<font size="+2"><b>Noi stiamo con gli "squadristi". Considerazioni sulla manifestazione dei lavoratori FIAT a Torino</b></font><br><div class="gmail_quote"><br><br><table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" width="100%">
<tbody><tr>
<td colspan="2"> <table border="0" cellpadding="12" cellspacing="0" width="100%"> <tbody><tr> <td> <font size="-1">
PRIMOMAGGIO<br>
Foglio per il collegamento tra lavoratori, precari e disoccupati<br>
WEB: <a href="http://xoomer.virgilio.it/pmweb" target="_blank">http://xoomer.virgilio.it/pmweb</a> - EMAIL: primomaggio@info@<a href="http://virgilio.it/" target="_blank">virgilio.it</a><br>
<br>
<br>
Durante la manifestazione di Torino del 16 maggio scorso, convocata<br>
ufficialmente contro i pericoli per l'occupazione derivanti dal progetto<br>
Marchionne per la FIAT, c'è stata la contestazione dei lavoratori di<br>
Pomigliano relegati nel "reparto confino" di Nola. La contestazione era<br>
ovviamente rivolta alla FIAT ma anche alle organizzazioni sindacali che<br>
hanno sottoscritto l'accordo con cui è avvenuto il confinamento di 316<br>
lavoratori. Qualcuno ha parlato di "strumentalizzazione" da parte dello SLAI<br>
COBAS di questi lavoratori confinati, ma ha "dimenticato di ricordare" che<br>
moltissimi di questi trasferiti sono appunto dello SLAI COBAS. E perché lo<br>
ha dimenticato? Perché la firma in calce all'accordo ce la mise pure<br>
Rinaldini che condivise la scelta della FIAT di levarsi dai piedi qualche<br>
centinaio di lavoratori scomodi che nello stabilimento principale avrebbero<br>
potuto influenzare - come tante volte avvenuto - gli altri lavoratori e<br>
incrinare il desiderio di onnipotenza di FIM-FIOM-UILM (che nel gruppo FIAT,<br>
proprio grazie allo SLAI COBAS, presente a Pomigliano, ad Arese, a Termoli,<br>
a Lecce, a Modena, a Melfi... ha trovato sempre un'alternativa combattiva e<br>
intransigente nel difendere gli interessi dei lavoratori).<br>
La FIOM certo non "assalta i palchi" e non è costretta a lottare per<br>
conquistare il diritto di parola; ma con il padrone e i sindacati amici del<br>
padrone spedisce centinaia di lavoratori in "reparti confino" che nulla<br>
hanno da invidiare a quelli degli anni '50; si ricordi, a tal proposito, il<br>
famoso libro di Aris Accornero - FIAT confino - in cui veniva ricostruita la<br>
storia dell'Officina Sussidiaria Ricambi, creata il 15 dicembre 1952 a<br>
Torino dall'allora Amministratore Delegato della FIAT, il fascista Vittorio<br>
Valletta, per isolare le avanguardie di lotta e comuniste dal resto dei<br>
lavoratori. Facendo un ulteriore sforzo della memoria possiamo evidenziare<br>
come, oltre che dei "reparti confino", Valletta fu promotore anche della<br>
nascita di un sindacatino aziendale - il SIDA-Fismic - composto da spioni<br>
che in azienda controllavano i lavoratori più combattivi (ruolo<br>
successivamente svolto prevalentemente dai "sindacalisti" CISNAL - ma spesso<br>
anche CISL-UIL) e che si rendevano disponibili, a gentile richiesta di<br>
"padron Agnelli", a ratificare qualsiasi tipo di accordo. "Guarda caso", la<br>
manifestazione di Torino, FIM-FIOM-UILM l'hanno promossa assieme alla<br>
FISMIC. E nella trasmissione Annovero di giovedì scorso dedicata alla FIAT,<br>
addirittura, campeggiava in studio lo striscione "unitario" delle RSU di<br>
Pomigliano firmato FIM-FIOM-UILM-FISMIC. COBAS nei reparti confino e unità<br>
con le organizzazioni padronali e filo-padronali: è questa la linea del<br>
"compagno" Rinaldini e del "compagno" Cremaschi dentro la FIAT.<br>
Negli anni '50 il Partito Comunista chiedeva, almeno, la chiusura dei<br>
reparti confino (anche perché dentro c'erano i suoi militanti); negli anni<br>
2000, i reparti confino si aprono con il consenso del sindacato, anche di<br>
quello, come ci ricorda Cremaschi, "più di sinistra" d'Italia (che è in<br>
effetti il più "di sinistra" tra i sindacati di regime, così come il PRC è<br>
il partito più "di sinistra" tra quelli che stanno dall'altra parte della<br>
barricata su cui stanno i lavoratori).<br>
<br>
Non ci interessa entrare più di tanto nel merito dei fatti perché, malgrado<br>
le mistificazioni operate da tutti i mass - e non mass, come il Manifesto -<br>
media, le immagini parlano da sole: parlano di una contestazione ma non<br>
certo di "assalti"; parlano di persone che "battibeccano" dandosi<br>
reciprocamente spinte che si propagano fino a Rinaldini, il quale - come è<br>
costretto a riconoscere persino Cremaschi - scivola (poi Cremaschi, con il<br>
suo classico stile, ritratta, "precisa", "tiene conto", ecc...). Che poi si<br>
sia trattato di una scivolata voluta e/o enfatizzata - un "fallo di<br>
simulazione" - chi lo sa, chi sta nella zucca del "compagno" Rinaldini?<br>
(Forse lo sa meglio Corrado Delle Donne, coordinatore SLAI, che aiutava<br>
Rinaldini a rialzarsi. Mah, prima "lo buttano giù" e poi lo tirano su...)<br>
Non fanno ben pensare, a dire il vero, le dichiarazioni che a Rinaldini<br>
attribuisce l'agenzia ADNKronos secondo le quali il "compagno" si sarebbe<br>
spinto fino a minacciare i lavoratori dello Slai COBAS in vero e proprio<br>
stile mafioso ("Per quanto ci riguarda rispetto alla Slai Cobas avremo buona<br>
memoria"). Sperando che queste (non smentite) dichiarazioni siano state<br>
"distorte" è bene chiarire - a Rinaldini o a chiunque altro - che sarà molto<br>
meglio che comincino a ricordarsi degli interessi dei lavoratori, piuttosto<br>
che della gestione "unitaria" con Confindustria dei Fondi Pensione<br>
Integrativi (investiti nei "titoli spazzatura" di cui tanto si è parlato in<br>
questi mesi) o della "repressione" dei lavoratori iscritti ai COBAS. E<br>
comunque, volendo, la memoria ce l'abbiamo lunga tutti.<br>
Se poi a qualcuno venisse in mente di scatenare i "famosi servizi d'ordine",<br>
faccia come ha suggerito qualche giorno fa Giorgio Cremaschi: lasci perdere.<br>
Quei "famosi" - o per meglio dire famigerati - servizi d'ordine (che almeno<br>
dagli anni '70 in poi agivano quasi sempre contro altri lavoratori e quasi<br>
mai contro i celerini, da cui venivano anzi protetti e con cui concordavano<br>
"unitariamente" le azioni di repressione in piazza) erano formati spesso da<br>
operai che credevano nel sindacato e nel partito comunista e che, aldilà<br>
della loro mentalità talvolta reazionaria, erano disposti a picchiare e<br>
farsi picchiare per degli ideali, che credevano davvero che il PCI e il<br>
sindacato incarnassero la loro volontà di cambiamento sociale e politico. Di<br>
operai così, CGIL-CISL-UIL ne troveranno ben pochi; e ancor meno ne<br>
troveranno da scagliare contro lavoratori, cassintegrati, confinati,<br>
disoccupati, licenziati decine di volte per ragioni politiche... E allora, a<br>
meno di formare servizi d'ordine composti da "bodyguard" a pagamento (magari<br>
i funzionari, perché no?), questi sindacati possono farsi "difendere", come<br>
nel 1992-1993, solo da scudi di plexiglas o da poliziotti e carabinieri.<br>
<br>
Posto che dichiarazioni come quelle dei vari Giraudo, Megale o Bonanni sono<br>
solo scandalose menzogne rese da personaggi infami che meriterebbero come<br>
massima punizione di andare a lavorare (come urlavano i lavoratori a Torino)<br>
e alle condizioni contrattuali, di sicurezza, di diritti... a cui tocca<br>
vivere a noi per colpa loro; posto che Rinaldini non è stato "buttato giù<br>
dal palco" da nessuno (sebbene in occasioni come l'invio al reparto confino<br>
di Nola o lo scippo del TFR per lucrare sui Fondi Pensione Integrativi o<br>
l'auto-assegnazione "democratica" della triplice del 33% delle RSU, ecc..<br>
probabilmente se lo sarebbe meritato) è doveroso sottolineare - pur senza in<br>
alcun modo scandalizzarsi - che subito dopo la manifestazione si è scatenata<br>
una vera e propria campagna di criminalizzazione in cui si è parlato di<br>
"azioni squadristiche", "aggressione", "assalto", "pericolo di ritorno al<br>
terrorismo", ecc... Tutto il "battage" era già pronto (perché è sempre<br>
pronto): non appena "vola una piuma" si scatena tutto il rodato repertorio<br>
della disinformazione di regime. Niente di nuovo. Del resto, Bonanni aveva<br>
già accusato la CGIL (che ormai incassa ogni "sputazzo" pur di rimanere<br>
agganciata al tavolo delle spartizioni) di avere avuto un atteggiamento<br>
"morbido" verso i "sequestri" di manager, ciò che potrebbe incentivare il<br>
"ritorno alla violenza".<br>
<br>
L'unanime coro di condanna cantato da tutti i nemici e i falsi amici dei<br>
lavoratori, veri amici dei loro sfruttatori politici, sindacali,<br>
imprenditoriali... ha avuto almeno il pregio di demarcare con ancora<br>
maggiore chiarezza quali siano i due lati della barricata: da una parte i<br>
padroni con i loro mezzi di comunicazione, i sindacati e partiti di regime,<br>
i giornalisti prezzolati amici più o meno camuffati del padrone; dall'altra,<br>
i lavoratori in lotta, cassintegrati a oltranza, licenziati politici,<br>
confinati... e chi esprime loro solidarietà e non denigrazione.<br>
Una menzione speciale e integrale merita il brogliaccio che ha la<br>
spudoratezza di definirsi "quotidiano comunista", il Manifesto: Scrive Loris<br>
Campetti, che pure in vita sua aveva anche scritto qualche articolo decente:<br>
"85, contati e targati Slai Cobas, decidono, alla fine di una manifestazione<br>
straordinaria, di aiutare la crisi ed i padroni, assaltano il camioncino<br>
montato di fronte al Lingotto dal quale intervengono i dirigenti sindacali,<br>
buttano giù dal palco il segretario della Fiom Gianni Rinaldini, si<br>
impossessano del microfono per gridare il loro odio non contro quello che<br>
hanno alle spalle - il simbolo del potere Fiat - ma contro il più vicino a<br>
sinistra, segnando così la loro estraneità dalla sinistra, da quel poco di<br>
sinistra che resta. A parte "l'aiuto ai padroni" e, nientepopodimenoche,<br>
alla crisi (incredibile!), quelle esposte da Loris Campetti sono, come sanno<br>
tutti coloro quelli che possono vedere i filmati su Internet, una sfilza di<br>
deliberate menzogne (forse una "velina" proveniente da ambienti sindacali,<br>
come la Digos quando manda le sue ai giornali?). Ma la cosa più<br>
"interessante" è che per Loris Campetti, evidentemente, la legittimità di un<br>
diritto come quello a contestare (un diritto, peraltro, che la sinistra ha<br>
esercitato un miliardo di volte) dipende da quanti lo esercitano. Bella<br>
concezione della "democrazia"! Complimenti al Manifesto (che naturalmente<br>
pretende di continuare a intascare soldi pubblici dal governo Berlusconi per<br>
pareggiare il bilancio di un giornale che comprano in pochissimi.. in nome<br>
del "diritto" alla sopravvivenza di una "voce libera"). Poi, dopo il<br>
processo sommario, la sentenza: "Non siete parte di quello che resta della<br>
sinistra!!". Ah, beh, ora sì che a Pomigliano tremano... E speriamo bene che<br>
i lavoratori la smettano definitivamente di essere parte di quella<br>
"sinistra" che in questi anni ha fatto da cameriera a Prodi approvando le<br>
guerre in Afghanistan, i 6 miliardi di riduzione di cuneo fiscale alle<br>
imprese, lo scippo del TFR, l'innalzamento dell'età pensionabile, il<br>
pacchetto Treu, i CPT, le privatizzazioni.... E ci fermiamo perché l'elenco<br>
sarebbe infinito. Probabilmente il "politically correct" imperante<br>
pretenderebbe che le contestazioni avvenissero via Internet o via fax. I<br>
lavoratori SLAI COBAS non sono "politically correct", ma i messaggi che<br>
mandano arrivano comunque a destinazione. E a Torino il messaggio era<br>
chiaro: cari Rinaldini e soci, qua sconti non ne facciamo più a nessuno.<br>
<br>
La FIOM non è esclusa per "diritto divino" da critiche e contestazioni anche<br>
se fosse - o, per meglio dire, in quanto è - la componente sociale che<br>
secondo la delirante definizione di Cremaschi costituisce il "punto di<br>
equilibrio" di "questo paese" (cfr. intervista al Corriere della Sera del 18<br>
maggio), concetto che corrisponde più o meno ad una assunzione di merito per<br>
il lavoro svolto nel pompieraggio e nello svilimento della rabbia e della<br>
forza operaia (come peraltro ben si vide in azione a Melfi dopo i "21<br>
giorni"). I lavoratori non hanno bisogno di "punti di equilibrio" sociale e<br>
concertativi, non hanno bisogno - come ha subito dichiarato Emma Marcegaglia<br>
- di alcuna "coesione sociale", ma devono riscoprire invece il conflitto<br>
sociale, giacché senza conflitto e organizzazione non c'è proprio alcuna<br>
possibilità di resistenza contro un padronato che non lascia passare giorno<br>
senza avanzare; ora ci ri-siamo sulle pensioni: CISL e UIL "aprono" al<br>
dialogo e all'assemblea della CISL Emma Marcegaglia raccoglie grandi<br>
consensi, così come Bonanni e Angeletti avevano avuto ovazioni all'assemblea<br>
di Confindustria. Sì, sì, continuiamo pure ad essere unitari con questi<br>
nemici dei lavoratori e mandiamo i COBAS al confino...<br>
<br>
A differenza dei lavoratori di Pomigliano, che sono un esempio ed un faro in<br>
una terra troppo spesso segnata dalle tante emergenze legate alla mancanza<br>
di lavoro, alla malavita organizzata, ai traffici politico-imprenditoriali,<br>
alla corruzione, alla qualità della vita... un punto di riferimento per chi<br>
lotta per una diversa società campana e non solo, semmai, sono i non pochi<br>
lavoratori della FIOM che votano Lega Nord che dovrebbero essere definiti<br>
"squadristi" (o quantomeno "rondisti") e sicuramente xenofobi e reazionari;<br>
molti anche razzisti. E anche se quello degli operai fiom-leghisti è il<br>
razzismo dell'egoismo e dell'ignoranza più che un "razzismo organico"<br>
(almeno per ora) la FIOM farebbe bene a preoccuparsi di questi fenomeni,<br>
sempre più diffusi, piuttosto che cercare di distruggere chi, come i COBAS e<br>
i sindacati di base (e come naturalmente anche molti delegati FIOM e non<br>
FIOM), nei posti di lavoro lotta e resiste, contro mille angherie e soprusi<br>
per mantenere alta la dignità e i diritti dei lavoratori.<br>
In questa situazione di crisi che ha ed avrà conseguenze sociali pesanti e<br>
di lungo periodo per i lavoratori, la FIOM ha l'opportunità di dimostrare di<br>
essere una organizzazione che si batte autenticamente per i diritti dei<br>
lavoratori, aldilà delle chiacchiere dei suoi dirigenti e dei loro trucchi<br>
da "stuntman". Lasci perdere FIM e UILM; lasci perdere le estenuanti<br>
battaglie interne alla CGIL per conquistare qualche funzionario in più. Apra<br>
un confronto ampio con i lavoratori e con le organizzazioni sindacali di<br>
base per rilanciare una stagione di lotte. Faccia una sincera autocritica<br>
per gli errori (o le porcate, a seconda dei punti di vista) fatti in tante<br>
occasioni. Allora sì che il suo ruolo può diventare decisivo e le polemiche<br>
lascerebbero istantaneamente il passo ai fatti e Rinaldini non avrebbe<br>
bisogno di fare ipocritamente la vittima.<br>
<br>
Quando a definire "teppistica" la presunta (e, ripetiamolo, inesistente)<br>
aggressione a Rinaldini da parte dei lavoratori SLAI COBAS sono personaggi<br>
come Sergio D'Antoni (cfr. Omnibus La7) - l'infame massacratore sociale dei<br>
lavoratori italiani - o Massimo D'Alema - l'infame bombardatore con l'uranio<br>
impoverito della Jugoslavia e massacratore del diritto di sciopero - beh,<br>
anche se non conoscessimo esattamente i fatti sapremmo comunque da che parte<br>
stare, senza sé e senza ma, si sarebbe detto una volta.<br>
E' ovvio che tutto il ciarpame<br>
politico-sindacal-mediatico-istituzional-padronale ha inventato la storia<br>
dell'aggressione per dare un colpo al sindacalismo di classe che è da sempre<br>
una "spina nel fianco" dei sindacati di regime (e lo SLAI COBAS anche del<br>
"sindacato più di sinistra") perché mette a nudo le sue ipocrisie, la sua<br>
disponibilità al compromesso al ribasso, la sua collateralità con i governi<br>
amici" (ma dei padroni)... e non poteva perdere l'occasione per costruire un<br>
"castello si sabbia" su un fatto che è avvenuto in un clima generale di<br>
tensione dei lavoratori per una situazione che, aldilà delle chiacchiere di<br>
Marchionne, potrebbe diventare molto, molto difficile, se non nell'immediato<br>
sicuramente in prospettiva.<br>
Il che ha consentito, peraltro, di far perdere di vista un elemento<br>
importante, ovvero che la mobilitazione di Torino, benevolmente accolta un<br>
po' da tutti, da destra a "sinistra", definita la "grande manifestazione" o<br>
la "straordinaria manifestazione", con i dati sulla partecipazione truccati<br>
al rialzo persino dal bollettino di famiglia Agnelli (La Stampa)... è stata<br>
invece un po' fiacca e sicuramente al di sotto delle necessità. Non solo per<br>
come si è svolta - a parte la "verve" dei COBAS -, ma soprattutto perché non<br>
ha coinvolto né la maggioranza dei lavoratori FIAT (che sono circa 35.000),<br>
né, tanto meno, i lavoratori dell'indotto che sono centinaia di migliaia,<br>
molti dei quali rischiano il posto se saltano alcuni stabilimenti. E questo<br>
è avvenuto perché, grazie al martellante lavoro di propaganda per il<br>
"Marchionne Santo subito" della sinistra (ivi compresa quella fu-radicale o<br>
per meglio dire "radical-chic-bertinottiana"), l'Amministratore Delegato<br>
della FIAT gode di maggiore credito tra i lavoratori che non i sindacati<br>
confederali (e dal punto di vista della "serietà" non c'è proprio di che<br>
stupirsi). Ecco perché le sue dichiarazioni "tranquillizzanti" ("non<br>
chiuderemo stabilimenti italiani"), peraltro abilmente contraddette da<br>
quelle di Montezemolo ("vedremo dopo, a bocce ferme") tendono a scantonare<br>
altri problemi: 1) lo scorporo del settore auto dalla FIAT (con il<br>
cosiddetto "spin off" di una nuova azienda multinazionale "ad hoc"); la<br>
tendenza sempre più marcatamente oligopolistica delle imprese dell'auto con<br>
inevitabili conseguenze sui prezzi (e i lavoratori, di auto, non sono solo<br>
produttori, ma anche consumatori); 3) gli ennesimi aiuti di Stato, ma su<br>
scala globale, ai capitalisti "in crisi" con i soldi dei lavoratori; 4)<br>
l'impennarsi della concorrenza globale tra lavoratori e non più solo con<br>
cinesi o indiani ma con gli americani stessi, che rinunciano persino al<br>
diritto di sciopero fino al 2012 e ci mettono di tasca propria i "fondi<br>
pensione" e mutualistici (a Termini Imerese e Pomigliano cosa chiederanno di<br>
metterci?), ecc...<br>
<br>
Dopo la finta opposizione della CGIL alla controriforma del CCNL (che non si<br>
è concretizzata in nessun atto reale di lotta), dopo la nessuna opposizione<br>
e anzi l'appoggio sostanziale al DDL Delega di Sacconi per il restringimento<br>
del diritto di sciopero nei trasporti (e in prospettiva nei servizi pubblici<br>
essenziali), dopo la scandalosa gestione dell'affaire Alitalia e il connesso<br>
massacro di precari, dopo le chiacchiere sulla situazione alla FIAT... una<br>
delle prossime tappe sarà certamente la controriforma della rappresentanza<br>
nei luoghi di lavoro (le attuali RSU). E allora vedremo quanto "democratici"<br>
siano CGIL-CISL-UIL e il sindacato "più di sinistra" d'Italia. Ci aspettiamo<br>
che il compagno Rinaldini questa volta non scivoli e che dichiari (e<br>
mantenga con atti concreti) il proposito di disdettare qualsiasi eventuale<br>
accordo peggiorativo sulla rappresentanza sindacale, magari disdettando<br>
anche la vergogna del 33% "di diritto" agli "amici degli amici", sancita<br>
nell'accordo del 1993, e che in questi anni ha permesso a FIM-FIOM-UILM,<br>
proprio nel gruppo FIAT, di avere una rappresentanza formale nelle RSU ben<br>
al di sopra di quella reale tra i lavoratori.<br>
<br>
E' prevedibile che la crisi riduca progressivamente gli spazi di controllo<br>
sociale che la triade confederale ha avuto in questi anni dal momento che<br>
oggi questi sindacati non sono in grado di ottenere nulla per i lavoratori,<br>
ma solo di gestire la crisi e il malcontento nell'interesse dei padroni.<br>
Vedendo la difficoltà in cui si dibatte attualmente il movimento dei<br>
lavoratori, padroni e lacchè politico-sindacali si permettono ogni genere di<br>
spudoratezza come quella di gettarci in faccia i loro reciproci<br>
"salamelecchi", il loro "ma come sei riformista...", "no, sei più riformista<br>
tu...". In questa situazione persino il "democratico" senatore del PD,<br>
Pietro Ichino (che peraltro non ha perso l'occasione per sferrare un nuovo<br>
attacco allo SLAI COBAS come fa da anni, scrivendoci sopra anche dei libri)<br>
ci fa la figura del "moderato".<br>
Ma stiano bene attenti perché la "pacchia" non durerà in eterno. Del resto,<br>
niente dura in eterno, neppure una situazione di merda come questa. I<br>
proletari sono una grande massa con una grande inerzia che dura, a volte,<br>
per anni. Una massa difficile da mettere in moto, ma anche difficile da<br>
fermare e a quel punto, meglio non mettersi di traverso.<br>
<br>
Maggio 2009<br>
<br>
Le lavoratrici e i lavoratori di PRIMOMAGGIO<br>
foglio per il collegamento tra lavoratori, precari e disoccupati<br>
SLAI COBAS<br>
sindacato dei lavoratori autorganizzati intercategoriale<br>
<br>
Sede legale: Via Masseria Crispi 4, 80038 Pomigliano d'Arco (Na), tel.fax:<br>
081/8037023,<br>
@mail: <a href="mailto:cobasslai@fastwebnet.it" target="_blank">cobasslai@fastwebnet.it</a><br>
<br>
Sede nazionale: Viale Liguria 49, 20143 Milano, tel.fax 02/8392117,<br>
@mail: <a href="mailto:slaimilano@slaicobasmilano.org" target="_blank">slaimilano@slaicobasmilano.org</a><br>
<br>
Comunicato stampa<br>
<br>
Nessuna aggressione a Rinaldini!<br>
Provocatori tra i confederali innescano il parapiglia<br>
<br>
OCCORRE UNA LOTTA UNITARIA DEI LAVORATORI CONTRO LA FIAT<br>
E I LICENZIAMENTI PROGRAMMMATI DA MARCHIONNE!<br>
<br>
Senza nemmeno contattarci per confrontare la nostra versione dei fatti, si è<br>
costruita ad arte la falsa notizia di un attacco preordinato e organizzato<br>
per gettare dal palco della manifestazione operaia di Torino il segretario<br>
della Fiom Rinaldini.<br>
<br>
Lo Slai Cobas è sceso in piazza contro la Fiat e per una lotta unitaria dei<br>
lavoratori contro la ristrutturazione e i licenziamenti programmati da<br>
Marchionne.<br>
<br>
Al termine del corteo contro la Fiat si chiedeva a gran voce, con<br>
l'approvazione degli operai presenti in piazza, che potessero parlare anche<br>
lo Slai Cobas e i lavoratori delle fabbriche Fiat colpite dalla<br>
ristrutturazione e dalla minaccia di chiusura, in primo luogo gli operai di<br>
Pomigliano deportati da oltre un anno allo stabilimento confino di Nola<br>
(anche grazie a un accordo siglato dai confederali).<br>
<br>
Stabilimento confino di Nola che ripete l'esperienza vergognosa dei reparti<br>
confino fatti dalla Fiat di Valletta negli anni '50 a Mirafiori, dove<br>
venivano rinchiusi tutti gli operai non disposti a subire passivamente lo<br>
sfruttamento padronale.<br>
<br>
Quando con i dirigenti confederali presenti sul palco era stato concordato<br>
che avrebbero potuto parlare anche lo Slai Cobas e gli operai di Nola,<br>
qualcuno dei confederali, che evidentemente non condivideva questa<br>
decisione, ha innescato una violenta provocazione per impedirlo. Nel<br>
parapiglia che ne seguiva Rinaldini cadeva e veniva aiutato a rialzarsi da<br>
lavoratori dello Slai Cobas.<br>
<br>
Quando, poi, un rappresentante dello Slai Cobas e uno degli operai di Nola<br>
stavano per parlare, come concordato con i dirigenti confederali, qualcuno<br>
tra di loro strappava violentemente i fili del microfono per impedirlo.<br>
Abbiamo dovuto così parlare, dopo che i dirigenti confederali hanno<br>
abbandonato il palco, con il nostro impianto voce e abbiamo parlato ai<br>
lavoratori che nella quasi totalità sono rimasti in piazza.<br>
<br>
Nessuna aggressione preordinata contro Rinaldini, quindi. Quanto accaduto è<br>
stata una scelta deliberata di chi tra i confederali, innescando la violenta<br>
provocazione sul palco, vuole continuare ad impedire che i lavoratori<br>
possono prendere direttamente la parola e continuino a rimanere succubi di<br>
accordi concertativi, a perdere e calati dall'alto.<br>
<br>
Lo Slai Cobas ribadisce la necessità di una lotta ampia e unitaria degli<br>
operai, dei lavoratori, contro la Fiat e il piano di ristrutturazione e<br>
licenziamenti delineato da Marchionne.<br>
<br>
Una lotta che deve articolarsi sul netto rifiuto della chiusura di qualsiasi<br>
stabilimento, sulla redistribuzione del lavoro tra le fabbriche Fiat, sulla<br>
riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, sul salario garantito<br>
ai disoccupati, sul blocco degli straordinari negli stabilimenti. Misure che<br>
potrebbero essere realizzate utilizzando i profitti fatti dai padroni in<br>
questi anni.<br>
<br>
Milano 16/5/2009<br>
<br>
Slai Cobas <a href="http://www.slaicobas.it/" target="_blank">www.slaicobas.it</a> <<a href="http://www.slaicobas.it/" target="_blank">http://www.slaicobas.it/</a>> , Coordinamento<br>
nazionale</font></td></tr></tbody></table></td></tr></tbody></table></div><br>-- <br>--------------------------------------------------------------------------------<br>Questa mail ti arriva perchè ti sei iscritto oppure hai avuto una corrispondenza personale e/o attraverso altri con i gestore della mail. I tuoi dati non saranno in alcun modo resi pubblici o ceduti a terze persone. Serviranno solo ed esclusivamente per l'invio di NewsLetter e/o comunicati di interesse politico e/o sindacale nel pieno rispetto delle vigenti leggi sul diritto alla privacy. Se non sei più interessato a ricevere mail da questo indirizzo, o in realtà non lo sei mai stato - anche se ciò è sintomo di arida non curanza - ti preghiamo di risponderci con una mail di insulti. Sempre meglio l'odio che l'indifferenza. Oppure puoi farlo direttamente rispondendo a questa mail con la parola CANCELLAMI. ;-)<br>