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<DIV><BR></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>5000 in piazza alla grande amifestazione indetta
dalla rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro e legami
d'acciaio</FONT><BR></DIV>
<P class=MsoNormal><o:p></o:p></P>
<DIV><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'"> il giorno
prima</SPAN></B></DIV>
<DIV><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'"></SPAN></B> </DIV>
<DIV><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">THYSSENKRUPP<o:p></o:p></SPAN></B></DIV>
<DIV class=Section1>
<P class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">«Mai più morti».
Parlano i delegati alla sicurezza<o:p></o:p></SPAN></B></P>
<P class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">Ieri a Torino
l'assemblea degli Rls Fiom. Oggi il corteo<o:p></o:p></SPAN></B></P>
<P class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">Mauro
Ravarino<o:p></o:p></SPAN></B></P>
<P class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'">TORINO<o:p></o:p></SPAN></B></P>
<P class=MsoNormal><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'"><o:p> </o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; BACKGROUND: yellow; FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'; mso-highlight: yellow">Francesca
Caliolo</SPAN></B><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Times New Roman','serif'"> sale sul palco
a metà dell'assemblea in via Pedrotti. Non è una sindacalista, ma la moglie di
Antonio Mingolla, morto all'Ilva di Taranto il 18 aprile del 2006. La sua voce
si spezza per l'emozione. Racconta la tragedia e il calvario che ha passato, un
anno e mezzo prima della strage della Thyssen. La platea dei delegati Fiom
ascolta. Antonio non era un dipendente dello stabilimento, ma vicecapocantiere
di una società di manutenzione. Quel giorno lavorava su una conduttura sospesa
del gas. Ecco, il veleno. «Perse i sensi e quando due compagni salirono per
soccorrerlo svennero anche loro». Sono passati due anni e mezzo e Francesca
spiega: «Ho fatto la spola da casa a Palazzo di giustizia, l'inchiesta si è
conclusa con il rinvio a giudizio per omicidio colposo di sette tra dirigenti e
responsabili dell'area, ma il processo è ben lontano dall'essere celebrato e i
reati sono coperti dall'indulto». Aggiunge poi una verità scomoda. <B><SPAN
style="BACKGROUND: yellow; mso-highlight: yellow">«Mio marito non si sentiva
tutelato. Nemmeno dal sindacato. Era iscritto alla Fiom ma voleva strappare la
tessera». E conclude: «Sono qui per dare la speranza ai miei figli che c'è
ancora una giustizia». L'applauso è il più lungo e commosso della
giornata.</SPAN> <BR></B>Maurizio Marcelli, che modera gli interventi, raccoglie
il monito: «Interpreta la volontà della Fiom e quella dell'incontro». <B><SPAN
style="BACKGROUND: yellow; mso-highlight: yellow">Il sindacato metalmeccanici
ha, infatti, deciso di costituirsi parte civile nel processo sulla morte di
Mingolla e ovunque vi siano stati morti sul lavoro. Lo ha annunciato Giorgio
Cremaschi, segretario nazionale,</SPAN></B> che ha aperto ieri a Torino, a un
anno dal rogo della Thyssen, l'assemblea nazionale degli Rls: «Abbiamo deciso di
coordinare in tutto il territorio nazionale la costituzione di parte civile in
tutti i procedimenti penali, sia in quelli aperti, sia in quelli che devono
essere ancora avviati».<BR>Dopo la Thyssen, altri lavoratori sono morti, tanti,
troppi: 969 dall'inizio dell'anno. «Ci sono pratiche aziendali gravi - ha
affermato Cremaschi - che mettono la vita dei lavoratori in costante pericolo. E
queste, se provate, vanno punite come reati gravissimi. L'impunità diffusa è un
modo per incentivare il non rispetto delle norme. Per questo condanniamo la
pressione di Confindustria nei confronti di un governo compiacente per rimettere
in discussione il Testo unico».<BR>Hanno poi preso la parola avvocati e diversi
Rls, provenienti da importanti realtà industriali, come la Fincantieri di
Monfalcone e la Severstal di Piombino o dai piccoli cantieri della Sirti. Tutti
hanno portato la loro testimonianza, raccontando le difficoltà nello svolgere
l'attività sindacale e i contrasti sia con la dirigenza sia con i colleghi. Ci
sono poi anche realtà che con la lotta hanno ottenuto di lavorare in un posto
sicuro come spiega Mauro Merli, Rls Lamborghini. A tirare le conclusioni è
Gianni Rinaldini, segretario nazionale. «Esiste un documento inviato all'attuale
governo di centrodestra da tutte le associazioni patronali in cui vengono
proposte modifiche al Testo unico. Modifiche che se attuate porterebbero a un
totale stravolgimento dello stesso. La nostra lotta invece continua e sosteniamo
la proposta di Guariniello, di creare una Procura nazionale per gli infortuni
sul lavoro, ideata sul modello dell'Antimafia». Non sfugge a Rinaldini che
«l'accordo separato sul sistema contrattuale, siglato la scorsa notte da Cisl e
Uil con Confapi, mostra fino a dove sia giunta l'azione, in corso su vari piani,
che punta a ridurre lo spazio dell'attività di contrattazione e, quindi, a
diminuire il potere contrattuale dei sindacati, che rimane lo strumento
fondamentale per la difesa della salute e della vita dei lavoratori».<BR>In
questi giorni diverse iniziative ricordano a Torino la strage di un anno fa.
Dibattiti e concerti come quello straordinario al Regio, lunedì. E una
manifestazione, questa mattina, alle 10, che partirà dai cancelli della fabbrica
(corso Regina Margherita 400) per concludersi davanti al Palagiustizia. Ad
organizzarla la Rete nazionale per la sicurezza e l'associazione Legami
d'acciaio, formata dagli ex operai Thyssen, tra cui Ciro Argentino, ieri
presente in assemblea.<o:p></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal><o:p> </o:p></P>
<P class=MsoNormal><o:p> </o:p></P></DIV><BR><BR><BR>
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