[Redditolavoro] Tsipras e il governo Syriza secondo Paolo Ferrero
Partito Comunista dei Lavoratori
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Mon Feb 20 10:08:19 CET 2017
Tsipras e il governo Syriza secondo Paolo Ferrero
La solidarietà di Ferrero a Tsipras è la dimostrazione della comune natura
traditrice dei riformisti
18 Febbraio 2017
«Tsipras non ha mai tradito», ha dichiarato testualmente Paolo Ferrero in
una recente intervista al Manifesto. È la confermata fedeltà del gruppo
dirigente del Partito della Rifondazione Comunista a quella Sinistra
Europea che ha assunto Tsipras come propria bandiera.
Eppure la drammatica esperienza del governo Tsipras mostra una realtà
capovolta. A due anni dalla sua formazione, a un anno e mezzo dalla sua
capitolazione alla troika, il governo Syriza-Anel sta macinando giorno dopo
giorno le peggiori politiche di rapina del capitale finanziario sulla pelle
dei lavoratori greci. Come era facile prevedere, il memorandum del luglio
2015 si è rivelato un cappio al collo sempre più stretto per la popolazione
povera. L'impegno ad onorare il pagamento del debito pubblico, in perfetta
continuità con i governi precedenti, fa del governo Tsipras l'agenzia dei
creditori della Grecia. Questi creditori hanno nome e cognome: sono in
misura preponderante gli Stati imperialisti europei. La Germania detiene 60
miliardi del debito greco, la Francia 46 miliardi, l'Italia 40 miliardi. I
326 miliardi versati complessivamente dalla troika alla Grecia servono a
riempire casse e portafogli di questi famelici creditori attraverso il
pagamento di debito e interessi. Nel frattempo il debito pubblico greco è
ormai salito a 180% del prodotto lordo (e secondo il FMI è destinato a
crescere sino al 275% entro il 2060!).
Sulla Grecia si scaricano anche le contraddizioni interne al campo dei
creditori. Il FMI dichiara da tempo che il debito greco è ormai
«insostenibile», e propone a UE e BCE una sua ristrutturazione
(cancellazione dei crediti inesigibili in cambio di una stretta ulteriore
del rigore). Ma gli Stati europei creditori (Germania, Francia, Italia) non
hanno alcuna intenzione di tagliare le proprie quote di credito, a
detrimento delle proprie casse e delle proprie banche, tanto più alla
vigilia di elezioni politiche interne delicatissime. Al tempo stesso sono
terrorizzati dall'idea che il FMI possa lasciarli soli sul fronte greco.
Ecco allora la “soluzione”. Per mostrare al FMI che il debito pubblico
greco è nonostante tutto rimborsabile, chiedono a Tsipras un supplemento di
rapina: gli chiedono di portare l'avanzo primario (il rapporto tra entrate
e uscite al netto degli interessi sul debito) al 3,7% del prodotto lordo, a
fronte di una economia che nel 2016 è “cresciuta” dello 0,3%. Come?
Attraverso altri quattro miliardi di tagli sociali (ancora sulle pensioni)
e di tasse sui consumi (a scapito dei salari). Nei fatti chiedono un nuovo
colpo alle masse popolari, già stremate da sacrifici senza fine.
*E Tsipras? Tsipras obbedisce, negoziando come sempre il piano degli
strozzini.* Certo, lamenta che «si sta giocando col fuoco». Ma solo per
ricordare ai creditori che è nel loro interesse che il debitore non tiri le
cuoia. È un punto sensibile. Tsipras governa ormai con una maggioranza
parlamentare di soli tre voti di scarto. I sondaggi danno Syriza al 17%, un
consenso più che dimezzato dopo un anno e mezzo di gestione dell'austerità.
La destra di Nuova Democrazia, attorno al suo nuovo leader Kyriakos
Mitsotakis, è data al 34%, misura di una ripresa rapidissima grazie alla
capitalizzazione reazionaria del malcontento sociale, mentre Alba Dorata
spera di incassare l'onda del lepenismo francese. All'interno di Syriza e
dei suoi gruppi parlamentari lo spettro di una disfatta annunciata apre
manovre e conflitti.
Tsipras cerca disperatamente di sfuggire al disastro della propria
esperienza politica. Supplica i creditori di rinnovargli fiducia dopo la
dimostrazione eroica di fedeltà alla troika. Usa la svolta Trump per
rammentare al governo tedesco che è suo interesse salvaguardare l'unità
della UE contro le spinte nazionaliste e protezioniste. Si offre come
cortigiano delle socialdemocrazie europee, per cercare di incassarne
benemerenze e favori. Chiede insomma al capitale finanziario e ai suoi
governi di lasciargli uno spazio residuo di sopravvivenza.
Di certo, conferma anche per questa via di aver rotto da tempo con quella
base di massa, giovanile e proletaria, che due anni fa ne aveva sospinto
l'ascesa e che il governo ha svenduto alla troika.
Il fatto che Paolo Ferrero - ex ministro di un imperialismo creditore -
continui inossidabile a garantire per Tsipras, conferma solamente la
solidarietà dei riformismi al di là delle frontiere, attorno al proprio
unico motto comune: *dalla parte borghesia, ieri, oggi, domani.*
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