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<p class=MsoNormal><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:
12.0pt'> </span></font></p>
<p class=MsoNormal><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:
12.0pt'> “una <strong><b><font face="Times New Roman">scommessa vinta</font></b></strong>”
la definita il premier Berlusconi. ( certo per lui ed i si amici!!) </span></font></p>
<p class=MsoNormal><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:
12.0pt'>Che sia invece un vistoso passo indietro rispetto
all’opportunità che fino a marzo era sul tavolo con l’offerta Air France-Klm,
fatta naufragare dall’allora candidato premier Berlusconi e dai sindacati
è un fatto certo. Perché se è chiaro che la vicenda Alitalia non si è certo
conclusa con le novità di questi giorni, ed è ancora appesa a molti elementi di
incertezza, è altrettanto chiaro che la responsabilità politica che il
centrodestra e i sindacati si sono assunti facendo naufragare
l’operazione Air France non può che essere valutata alla luce
dell’esito ora proposto.( e stiamo parlando di un pano, quello dell’air
france, già una schifezza per i lavoratori e per i viaggiatori) </span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'>IL PIANO
AIR FRANCE-KLM</span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'>Il piano
di Air France approvato dal consiglio di amministrazione di Alitalia il 15
marzo 2008 prevedeva l’acquisto di Alitalia, il mantenimento del marchio
e la presa in carico della sua difficile situazione debitoria, con una
valutazione bassa purtroppo in linea con il mercato. Questa avrebbe portato
comunque nelle casse dello Stato circa 300 milioni di euro.</span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'>Il piano
industriale, finanziato con un aumento di capitale per 1 miliardo di euro
garantito da Air France-Klm, comportava l’abbandono di <strong><b><font
face="Times New Roman">Malpensa</font></b></strong> come secondo hub nazionale
e lo spostamento e rafforzamento di molti voli su <strong><b><font
face="Times New Roman">Fiumicino</font></b></strong>, hub italiano del nuovo
gruppo assieme a Parigi e a Amsterdam, e la cancellazione dei voli in perdita
in Italia, Europa e nel resto del mondo, pur mantenendo una dimensione
internazionale alla compagnia. La flotta Alitalia avrebbe subito una forte
ristrutturazione con la progressiva dismissione dei vecchi vettori.<br>
Il contenimento dei costi operativi era affidato anche allo spostamento di
alcune attività di servizi a terra da Alitalia Servizi al nuovo gruppo con
esuberi di circa <strong><b><font face="Times New Roman">1.600 addetti</font></b></strong>
e la progressiva chiusura della attività <strong><b><font face="Times New Roman">cargo</font></b></strong>
fortemente in perdita. Meno chiari gli ulteriori esuberi dalla ristrutturazione
dei servizi esterni al nuovo gruppo, che sarebbero rimasti a Fintecna. Il
perimetro aziendale ed economico di queste attività esterne sembra tuttavia più
ristretto rispetto alla <em><i><font face="Times New Roman">bad company</font></i></em>
oggi in discussione</span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'>IL PIANO
FENICE</span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'>Il Piano
Fenice presentato in questi giorni separa le attività di Alitalia conferendo a
una bad company( nà schifezza in italiano) le attività in perdita e la
situazione debitoria, con una collocazione a oggi non del tutto definita se non
nella certezza che i debiti di Alitalia, stimati in oltre 1 miliardo di euro,
verranno a gravare sui <strong><b><font face="Times New Roman">contribuenti
italiani</font></b></strong>. L’apporto di capitali freschi è comparabile
a quello del progetto Air France, se la cordata di imprenditori italiani
confermerà i propri impegni per circa 1 miliardo di euro e se soprattutto gli
saranno garantiti appalti dallo Stato berlusconiano cme riconoscenza.<br>
<br>
</span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'>Il piano
industriale e il profilo strategico della nuova compagnia si allontanano invece
fortemente dalla collocazione che Alitalia avrebbe avuto, nell’ipotesi
francese, come parte di uno dei principali gruppi internazionali. L’Alitalia
partorita dal Piano Fenice sarà un vettore incentrato sul <strong><b><font
face="Times New Roman">mercato italiano</font></b></strong> e con una
riorganizzazione dei voli interni su sei scali principali (Roma, Milano,
Torino, Venezia, Napoli e Catania) e vedrà la fusione delle attività con il
secondo vettore italiano, Airone, costituendo in questo modo un sostanziale
monopolio sulla rotta <strong><b><font face="Times New Roman">Milano-Roma</font></b></strong>,
il boccone più ghiotto del mercato italiano. Questo modello di business risulta
per sua natura fortemente esposto alla congiuntura nazionale, in un paese che
non brilla nel panorama europeo per i suoi tassi di crescita, e tende a
competere nei collegamenti point to point con le compagnie low cost già oggi
presenti su numerose tratte italiane. Per dirla in modo sfumato, al di là dei
trionfalismi di questi giorni, il piano industriale proposto non costituisce
una prospettiva di sicuro successo negli anni a venire.<br>
Infine, la ristrutturazione e il contenimento dei costi porteranno a esuberi
finora quantificati in <strong><b><font face="Times New Roman">7mila unità</font></b></strong>,
con l’applicazione di ammortizzatori sociali e ricollocazione in altre
attività su cui per ora nulla è dato sapere.<br>
Non a caso, gli imprenditori che partecipano alla cordata hanno posto alcune
condizioni per unirsi alla partita: l’individuazione di un <strong><b><font
face="Times New Roman">partner internazionale</font></b></strong>,
presumibilmente Lufthansa o Air France, che comunque oggi manca, la sospensione
della normativa <strong><b><font face="Times New Roman">antitrust</font></b></strong>
nella valutazione dell’operazione, applicando per la prima volta
l’articolo 25 della legge italiana, e la riforma della <strong><b><font
face="Times New Roman">legge Marzano</font></b></strong> per favorire il
passaggio dalla vecchia Alitalia ai due gemelli, il gemello buono che andrà
alla cordata degli imprenditori italiani e il gemello cattivo, la bad company,
in dote ai contribuenti.</span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'>CHI HA
VINTO LA SCOMMESSA?</span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'>Oltre che
per queste misure ad hoc, l’intera operazione resta caratterizzata da una
bassissima trasparenza. Certo non era stato un modello di trasparenza il modo con
cui, sotto il governo Prodi, si era gestita l’asta e la ricerca di un
acquirente. Ma va detto che quei passaggi sembrano aria cristallina rispetto
agli ovvi interrogativi che ci si pone in merito ai rischi
dell’operazione odierna. Operazione che entra in forte conflitto con le <strong><b><font
face="Times New Roman">normative europee</font></b></strong> e gli impegni a
suo tempo assunti da Alitalia con l’aumento di capitale del 2004 e con il
prestito ponte di questa primavera. Come pensino gli imprenditori della cordata
di coprirsi dai rischi di un intervento di Bruxelles non è dato sapere. Come
non è chiaro se esistano tavoli di <strong><b><font face="Times New Roman">compensazione</font></b></strong>
a cui almeno alcuni dei partecipanti alla cordata pensino di accedere nel
proprio business principale in cambio della buona volontà dimostrata.<br>
È notizia degli ultimi giorni che <strong><b><font face="Times New Roman">Air France</font></b></strong>
ha manifestato un interesse a riaprire il dialogo e anche ad assumere
eventualmente una partecipazione di minoranza. Tutto ciò non sorprende, dal
momento che, rispetto al piano che aveva presentato a primavera, Air France si
troverebbe a trattare senza doversi accollare i debiti di Alitalia, potendo contare
su margini elevati nel mercato interno derivanti dalla posizione dominante che
a compagnia acquisterebbe nel mercato interno attraverso la fusione con Airone,
e con una riduzione del personale ben più ampia di quella che aveva
inizialmente prospettato.<br>
Per contro, i cittadini italiani pagheranno i debiti Alitalia e i costi sociali
dell’assorbimento dei forti esuberi, e pagheranno più cari i biglietti
sul mercato interno. Verrebbe da dire, per richiamare le parole del presidente
del Consiglio, che a vincere la scommessa sarà probabilmente Cyril Spinetta, il
capo di Air France, ma chi da oggi la scommessa l’ha già persa sono i
cittadini italiani.<br>
Un’ultima postilla a questa vicenda. Il semplice confronto tra quanto
oggi viene prospettato agli italiani e quanto invece quattro mesi fa è stato
fatto scientemente naufragare, tra il Piano Fenice e il piano Air France, non è
rintracciabile, con pochissime eccezioni, sulla <strong><b><font
face="Times New Roman">stampa italiana</font></b></strong>. Quasi nessuno tra i
giornali di opinione ha ricordato in questi giorni cosa era la famosa
“svendita” allo straniero, quasi nessuno ha messo il lettore nella
condizione di formarsi una opinione se veramente la scommessa era vinta o
persa. L’informazione ha presentato l’operazione Alitalia con un
unanimismo, una mancanza di equilibrio e un appiattimento quasi aziendale che
segnalano un problema grave per la formazione dell’opinione pubblica e
per il pluralismo. </span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'>Va fatta
una campagna di sensibilizzazione, di controinformazione , giorno per giorno su
questa che è una vicenda emblematica di disinformazione e di preparazione alle
coscienze supine e a far apparire i deboli come i nemici ed i padroni come i
salvatori della libertà e de benessere dei lavoratori. </span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'> </span></font></p>
<p><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:12.0pt'> </span></font></p>
<p class=MsoNormal><font size=2 face=Arial><span style='font-size:10.0pt;
font-family:Arial'> </span></font></p>
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