[Redditolavoro] Dalle lavoratrici del commercio dell'Aquila

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Tue Nov 8 10:11:52 CET 2016


Siamo lavoratrici del commercio

Siamo quelle che devono far sempre buon viso a cattivo gioco

Se voi sapeste quanto è pesante il gioco!

Siamo quelle che il sabato e la domenica devono lavorare sempre di più e 
per forza

Se voi sapeste quanto ci costa rinunciare ad un sabato di lotta o a una 
domenica coi nostri cari!

Siamo quelle per cui le feste comandate non esistono

Esiste solo il comando e il controllo!

Siamo quelle che non possono chiedere ferie a luglio, agosto, dicembre

E tutte le volte che all’azienda non conviene!

Siamo lavoratrici del commercio e in commercio l’ipocrisia è d’obbligo

Sapeste quanto ci costa disobbedire a quest’obbligo!

Siamo quelle che devono dire sempre di sì ai capi, anche se analfabeti, 
razzisti, sessisti e incapaci

Perché per l’azienda, più che la competenza di chi la dirige, conta il 
servilismo, l’ignoranza e la discriminazione

Perché ciò che interessa all’azienda è l’umiliazione totale e plateale 
della nostra intelligenza e il controllo sui nostri corpi, sui nostri 
bi/sogni

Che non devono pensare e non devono esprimersi

Scomodo è il nostro pensiero, “polemica” è definita la nostra espressione

Siamo quelle che se dicono No o non sono carine coi capi, “dicono tutte 
cazzate” o meritano di essere perseguitate, mobbizzate, licenziate

Siamo le cenerentole del negozio, che se alzano la testa vanno in 
punizione a far le pulizie

Siamo quelle che non hanno un ruolo, se non lo decidono i capi, ma che 
rispondono degli errori dei capi

Siamo quelle che, per un salario, devono vendere anche sorrisi, 
tolleranza e l’immagine del proprio corpo, quello che anche il cliente 
più fetente si sente in diritto di frugare con gli occhi e a volte con 
le mani, perché “il cliente ha sempre ragione” e si sente in diritto di 
comprare, con la merce, anche la nostra intimità, quasi fosse anche lui 
il padrone dell’azienda

Siamo quelle che devono regalare comprensione a chi non comprende, 
sorrisi a chi non sorride, saluti a chi non saluta… siano essi padroni 
siano essi clienti, che si sentono padroni per proprietà transitiva

Siamo quelle che l’unica volta che si sono sentite unite contro il 
terrore aziendale, è stato quando hanno scioperato insieme il 25 
novembre 2013, nel primo sciopero delle donne in Italia, contro la 
violenza sulle donne

Da quel giorno al negozio sbocciò una rosa: la solidarietà di noi 
lavoratrici a una giovane Rosa, vittima di stupro. Fu stuprata da un 
militare, che fu difeso da un avvocato, che era amico del padrone.

Le rose sono belle, ma pungono e noi pungemmo con la nostra solidarietà 
militari, avvocati e padroni

La loro repressione non si fece attendere: prima isolate e licenziate, 
con l’immobilismo complice dei sindacati confederali, poi mobbizzate, 
denunciate per aver detto la verità.

E’ ora che queste rose diventino un cespuglio di rovi, un groviglio di 
spine a difendere la verità

Chi attacca noi donne proletarie, non sono solo gli uomini, ma anche 
certe donne…

Chi attacca noi donne proletarie sono i padroni e i loro lacchè

Sono gli uomini e le donne in doppio petto, quelli che fanno le leggi 
contro di noi, quelli che le usano contro di noi

Sono i burattini e le burattine che si vendono per un livello in più o 
solo per un brandello di potere

Sono i burattinai ed è a loro che vogliamo arrivare questo 25 novembre.

Perciò saremo in piazza il 18 novembre contro gli stupratori e chi li 
difende

Perciò saremo in piazza il 25 novembre contro i padroni e chi li difende

*Lavoratrici del commercio aderenti allo Slai cobas per il sindacato di 
classe di L’Aquila*





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