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<div class="modulogiornale">
<div class="pezzofonte" align="right""><br>ANCHE IL MANIFESTO DA PER PERSA LA LOTTA DEGLI OPERAI INNSE, MA GLI OPERAI INNSE HANNO LA TEMPRA DURA: NON LASCIERANNO CADERE LA LORO VERTENZA CHE PARLA A TUTTI GLI OPERAI DI QUESTO PAESE E OLTRE...SE NE ACCORGERANNO PRESTO.<br><br> CONTINUARE CON LA SOLIDARIETA' CONCRETA OVUNQUE E' POSSIBILE...<br><br><br>il manifesto del 18 Settembre 2008</div>
<div class="pezzoocchiello">MILANO</div>
<div class="pezzotitolo">Sgomberati gli operai Innse in autogestione</div>
<div class="pezzosommario">La polizia ha messo fine alla straordinaria lotta dei lavoratori di Lambrate</div>
<div class="pezzofirma">Mariangela Maturi</div>
<div class="pezzoluogo">MILANO</div>
<br><div class="pezzotesto">Alle cinque e mezza di ieri mattina
poliziotti e carabinieri sono passati dall'entrata secondaria della
fabbrica Innse Presse, hanno fatto uscire i due operai di guardia per
la notte e hanno posto i sigilli ai cancelli. I quarantanove operai
della Innse lavorano da mesi nella loro fabbrica gestendo da soli
consegne e clienti, mentre Silvano Genta, il proprietario, cerca in
tutti i modi di chiudere per guadagnare con la vendita dei macchinari e
con la speculazione edilizia su un'area decisiva per l'Expo del 2015.
Non ha neppure retribuito lo stipendio di agosto. Ora i lavoratori sono
stati buttati fuori, sgomberati come se fossero degli squatter scomodi,
un «problema di ordine pubblico». Fuori dai cancelli la frustrazione è
palpabile. Si organizza un presidio permanente, ma la fabbrica è
chiusa. Nessuno crede più che sindacati e istituzioni possano o
vogliano fare qualcosa di risolutivo. Bruno Casati, assessore al Lavoro
della Provincia di Milano, confessa: «Genta è la testa di ariete per
abbattere una fabbrica in nome delle speculazioni immobiliari. Non
possiamo farci molto». Il presidente Penati fa lo sforzo di mandare un
comunicato: «La Provincia si è attivata e continuerà a farlo insieme a
Prefettura e Ministero affinché la trattativa venga riaperta, tutte le
parti siano coinvolte e si possa arrivare a una soluzione». Alla
conferenza stampa lui non c'è, ma lo si vede passare dopo poco nella
sua auto blu fiammante. In via Rubattino, di blu ci sono solo tute
sbiadite e rabbia livida. Anche verso i sindacati. Maria Sciancati,
della Fiom, è una delle poche che si fa vedere; sa che la situazione è
grigia: senza mobilità gli operai rischiano ancora di più. «Siamo
deboli anche noi», ripete. Sono deboli tutti. Deboli o assenti i
sindacati, che fanno fatica a promuovere una mobilitazione per una sola
fabbrica: a Milano, dicono, ne chiudono in continuazione. Debole il
Ministero, che forse rilancierà un tavolo di trattativa che Genta però
può benissimo snobbare. Lui che ha acquisito la Innse solo due anni fa
con i finanziamenti previsti dalla legge che ora gli permette di
scappare con il bottino. Non può fare molto neppure la Ormis, la ditta
bresciana che vorrebbe rilevare la Innse e che in questi mesi ha
continuato a ordinare commesse, e rischia anche una denuncia per aver
aiutato i lavoratori in autogestione. Gli operai indicano i poliziotti
davanti ai cancelli sigillati: «Guarda che fine ha fatto il diritto al
lavoro».</div>
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