[Redditolavoro] L’incessante capitolazione di Tsipras: la versione ellenica della Buona Scuola

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Mon Nov 14 14:08:20 CET 2016


L’incessante capitolazione di Tsipras: la versione ellenica della Buona
Scuola
Fianco a fianco degli studenti greci, resistere alle imposizioni della
troika, costruire un’alternativa socialista
12 Novembre 2016

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Dopo essere riuscito alla fine di settembre a far approvare la
privatizzazione delle municipalizzate dell'acqua potabile di Atene e
Salonicco, il governo Tsipras prosegue imperterrito ad eseguire gli ordini
della troika arrivando in questi giorni a proporre una riforma della scuola
dai contenuti fortemente classisti, una vera e propria Buona Scuola in
salsa greca che richiama nei suoi scopi fin troppo da vicino l'atroce
riforma Renzi-Giannini.

Le due riforme condividono infatti l'obbiettivo di piegare l'educazione
all'impresa, di aggravare la mercificazione dell'istruzione, e in
conclusione di annientare definitivamente l'idea di un sistema educativo
democratico, pubblico e di massa attraverso la retorica tossica della
meritocrazia.
Nella Buona Scuola renziana questa logica si è principalmente abbattuta
sugli insegnanti, per mezzo del concentramento smisurato di poteri nelle
mani del dirigente scolastico, della differenziazione salariale dei docenti
e della loro gerarchizzazione attraverso l'inserimento di diversi ruoli e
funzioni, della chiamata diretta, del tagli del personale ATA,
dell'esternalizzazione dei servizi a cooperative ed enti privati; il tutto
condito dalle immancabili regalie alle scuole private in forma di
defiscalizzazione delle tasse di iscrizione e dell'apertura all'ingresso di
fondi privati in tutti gli istituti.

La versione di Tsipras della Buona Scuola amplifica brutalmente la natura
classista della scuola colpendo direttamente la vita quotidiana degli
studenti e il modo in cui vivono il percorso formativo, proponendo di
vincolare l'accesso all'università al superamento di test specifici per i
licei, l'inserimento di esami intermedi nel percorso delle scuole
superiori, al servizio della logica della differenziazione dei titoli di
studio, concepiti ormai alla stregua di curricula professionali.

Nell'una come nell'altra riforma, immancabile è la proposta dell'alternanza
scuola-lavoro, che la terminologia eufemistica di Tsipras ha tradotto in
“attività sociali”.

Essere uno studente nelle scuole dell'Europa travolta dalla crisi
capitalista significa doversi confrontare quotidianamente con le
discriminazioni classiste.

Anche in Italia, anche prima della Buona Scuola, la valutazione degli
studenti era già piegata ad una logica di merito incentrata sul rispetto di
determinati requisiti: il mantenimento di una media voto, la frequenza, il
comportamento corretto, il superamento di test.
Questi metri di valutazione partono inevitabilmente da basi del tutto
diseguali: il ceto d'appartenenza, l'estrazione familiare, la provenienza,
sono elementi che incidono sull'approccio e sui modi d'apprendimento degli
studenti. Nel contesto della crisi generale del capitalismo che si esprime
nella contrazione dei salari, nella venuta meno di tutele di tipo
welfaristico, nel caro libri, nell'aumento dei costi di spostamento e nella
perdita in qualche modo anche di razionalità del sistema del trasporto;
nelle diverse prospettive che diversi tipi di scuole sono in grado di
offrire materialmente e nell'immaginario delle famiglie e degli studenti,
risulta evidente come il concetto di meritocrazia sia solo la foglie di
fico dietro cui nascondere le disuguaglianze, lo sfruttamento, la logica
della produttività e quella della professionalizzazione dell'educazione.
La Buona Scuola di Tsipras interviene in questo ambito senza fronzoli e
abbellimenti, senza nemmeno tentare di mascherare la natura classista e
ingiusta del progetto generale a cui fa riferimento, proponendo una
demarcazione forte tra scuole per i figli delle classi popolari e scuole
per le classi dirigenti e padronali, e prospettando ulteriori paletti anche
nella differenziazione meritocratica e classista tra singoli studenti
all'interno delle medesime scuole.

Alla Buona Scuola di Renzi si è opposto un grande movimento di lavoratori
della scuola, con il più grande sciopero di categoria della storia
repubblicana. Quel movimento non ha trovato la solidarietà di un movimento
studentesco e la disponibilità immediata di cui aveva disperato bisogno per
generalizzarsi.
Oggi gli studenti greci si sono mobilitati contro la Buona Scuola di
Tsipras.
Nei giorni della vittoria di Donald Trump alle elezioni americane è un
fatto politico molto importante. In una fase caratterizzata dall'avanzata
di movimenti populisti e reazionari, capaci di conquistare e abbagliare
importanti settori popolari e di classe, la sinistra politica
internazionale è da un lato ancora incatenata alle sue illusioni
riformiste, malgrado la tragedia greca di Tsipras si sforzi ogni giorno di
essere d'esempio nel mostrare non solo l'impossibilità di fatto di ogni
tipo di riforma del capitalismo, ma anche l'inevitabile capitolazione ai
padroni e ai potenti di chi di questo tipo di illusioni riformiste rimane
prigioniero. Dall'altro, perennemente tentata di accodarsi ai movimenti
populisti confusi, interclassisti e in certi casi apertamente reazionari,
come drammaticamente testimoniato dall'apertura di credito o dall'aperta
capitolazione di buona parte della sinistra in Italia al Movimento 5 Stelle
o in Spagna a Podemos.

La disponibilità alla lotta, alla mobilitazione, all'investimento in parole
d'ordine progressive, in completa controtendenza di fase, sono il dato
oggettivo che è stato ripetutamente confermato negli anni scorsi dalla
lotta contro la Legge El Khomri dei lavoratori francesi, dalla
condensazione delle lotte salariali, sociali e giovanili negli Stati Uniti
nei 13 milioni alle primarie per Sanders (poi svenduta dallo stesso con la
sua capitolazione alla Clinton), dalla stessa lotta dei docenti contro la
riforma Renzi-Giannini, e da ultimo anche dalle lotte che in Grecia si
stanno lentamente e faticosamente riorganizzando dopo il tradimento di
Tsipras.

Contro ogni illusione riformista e ogni capitolazione all'interclassismo
dei movimenti reazionari e populisti, è compito dei rivoluzionari tenere
dritta la barra sulla forza della classe degli sfruttati, degli oppressi,
dei lavoratori.
Nella fase che stiamo conoscendo, le vecchie forme di potere politico hanno
cominciato a sgretolarsi, e mai come oggi l'alternativa tra socialismo e
barbarie si fa più pressante.
Solo l'aperta costruzione dell'alternativa socialista può dare a milioni e
milioni di sfruttati uno sbocco progressivo. La strada da percorrere per
questo progetto è quella della costruzione del partito internazionale della
rivoluzione, che non ceda di un millimetro al compromesso con i partiti del
potere e della borghesia, né dal versante riformista né da quello
populista. Che abbia al centro della sua agenda un governo dei lavoratori
come espressione diretta del loro potere politico, l'unico governo che può
far piazza pulita dei privilegi, delle diseguaglianze, dello sfruttamento,
delle privatizzazioni dell'acqua e delle varie Buone Scuole.
Partito Comunista dei Lavoratori

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