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<DIV><FONT face=Arial>NEL MANDARVI QUESTO LUNGO E IMPORTANTE RESOCONTO
DALL'ORIENTALE DI NAPOLI, VI INVITIAMO A DARE AMPIA DIFFUSIONE, ANCHE AI MASSA
MEDIA E ALTRE UNIVERSITA' E CITTA' IN LOTTA, DEL COMUNICATO, IN ALLEGATO,
DELL'ATTACCO DEI FASCISTI</FONT></DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message -----
<DIV style="BACKGROUND: #e4e4e4; font-color: black"><B>From:</B> <A
title=vla.red@hotmail.it href="mailto:vla.red@hotmail.it">vladimir
palatrasio</A> </DIV>
<DIV><B>To:</B> <A title=cobasta@fastwebnet.it
href="mailto:cobasta@fastwebnet.it">cobasta</A> ; <A
title=giuspalatrasio@hotmail.com
href="mailto:giuspalatrasio@hotmail.com">giuseppe</A> ; <A
title=giuspalatrasio@yahoo.it
href="mailto:giuspalatrasio@yahoo.it">giuspalatrasio@yahoo.it</A> </DIV>
<DIV><B>Sent:</B> Monday, October 27, 2008 10:03 PM</DIV>
<DIV><B>Subject:</B> resoconto</DIV></DIV>
<DIV><BR></DIV>Resoconto del 26 ottobre da Napoli.<BR><BR>Nella notte tra il 25e
il 26 ottobre è andata avanti in maniera diversa e creativa la protesta contro
l’attacco all’università portato avanti con il decreto legge Gelmini Tremonti:
un centinaio di studenti ha sfilato per le vie del centro storico a partire da
mezzanotte.<BR>Hanno riempito le strade (già colme di giovani per il sabato
sera) in modo colorato e rumoroso urlando slogan, suonando tamburi, cercando di
coinvolgere la gente e attaccando per tutta la zona, a pali della luce,
cancelli, scuole e angoli delle vie, una serie di scatole di cartone con scritte
sopra le parole “cultura” e “scuola pubblica” in tutte le lingue del mondo. Il
corteo è confluito nella piazza antistante a palazzo Giusso dell’Orientale, nel
quale gli occupanti erano rimasti a dormire, riuscendo a rendersi visibili in
uno dei punti di ritrovo più frequentati della città soprattutto da giovani, gli
universitari e i fuori sede.<BR>Domenica 26 ottobre il liceo Genovesi di Napoli
ha organizzato davanti all’istituto, in Piazza del Gesù, un pranzo sociale che
ha coinvolto moltissimi studenti e diverse persone solidali con la protesta in
atto, la cui affluenza ha permesso agli studenti che da giorni occupano la
scuola a raccogliere contributi per l’autofinanziamento utili per
l’organizzazione e la realizzazione di cortei, assemblee, cineforum ecc che
stanno caratterizzando la mobilitazione del Genovesi.<BR>Con musica, giocolieri,
slogan e interventi a microfono apertosi è coinvolto e avvicinato le persone in
piazza e si sono lanciati vari appuntamenti e iniziative per i prossimi
giorni.<BR>Nel pomeriggio, invece, a palazzo Giusso ci sono state come al solito
mini assemblee di gestione, gruppi di lavoro, preparazione di striscioni (tra
cui una serie scritti nelle lingue di tutto il mondo), centri di comunicazione e
rassegna stampa ecc.<BR>Alle 17 c’è stato il secondo appuntamento del cineforum
con la video proiezione del film di Gillo Pontecorvo, “Queimada”, seguito da
dibattito e dalla visione dei filmati degli scontri avvenuti il 24 a Roma tra la
polizia e un gruppo di manifestanti anti Gelmini avvenuti quando un gruppo di
studenti ha invaso il festival del cinema di Roma per portare ancor maggior
visibilità alla mobilitazione universitaria.<BR><BR><BR><BR>Resoconto del 27
ottobre da Napoli.<BR><BR>La giornata inizia alle ore 10 nella piazza davanti a
palazzo Giusso dell’Orientale occupata con la lezione pubblica tenuta dalla
professoressa di Storia contemporanea della Valentino.<BR>La lezione intitolata
“la politica quando diventa format” è iniziata dalla “controriforma” Gelmini
sottolineando come gli altri paesi ricchi e i nuovi paesi emergenti stanno
puntando fortemente sulla ricerca al contrario dell’Italia. La critica
all’ennesimo attacco portato avanti dalle forze reazionarie è stato inserito
nella critica all’uso criminale dei mezzi di comunicazione che attraverso non
solo i telegiornali di regime ma anche attraverso l’intrattenimento formano
l’opinione delle persone agendo sull’emotività e facendo passare contenuti che
possano far comodo a chi vuole reprimere e schiacciare le proteste.<BR>Molto
utile a questo obbiettivo è l’instaurazione di un perenne stato di emergenza e
di paura da utilizzare per far passare decreti legge securitari e per
legittimare un sempre più repressivo stato di polizia (emergenza rifiuti,
questione rom, polizia nelle università occupate e migliaia di altri
esempi).<BR>Ciò è sintomo di un estremo sentimento di crisi dei paesi
capitalistici anche a causa dell’incedere rapidissimo dei paesi emergenti che
arroccati in difesa del loro ordine diventa sempre più feroce e reazionario. In
quest’ottica và inquadrata anche l’ultima crisi finanziaria, il caso Parmalat,
l’Alitalia e il modo che in cui questi eventi vengono presentati all’opinione
pubblica.<BR>Il tentativo di far passare falsità e messaggi attraverso
l’utilizzo dell’emotività e non della razionalità fa si che ogni volta ci sia
bisogna dell’ennesima emergenza e dell’ennesimo capo espiatorio e che come tali
vengano avvertiti dalla gente come fossimo in un globale Truman show o nel mondo
di Matrix (più volte la professoressa ha fatto riferimento a questi film) che ci
racconta la realtà non come essa è ma come alle forze reazionarie conviene che
noi la percepiamo e ciò e fato in maniera sempre più subdola attraverso oltre
che alle notizie false a una televisione che instupidisce e al contempo fa in
modo che attraverso programmi di intrattenimento e pseudo informazione la gente
si formi determinati modelli culturali, ideologici e politici. Non a caso ormai
i politicanti si affidano a un enturage di altissimo livello fatto da psicologi
e esperti delle neuroscienze utili a trovare sistemi sempre più raffinati per
manipolare le concezioni dell’opinione pubblica.<BR>Forse nessun esempio è più
lampante dell’attacco emotivo suscitato dal governo statunitense in occasione
dell’ 11 settembre e della strumentalizzazione successiva che si è fatta per
giustificare razionalmente e coinvolgere emotivamente l’opinione pubblica nelle
guerre imperialiste di aggressione portate avanti dall’amministrazione Bush: in
questa società è importante mantenere la paura anche e soprattutto se è
ingiustificata (noi oggi viviamo nel mondo più sicuro che ci sia mai stato e in
uno dei paesi più sicuri del mondo e nonostante ciò siamo invasi da una paura
utile a mutare gli italiani rendendoli razzisti e arroccati su posizioni
xenofobe e conservatore).<BR>A questa buona critica però si accompagna una non
coerente e non radicale concezione delle cause prime di tutto questo sistema di
cose e sulle soluzioni per il suo superamento.<BR>Non si può confidare ancora in
un membro di questo gioco delle parti come Barak Obama per risolvere la crisi
irrisolvibile del sistema capitalistico e la politica imperialista (che il
candidato alla Casa Bianca non ha mai detto di voler sospendere); non si può
individuare l’alternativa in un rappresentane di altri interessi e poteri
economici che in un modo o nell’altro per salvaguardarsi manterranno sempre la
loro oppressione e il loro sfruttamento verso i lavoratori e le classi più
deboli.<BR>La critica alla falsa sinistra di palazzo italiana non può essere
ridotta una mancanza di comunicazione emotiva che invece Obama riesce ad
ottenere, non può essere presa a esempio la grottesca e esagitata campagna
elettorale americana dove l’emotività giocherebbe un ruolo importante. Spesso il
discorso sembrava sfociare in consigli per un leaderismo di sinistra che deve
essere in grado di coinvolgere emotivamente la gente; portare la propria
esperienza invece che aridi dati per coinvolgere la gente è senz’altro utile ma
non si deve sfociare in un uso della cifra emotiva di stampo propagandistico e
leghista.<BR>Altri elementi utili a capire le posizioni di fondo della
professoressa sono la riduzione delle concezioni politiche a qualità
psicologiche, la deformazione delle posizioni economiche e ideologiche a qualità
personali; la considerazione di riviste come Limes e L’internazionale alla
stregua di ottime e imparziali fonti di informazione e di formazione ideologica
e infine la riduzione della borghesia e del proletariato a un’unica e indistinta
classe media di contribuenti nella quale la classe operaia perde il suo ruolo e
la sua centralità.<BR>La mattinata e fino al tardo pomeriggio è stata invasa da
lezioni in piazza di varie facoltà: da sociologia a lettere, a lingue
ecc.<BR>Alle 12 l’assemblea permanente di sociologia ha organizzato una lezione
in piazza e un’assemblea che poi è stata raggiunta dal corteo di studenti delle
scuole superiori scesi in piazza dalla mattinata, dal corteo di lettere e
architettura e da vari altri studenti in piazza San Domenico maggiore davanti
all’atro palazzo dell’Orientale, Corigliano.<BR>Nel suddetto palazzo c’è stata
una performance organizzata dal laboratorio teatrale che si è costituto in
questi giorni di occupazione a Giusso: dai balconi della facciata del palazzo
diversi studenti hanno iniziato a urlare slogan, suonare, cantare, fare
giocoleria, gridando parole d’ordine come lotta, libertà, resistenza, alla fine
dell’evento sono stati affissi striscioni in ogni piano scritti in tutte le
lingue che vengono studiate all’Orientale e che rischiano seriamente a causa dei
tagli alla cultura e sono state buttate nella piazza una serie di bottiglie di
plastica con all’interno un messaggio che riportava l’ipotesi del 1950 di
Calamadrei sull’attacco alle scuole pubbliche a favore delle scuole di
regime.<BR>La parola d’ordine di questa mobilitazione è stata “non ci tagliate
le lingue” visto che in quel palazzo si studiano le lingue di tutto il mondo e
che più rischiano a causa del decreto legge Gelmini.<BR>Subito dopo è iniziata
nel cortile interno un’assemblea che promuoveva di portare avanti lo stato di
agitazione permanente anche in questo edificio attraverso l’occupazione e il
blocco della didattica.<BR>Dopo che alcuni interventi avevano sottolineando la
necessità di queste forme di lotta, della trasformazione della facoltà in un
laboratorio di lotta e dell’apertura fino a tardi delle biblioteche
universitarie autogestite è arrivata la notizia che durante l’assemblea di
facoltà a giurisprudenza ci sono stati scontri tra i compagni dei collettivi e i
fasci di azione universitaria e forza nuova.<BR>Questa assemblea era stata già
vista come un evento importante per il movimento studentesco napoletano per
l’estensione della lotta anche a quelle facoltà che di solito difficilmente si
mobilitano; già in mattinata i compagni dei collettivi che organizzavano
l’assemblea sono stati insultati e provocati da una quindicina di fasci venuti a
difendere la loro roccaforte di solito impermeabile alle mobilitazioni
universitarie.<BR>Durante l’assemblea ci sono stati vari e vuoti interventi da
parte loro che però sono stati via via smontati dagli interventi dei
compagni intervenuti; i fasci hanno continuato per tutto il corso dell’assemblea
a provocare e insultare e hanno alzato il tiro quando a intervenire sono stati i
ragazzi della “rossa” Orientale e con il pretesto che era un’assemblea riservata
solo alla facoltà di giurisprudenza (cosa anche formalmente falsa) hanno cercato
di impedire a questi compagni di intervenire. In risposta a ciò la platea ha
iniziato a urlargli “fuori fuori”e in reazione a ciò i fasci hanno incominciato
a picchiare mandando un ragazzo all’ospedale per poi allontanarsi.<BR>Prima di
ciò i loro interventi avevano sottolineato il loro ruolo di servi del potere,
cani da guardia dell’università classista e braccio armato di chi vuole
sgomberare le facoltà in lotta con affermazioni prive di contenuto e
qualunquiste del tipo: “i tagli servono contro gli sprechi”, “gli studenti non
volevano questa assemblea”.<BR>Con l’arrivo dei giornalisti questi si sono
dileguati non prima di aver minacciato i cronisti per non farsi identificare,
non prima di essersi fatti notare per il possesso di armi come mazze e lame e
per insulti sessisti. Nell’aria si parla di un loro ritorno in massa appoggiati
anche dagli squadristi del gruppo ultrà di estrema destra “Mastiffs”già
protagonista di atti di violenza xenofoba e omofoba in città.<BR>Nel frattempo
dal corteo che si snodava per via Mezzocannone sono arrivati alcuni studenti in
supporto ai compagni di giurisprudenza; il corteo è partito da Corigliano e la
sede di Lettere e filosofia della Federico II in via Porta di massa è si è
snodato nel quartiere universitario arrivando alla sede centrale della Federico
II bloccando strade e incroci per poi arrivare all’occupazione del rettorato
dove poi si è tenuto l’incontro col rettore Trombetti mentre in varie facoltà
della città si tenevano assemblee.<BR>Dall’incontro con il rettore si è riuscito
a ottenere il blocco totale della didattica per la giornata di mobilitazione
regionale del 29 nella quale si terrà un’assemblea unitaria di tutte le realtà
in lotta nel cortile di palazzo Giusso della “nuova Orientale liberata” e la
richiesta di prendere posizione in merito alla “riforma infame” nel prossimo
senato accademico.<BR>Finita l’occupazione del rettorato ci si è mossi in corteo
verso la facoltà di giurisprudenza urlando “fuori i fascisti dall’università” e
si è iniziata una partecipatissima assemblea pubblica dove la parola d’ordine
iniziale degli interventi è stata “quest’assemblea, gioco forza, deve essere
un’assemblea anti fascista e ogni assemblea è pubblica e studentesca di tutti
gli studenti di ogni ateneo” e dalle voci iniziali sembrava che il gravissimo
avvenimento di stamattina avesse dato più forza a tutti i partecipanti, più
consapevolezza da parte degli studenti di giurisprudenza, più unità tra le
diverse facoltà e atenei anche grazie alla partecipazione di ricercatori e
dottorandi precari e solidarietà di alcuni docenti e un conseguente isolamento
dei provocatori.<BR>Ma durante l’assemblea si è assistito all’ennesima
provocazione anche se questa volta fortemente osteggiata dalla maggior parte
degli studenti che hanno affrontato con argomenti duri i temi della lotta, della
riforma della Gelmini, del sistema di cooptazione dei baroni, delle provocazioni
fasciste e delle forze reazionarie in gioco.<BR>Nell’assemblea alla fine per
evitare ennesimi scontri si è fatto intervenire il rappresentante della facoltà
di giurisprudenza che era nel gruppetto dei fasci che ha insistito su frasi
vuote come “non si può occupare un’aula perché si deve lasciar studiare la
gente” e provocazioni come “l’avete letta voi la riforma? Ma avete il cervello?
Giurisprudenza è l’unica facoltà dove c’è gente che ragiona”.<BR>Ai fischi, allo
scontro verbale e alle polemiche su ciò che accaduto stamattina alcuni studenti
se ne sono andati perché pretendevano di parlare solo della riforma.<BR>Dopo
poco l’assemblea si è sciolta con l’obbiettivo di sfilare in corteo fino a
piazza Dante per proseguire lì il dibattito ma a causa di scelte sbagliate e
della spaccatura creatasi ciò non è riuscito è gli studenti hanno deciso di
confluire nell’assemblea dell’Orientale a palazzo Giusso delle 15 mentre si
continuavano in varie piazze lezioni pubbliche.<BR>All’assemblea ovviamente si è
denunciato con forza il grave attacco fascista di stamattina da parte di forza
nuova e azione universitaria e i toni usati all’Orientale sono stati giustamente
più categorici e radicali rispetto a quelli usati a giurisprudenza, lanciando
anche un già attivo tacitamente “patto di mutuo soccorso” tra le università in
lotta.<BR>Vi è stato in seguito anche l’intervento del pro rettore che dopo aver
portato la sua solidarietà agli studenti aggrediti e i suoi complimenti per non
essere caduti nelle provocazioni, ha voluto sottolineare che se l’occupazione
andrà avanti con metodi pacifici alla polizia non sarà permesso di entrare
nell’ateneo; poi ha insistito sull’importanza di usare metodi pacifici e di non
causare danni all’edificio come successo in altre occasioni degli anni passati.
Poi però ha cercato di trovare un punto d’incontro con gli studenti invitando a
“rimodulare” il blocco della didattica non interrompendola totalmente in un
palazzo ma “a singhiozzo” nei vari poli universitari e permettendo inoltre al
personale di servizio, di sorveglianza e amministrativo di lavorare.<BR>La
risposta della maggior parte degli interventi è stata secca e categorica: noi
vorremmo bloccare tutta la didattica di tutta l’università e se il rettore vuole
essere dalla nostra parte deve scegliere questa strada senza mediazioni.<BR>Vi
sono stati diversi interventi che portavano avanti posizioni riformiste,
moderate e affiliate ai partiti della sinistra ex parlamentare tutti bene o male
respinti insistendo sulla necessità di mantenere il blocco ad oltranza.<BR>Si è
discusso a lungo, senza arrivare a una decisione unitaria, sul partecipare o
meno al corteo promulgato dai sindacati confederali per il 30 ottobre a Roma e
nel caso si partecipasse se sarebbe il caso o meno di fare un corteo
alternativo; mentre si è insistito sulla necessità di muoversi in occasione
delle date del 7 novembre in ogni città e del 14 novembre a Roma.<BR>Emblematico
di tutte queste posizioni riformiste e che tentano di smantellare la protesta
facendola rientrare nei ranghi è stato l’intervento di un professore appoggiato
da una serie di studenti distintisi in questi giorni per aver sempre cercato di
fare unitariamente il “pompiere” delle proteste e delle mobilitazioni che pur
dicendo di apprezzare la protesta cerca di frenare tutto insistendo troppo e in
maniera subdola sulla necessità di non dire sempre “no” ma di proporre anche
qualcosa di alternativo alla legge Gelmini e su questioni pretestuose come
“quando qualcuno parla non deve dire che parla a nome di tutti” ecc; insistendo
sulla drammaticità di questa riforma ma omettendo e svalutando volutamente
l’impostazione già classista di questa università, il sistema da esamificio dei
crediti formativi e il precariato già devastante per il mondo della
cultura.<BR>Viene fatta passare in secondo piano l’importanza della
radicalizzazione e del proseguire ad oltranza la protesta rispetto alle
manifestazioni pubbliche e “creative” dimenticando che tutte le mobilitazioni di
questi giorni sono state possibili da realizzare, anche praticamente, grazie
alla creazione di uno “spazio liberato”; si dimentica che la presa di coscienza
da parte degli studenti e la mobilitazione si sono costruite facendole giorno
per giorno; dimenticando che se non era per le facoltà occupate della Sapienza,
delle università di Milano e dell’Orientale di Napoli e per tutte le scuole
superiori prese in mano dagli studenti il movimento studentesco non sarebbe
nemmeno esistito! Per fortuna si sono respinte queste posizioni opportunistiche
e individualistiche che di certo non sono estranee ai giochi di potere dei
partiti e dei sindacati confederali.<BR>Si dimentica che in questa momento gli
studenti sono in questo momento l’avanguardia e le altre categorie, docenti
compresi, se vogliono partecipare al movimento devono “raggiungere” gli studenti
senza pretendere da essi compromessi o addolcimenti della linea da seguire nella
lotta.<BR><BR>Vi aggiorno per la grande giornata di mobilitazione di domani con
un occhio di riguardo alla rischiosa assemblea a
giurisprudenza!<BR><BR><BR><!-- SPAMfighter Signature --><br><hr>Sto utilizzando la versione gratuita di <a href="http://www.spamfighter.com/lit">SPAMfighter</a>!<br /> Siamo una comunità di 5,5 milioni di utenti che combattono lo spam.<br /> 1643 messaggi contenenti spam sono stati bloccati con successo.<br />La versione Professionale non ha questo messaggio.</BODY></HTML>