[Redditolavoro] Via il boia Erdogan! Per il diritto all'autodeterminazione del popolo kurdo!

Partito Comunista dei Lavoratori pclavoratoribologna at gmail.com
Tue Sep 20 16:39:50 CEST 2016


Via il boia Erdogan! Per il diritto all'autodeterminazione del popolo kurdo!

Il PCL partecipa alla mobilitazione nazionale a Roma il 24 settembre a
sostegno del popolo kurdo, delle sue rivendicazioni democratiche, contro
l’imperialismo e i regimi reazionari della regione.
20 Settembre 2016
Volantino che verrà distribuito dal PCL durante la manifestazione.


​

Il popolo kurdo è stato diviso un secolo fa dalle potenze coloniali ed è
oppresso in almeno quattro
paesi: Siria, Iraq, Iran, Turchia. Tutti questi paesi sono coinvolti,
assieme ad Arabia Saudita,
Emirati del Golfo, Israele nella crisi irrisolta del Medio Oriente. La
contesa mediorientale vede
coinvolti per l’egemonia regionale da un lato Arabia Saudita, Qatar,
Turchia, Israele, dall’altro l’Iran,
Hezbollah (Libano) e la Siria di Assad, sostenuti rispettivamente da un
lato dall’imperialismo
statunitense ed europeo e dall’altro dall’imperialismo russo (e in modo più
defilato cinese) che
intervengono sia direttamente che attraverso formazioni locali. La Siria,
dopo la deviazione
reazionaria e la sconfitta della rivoluzione araba, è attualmente crocevia
di fronti di guerra
intrecciati e sovrapposti, e teatro delle principali contraddizioni della
situazione internazionale.
Nessun regime locale e nessuna potenza imperialista ha reale interesse a
sostenere la liberazione
e ancora meno l’unificazione del popolo kurdo.

La guerra condotta dalle forze popolari kurde, la partecipazione armata
delle donne a difesa del
Rojava, contro il fascismo islamista dell’ISIS e di altre organizzazioni
salafite e reazionarie,
rappresenta l’elemento progressivo e di estrema importanza nell’attuale
contesto di guerre
intrecciate e sovrapposte.

Il movimento kurdo nella regione è politicamente diviso: il PDK di Barzani
(Iraq), conservatore, e il
PKK, progressista, sono le principali organizzazioni nazionaliste nella
regione, in competizione per
la direzione del movimento nazionale kurdo. Queste forze negoziano con
Assad, con la Francia,
con gli USA, con la Russia per riceverne il sostegno al proprio progetto
nazionale. Una speranza
mal riposta e fonte di ricorrenti frustrazioni e sconfitte storiche.

La Turchia di Erdogan, promotrice di un proprio disegno di potenza
neo-ottomana nella regione,
non ha esitato, insieme all’Arabia Saudita, a sostenere i fascisti islamici
dell’ISIS. Questo progetto
non può sopportare nessuna forma di autodeterminazione kurda, sia
all’interno che all’esterno dei
suoi confini. Dopo il fallimento del colpo di Stato, Recep Tayyip Erdogan
ha operato una
repressione senza precedenti finalizzata a liquidare l’opposizione
democratica, in particolare della
minoranza kurda, imporre un regime autoritario e ricomporre le alleanze
internazionali. Quindi ha
continuato a reprimere nel sangue la rivolta dei kurdi in Turchia e ha
invaso la Rojava per spezzare
in Siria ogni ipotesi di autonomia kurda. Dopo l’apparente svolta di
Erdogan contro l’ISIS, gli USA
hanno voltato le spalle al movimento kurdo della Rojava, scegliendo la
Turchia quale sicuro
bastione della NATO. È evidente che ogni attore si muove con duttilità e
spregiudicatezza al solo
fine di difendere e rafforzare il proprio peso politico in funzione dei
futuri nuovi equilibri.

Nell’attuale contesto imperialista non c’è soluzione progressiva alla
questione palestinese senza la
distruzione rivoluzionaria dello Stato sionista, così come non c’è
soluzione progressiva della
questione kurda in un Kurdistan indipendente senza la messa in discussione
degli equilibri e dei
confini statuali disegnati dalle potenze coloniali. Questa rivendicazione
democratica è realizzabile
solo nel quadro di una soluzione socialista, nella prospettiva di una
federazione socialista del
Medio Oriente. Solo la classe lavoratrice, ponendosi alla testa dei popoli
oppressi della regione,
può realizzare i compiti democratici della rivoluzione (autonomia
dall'imperialismo,
autodeterminazione nazionale, riforma agraria radicale...). Solo un partito
rivoluzionario e
internazionalista, forte della teoria della rivoluzione permanente, può
dirigere questo processo. In
alternativa, come i fatti dimostrano, in presenza di una direzione borghese
c’è la ridefinizione della
carta geografica del Medio Oriente per mano dell'imperialismo, dell'ISIS,
del sionismo, del progetto
neo-ottomano turco.



*NESSUNA FIDUCIA NEGLI IMPERIALISMI! PER UN KURDISTAN UNITO E
INDIPENDENTE! PER UNA FEDERAZIONE SOCIALISTA DEL MEDIO ORIENTE!*
Partito Comunista dei Lavoratori

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