e “impossibile” voluto solo
dalla tenacia e dalla sete di giustizia di <B>Franca Caliolo</B>, moglie di
Antonino. Di seguito l’intervista apparsa, in cronaca di Brindisi, su <I>“la
Gazzetta del Mezzogiorno”</I> del 25/09/09 e realizzata da <B>Giuseppe
Florio</B>. <o:p></o:p></SPAN></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify" class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'"><o:p> </o:p></SPAN></B></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify" class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">Morte sul lavoro all’Ilva: dopo
tre anni la prima udienza<o:p></o:p></SPAN></B></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify; MARGIN-BOTTOM: 6pt" class=MsoNormal><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">La data è quella del prossimo 30
settembre. Ovvero, tre anni, cinque mesi e dodici giorni dopo la tragica
scomparsa di <B>Antonino Mingolla</B>. L’appuntamento è quello dell’udienza
preliminare del processo penale per accertare le responsabilità dell’incidente
mortale occorsogli negli impianti dell’Ilva di Taranto.<o:p></o:p></SPAN></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify; MARGIN-BOTTOM: 6pt" class=MsoNormal><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">Antonino era dipendente della
CMT, ditta appaltatrice per lavori di manutenzione all'interno del cantiere
Ilva. Nel pomeriggio del 18 aprile 2006, durante la sostituzione di alcune
valvole sul condotto principale del gas “afo”, utilizzato come combustibile per
fondere l’acciaio, Antonino morì avvelenato a 46 anni da esalazioni circa venti
volte superiori il livello tollerabile. Era, a detta di chi lavorava con lui,
«esperto, attento, prudente». Ilva e CMT hanno violato le prescrizioni sulla
Sicurezza? Questa la piattaforma del processo, domanda su cui si fronteggeranno
un’accusa coraggiosa (il penalista fasanese <B>Stefano Palmisano</B>) e una
difesa solitamente impietosa (l’Ilva non ha mai presentato le sue condoglianze
ai familiari delle numerose vittime cadute nel corso degli anni, neppure per
telegramma. La CMT ha dichiarato fallimento nel 2007. Portavoce di entrambe le
aziende hanno in qualche modo dichiarato che la morte di Antonino è avvenuta per
sua responsabilità).<o:p></o:p></SPAN></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify; MARGIN-BOTTOM: 6pt" class=MsoNormal><I><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">«Sono consapevole che nessuno
sconterà l’eventuale pena grazie ai benefici di cui godranno gli imputati, primo
fra tutti quello dell’indulto»</SPAN></I><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">: esordisce con rassegnata
fierezza <B>Franca Caliolo</B>, vedova di Antonino, carattere di ferro dietro a
un viso di velluto. Davanti a sé, gli anni che avrebbe dovuto condividere con
una persona – marito, padre, figlio, sodale – molto speciale: <I>«Era una
persona essenziale, dotata di grande capacità di amare quanti gli stavano
intorno e con un acuto senso di lealtà: un amico ideale»</I>, e la definizione è
la stessa che avrebbe dato chiunque tra quelli che lo avevano
conosciuto.<o:p></o:p></SPAN></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify; MARGIN-BOTTOM: 6pt" class=MsoNormal><I><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">«Naturalmente nessuna condanna
restituirebbe la vita a mio marito»</SPAN></I><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">, precisa Franca. <I>«Ma a noi
familiari resta un desiderio di giustizia da appagare»</I>. Tra le pieghe del
dolore, l’attesa di un passo formale della Giustizia italiana: <I>«Tempi nella
norma, mi è stato detto in tribunale, ma che così non possono essere percepiti
da chi ha subìto una tale perdita».</I> Lo strazio non allenta:
<I>«L’elaborazione di un lutto non è mai facile se riguarda una persona che si
amava molto ma, quando le cause della morte portano ad affrontare un processo,
allora tutto diventa più difficile. Ciò perché infinite volte se ne devono
ripercorrere le circostanze, riesaminare i particolari. E quanto più a lungo il
processo si trascina, tanto più è difficile riappacificare i
ricordi»</I>.<o:p></o:p></SPAN></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify; MARGIN-BOTTOM: 6pt" class=MsoNormal><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">Franca non è sola: oltre ad una
famiglia unita e composta, oltre ai cento e mille amici che le sono stati
vicino, oltre a movimenti e associazioni che hanno raccolto e rilanciato
l’istanza di giustizia nel nome di Antonino, ha due figli bellissimi. Chi
ricorda <B>Gabriele e Roberta</B>, 18 e 16 anni, nel giorno dei funerali, potrà
conservare il prezioso cammeo di due piccoli principi che si fanno carico di un
dolore più grande di loro: con stoico decoro, impensabile per due adolescenti
trafitti da un lutto così ingiusto. <I>«I ragazzi gli erano molto legati, è
un’assenza che non si colma mai e che si fa sentire particolarmente nelle
ricorrenze».<o:p></o:p></I></SPAN></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify; MARGIN-BOTTOM: 6pt" class=MsoNormal><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">Franca combatte: <I>«Da un lato
porto la mia testimonianza per sensibilizzare l’opinione pubblica; dall’altro
partecipo all’azione della Rete sulla Sicurezza, coordinamento nazionale che
riunisce associazioni di familiari, sindacali, e soggetti vari che si impegnano
a sostenere questi temi in vari modi»</I>. Ha un solo timore: che <I>«l’impunità
o il ribaltamento delle responsabilità legittimi i datori di lavoro a
considerare i lavoratori come “strumenti” per il raggiungimento dei loro
interessi economici»</I>.<o:p></o:p></SPAN></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify" class=MsoNormal><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'"><o:p> </o:p></SPAN></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify" class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">Giuseppe Florio
</SPAN></B><I><SPAN style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">“la Gazzetta
del Mezzogiorno”</SPAN></I><SPAN style="FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">
del 25/09/09<o:p></o:p></SPAN></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify" class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Calibri','sans-serif'; COLOR: #1f497d; FONT-SIZE: 11pt"><o:p> </o:p></SPAN></B></P>
<P style="TEXT-ALIGN: justify" class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Calibri','sans-serif'; COLOR: #1f497d; FONT-SIZE: 11pt"><IMG
id=Immagine_x0020_0 alt=Antonino.dll.png
src="cid:EE45931ED1A845AE9F4E188FB0DA6F36@PCcobas" width=637
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style="FONT-FAMILY: 'Calibri','sans-serif'; COLOR: #1f497d; FONT-SIZE: 11pt"><o:p></o:p></SPAN></B></P>
<P class=MsoNormal><SPAN
style="FONT-FAMILY: 'Calibri','sans-serif'; FONT-SIZE: 11pt"><o:p> </o:p></SPAN></P></DIV><BR><BR><BR>
<P><FONT size=2 face=Verdana,Arial>----<BR>Caselle da 1GB, trasmetti allegati
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