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<TR align=justify>
<TD class=hbnr bgColor=#ffffff colSpan=3><STRONG>La guerra della discordia
e dei politici buoni per tutte le stagioni.</STRONG><BR><BR>Comunicato
della Rete nazionale Disarmiamoli<BR><A href="">www.disarmiamoli.org</A>
info@disarmiamoli.org 3381028120 3384014989<BR><BR>Tempi bui per la
NATO in Afghanistan. Gli alleati più “granitici” vacillano sotto i colpi
della resistenza. <BR>L’esecutivo Berlusconi - numericamente tra i più
stabili d’Europa - si divide sul mantenimento delle truppe professionali
nelle aree del conflitto. <BR>Così il sempreverde Bossi, preoccupato di
portare quante più risorse possibili nelle casse delle morenti piccole e
medie imprese del Nord, lancia la parola d’ordine del “tutti a casa”,
costringendo per mezza giornata politici di centro – destra – sinistra a
distrarsi da congiure di palazzo o di corrente, vacanze, veline ed
“escort” per levar compatti gli scudi in difesa della sacra missione di
Finmeccanica, IVECO ed ENI, al lavoro per rifornire truppe e popolazioni
di mezzi militari più potenti e gas caucasico.<BR><BR>Fa specie - in
questo vociare sconcio di una classe politica unita nella guerra e per la
guerra - la “vibrante” dichiarazione di Paolo Cento ed Elettra Deiana per
il “….ritorno del problema Afghanistan in Parlamento” (pag. 4 de “La
Stampa” del 27.7.09). <BR>Vorremmo ricordare ai due esponenti
neovendoliani che per due anni il “problema Afghanistan” è stato oggetto
di discussione in un Parlamento dominato da un governo che li vedeva
attivamente partecipi. Anni nei quali Cento e Deiana passavano il tempo a
coprire e legittimare politiche a causa delle quali l’Italia è caduta
nelle mani di una destra tra le più reazionarie e forcaiole del mondo.
<BR><BR>A ognuno le sue responsabilità, a nessun popolo l’augurio di avere
a che fare con un ceto politico potenzialmente utile per tutte le
stagioni, ieri al fianco dei massacratori, oggi in recupero al fianco dei
massacrati, domani con tutta probabilità di nuovo con i primi. È solo una
questione di status e di collocazione congiunturale.<BR><BR>Gli afgani
intanto continuano a morire ma non demordono, costringendo - con le loro
secolari tattiche di guerriglia - la più potente coalizione militare della
storia a scendere a patti, a cambiare strategie, a progettare exit
strategy lastricate di sangue e terrore, ordinate oggi dal democratico
Obama, fatua speranza di tante anime belle in giro per il mondo.<BR><BR>In
queste ore le agenzie di stampa parlano di tregua in alcune zone del
conflitto. Probabilmente non conosceremo mai i termini ed i costi di
questa tregua per gli aggressori, ma con tutta evidenza essa è il prodotto
di un rapporto di forza imposto dalla guerriglia. <BR>Ne siamo felici,
perché ciò significa – anche per un solo giorno - un numero minore di
civili uccisi dai bombardamenti “democratici” della NATO.<BR><BR>Il
movimento contro la guerra chiede che questi brandelli di tregua si
trasformino in un immediato ritiro di tutte le truppe straniere da quello
sfortunato paese. <BR>L’alternativa è la lenta agonia di una strategia
rivelatasi perdente ma, soprattutto, la morte di altre migliaia di afgani.
<BR><BR>In Afghanistan oggi, così come in Iraq ieri e recentemente in
Libano l’imperialismo occidentale verifica concretamente i limiti di una
politica militare neo colonialista, antistorica perchè incapace di
risolvere – in queste forme - i problemi di egemonia per i quali è stata
determinata e fomentata. <BR><BR>Le guerre si vincono quando
si è in grado di “conquistare intero e intatto il nemico”. Così diceva un
saggio cinese molti secoli fa. Non sempre però ciò si da nell’evoluzione
dei conflitti. Allora la contraddizione passa nel terreno
dell’avversario e lo corrompe.<BR>Questo è lo stato dell’arte oggi in
Afghanistan e gli umili del mondo, costretti spesso a dover assorbire
immense dosi di sofferenza, non possono che esserne felici.<BR><BR>La Rete
nazionale Disarmiamoli<BR>www.disarmiamoli.org info@disarmiamoli.org
3381028120 3384014989</TD></TR></TBODY></TABLE><BR>
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<TR>
<TD vAlign=top align=middle>
<DIV>afganistan obama italia da </DIV>
<DIV>proletari comunisti</DIV>
<DIV>luglio 2009</DIV>
<DIV>richiedere il nuovo numero</DIV>
<DIV><A
href="mailto:ro.red@fastwebnet.it">ro.red@fastwebnet.it</A> </DIV>
<P style="FONT-STYLE: normal; MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT
face="Times New Roman, serif">Abbiamo giudicato sin dal primo momento
l'elezione di Obama come il tentativo dell'imperialismo USA, a fronte
della crisi, di trovare un'altra faccia per perseguire i propri interessi.
Abbiamo detto sin dal primo momento che quella di Obama non era una linea
e una politica alternativa a quella di Bush sul problema della guerra, ma
era volta solo a perseguire gli stessi obiettivi con altri mezzi e
soprattutto con un'immagine differente. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Il
ritiro dall'Iraq è una vera e propria farsa, un'operazione di marketing;
130mila soldati americani restano in Iraq pronti e sono del tutto attive
le procedure per interventi più massicci, per nuovi massicci bombardamenti
ove il regime iracheno fantoccio fosse minimamente a rischio e ove la
corsa per la rapina del petrolio da parte delle multinazionali fosse messa
in pericolo. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT
face="Times New Roman, serif">L'operazione avviata in Afghanistan con
quasi il raddoppio delle truppe è la più imponente dai tempi del Vietnam
ed è un'operazione genocida e massacratrice nei confronti delle masse
afghane e delle loro rappresentanze. Vuol essere un'occupazione a tenaglia
di metà del territorio afghano che sfugge al controllo da entrambi i lati
con la collaborazione dell'esercito pachistano il cui governo è divenuto
ancora più filo imperialista ed efficiente nel servire gli interessi Usa,
del regime corrotto di Musharaf.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Le
truppe imperialiste USA e delle altre potenze occidentali sotto l'ombrello
Nato si erano già rese responsabili di massacri durante questa sporca
guerra di aggressione, ma quello a cui ora puntano è la “madre di tutti i
massacri”. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">La
presidenza Obama ha attivato subito questa nuova fase ancora più cruenta
della guerra in Afghanistan per sfruttare la luna di miele post elettorale
all'interno e l'apertura di credito nell'intera area del Medio Oriente e
nello scacchiere caldo dell'Afghanistan. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">La
strada del Vietnam è una strada lastricata d'inferno. Le direzioni attuali
della resistenza del popolo afghano non sono certo i comunisti vietnamiti,
e questo è un fattore di debolezza del popolo afghano; ed è solo questo
fattore di debolezza che può permettere attualmente un esito diverso dal
Vietnam dell'offensiva americana. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Ma il
problema principale attuale non è ancora questo, è quello di smascherare
il nuovo presidente che guida la politica imperiale americana. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Negli
Usa, come sempre, saranno le perdite americane e i colpi inflitti alle
truppe di occupazione - i combinati con gli effetti della devastante crisi
economica - a minare in tempi non lunghi il consenso di cui la nuova
presidenza Obama gode e a far cadere quelle illusioni superficiali che
caratterizzano parti rilevanti di quello che era il movimento di
opposizione a Bush. Anche nel movimento antimperialista e progressista
mondiale che bisogna far chiarezza. Dall'America latina all'Asia, al Medio
Oriente, troppe forze, troppe componenti del movimento antimperialista e
di liberazione nazionale seminano e condividono l'illusione “Obama” e
prendono “lucciole per lanterne”.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT
face="Times New Roman, serif">L'offensiva in Afghanistan giunge
“tempestiva” per togliere questa maschera.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Il
governo di Berlusconi ha risposto all'appello dell'imperialismo Usa di
aumentare truppe e impegno nella guerra in Afghanistan. Il naturale
servilismo fascista e straccione dei governanti dell'imperialismo italiano
trova oggi nella coppia Berlusconi/La Russa degli interpreti tragici e
farseschi che per accreditarsi verso il 'nuovo imperatore' si mettono
ulteriormente al servizio di questa guerra di aggressione. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Nuove
truppe, nuove armi, nuove consegne ai soldati portano gli sciagurati
soldati italiani a farsi truppa di complemento della nuova fase della
guerra.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Questo
avviene con il silenzio-assenso dell'opposizione parlamentare, nel totale
silenzio su quello che è un salto di qualità della missione italiana -
illegale e illegittima rispetto all'Art. 11 della Costituzione sin dal suo
nascere - che ora diventa partecipazione legalizzata mai decisa in queste
forme neanche da quel simulacro di democrazia che è il parlamento.
</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Ma
l'imperialismo italiano, i suoi generali e anche i suoi soldati, ormai in
netta prevalenza mercenari, hanno una lunga tradizione di specialisti in
sconfitte a fronte dei popoli oppressi in armi. “Chi semina vento
raccoglie tempesta”, Nassyria insegna. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Serve
riattivare anche in questo campo un reale movimento di opposizione.
</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">La sua
parte più estesa, compreso il grande movimento 'No Dal Molin', appare
confusa e appiattita in movimento antimilitarista o anti Basi, e parte di
esso non esita a pensare e ad operare affinchè Obama cambi qualcosa nella
politica delle Basi e nella Base Dal Molin. Pensiamo si tratti di speranze
vane, e riteniamo che oggi il movimento contro la guerra, debba guardare
più in là di Vicenza. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Via le
truppe imperialiste italiane, serve e alleate Usa,
dall'Afghanistan!</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT face="Times New Roman, serif">Via il
governo della guerra, neocoloniale e moderno fascista! </FONT></P>
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<TR align=justify>
<TD class=hbnr bgColor=#ffffff colSpan=3><STRONG>La guerra della
discordia e dei politici buoni per tutte le
stagioni.</STRONG><BR><BR>Comunicato della Rete nazionale
Disarmiamoli<BR><A
href="http://www.disarmiamoli.org">www.disarmiamoli.org</A>
info@disarmiamoli.org 3381028120 3384014989<BR><BR>Tempi bui
per la NATO in Afghanistan. Gli alleati più “granitici” vacillano
sotto i colpi della resistenza. <BR>L’esecutivo Berlusconi -
numericamente tra i più stabili d’Europa - si divide sul
mantenimento delle truppe professionali nelle aree del conflitto.
<BR>Così il sempreverde Bossi, preoccupato di portare quante più
risorse possibili nelle casse delle morenti piccole e medie imprese
del Nord, lancia la parola d’ordine del “tutti a casa”, costringendo
per mezza giornata politici di centro – destra – sinistra a
distrarsi da congiure di palazzo o di corrente, vacanze, veline ed
“escort” per levar compatti gli scudi in difesa della sacra missione
di Finmeccanica, IVECO ed ENI, al lavoro per rifornire truppe e
popolazioni di mezzi militari più potenti e gas caucasico.<BR><BR>Fa
specie - in questo vociare sconcio di una classe politica unita
nella guerra e per la guerra - la “vibrante” dichiarazione di Paolo
Cento ed Elettra Deiana per il “….ritorno del problema Afghanistan
in Parlamento” (pag. 4 de “La Stampa” del 27.7.09). <BR>Vorremmo
ricordare ai due esponenti neovendoliani che per due anni il
“problema Afghanistan” è stato oggetto di discussione in un
Parlamento dominato da un governo che li vedeva attivamente
partecipi. Anni nei quali Cento e Deiana passavano il tempo a
coprire e legittimare politiche a causa delle quali l’Italia è
caduta nelle mani di una destra tra le più reazionarie e forcaiole
del mondo. <BR><BR>A ognuno le sue responsabilità, a nessun popolo
l’augurio di avere a che fare con un ceto politico potenzialmente
utile per tutte le stagioni, ieri al fianco dei massacratori, oggi
in recupero al fianco dei massacrati, domani con tutta probabilità
di nuovo con i primi. È solo una questione di status e di
collocazione congiunturale.<BR><BR>Gli afgani intanto continuano a
morire ma non demordono, costringendo - con le loro secolari
tattiche di guerriglia - la più potente coalizione militare della
storia a scendere a patti, a cambiare strategie, a progettare exit
strategy lastricate di sangue e terrore, ordinate oggi dal
democratico Obama, fatua speranza di tante anime belle in giro per
il mondo.<BR><BR>In queste ore le agenzie di stampa parlano di
tregua in alcune zone del conflitto. Probabilmente non conosceremo
mai i termini ed i costi di questa tregua per gli aggressori, ma con
tutta evidenza essa è il prodotto di un rapporto di forza imposto
dalla guerriglia. <BR>Ne siamo felici, perché ciò significa – anche
per un solo giorno - un numero minore di civili uccisi dai
bombardamenti “democratici” della NATO.<BR><BR>Il movimento contro
la guerra chiede che questi brandelli di tregua si trasformino in un
immediato ritiro di tutte le truppe straniere da quello sfortunato
paese. <BR>L’alternativa è la lenta agonia di una strategia
rivelatasi perdente ma, soprattutto, la morte di altre migliaia di
afgani. <BR><BR>In Afghanistan oggi, così come in Iraq ieri e
recentemente in Libano l’imperialismo occidentale verifica
concretamente i limiti di una politica militare neo colonialista,
antistorica perchè incapace di risolvere – in queste forme - i
problemi di egemonia per i quali è stata determinata e
fomentata. <BR><BR>Le guerre si vincono quando si è in
grado di “conquistare intero e intatto il nemico”. Così diceva un
saggio cinese molti secoli fa. Non sempre però ciò si da
nell’evoluzione dei conflitti. Allora la contraddizione passa
nel terreno dell’avversario e lo corrompe.<BR>Questo è lo stato
dell’arte oggi in Afghanistan e gli umili del mondo, costretti
spesso a dover assorbire immense dosi di sofferenza, non possono che
esserne felici.<BR><BR>La Rete nazionale
Disarmiamoli<BR>www.disarmiamoli.org info@disarmiamoli.org
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