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<DIV><FONT size=2 face=Georgia><FONT size=5>Rapporto dell'Istat</FONT>
<H3><FONT color=#800080 size=6>BUONA LA SALUTE DEGLI STRANIERI IN
ITALIA</FONT></H3>
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<P>(AGI) - Roma, 11 dic. - Una fotografia dei principali aspetti che
caratterizzano la vita della popolazione straniera in Italia -per quanto
riguarda la salute e l'accesso ai servizi sanitari- e' stata scattata
dall'Istat. L'Istituto di Statistica ha studiato i dati raccolti nel 2005 e li
ha sintetizzati in un rapporto che diventa uno strumento fondamentale per
adeguare "l'offerta dei servizi alla domanda, ai bisogni di salute specifici di
questa popolazione". Il campione complessivo dell'indagine comprende circa
60mila famiglie. Le persone straniere intervistate sono state circa 3.500, con
un questionario in lingua italiana. Dall'analisi dei dati "emerge un quadro di
una popolazione straniera residente con bisogni di salute abbastanza simili a
quelli della popolazione italiana e mediamente in migliori condizioni di salute,
in linea con un profilo di migranti di prima generazione che si spostano
prevalentemente per progetti di lavoro e che dunque portano con loro un capitale
di salute che ne fa un gruppo mediamente piu' sano"si legge nel rapporto. E
ancora: "Cio' potrebbe anche essere in parte spiegato da quanto rilevato in
altri studi sui migranti, secondo cui le persone che non godono piu' di buona
salute tornano al loro Paese d'origine, anche per le maggiori limitazioni
nell'accesso ai servizi, spesso non imputabili al Paese ospitante, ma piu'
probabilmente alla scarsa conoscenza delle possibili opportunita' di assistenza
per problemi di comunicazione o di burocrazia". Che la salute degli stranieri
sia migliore emerge sia misurando con indicatori di percezione (l'80,3 per cento
dichiara di stare bene o molto bene, contro il 71,8 per cento tra gli italiani,
standardizzando per eta') sia analizzando le informazioni raccolte sulle
malattie prevalenti (22,8 per cento gli stranieri con almeno una malattia nelle
quattro settimane precedenti l'intervista, contro il 27,4 per cento tra gli
italiani). Ma la situazione non e' uguale per tutte le etnie. Sono state
osservate "situazioni di criticita' che andrebbero approfondite e monitorate".
E'il caso, a esempio, degli stranieri di origine marocchina, "che evidenziano
rispetto ad altre nazionalita' e agli stessi italiani una peggiore salute
percepita, in particolare quella di tipo mentale. Peraltro sembrano confermarsi,
anche tra gli stranieri, le condizioni di salute meno favorevoli nelle persone
di status sociale piu' basso". La domanda di salute, e quindi il ricorso ai
servizi sanitari, evidenzia complessivamente un minore accesso rispetto a quello
degli italiani, a parita' di eta', sebbene con alcune peculiarita': "Sono piu'
contenute le prestazioni sanitarie, come visite mediche e accertamenti
diagnostici (il 18,4 per cento, contro il 24,6 per cento per gli italiani, si e'
sottoposto a una visita medica nelle quattro settimane precedenti l'intervista,
e il 6,8 per cento, contro il 9,6 per cento per gli italiani, ad accertamenti
diagnostici), in particolare quelle di tipo specialistico che si dimezzano nella
popolazione straniera, con un minor ricorso allo specialista privato". Il tasso
di ricovero e' piu' basso per gli uomini stranieri rispetto a quelli italiani e
va nell'analoga direzione per le donne quando si escludono i ricoveri per parto.
E' invece piu' frequente il ricorso ai servizi di emergenza: sono piu' diffusi
gli accessi al Pronto Soccorso in particolare per gli uomini stranieri (il 7,0
per cento, rispetto al 4,2 per centop degli italiani nei tre mesi precedenti
l'intervista, si e' presentato al Pronto Soccorso), anche per "la maggiore
incidentalita'" che si registra in questa popolazione. Nel percorso della
maternita' le donne straniere si rivolgono in misura nettamente maggiore delle
italiane all'assistenza di un consultorio pubblico durante la gravidanza (38,3
per cento, contro il 13,7 per cento). "Con riferimento alla prevenzione e alla
tutela della salute in generale, emergono infine comportamenti che evidenziano
differenze di genere a svantaggio degli uomini piu' marcate rispetto a quelle
che si riscontrano nella popolazione italiana: la quota di uomini stranieri che
non controlla la pressione arteriosa e' pari al 39,1 per cento (tra gli italiani
e' pari al 22,0 per cento), tra le donne straniere si riduce al 31 per cento
(tra le italiane e' pari al 17,3 per cento)". E ancora: "Agli screeening per la
prevenzione dei tumori femminili ricorre al massimo la meta' delle donne
straniere nelle fasce d'eta' raccomandate (51,6 per cento il pap test e 42,9 per
cento la mammografia), ancora piu' contenuta tra le donne di origine marocchina
e albanese il ricorso al pap test (una donna su tre), mentre per le italiane i
tassi superano il 70 per cento (rispettivamente 71,8 per cento e 73,1 per
cento). E anche in questo caso si evidenziano disuguaglianze nell'accesso, a
svantaggio delle donne straniere di piu' basso status sociale". In conclusione
"emerge quindi una sostanziale equita' del Sistema Sanitario Nazionale, sebbene
siano ancora da rimuovere alcune limitazioni nell'accesso alla popolazione
straniera, che si concentrano in particolare nella prevenzione dei tumori
femminili e piu' in generale nella prevenzione, nel ricorso alle prestazioni di
tipo specialistico e in parte nel percorso nascita, in modo da preservare il
patrimonio di salute di questa popolazione. Molte di tali limitazioni potrebbero
trovare semplice soluzione in una piu' efficace comunicazione che tenga conto
delle specificita' culturali e sociali della popolazione straniera
residente".</P>
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