[Redditolavoro] Chomsky, Klein, Negri, Varoufakis: imparate anche voi qualcosa, invece di pretendere sempre d'insegnare

Laboratorio Eudemonia eulab at sapo.pt
Sat Mar 19 09:17:07 CET 2016




Chomsky, Klein, Negri, Varoufakis,

ogni tanto imparate anche voi qualcosa,
invece di pretendere d'insegnare sempre:





Forum del lavoro bioregionale sostenibile

Stiamo organizzando un "Forum del lavoro bioregionale sostenibile – Laboratorio sociale, economico e culturale” che si terrà, unitamente alla Festa dei Precursori, dal 23 al 25 aprile, a Treia (nelle Marche), a cui questa mia riflessione vuole essere un contributo.


Forse, dal punto di vista professionale, non sarei titolata a parlare di "lavoro alternativo" essendo io inserita nel sistema di lavoro come dipendente pubblico tra i più tradizionali. Lavoro come veterinaria presso una AUSL del Nord Italia. Però mi interesso di lavoro "alternativo" in quanto penso che questo sistema non possa andare avanti ancora molto, troppo dispendioso per le misere casse dello Stato, che ha elargito una pletora di posti di lavoro pubblici, ma non è più in grado di sostenerne l'onere. L'impiego pubblico è stato per decenni il sogno di molti italiani e da molti soddisfatto, ma ancora non per molto e quindi scevro di prospettive consistenti per chi, con una laurea come la mia in tasca, o tanti altri titoli di studio, si affaccia oggi al mercato del lavoro.

Ecco già questo termine che ho usato "mercato del lavoro" è indicativo della triste situazione: il lavoratore, di qualsiasi categoria faccia parte, è ormai un oggetto di compravendita; se c'è domanda può sperare di essere "acquistato", altrimenti deve barcamenarsi ed adattarsi ad altri settori.

Da tempo penso che viviamo in un sistema paradossale: la tecnologia (trattori, aratri, gru, betoniere) ha sollevato l'uomo ormai da oltre  un secolo dai lavori più pesanti, e anche il lavoro di servizio si è semplificato grazie all'introduzione dei computer. Ci sarebbe dovuto essere parallelamente ed in conseguenza di queste facilitazioni la riduzione dalla necessità dell'impegno  di lavoro  ed in effetti così è stato: dove prima in un'azienda agricola lavoravano 50 persone, oggi ne bastano 3 o 4, in un ufficio dove c'era bisogno di 10 scrivani oggi 1 o 2 sono sufficienti. Quindi le persone che trovano facilmente impiego sono sempre di meno, gli altri devono inventarsi qualcosa.

C'è si una tendenza ad un ritorno al lavoro manuale ed in maniera non più estensiva, in agricoltura biologica, ma il reddito in questi casi viene ad essere poco gratificante, se si considera la spesa per il maggior tempo impiegato, la minore resa per il mancato uso dei pesticidi e dei concimi chimici.
C'è anche il problema della manodopera a basso costo da parte degli immigrati, che è pur vero che nessuno di noi occidentali vuole più far fatica e quindi viene ad essere necessaria, ma comunque comporta una seppur minima concorrenza alle braccia locali che ancora avrebbero voglia di lavorare.

Vorrei però fare un passo indietro, pensando che negli ultimi decenni mentre il lavoro produttivo si è ridotto sempre più, e quindi necessita di meno occupati, le persone in cerca di occupazione (fuori di casa) sono enormemente aumentate. Le persone che fino a qualche decennio fa, vivendo in famiglie numerose, non tutte necessitavano di portare a casa un reddito, oggi, vivendo tutti in famiglie nucleari, di coppie con o senza figli o single, ne hanno bisogno per potersi permettere una casa (e le relative utenze), un'automobile, vacanze ogni anno, abbigliamento nuovo e alla moda, ogni genere di aggeggi e attrezzi (telefonini, computer e quant'altro), beni di consumo usa e getta, etc. Anche la cosiddetta libertà di separarsi e vivere una vita da single necessita una indipendenza economica che si può ottenere solo, con i tempi che corrono, con un lavoro ben pagato.

Certo una volta le nostre nonne ne avevano abbastanza da fare  a badare ai bambini o agli anziani, fare da mangiare e tenere un po' dietro alla pulizia della casa. Anche le famose zie zitelle o zii scapoli spesso continuavano a far parte della famiglia di origine alla quale contribuivano in qualche modo. Non c'era forse una grande intimità, ma si aveva l'appoggio di tutto il "clan" nelle scelte familiari, nelle spese generali, nei momenti difficili e la solitudine magari non si conosceva. I nonni erano una figura importante, la loro esperienza era un valore e la loro saggezza era fondamentale per la crescita dei figli sani e sereni. I lavori erano massimamente agricoli o artigianali. Non riesco a capire come ha fatto l'uomo ad essere così incosciente da farsi trascinare nell'industrializzazione: è stata una svolta tutta a favore dei grandi industriali che hanno potuto sfruttare il miraggio del posto fisso e della "minore fatica" per trovare tanti schiavetti a buon mercato per arri
 c
chirsi e farsi amici così del potere che ha pensato sempre meno al bene del popolo. Ed adesso ci dobbiamo arrabattare a cercare il lavoro alternativo...

Ci vorrebbe un governo illuminato, che potesse fare una ricognizione di tutti i lavori necessari (ma quelli veramente necessari), eliminasse tutti i lavori inutili (ci sono settori in cui ci si scervella per giustificare la propria esistenza, ma di cui si potrebbe fare benissimo a meno o almeno in misura minore).

I posti pubblici, quelli necessari, come dice il bioregionalista Danilo D'Antonio, non dovrebbero essere prerogativa di pochi, ma dovrebbero essere svolti a rotazione, tutti dovrebbero poter ambire e rientrare nelle schiere dei capaci di mandare avanti un ufficio o un servizio pubblico. Bisognerebbe fare un inventario dei lavori necessari e fare una programmazione nelle scuole affinché si venga preparati ad assumere quegli incarichi, ognuno secondo la propria capacità e desiderio: lavoro di produzione di beni, commercio, servizi alla persona, scuola, sanità, (finanza?), ecc. ecc.

Sarebbe così difficile programmare di quanti medici ad esempio e di quali specialità si avrà bisogno da qui a vent'anni, in modo da organizzare per tempo le iscrizioni alle università? E invece no, prima si sente dire che di medici ce ne sono pochi, poi che sono troppi, poi di nuovo pochi e così si crea solo confusione ed ansia nei giovani che aspirano a questa professione. Non parliamo poi di altre.

Per quanto riguarda la riduzione dell'orario di lavoro, negli anni '70 si diceva "Lavorare meno lavorare tutti" che fine ha fatto questo slogan? Che in poche parole racchiude la soluzione a tanti problemi. Certo,  qualcuno potrebbe obiettare che lavorando meno si guadagna di meno ma se si ritornasse a quello stile di vita semplice di un secolo fa si potrebbero ridurre molti consumi e tanti servizi e molte "necessità" superflue. Oggi tante coppie devono lavorare entrambi per poter pagare un asilo nido o il ricovero o la badante per l'anziano, per pagarsi due macchine e la vacanza d'estate... ecc. ecc.

Insomma, va bene il lavoro alternativo, che sia agricolo di piccola scala, artigianale, di informazione ed educazione, politico (perché no? Abbiamo bisogno tantissimo di bravi politici), di servizio, etc.  ma è necessario secondo me una riorganizzazione nel vivere di comunità, civile, che sia permeato di collaborazione e condivisione ed anche meno oppresso da balzelli burocratici e fiscali.

Presentazione del programma: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2016/02/21/invito-di-partecipazione-al-forum-sul-lavoro-bioregionale-sostenibile-previsto-a-treia-il-23-aprile-2016-con-approfondimenti-il-24-ed-il-25-aprile

di Caterina Regazzi - caterinareg at gmail.com

Tratto da: http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Forum-del-lavoro-bioregionale-sostenibile2






























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