<br><br><div class="gmail_quote">---------- Messaggio inoltrato ----------<br>Da: <b class="gmail_sendername">Fulvio</b> <span dir="ltr"><<a href="mailto:fuldigior@gmail.com">fuldigior@gmail.com</a>></span><br>Date: 5 dicembre 2008 10.16<br>
Oggetto: La crisi: l'interpretazione soggettiva e quella marxista<br>A: spaziopopolarelaforgia <<a href="mailto:spaziopopolarelaforgia@devrandom.it">spaziopopolarelaforgia@devrandom.it</a>><br><br><br><font size="4">Un invito alla lettura.<br>
Fulvio</font><br>________________________________________________<br><br><br><font size="4"><b> La crisi: l'interpretazione soggettiva e quella marxista</b></font>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;">L'interpretazione soggettiva è
quella che troviamo nella maggior parte dei giornali e nelle dichiarazioni dei
politici, e, nella formulazione più classica, nei riformisti, soprattutto
quelli "di sinistra". A prima vista sembra molto plausibile, logica,
immediatamente comprensibile. Sarà utile riassumerla nella sua
formulazione più tipica.</p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">"La crisi finanziaria sconvolge
l'intera economia mondiale e provocherà presto un peggioramento
delle condizioni economico-sociali della popolazione di interi paesi, con gravi
conseguenze sulla produzione industriale, causando recessioni, disoccupazione,
precariato.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Si è permesso che si utilizzassero
strumenti finanziari che operavano con una leva finanziaria di 1 a 30, si sono
glorificate la finanza creativa e quella virtuale, promettendo facili
guadagni e crescenti miglioramenti del benessere. Un inganno criminale. Gli
stati hanno propagandato e realizzato politiche economiche ispirate al
liberismo sfrenato e hanno esaltato il ruolo degli "Spiriti animali" del
mercato. Si è cercato di evitare ogni verifica e ogni controllo, producendo
la situazione drammatica e le pesanti ripercussioni odierne, causando una
bolla finanziaria e speculativa incontrollabile, pari a 600 mila miliardi
di dollari, contro un PIL mondiale inferiore a un decimo di tale cifra,
sui 55 mila miliardi di dollari.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">I responsabili delle Banche
Centrali, delle diverse Consob e lo stesso FMI non hanno denunciato in tempo
quello che si stava profilando, nonostante gli allarmanti segnali che
giungevano da più parti. Il sospetto di una collusione è naturale.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">In sintesi: mancanze di
verifiche e di controlli, collusioni, finanza creativa, lodi
sperticate all'ultraliberismo, sganciamento totale delle monete e della finanza
dalle produzioni reali.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Bisogna chiedere ai governi
una sistematica riforma delle normative in campo finanziario, in modo da
non permettere più sconvolgimenti di tale natura, e la formazione di organi
regolatori internazionali dotati di dispositivi di verifica, controllo e
sanzione."</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Questa visione spiega la crisi con
la politica economica dei vari stati, con la mancanza di controlli,
con la voracità dei lupi di borsa, e, soprattutto, pensa che la crisi
finanziaria sia la vera causa della crisi economica generale. E' la spiegazione
più ovvia, naturale e convincente, per chiunque non si basi sugli strumenti di
analisi prodotti da Marx. Sembra una fedele rappresentazione della
realtà, come un tempo lo sembrò la teoria geocentrica, secondo la quale il sole
girava intorno alla terra.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">L'interpretazione soggettiva della
crisi è una visione capovolta della realtà, perché la radice ultima della crisi
va cercata nella produzione. La crisi finanziaria è l'effetto e non la causa,
anche se, a sua volta, l'effetto ha riflessi sulla causa.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Questa dottrina soggettiva
accetta il mercato, non pensa che debba essere superato, ma soltanto
regolato dagli stati, nella beata illusione che questi ultimi, con un oculata
politica economica, possano evitare le crisi.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><b><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">La critica del marxismo</span></b></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Prima di passare al "Capitale",
leggiamo una lettera di Engels a Conrad Schmidt </span><b><span style="font-size: 7.5pt; font-family: Verdana; color: teal;">(1)</span></b><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;"> : "Ai riflessi economici,
politici ed altri, accade come a quelli nell'occhio umano: passano attraverso
una lente convergente, quindi si rappresentano capovolti, a testa in giù. Solo
che manca l'apparato nervoso che li rimetta in piedi per la percezione.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">L'uomo del mercato monetario
non vede perciò il movimento dell'industria e del mercato mondiale che
nel riflesso deformante del mercato del denaro e dei valori, e per lui
l'effetto diventa la causa. L'ho già notato a Manchester negli anni Quaranta,
per l'andamento dell'industria e i suoi periodici massimi e minimi, le notizie
di borsa londinesi erano assolutamente inutilizzabili, perché quei signori
volevano spiegare tutto con le crisi del mercato monetario, che invece sono
quasi sempre, esse stesse, solo dei sintomi."</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Engels non nega che vi siano
crisi prevalentemente monetarie, in cui le perturbazioni industriali giocano un
ruolo secondario. Con la divisione del lavoro, c'è l'autonomizzazione del
commercio delle merci, del denaro, dei valori. Tra la produzione e queste forme
relativamente autonome c'è azione e reazione tra forze ineguali, ma
"...la produzione è l'elemento che in ultima istanza decide". "Come nel mercato
monetario si rispecchia nell'insieme – e con le riserve accennate – il
movimento del mercato industriale e, naturalmente, capovolto, così nella lotta
fra governo e opposizione si riflette la lotta fra le classi già prima
esistenti e combattenti, ma anche qui capovolta; non più direttamente ma
indirettamente, non come lotta di classe ma come lotta intorno a principi
politici, e in forma talmente arrovesciata, che sono occorsi millenni perché ne
venissimo a capo".</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Nello sviluppo industriale,
una parte crescente del capitale complessivo è formata da materie prime,
edifici, materie prime, prodotti (capitale costante), mentre una parte
relativamente sempre più piccola è costituita da salari (capitale variabile).
Il saggio di profitto tende a cadere, perché le macchine non producono nuovo
valore, come sostengono i fautori dell'economia borghese, ma si limitano a
trasmettere quello in esse contenuto "pro rata" nei prodotti. Anzi, senza il
lavoro operaio, le macchine perderebbero rapidamente il loro valore, sia per
l'usura del tempo sia perché economicamente superate. Solo il lavoro umano
produce plusvalore, quindi la diminuzione relativa del numero degli operai
rispetto ai mezzi di produzione si traduce in un tendenziale calo dei saggi di
profitto. Tendenziale perché i capitalisti lottano strenuamente per farlo
risalire almeno in parte con vari espedienti, come vedremo.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Anche l'economista Ricardo
si rese conto della discesa storica del saggio di profitto, ma, convinto che il
modo di produzione capitalistico fosse quello definitivo, ne attribuì la causa
alla natura. Marx scrive: "L'horror che essi (gli economisti borghesi) provano
di fronte al decrescere del saggio del profitto, è ispirato soprattutto dal
fatto che il modo capitalistico di produzione trova nello sviluppo delle forze
produttive un limite il quale non ha nulla a che vedere con la produzione
della ricchezza come tale; e questo particolare limite attesta il carattere
ristretto, semplicemente storico, passeggero del modo capitalistico di
produzione; prova che esso non rappresenta affatto l'unico modo di produzione
che possa produrre la ricchezza, ma al contrario, giunto a una certa fase,
entra in conflitto col suo stesso ulteriore sviluppo."</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Abbiamo detto che il calo del
saggio di profitto è tendenziale, perché i capitalisti, pur senza riuscire a
invertire la rotta, possono ritardarne la marcia. Ecco i mezzi impiegati:</span></p>
<p style="margin: 9pt 9pt 9pt 28.5pt; text-align: justify; text-indent: -19.5pt;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">1)<span style="font-family: "Times New Roman"; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; font-size: 7pt; line-height: normal; font-size-adjust: none; font-stretch: normal;">
</span></span><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Aumento
dello sfruttamento del lavoro, col prolungamento della giornata lavorativa, ad
esempio con l'aumento degli straordinari, il ritardo del pensionamento,
l'intensificazione dei ritmi di lavoro, ecc. </span></p>
<p style="margin: 9pt 9pt 9pt 28.5pt; text-align: justify; text-indent: -19.5pt;">2)<span style="font-family: "Times New Roman"; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; font-size: 7pt; line-height: normal; font-size-adjust: none; font-stretch: normal;">
</span><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">La
riduzione del salario al di sotto del suo valore. Ad esempio, grazie alla
concertazione e alla soppressione della scala mobile, i salari non hanno tenuto
dietro all'aumento dei prezzi. </span></p>
<p style="margin: 9pt 9pt 9pt 28.5pt; text-align: justify; text-indent: -19.5pt;">3)<span style="font-family: "Times New Roman"; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; font-size: 7pt; line-height: normal; font-size-adjust: none; font-stretch: normal;">
</span><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;"><span> </span>Diminuzione di prezzi degli elementi del
capitale costante. Per esempio, sostituendo lana e cotone nei tessuti con
prodotti sintetici meno costosi. Gli stessi macchinari, carissimi non appena
appaiono sul mercato, possono avere forti riduzioni di prezzo quando sono
prodotti su scala più vasta. Inoltre – e ne abbiamo serie conseguenze
quotidiane in Italia – si risparmia sulle misure di prevenzione, moltiplicando
il numero di incidenti, mortali o no, che continuamente funestano le famiglie
dei lavoratori. </span></p>
<p style="margin: 9pt 9pt 9pt 28.5pt; text-align: justify; text-indent: -19.5pt;">4)<span style="font-family: "Times New Roman"; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; font-size: 7pt; line-height: normal; font-size-adjust: none; font-stretch: normal;">
</span><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">La
sovrappopolazione relativa. Poiché si forma sempre nuova disoccupazione, una
parte viene impiegata in settori in ritardo, dove i macchinari non hanno
ancora spazzato via buona parte della manodopera, e dove i salari da fame
consentono ancora saggi di profitto notevoli. </span></p>
<p style="margin: 9pt 9pt 9pt 28.5pt; text-align: justify; text-indent: -19.5pt;">5)<span style="font-family: "Times New Roman"; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; font-size: 7pt; line-height: normal; font-size-adjust: none; font-stretch: normal;">
</span><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Il
commercio estero, con una crescita delle esportazioni, come ha saputo fare la
Germania, primo esportatore mondiale. Oppure investendo capitali all'estero,
facendo leva sui salari inferiori di Asia, Africa, America latina e Europa
orientale, costruendo nei paesi in via di industrializzazione nuove fabbriche,
oppure procedendo con esternalizzazioni, trasferimenti di intere aziende, ecc. </span></p>
<p style="margin: 9pt 9pt 9pt 28.5pt; text-align: justify; text-indent: -19.5pt;">6)<span style="font-family: "Times New Roman"; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; font-size: 7pt; line-height: normal; font-size-adjust: none; font-stretch: normal;">
</span><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">L'accrescimento
del capitale azionario. "Una parte del capitale viene calcolata e impiegata
unicamente come capitale produttivo di interessi... Questi capitali, quantunque
investiti in grandi imprese industriali, come per es. le ferrovie, una
volta dedotti tutti i costi, rendono semplicemente degli interessi più o meno
considerevoli, i cosiddetti dividendi. Questi capitali non entrano nel
livellamento del saggio generale del profitto."</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Gli sviluppi della finanza,
quindi, e le speculazioni sui titoli, non avvengono a caso, ma
raggiungono il loro culmine quando la produzione non è più in grado di
valorizzare i nuovi capitali, che vengono mandati all'estero o impiegati nelle
attività finanziarie.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Accumulazione vuol dire impiegare
una parte crescente del valore prodotto per accrescere il capitale, e non per
il consumo della popolazione. Questo porta ad una sovrapproduzione, che di
solito è latente, ma si manifesta periodicamente nelle crisi. Dopo la IIª
guerra mondiale, ci fu un lungo periodo senza grandi crisi, perché le immani
distruzioni di uomini e di mezzi avevano "ringiovanito" il capitalismo, che
ripartì con la ricostruzione, e uno sviluppo particolarmente rapido ebbero i
principali paesi sconfitti, Germania, Giappone e Italia, con i loro miracoli
economici.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">"Le condizioni dello sfruttamento
immediato e della sua realizzazione non sono identiche" – scrive Marx -
"Le une sono limitate esclusivamente dalla forza produttiva della società, le
altre dalla proporzione esistente tra i diversi rami della produzione e dalla
capacità di consumo della società. Quest'ultima, a sua volta, non è determinata
né dalla forza produttiva assoluta né dalla capacità di consumo
assoluta; ma dalla capacità di consumo fondata su una distribuzione
antagonistica, che riduce il consumo della grande massa della società ad un limite
che può variare solo entro confini più o meno ristretti".</span></p>
<p>In altre parole il problema non è l'aumento della
produzione, ma la realizzazione. Chi produce veicoli deve calcolare se
occorrono camion per le imprese di trasporto, oppure trattori per grandi
imprese agricoli, autobus, o automobili. La capacità di consumo della
società è condizionata dal rapporto di classe. Se, in seguito a una serie di
lotte, i salari crescono, aumenta il consumo di generi di prima necessità; se i
lavoratori sono sconfitti, diminuiscono questi consumi, mentre l'aumento
dei profitti favorisce i consumi di prodotti di lusso. Il capitalismo non mira
al miglioramento del livello di vita delle classi popolari, non vi è quindi
alcuna armonia tra le capacità produttive e la capacità di consumo. Anzi,
i consumi non seguono le esigenze reali della popolazione, perché spesso
vengono imposti consumi inutili, dannosi e antisociali. La radice delle crisi è
da ricercare proprio nel mercato. Si producono troppi strumenti di lavoro e di
sussistenza perché possano essere impiegati per sfruttare gli operai, troppe
merci che non trovano compratori solvibili. Periodicamente avvengono delle
esplosioni. La crisi è una riunificazione momentanea e violenta delle capacità
produttive e di quelle del consumo. Molte merci deperiscono, si limita la
produzione, i prezzi scendono, soprattutto dove non ci sono concentrazioni
monopolistiche che cercano di fermarne la caduta. </p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">I capitali disinvestiti durante la
depressione serviranno in seguito al rinnovamento dei macchinari, quando si
profilerà la ripresa. Questo rinnovamento non è determinato da motivi tecnici o
dall'usura delle macchine, ma dal movimento ciclico e dalle esigenze di
valorizzazione. Macchinari perfettamente funzionanti sono eliminati,
fabbriche che nella fase precedente erano considerati modelli sono ora
chiuse perché "obsolete" dal punto di vista della valorizzazione del capitale.
Il capitalismo sa utilizzare il lavoro umano in modo molto più produttivo
rispetto ai sistemi economico sociali precedenti, ma è insuperabile anche nello
sprecare la forza lavoro, condannando una parte della società alla
disoccupazione, e un'altra parte a un lavoro logorante, distruggendo macchinari
e materie prime in quantità illimitata, nelle crisi e nelle guerre, che
sono una parte integrante di questo sistema.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">"La causa ultima di tutte le crisi
effettive è pur sempre la povertà e la limitazione di consumo delle masse in
contrasto con la tendenza della produzione capitalistica a sviluppare le forze
produttive ad un grado che pone come unico suo limite la capacità di consumo
assoluto della società".</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Il fatto che le crisi finanziarie
si sviluppino, dal punto di vista cronologico, prima di quelle della
produzione, porta all'illusione che siano esse la causa e non l'effetto, anche
se, ovviamente, l'effetto a sua volta reagisce sulla causa, aggravandone le
conseguenze. </span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">In questi decenni, in molti paesi
dell'occidente, a cominciare dagli Stati Uniti, i salari reali sono scesi, si è
assistito a un reale impoverimento delle masse, e ad una concentrazione della
ricchezza in poche fasce privilegiate. Si è cercato lo stesso di accrescere i
consumi con la vendita a credito, rate per gli elettrodomestici e le
automobili, mutui per le case. La reale capacità d'acquisto di buona parte
della popolazione era modesta, col credito si dava a tanti l'illusione
del benessere, e intanto li si condannava a una maggiore schiavitù. Chi era
carico di rate da pagare difficilmente poteva permettersi di scioperare,
e doveva sempre chinare la testa col padrone, perché perdere il lavoro voleva
dire perdere tutto. Il debito enorme è nato quindi dal crescente squilibrio tra
la capacità di consumo solvibile della popolazione e la capacità produttiva,
americana o di paesi esportatori. Su questo debito si è formato un
fantasmagorico castello finanziario.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Però la produzione di case, di
auto, di elettrodomestici, di computer, restava, sia pure in forma latente,
troppo grande per le capacità di consumo solvibile, una sovrapproduzione, che
prima o poi doveva venire alla luce, mandando all'aria il castello di cartacce
tossiche che si era costruito sulla pelle dei debitori. Lo stato borghese, col
pieno avallo di Obama e del suo concorrente Mc Cain, si è dato da fare per
salvare, con una cifra che va oltre i 700 miliardi di dollari iniziali, le
associazioni di speculatori e usurai che si nascondono dietro i prestigiosi
nome di grandi banche e grandi finanziarie, distribuendo qualche elemosina a
chi ha perduto la casa, e deve tornare, in pieno XXI secolo, all'uso indiano di
vivere sotto una tenda.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Lo stato può cercare di salvare
l'aristocrazia finanziaria, ma è assolutamente impotente a governare la crisi,
nonostante l'imponente corteo di buffoni di corte e ballerini, che si fregiano
del nome di economisti.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">I lavoratori e le masse sfruttate
possono subire la crisi, salvando ancora una volta il capitalismo, oppure
possono reagire, ricostruendo il loro partito e la loro Internazionale su base
di classe, rompendo con tutti i riformisti, che propongono pannicelli caldi
keynesiani, o pretendono – bestemmiando - di agire in nome del marxismo, mentre
in realtà si prodigano per sottomettere i lavoratori alle esigenze del
capitale.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><b><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Michele Basso</span></b></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">29 novembre 2008</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;"><br>
</span><span style="font-size: 7.5pt; font-family: Verdana;">Note </span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 7.5pt; font-family: Verdana;">1) Friedrich Engels a Conrad
Schmidt, 27 ottobre 1890, in "Lettere sul materialismo storico (1889/95,
Edizioni Iskra.</span></p>
<p style="margin: 9pt; text-align: justify;"><span style="font-size: 7.5pt; font-family: Verdana;">* Le citazioni de Il
Capitale" di Karl Marx si trovano nel volume III: cap. 15, "Sviluppo delle
contraddizioni intrinseche alla legge", "Considerazioni generali". Cap. 3 "
Eccesso di capitale e sovrapproduzione" "Legge della caduta tendenziale
del saggio del profitto ", Cap. 14, "Cause antagonistiche". Cap. 30.
"Capitale monetario e capitale effettivo".</span></p>
<div style="text-align: center;" align="center">
<hr size="1" width="100%" align="center" color="#ff3300" noshade>
</div>
<span style="font-size: 7.5pt; font-family: Tahoma;"><a href="http://www.sottolebandieredelmarxismo.it/" target="_blank">http://www.sottolebandieredelmarxismo.it/</a></span><br><font color="#888888"><br clear="all"><br>-- <br>
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