<!DOCTYPE HTML PUBLIC "-//W3C//DTD HTML 4.0 Transitional//EN">
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<BODY bgColor=#ffffff>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Giriamo, nel testo e in allegato, il documento
uscito dalla due giorni delle realtà studentesche autorganizzate, con preghiera
di dare massima diffusione.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message -----
<DIV style="BACKGROUND: #e4e4e4; font-color: black"><B>From:</B>
<STRONG>collettivo autorganizzato universitario</STRONG></DIV>
<DIV><A
href="mailto:coll.autorg.universitario@gmail.com">coll.autorg.universitario@gmail.com</A><BR></DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: center"
align=center><B style="mso-bidi-font-weight: normal"><SPAN
style="FONT-SIZE: 14pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">DOCUMENTO POLITICO DELL’ASSEMBLEA
NAZIONALE<o:p></o:p></FONT></SPAN></B></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: center"
align=center><B style="mso-bidi-font-weight: normal"><SPAN
style="FONT-SIZE: 14pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT face="Times New Roman">13-14
DICEMBRE 2008, TOR VERGATA – ROMA<o:p></o:p></FONT></SPAN></B></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 11pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"> </FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 11pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"> </FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT face="Times New Roman">Il
13 e 14 dicembre 2008 si è tenuta all'Università di Tor Vergata un'assemblea
nazionale di movimento, nata da un’esigenza largamente condivisa da quei singoli
e realtà politiche che hanno attivamente preso parte, in questi mesi, alle
proteste contro la legge 133 e contro tutte le misure governative in materia di
Scuola, Università e Ricerca. <o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Dopo una prima fase di mobilitazione, in cui l’agitazione
spontanea è stata predominante, si sono infatti cominciate a definire le
rivendicazioni e a costruire le piattaforme politiche, entrando nel merito delle
tante questioni aperte dal movimento. In questa seconda fase ci siamo resi conto
che, condividendo punti di vista e prospettive, era necessario socializzare i
percorsi di lotta e le analisi politiche maturate negli ultimi mesi e negli anni
precedenti. Naturalmente quest'assemblea non ha rappresentato che un primo
passaggio, necessario ma non sufficiente: quello conseguente è lavorare insieme
per incidere in maniera efficace sul tessuto sociale e sulla realtà quotidiana.
<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT face="Times New Roman">La
due giorni di intensi dibattiti si è articolata in due momenti di confronto
assembleari sull'autorganizzazione, e in due tavoli di lavoro plenari, che hanno
affrontato il rapporto fra “Scuola e Università, Capitale e Lavoro” e fra
“Università e movimenti sociali”. La prima necessità dell'assemblea è stata
infatti quella di fare il punto sulle varie esperienze di mobilitazione, e di
portare avanti l'analisi teorica in modo da strutturare meglio le proprie
pratiche. <o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT face="Times New Roman">Non
è quindi un caso che il perno della discussione in tutte le assemblee sia stata
la lettura della crisi economico-finanziaria. Differentemente da tutti quelli
che hanno sprecato fiumi di inchiostro sostenendo che la “crisi” è solo “crisi
della finanza”, noi siamo convinti della necessità di ribadire che si tratta sì
di crisi, ma di una crisi di accumulazione capitalistica che viviamo da almeno
trent'anni, e di cui la recente deflagrazione finanziaria è soltanto l’ultimo,
violento, momento di svolta. I meccanismi di speculazione e indebitamento, che
oggi vediamo crollare, non sono infatti il prodotto di alcune “mele marce”, ma
una delle strade battute a partire dagli anni '70 per sopperire alle difficoltà
di valorizzazione dei capitali. Mettere in discussione il capitalismo significa
quindi prima di tutto chiarire che non può esistere un lato 'buono' di un
sistema fondato su sfruttamento ed oppressione: finanza ed economia reale sono
due aspetti dello stesso modo di produzione. Condannare il capitalismo rapace
degli speculatori e delle banche, lasciando intendere che ve ne sia uno buono da
difendere, o uno “sostenibile”, significa mistificare la realtà, e cedere le
proprie armi critiche al nemico.<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Per<SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>tentare
di uscire da questa crisi di accumulazione, il capitale ha messo in campo
diverse strategie: oltre alla finanziarizzazione e al controllo dei fondi e
delle politiche monetarie attraverso organizzazioni transnazionali, è ricorso
anche alla guerra globale e allo sfruttamento massiccio dei paesi del Sud del
mondo (sia delocalizzando lì la produzione, sia abusando delle ingenti risorse
naturali di quei territori). I governi e gli imprenditori, con la collaborazione
di finte opposizioni politiche e il ruolo attivo dei sindacati concertativi,
hanno poi attaccato direttamente le condizioni di vita delle classi subalterne.
Hanno tentato di ridisegnare tutta la società, modificando alcuni aspetti
fondamentali della sua organizzazione: il ruolo dello Stato, il mercato del
lavoro, il sistema pensionistico, la sanità, i trasporti, incentivando lo
scempio ambientale e la privatizzazione di risorse quali l'acqua e l'aria. In
questo modo hanno limitato e depotenziato la conflittualità sociale, aperto
incessantemente nuovi spazi di mercato, suscitato ad arte nuovi, redditizi
bisogni. <o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT face="Times New Roman">In
questo vasto processo di precarizzazione e sfrenata mercificazione, l’istruzione
e la ricerca non sono state risparmiate, ma riformate rispondendo all’esigenza
di costruzione di un’economia basata sulla conoscenza. È per costruire uno
Spazio Europeo dell’Educazione Superiore e della Ricerca (funzionale, insieme
all'Esercito europeo, all'aspra competizione sullo scenario mondiale) che i
governi dei paesi membri dell’UE stanno armonizzando i sistemi di istruzione,
portando avanti, pressoché ovunque, “riforme” di stampo neoliberista (si pensi
alla Francia, alla Spagna, alla Grecia). Indagare le connessioni che esistono
tra il sistema formativo, il quadro economico generale e le ristrutturazioni che
avvengono a livello europeo ci ha permesso di comprendere in che modo i
meccanismi di selezione di classe e di disciplinamento si sono evoluti e si
evolvono, proprio a partire da scuole ed
università.<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT face="Times New Roman">Da
questo punto di vista, l’introduzione del 3+2, di stage e tirocini obbligatori
durante il corso di studi, del sistema dei crediti <SPAN
style="COLOR: black">formativi (CFU), il nuovo ruolo dei privati negli atenei,
il <I>life-long learning</I>, lo smantellamento di ciò che resta del diritto
allo studio (mense, residenze, borse di studio), sono solo alcuni degli elementi
concreti emersi durante la discussione
assembleare.<o:p></o:p></SPAN></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify; mso-pagination: none; mso-layout-grid-align: none"><FONT
face="Times New Roman"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri">Il credito
formativo è stato uno dei punti dirimenti del confronto: la posizione
“suggerita” dai report della Sapienza (workshop del 15 novembre), ovvero
l’abolizione del sistema dei CFU attraverso un loro “inflazionamento”, è stata
messa duramente in discussione. Il credito è definito come</SPAN><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"> <I
style="mso-bidi-font-style: normal">la misura del volume di lavoro di
apprendimento, compreso lo studio individuale, richiesto ad uno studente in
possesso di adeguata preparazione iniziale per l'acquisizione di conoscenze ed
abilità nelle attività formative previste dagli ordinamenti didattici dei corsi
di studio (</I><SPAN style="COLOR: black">cfr. <SPAN
style="mso-bidi-font-weight: bold">Decreto Ministeriale, 3 nov. 1999, n. 509).
N</SPAN>on è altro che una misurazione matematica del tempo di apprendimento (e
non della conoscenza) che ha contribuito all'ulteriore dequalificazione della
didattica. Esso racchiude la somma di lavoro che va dalla didattica frontale
(apprendimento formale), allo studio a casa, fino all’acquisizione di <I
style="mso-bidi-font-style: normal">skill</I> e dispositivi pratici sui luoghi
di lavoro (apprendimento informale). Non importa dunque l'acquisizione di un
metodo, o una complessiva crescita culturale e personale, ma solo il riempimento
di tempo “vuoto” con una serie di nozioni parcellizzate. Se dunque da una parte
il credito formativo spinge ulteriormente in avanti il processo di
mercificazione dei saperi (si pensi anche alle vergognose convenzioni con
corporazioni di ogni tipo che le Università hanno sottoscritto per fare cassa,
rese possibili proprio dall'introduzione del CFU), dall’altro contribuisce a
creare uno standard comune di accesso al mercato del lavoro a livello europeo.
</SPAN></SPAN><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt"><o:p></o:p></SPAN></B></FONT></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><FONT
face="Times New Roman"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri">Così, l’ipotesi di
“inflazionamento” dei CFU è paradossale e segna un arretramento delle nostre
lotte: si dice di criticare il contenuto, ma non si tocca il contenitore.
Piuttosto si collabora e legittima il sistema dei crediti, gli si conferisce
credibilità presso gli studenti, e si portano, già nella fase della formazione,
logiche baronali e di cooptazione, attraverso lo sviluppo di rapporti
privilegiati con i docenti e con le autorità accademiche che devono riconoscere
il “controcorso” (e che non hanno troppi problemi a farlo, visto che nel quadro
di un assoggettamento totale dei percorsi curriculari alle esigenze del
capitale, viene prevista quest'irrisoria valvola di sfogo: già la legge Ruberti
del 1990 prevedeva </SPAN><I style="mso-bidi-font-style: normal"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri">attività formative autogestite
dagli studenti;</SPAN></I><SPAN style="FONT-SIZE: 10.5pt"> </SPAN><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri">Zecchino consente
poi che una piccolissima percentuale dei crediti formativi sia riservata ad <I
style="mso-bidi-font-style: normal">attività formative autonomamente scelte
dallo studente</I> – cfr. <SPAN style="mso-bidi-font-weight: bold">stesso
Decreto Ministeriale)</SPAN>. L'autoformazione con i crediti è così
perfettamente compatibile con le esigenze dei poteri accademici e economici, non
li scalfisce, ma anzi li rafforza, svolgendo la funzione di moderare le lotte.
<o:p></o:p></SPAN></FONT></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">L'unica posizione possibile e necessaria è quella di
lottare senza ambiguità per l'abrogazione del sistema dei crediti, portando
avanti iniziative culturali, incontri, dibattiti davvero autogestiti e orientati
in modo antagonista; non facendo tesoro di qualche “lezione” calata da
professori o da ricercatori in cerca di visibilità, ma del confronto orizzontale
fra i soggetti mobilitati e con soggetti esterni alle università, come
lavoratori, migranti, realtà di movimento. Non si tratta insomma di rinchiudersi
nelle aule privilegiate del “sapere”, ma di rendere l'Università un luogo di
transito per le lotte aperte nelle metropoli e nei territori. Perché
l'università non è degli studenti, è, o dovrebbe essere, di tutti, al servizio
della collettività.<SPAN style="mso-spacerun: yes">
</SPAN><o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Bisogna quindi anche mettere in questione tutte quelle
proposte volte a sgravare lo Stato dagli oneri del sistema formativo. Si pensi
alla spinta pubblicitaria verso i prestiti d'onore, che mirano a far acquistare
allo studente il proprio “pacchetto formativo”. Viene caldamente “proposto” allo
studente di indebitarsi, per avere la speranza che con la laurea trovi un lavoro
ben remunerato, che possa estinguere il debito contratto nei confronti del
finanziatore (che può essere una banca, ma anche un'azienda alla quale ci si
lega fideisticamente). Così è lo studente che investe su se stesso, con buone
prospettive di finire doppiamente ricattato: dal padrone a lavoro e dal
“finanziatore” del prestito d'onore. Un tale sistema (proprio come quello dei
mutui “drogati”) è in crisi persino negli stessi paesi dove è più radicato, e ha
come principali conseguenze l'esclusione sociale, la ricattabilità dello
studente, il suo indottrinamento forzato, la spinta a una competizione feroce
con i suoi compagni. <o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Anche i tentativi di abolizione del valore legale del
titolo di studio, supportati non a caso da grandi multinazionali, vanno in
questo senso. In generale l'obbiettivo del capitale è quello di costruire da un
lato un'Università di massa adeguatamente dequalificata, dove si sfornano
lavoratori a basso costo, esposti alla precarietà, costretti a cicli di
formazione continua e a pagamento (master, corsi di specializzazione etc), che
possano rappresentare un “esercito di disoccupati” disperati e in competizione
fra loro, e dall'altro lato di creare invece pochi luoghi di formazione
altamente selettivi in cui si forma la classe dirigente solidale alle sue
esigenze.<SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN><SPAN
style="COLOR: black">Da questo punto di vista l'“emergenza”, lo “spreco” e la
“meritocrazia” sono i paraventi ideologici con cui si cerca di veicolare riforme
che in effetti rafforzano proprio l'arbitrio baronale e la dequalificazione
dell'Università pubblica. <o:p></o:p></SPAN></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Per questo motivo un altro punto cruciale sul quale si è
concentrata l’attenzione del movimento è quello della trasformazione delle
università in fondazioni di diritto privato. Una tale possibilità, che per molti
atenei diventerà obbligo, comporterà da una parte che l’ingresso dei privati nei
dipartimenti diventerà sempre più stabile, dall’altra che quei corsi di laurea
che non rispondono a “criteri di produttività” verranno tagliati limitando
inevitabilmente la libertà di studio nonché quella di insegnamento e ricerca. In
generale, la trasformazione delle università in fondazioni, che è l'estremo
effetto della privatizzazione (non si incide più con riforme curriculari o con
una generica collaborazione con soggetti privati, ma tagliando nettamente i
fondi, e costringendo dunque gli atenei a immettere al loro interno le uniche
realtà capaci di erogare liquidità), non farà che aumentare le molteplici
contraddizioni in cui l'università è inserita. Contraddizioni articolate su più
livelli: fra logiche baronali e politico-clientelari; fra le diverse cordate
d'interesse; fra il personale tecnico amministrativo e le dirigenze accademiche;
fra le masse sempre più numerose di studenti esclusi dai livelli più alti della
formazione e i meccanismi sempre più rigidi di selezione, repressione e
controllo; fra le aspettative professionali degli studenti che completeranno il
proprio percorso di studi e la loro crescente dequalificazione; fra i capitali
stessi, in competizione per assicurarsi corsi di laurea favorevoli e
“prestazioni d'opera vantaggiose”; fra Dipartimenti Atenei, Centri di ricerca,
in opposizione, contro il buon senso e le pratiche di condivisione in uso fino a
qualche decennio fa nella ricerca pubblica, per la registrazione di un brevetto
o per accaparrarsi una fetta più grande di
finanziamenti.<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">In questo quadro gli stage ed i tirocini sono un altro
aspetto del riassetto dell’istruzione tutta, in funzione del mercato: acquisire
conoscenze, attraverso la pratica sul posto di lavoro, è considerato formativo
per gli studenti fin dalle scuole medie superiori. Ancora una volta, viene
cancellata persino la parvenza di una cultura critica e slegata da logiche
aziendalistiche: se da un lato parliamo di prestazioni di lavoro gratuite che
permettono, in molti casi, di abbassare i costi per il personale di università e
aziende non assumendo per gli incarichi coperti da stagisti, dall’altro il costo
della formazione dei soggetti in ingresso (prima integralmente a carico dei
privati) viene scaricato sulla collettività. <SPAN
style="mso-spacerun: yes"> </SPAN><o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Stage e tirocini si delineano, quindi, come ulteriore
ricatto per i lavoratori, in una fase in cui aumenta giorno dopo giorno il
numero dei disoccupati, dei cassa-integrati e dei licenziati e in cui peggiorano
visibilmente le condizioni di lavoro dello stesso personale nelle scuole e nelle
università: si pensi all'esternalizzazione dei servizi, delle mense, delle
biblioteche, che vengono affidate a imprese appaltatrici o subappaltatrici le
quali non applicano ai lavoratori nemmeno le poche tutele tradizionali, e su cui
il pubblico non ha più alcun controllo (con conseguente aumento del costo dei
servizi e diminuzione della qualità).<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Alla questione della mercificazione dei saperi è
strettamente legato il modo in cui si configurano la didattica ed i suoi tempi
nelle nostre aule: il voto, la lezione frontale, i ritmi serrati delle lezioni,
sono strumenti che non permettono la fruizione di una cultura che possa
realmente formare soggetti critici, ma contribuiscono a riprodurre l’ideologia
dominante di cui l’università si fa portatrice. È per questo che non ci si può
richiamare a cuor leggero al Trattato di Lisbona o alla Carta europea della
Ricerca: questi sono piani per la costruzione di una ricerca funzionale allo
sviluppo capitalistico ed a essa subordinata, non certo per lo sviluppo di un
sapere libero.<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify; tab-stops: 210.75pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman"><SPAN style="mso-spacerun: yes"></SPAN></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify; tab-stops: 210.75pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Da questo punto di vista è importante ribadire come per
“ricerca pubblica” non si intenda una ricerca genericamente finanziata dallo
Stato e non dai privati, ma una ricerca che sia a beneficio della società. Una
tale ricerca implica un cambiamento radicale della nostra società, della sua
organizzazione politica e sociale. Oggi, anche laddove i fondi sono pubblici, la
ricerca ha preso strade che devono assolutamente essere contestate. Sono infatti
pesanti le responsabilità del mondo accademico nel prestarsi a fornitore di
servizi per l'industria bellica, finendo per essere un utile strumento al
servizio delle politiche imperialiste di guerra. E ancora, didattica e ricerca
vengono oggi finalizzate allo sviluppo di prodotti farmaceutici, chimici,
informatici, che saranno poi brevettati da quelle stesse aziende che ne
ricaveranno profitti. Nel campo delle scienze umane questo vuol dire sviluppare
sistemi di analisi e controllo, tecniche di promozione pubblicitaria, funzionali
all'integrazione, alla spettacolarizzazione, al disciplinamento di vasti settori
sociali potenzialmente conflittuali. Nel campo storico-letterario i
condizionamenti dei fondi nazionali ed europei permettono una riscrittura della
storia e della cultura a vantaggio delle esigenze attuali della classe
dominante.<SPAN style="mso-spacerun: yes">
</SPAN><o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify; tab-stops: 210.75pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Per quanto riguarda il ruolo nella lotta dei dottorandi e
dei ricercatori, soggetti chiamati in causa in prima persona in questo processo
di ristrutturazione dell’Università e dello stato sociale, è per loro naturale,
o dovrebbe esserlo, trovarsi alleati agli studenti. Come questi ultimi, essi
subiscono una selezione di classe, che lascia a pochi la possibilità di andare
avanti negli studi e di permettersi lunghe “attese”; per di più essi soffrono
anche quei meccanismi di cooptazione e baronato che limitano la libertà della
ricerca, ancor più minata dall’ingresso dei privati, con la possibilità (non
remota e già presente in alcune facoltà scientifiche) che si ricerchi
direttamente su commissione. <o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: justify; tab-stops: 210.75pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">È per questo complesso di motivi che non si può parlare
di “centralità del capitale cognitivo” o di funzione trainante dell'Università
all'interno delle lotte. Non bisogna lasciarsi ingannare da formule demagogiche:
da un lato bisogna riconoscere che il lavoro cosiddetto manuale non ha avuto né
il tempo né l’agio di sviluppare teorie sulla sua centralità, anzi, è stato
fatto sparire dall'informazione e dal dibattito culturale, con la complicità
proprio delle elucubrazioni postfordiste; d'altro canto bisogna riconoscere che
esso ha sempre di più assorbito funzioni intellettuali (cfr. il <I>problem
solving</I> nei processi produttivi, a cui gli operai partecipano
quotidianamente), mentre il lavoro “cognitivo” è spesso basato su precise
funzioni materiali (cfr. le mansioni amministrative svolte da molti dottorandi e
ricercatori). Nel rispetto delle specificità e delle condizioni concrete di
vita, bisogna notare che le figure lavorative sono quindi inserite nello stesso
ciclo produttivo: entrambe concorrono alla valorizzazione delle merci, entrambe
sono esposte a processi di precarizzazione, entrambe vengono private di
contratti collettivi nazionali e dei diritti sociali (quali quelli alla casa,
alla pensione etc). Le risposte che il capitale ha dato alla sua crisi
trentennale hanno tentato in ogni modo di frammentare la classe, opponendo
artificialmente il lavoro “cognitivo” al lavoro “manuale”, offuscando i confini
spesso molto labili che circoscrivono i due ambiti, e cooptando il primo con
privilegi di casta e fornendogli un certo <I>status</I>. Per questo, anche se
nel mondo della ricerca ci sono alcuni soggetti in attesa di “inserimento”, o
che potranno sempre trovare un remunerato impiego nelle aziende, bisogna
rilanciare una larga lotta unitaria fra i tanti che di questa proletarizzazione
e scomposizione di classe patiscono le conseguenze.<SPAN
style="mso-spacerun: yes"> </SPAN><o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify; tab-stops: 210.75pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman"><SPAN
style="mso-spacerun: yes"></SPAN><o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify; tab-stops: 210.75pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Si è così giunti a una riflessione più larga sulla
connessione che bisogna instaurare fra i diversi ambiti del conflitto sociale.
La presenza di esponenti dei movimenti territoriali è stata fondamentale per
trovare il legame con le lotte contro la devastazione ambientale e lo scempio
territoriale. Non è un caso che nella stessa legge 133/08 sono contenuti, oltre
ai tagli all’università, anche le misure di privatizzazione dell’acqua e i
finanziamenti per l’energia nucleare. È lampante il nesso che lega lo
smantellamento dell’istruzione e dello stato sociale all’attacco all’ambiente e
ai territori, soprattutto se si considera, ancora una volta, il ruolo che la
ricerca svolge (per volontà del pubblico o del privato) nella devastazione e
nello sfruttamento ambientale, e la funzione assolta dai partiti e dai sindacati
confederali (in continuità con i ben noti meccanismi clientelari, e spesso
persino in collusione con mafie e camorre) nel portare avanti logiche di
profitto.<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify; tab-stops: 210.75pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify; tab-stops: 210.75pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT face="Times New Roman">Di
fronte alla crisi e al massacro che sta producendo, lavorare sulle
contraddizioni, iniziando a fare un discorso che miri dalle nostre università a
costruire un lavoro politico che non sia studentista o corporativo, ma abbia la
forza di collegarsi alle lotte di tutti gli altri settori che pagano questa
organizzazione economico-sociale è dunque una necessità. L’obiettivo di tutti i
partecipanti all'assemblea è dunque quello di lavorare nella prospettiva di un
confronto stabile tra lavoratori e studenti (che sono lavoratori in formazione,
lavoratori di oggi e di domani), assolutamente svincolato dalle pratiche
concertative di alcuni sindacati e partiti. Per questo motivo, è stato ritenuto
fondamentale proporre la costruzione di assemblee con altre realtà
autorganizzate non studentesche per provare a generalizzare realmente le lotte e
tendere col tempo ad allargare sempre di più i nodi del
conflitto.<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify; tab-stops: 210.75pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"></FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: justify; tab-stops: 210.75pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT face="Times New Roman">In
conseguenza di ciò, partendo dalle nostre specificità locali, abbiamo deciso di
creare una rete di realtà studentesche che abbia un respiro nazionale, ma che
guardi anche alle proteste che si sviluppano, contro le medesime riforme e
attacchi, su un piano internazionale. Intendiamo così coordinare in modo
efficace le nostre lotte e dare uno sbocco politico alle analisi condivise,
dotandoci degli strumenti più opportuni ed efficaci. Tra questi, abbiamo
individuato un sito internet, che funzioni come portale di collegamento nonché
come mezzo di comunicazione politica, punto di riferimento per quanti,
quotidianamente, lottano nella nostra stessa prospettiva. L’autorganizzazione,
in questo senso, è stata argomento centrale ed è emersa come caratteristica
fondamentale per costruire una struttura orizzontale che riesca a porre
nell’agenda politica una pratica realmente conflittuale e di classe. Per aprire
da ora, e nei prossimi anni, un lungo ciclo di lotte sociali. Per osare
combattere, e osare vincere.<o:p></o:p></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: center"
align=center><SPAN style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"> </FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: center"
align=center><SPAN style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"> </FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-ALIGN: center"
align=center><SPAN style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><o:p><FONT
face="Times New Roman"> </FONT></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: right"
align=right><B><SPAN style="FONT-SIZE: 10.5pt; FONT-FAMILY: Calibri"><FONT
face="Times New Roman">Roma, 14 dicembre 2008<o:p></o:p></FONT></SPAN></B></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: center"
align=center><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 16pt; FONT-FAMILY: Calibri; FONT-VARIANT: small-caps"><o:p><FONT
face="Times New Roman"> </FONT></o:p></SPAN></B><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 16pt; FONT-FAMILY: Calibri; FONT-VARIANT: small-caps"><FONT
face="Times New Roman">rete delle realtà studentesche
autorganizzate<o:p></o:p></FONT></SPAN></B></P>
<P class=MsoNormal
style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; TEXT-INDENT: 7.1pt; TEXT-ALIGN: center"
align=center><SPAN
style="FONT-SIZE: 13pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Calibri; mso-bidi-font-weight: bold"><A
href="mailto:studenti.autorg@gmail.com" target=_blank><SPAN
style="COLOR: black"><FONT
face="Times New Roman">studenti.autorg@gmail.com</FONT></SPAN></A></SPAN><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 13pt; FONT-FAMILY: Calibri; FONT-VARIANT: small-caps"><o:p></o:p></SPAN></B></P></DIV></DIV></BODY></HTML>