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<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><font size="4"><b>Relazione</b> (<b style="">Mara Malavenda) </b><b>assemblea</b> <b>nazionale</b> <b style="">Praia a Mare – 13/9/2008</b></font></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E' passato molto tempo, molto più
di un decennio ormai, da quando con molti ed eroici lavoratori della Marlane
Marzotto di Praia a Mare, e le famiglie dei loro troppi colleghi deceduti,
costituimmo il <b style="">comitato di base dello
Slai Cobas</b>. Fu una 'scelta obbligata', indispensabile, dovuta alla
necessità di rompere la ragnatela di connivenze e complice silenzio messi in
atto dall'insieme delle forze politico-istituzionali e sindacali (locali e
nazionali) e dai collegati organi ispettivi e di controllo dei luoghi di lavoro,
a copertura <span style=""> </span>di una vera e propria strage
di lavoratori e di precise responsabilità aziendali. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Una strage oggi ancora in corso a
qualche anno dalla dismissione degli impianti di questa fabbrica di morte, con
il numero degli operai ammazzati di cancro, o che continuano ad ammalarsi di
patologie tumorali, che cresce, sempre di più, anno dopo anno. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Negli ultimi 25 anni si sono
susseguite ristrutturazioni selvagge con ripetuti e multimiliardari
finanziamenti pubblici che niente hanno fatto per tutelare la salute e la vita
dei lavoratori, né alcuna utilità hanno portato alla pubblica collettività in
termini occupazionali e di miglioramento del tenore di vita dei lavoratori e di
quella parte della società collegata ai bisogni ed ai valori dei lavoratori. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Intanto, all'epoca della svendita
dell'industria di stato (basti ricordare la svendita e privatizzazione
dell'Alfa Romeo e quella della SME), anche la Marlane, con l'intero gruppo
Lanerossi, fu svenduta nel 1987 alla Marzotto per appena 173 miliardi di lire,
a fronte di 44 milioni di lire di finanziamenti pubblici stanziati dalla
finanziaria dell'ENI per ognuno degli oltre 200 lavoratori tagliati fuori dal
processo produttivo allo scopo di allestire un fumoso piano di riallocazione
occupazionale mai avvenuto. Soldi stanziati e di cui si sono perse le tracce,
letteralmente svaniti nell'intrigo di prebende e fondi neri tipico delle
vecchie ed attuali tangentopoli, dell'intreccio di poteri imprenditoriali,
politici, istituzionali e sindacali. La stessa commissione della comunità
europea, con decisione del 26 luglio 1988, condannò l'Italia a restituire 260
miliardi e 400 milioni di lire di finanziamento pubblico illecito concessi nel
quinquennio '83/87. A fronte di un ricavo di 173 miliardi di lire dato dalla
privatizzazione del gruppo Lanerossi lo Stato ha speso per risanarlo e
svenderlo ai padroni la bellezza di 260,4 miliardi di finanziamenti illeciti
registrati, ma i finanziamenti in 'nero', quelli occulti, sono stati molti di
più come chiunque può rendersene conto. <span style=""> </span>Non c'è che dire che sia stato un ottimo
affare per la Marzotto
ed i suoi faccendieri che ancora oggi ricambiano, ma un pessimo affare per i
lavoratori e la collettività.<span style=""> </span><span style=""> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style=""></span>E se questa è stata la logica delle
privatizzazioni, oggi è questa stessa logica nefasta che domina l'insieme dei
processi imprenditoriali, politici ed istituzionali indipendentemente dal
susseguirsi dell'alternanza politica dei vari governi locali e nazionali. La
logica della "complicità in business" tra tutte le parti in causa, il
tutto a grave discapito del presente e del futuro dei lavoratori, che non solo sono
costretti dalla concertazione sindacale a lavorare con ritmi sempre più
forsennati e con diritti e contratti sempre più
flessibili e precari. Non solo a lavorare sempre più in pochi per la
delocalizzazione produttiva e la chiusura delle fabbriche. Non solo sono costretti
ad una vita di stenti con salari sempre più miseri che non consentono di arrivare
alla seconda metà del mese.<span style=""> </span>Non solo
sono costretti a lavorare per sopravvivere di stenti, ma oggi li si vorrebbe
addirittura silenziosi ed accondiscendenti a fronte delle stragi sul lavoro,
degli omicidi cosiddetti bianchi derivanti da consapevoli logiche di selvaggio
sfruttamento per<span style=""> </span>l'accumulo di sempre
più illeciti profitti. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Pietra miliare di questo
intreccio di interessi è rappresentata dall'accordo del 6 aprile 96, accordo di
licenziamenti e flessibilità dell'orario, allora definito storico da Romano
Prodi quando dopo poco si insediò al governo. Cosa ci si poteva aspettare di
diverso da questo personaggio, già presidente dell'IRI e grande smantellatore
dell'industria di Stato? E cosa ci si poteva aspettare di diverso da Tiziano
Treu, ex sindacalista confederale e poi ministro del lavoro del governo Prodi, che
ad una precisa interrogazione parlamentare presentata il 19 febbraio '97 sulle
gravi ed inquietanti vicende della Marlane rispondeva con 13 mesi di ritardo
(il 16 aprile '98) citando vaghe e reticenti risposte della direzione del
lavoro di Cosenza e dichiarando testualmente che…"dall'esame dei registri <span style=""> </span>infortuni non risulta essersi verificato nello
stabilimento alcun infortunio mortale che avrebbe, d'altro canto, suscitato
scalpore ed interessato le autorità di pubblica sicurezza e l'ispettorato per i
relativi accertamenti"…. "che la società (la Marzotto) ha operato investimenti
utilizzando la legge Tremonti senza alcun investimento statale"… per confessare
poi che<span style=""> </span>la stessa, in seguito all'accordo,
…"ha percepito un finanziamento statale, esclusivamente per i neo assunti, dal
fondo sociale europeo e dalla regione Calabria, per un importo di 1.258
miliardi, nell'ambito del progetto di recupero dei disoccupati di lunga
durata"…" la Marzotto
ha dichiarato di non essere a conoscenza se i laboratori di lavoro collaterale
in Calabria siano gestiti da ex sindacalisti"… cito queste 'pelose' risposte
per portare solo alcuni esempi <span style=""> </span>dell'accondiscendenza
ministeriale e degli enti locali preposti nei confronti dell'azienda a fronte
della gravità delle cose denunciate dai lavoratori e consistenti in mortalità
di massa per cancro, sindacalisti nella doppia ed inconciliabile funzione di firmatari
di accordi e dirigenti dell'indotto aziendale, licenziamenti per accordi
sindacali e contemporanee assunzioni clientelari. <span style=""> </span><span style=""> </span>Sarà un
caso che questo ministro, Tiziano Treu, è passato alla storia per la
reintroduzione in Italia del caporalato e lo smantellamento sostanziale dei
diritti fondamentali dei lavoratori?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma è normale che sindacalisti confederali
firmano accordi clandestini ed illegali di licenziamenti di massa e
contemporaneamente gestiscono assunzioni clientelari per impedire la lotta
sindacale dei lavoratori a tutela della loro salute e della loro vita a fronte
dello stillicidio dei morti e degli ammalati di cancro che<span style=""> </span>cresce anno dopo anno? </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma è normale che questi stessi
sindacalisti poi ce li ritroviamo dirigenti ed imprenditori delle aziende dell'indotto
della stessa fabbrica, come è accaduto per l'azienda "Attività 90 srl",
costituitasi il 25 febbraio 87, che vedeva nei soci rappresentanti sindacali di
UIL e CGIL unitamente al facente funzioni di responsabile del personale della
Marlane, e la sorella del sindaco (il sindaco già era stato caporeparto alla
Marlane/Marzotto) nella funzione di amministratore unico della società? </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Come è accaduto per la "Calipso
srl" costituita in novembre '96 e tra i cui soci risultavano RSU aziendali di
CGIL e CISL e vicinanze parentali<span style=""> </span>con un
consigliere comunale in carica? </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E ancora la successiva costituzione
di un'altra azienda individuale a nome di un ex assessore di Praia a Mare in
carica al momento della costituzione? </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il tutto per un'indotto
ammontante a 50 unità lavorative per attività stabili 365 giorni all'anno per
conto della Marzotto?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Verrebbe da pensare che i
ripetuti tagli occupazionali alla Marlane/Marzotto siano funzionali non solo a
far ricattare o far sparire coi licenziamenti i lavoratori anziani ammalati o
ammalabili di tumore allo scopo di occultarne le evidenti e grave colpe
aziendali ma anche confidando inoltre nella<span style="">
</span>complicità delle preposte e compiacenti autorità sanitarie ed ispettive
che interpellate da familiari di lavoratori della Marlane morti di cancro <span style=""> </span>hanno dichiarato senza alcuna indagine in
merito che l'origine della malattia e del decesso non era dovuta agli ambienti
di lavoro della fabbrica. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Verrebbe da pensare che tagli
occupazionali e smantellamento impiantistico siano stati messi in atto anche
perché alla riduzione della capacità produttiva aziendale ha conseguito la
creazione ad hoc di aziende dell'indotto dove vengono delocalizzati produzione
e profitti in cambio dei favori resi da parte sindacale <span style=""> </span>ed istituzionale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Come dire che se da un lato c'è
chi si ammala, chi muore, chi perde il posto di lavoro e finisce in mezzo alla
strada, dall'altro vi è chi - preposto istituzionalmente, politicamente e
sindacalmente alla tutela dei lavoratori - si arricchisce traendo attività
lucrative e profitti dalle disgrazie dei lavoratori stessi che ha conccccorso a
causare.<span style=""> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E' questa, in poche parole, la
inquietante cornice politico-sociale che ha portato alla definitiva chiusura
della fabbrica messa in atto dalla Marzotto sia per evidenti scopi di business
speculativo (accaparrandosi per quattro spiccioli una florida azienda di Stato
per cannibalizzarla annientandone la concorrenza e godendo inoltre nello stesso
tempo di una valanga di finanziamenti pubblici per poi delocalizzare la
produzione in Lituania ed in altri paesi. Inoltre, con la dismissione degli
impianti la Marzotto
ha tentato di occultare le precise prove che inchiodano i responsabili
aziendali in relazione alla strage per cancro di lavoratori.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E' in questa logica spietata che
agisce il capitale industriale e finanziario. Basta ricordare che il gruppo
Marzotto occupa nel settore la settima posizione in Europa ed è tra i leader
mondiali. Analoga politica è condotta, ad esempio, dalla Tissenkrupp, il
colosso tedesco dell'acciaio, che presto sarà chiamato a rispondere di omicidio
volontario nel processo penale per il rogo degli impianti che a dicembre scorso
ha ucciso sette lavoratori. Ebbene, l'azienda si permette impunita, ancora in
questi giorni, di ricattare i lavoratori, annunciando l'intenzione di
corrispondere le procedure di mobilità solo a quei lavoratori disposti in
cambio a rinunciare alla costituzione di parte civile contro l'azienda tramite
la sottoscrizione di uno specifico verbale di conciliazione. E come non citare
la privatizzazione dell'Alfa Romeo svenduta da Prodi alla Fiat e che ha
comportato lo smantellamento di Arese ed il progressivo ridimensionamento
produttivo di Pomigliano con la creazione di reparti confino dove internare i
lavoratori che non intendono piegarsi a questo sciagurato andazzo, ed il tutto col
beneplacito di accordi sottoscritti coi sindacati confederali?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Agli oltre 50 morti tra i
dipendenti della Marlane/Marzotto dichiarati dagli stessi medici di fabbrica
vanno aggiunti i molti, troppi, morti in silenzio di questa fabbrica che ha tentato
di costruire un vero e proprio reticolo di pervasivo controllo territoriale e
sociale inducendo una sorta di ricatto, <span style=""> </span>disperazione e rassegnazione tra i lavoratori
e le loro famiglie che ha consentito troppo spesso il silenzio in cambio della
promessa di ingresso al lavoro dei figli dei dipendenti ammalati o morti.
Parlare oggi di ottanta morti per cancro e decine di ammalati tra gli ex
dipendenti della Marlame/Marzotto è dare un dato ancora e verosimilmente fortemente
sottodimensionato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Con l'assemblea di oggi vogliamo
scuotere tutti i lavoratori della ex Marlane, vogliamo scuotere la coscienza
civile dei lavoratori e dei cittadini dell'interno territorio, vogliamo voltare
pagina con forza e rompere questa cortina di silenzio e diffusa complicità delle
parti sociali ed istituzionali che ancora si stringono a difesa degli inquisiti
nel processo che a breve si terrà ed in cui lo Slai Cobas si costituirà parte
civile per dare forza alle ragioni dei lavoratori e<span style=""> </span>dei loro congiunti ed onorare il ricordo dei
troppi lavoratori morti ammazzati dallo sfruttamento padronale.<span style=""><br></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Come sindacato siamo oggi
impegnati non solo a dare un forte contributo organizzativo e pubblico alla
lunga lotta dei lavoratori della Marlane/Marzotto ed ai loro congiunti, ma
anche a porre nel piatto del prossimo processo documenti scientifici elaborati
dai nostri consulenti tecnici che inchiodano l'azienda alle proprie gravi
responsabilità, nonché le collaterali e collegate complicità. E le prove ed i
riscontri obbiettivi li abbiamo, al di la di ogni ragionevole dubbio.<span style=""> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La nostra perizia tecnica sarà
presentata a breve in Procura e consegnata a tutti i lavoratori che ne faranno
richiesta, ed alla stampa affinché si rompa definitivamente il silenzio sulla
fabbrica della morte di Praia a Mare.<span style=""> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dagli stessi atti processuali di
natura tecnica siamo oggi in grado di risalire sia alle tipologie delle
lavorazioni così come si attuavano sia alla acclarata presenza degli agenti
chimici cancerogeni usati. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Inoltre, mentre l'incidenza di tumori
maligni in Italia rappresenta un indice inferiore allo 0,005% per ogni 100.000
abitanti, la stessa incidenza nella regione Calabria è prossima alla 0,003% e
quindi è nettamente inferiore al dato nazionale. Infatti la maggiore incidenza
di tumori si ha nelle regioni a maggiore industrializzazione e la Calabria, che ha una realtà
industriale molto rarefatta presenta uno dei minori tassi di incidenza per
malattie tumorali in Italia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nello stesso tempo, invece, tra i
lavoratori della Marlane/Marzotto, anche considerato il dato grossolanamente
sovrastimato dalla direzione aziendale che dichiara<span style=""> </span>circa 1.000 occupati dal 1960 fino alla
chiusura dello stabilimento, si è in presenza - nei soli atti giudiziari - di
ben 42 casi dichiarati di patologie neoplastiche che indicano tra i dipendenti
dello stabilimento un picco di incidenza di tumori maligni del 4%. Questo
ignorando volutamente gli altri moltissimi casi di neoplasie maligne <span style=""> </span>di cui i lavoratori, i loro eredi e la nostra
organizzazione sindacale ha comunque notizia. Ma già se si riportassero questi
soli dati, già fortemente sottostimati, ad una popolazione teorica di 100.000
unità, avremmo una incidenza per i tumori totali pari a ben 4.100, ossia più di
11 volte il tasso di incidenza complessivo della popolazione residente in
Calabria. E a questo punto è assolutamente evidente, eclatante, vistoso, che i
casi di malattie neoplastiche alla ex Marlane non possono essere considerati come
'casuali' e riferibili alla normale incidenza di patologie cancerose nella
popolazione, come tenta di sostenere l'azienda nelle sue tesi difensive, ma
sono bensì chiaramente correlati a sostanze verosimilmente cancerogene e
soprattutto alle loro modalità di utilizzo in fabbrica.<span style=""> </span><span style=""> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dalla letteratura tecnica e dalle
CTU si rileva che nel periodo temporale riferito agli atti, <span style=""></span><span style=""></span>nell'industria
tessile, e quindi anche alla Marlane, si usavano sostanze chimiche
carcinogenetiche. Inoltre, a giudizio dello Slai Cobas, nulla svincolava
l'azienda dall'obbligo di separazione dei lavori nocivi e dalla generale difesa
dell'aria dai prodotti nocivi e dalle polveri. A parte l'obbligo di prevenzione
sanitaria a fronte dell'eclatante incidenza delle patologie tumorali. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il cromo, il cui utilizzo in sali
solubili quali quelli utilizzati nella preparazione dei bagni di tintura,<span style=""> </span>può essere responsabile di neoplasie maligne
in qualunque organo del corpo umano. E dagli atti processuali si evince
inequivocabilmente che tale sostanza era usata nello stabilimento della
Marlane.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Inoltre già nel 1992 vi erano
evidenze scientifiche nell'industria europea sulle proprietà cancerogene dei coloranti
azoici in uso nell'industria tessile e del cuoio in relazione alle patologie
Accusate dai lavoratori, ed è impensabile che un medico competente fosse all'oscuro
di ciò. Ed anche l'utilizzo di tali sostanze in fabbrica è desumibile dagli
atti processuali.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Manca ancora agli atti alcuna
idonea valutazione biostatistica aziendale in relazione alle patologie accusate
dai lavoratori e le sostanze in uso, ne sono riscontrabili misure di sorveglianza
sanitaria per la prevenzione e protezione dal rischio dei lavoratori.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E si potrebbe continuare
all'infinito nello sciagurato elenco di omissione dagli obblighi di legge a
carico dei vari responsabili aziendali. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma l'assenza, tra l'altro, dagli
atti processuali di ogni riferimento a ciò che ormai da 14 anni è il<span style=""> </span>caposaldo della protezione della salute e
sicurezza nei luoghi di lavoro, cioè il documento aziendale di valutazione del
rischio redatto in conformità al dettato del D.Lgs 626/94, e <span style=""> </span>l'assenza dei verbali ispettivi da parte degli
organismi di vigilanza deputati (se non per un unico episodio nel 2001),
contrasta in maniera estremamente sinistra con la diligenza che si presume
dovuta come obbligo morale prima ancora che formale e normativo, sia per il
datore di lavoro che per coloro che sulla sua adempienza al dettato normativo
dovevano vigilare. Ma tutti sappiamo che alla Marlane/Marzotto non è stato così
come non è stato così per la competente ASL territoriale. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><b style="">Mara Malavenda</b></p>
<br><br clear="all"><br>-- <br>SLAI Cobas <br>Coordinamento Provinciale di Cremona<br><br>Via Mazzini, 24 – 26010 Bagnolo Cremasco (CR) <br>presso lo Spazio Popolare La Forgia<br><a href="http://www.slaicobas.it">www.slaicobas.it</a><br>
<br>Apertura sede sindacale martedì e giovedì dalle ore 17.00 alle 19.00<br>Per appuntamenti tel.3335986270 - 0373470015<br><a href="mailto:slaicobascremona@gmail.com">slaicobascremona@gmail.com</a><br>________________________________<br>
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