[Redditolavoro] Sullo sciopero dell'Ilva di Taranto, comunicato dello Slai cobas sc
Rete Nazionale Sicurezza
bastamortesullavoro at gmail.com
Fri Feb 12 09:02:46 CET 2016
Lo sciopero di mercoledì scorso che ha visto una partecipazione
complessiva, secondo la stampa, di tremila operai, purtroppo non è stata
una manifestazione di forza degli operai e della città, ma una
manifestazione di debolezza. E non tanto e non solo perchè è mancata una
grande partecipazione operaia e popolare - avere questa partecipazione
oggi è difficile per tutti, gli operai sono confusi e sfiduciati, oltre
che divisi tra le sigle sindacali più grosse all'interno, nonostante la
loro facciata di unità, si sentono alla mercè e sotto ricatto e molti di
loro fanno finta di non capire quello che sta succedendo e può succedere
- ma soprattutto perchè*nessuna delle forze in campo vuole perseguire
innanzitutto gli interessi degli operai e della città invece di stare al
gioco di ciò che padroni, governo, lo sciagurato governo Renzi, decidono
sulla nostra testa. *
Nessuno di costoro vuole ammettere che gli 8 decreti, fatti dopo Riva,
hanno fallito tutti gli obiettivi. La fabbrica e le condizioni di lavoro
sono peggiori di prima, salari, sicurezza, come è stato tragicamente
confermato dalla morte di giovani operai e dagli innumerevoli incidenti
e infortuni, sono peggiorati, i lavori di ambientalizzazione sono, al di
là delle affermazioni e dati truccati, assolutamente insufficienti e
sono continuamente rinviati i lavori essenziali anche in questo ultimo
decreto. E' inutile poi dire che bonifiche, salute, sanità fuori dalla
fabbrica sono allo stato pressoché iniziale, con soldi che si sono già
cominciati a spendere, con commissari delle bonifiche e aziende
assegnatarie dei lavori che fanno solo convegni e pubblicità.
Francamente, qui non c'è nessuna possibilità di entrare nella logica
“bicchiere mezzo pieno e bicchiere mezzo vuoto”. Siamo di fronte al
disastro ambientale a cui si sta aggiungendo il disastro industriale.
I sindacati confederali nazionali e locali, che finora hanno contribuito
a che l'andazzo fosse questo, appoggiando tutti i decreti, tutte le
scelte del governo e non sprecando neanche mezzo minuto per trattare il
peggioramento in fabbrica, che hanno concesso i contratti di solidarietà
senza alcuna contropartita, né sul presente né sul futuro, salvo poi
elemosinare il famoso 10%, non possono ora presentarsi come gli
“oppositori”, “difensori della patria”, i “minacciatori di scioperi e
lotte”. Qualsiasi operaio che abbia occhi per vedere e testa per
pensare, e ce ne dovrebbero essere in fabbrica, non può che affermare
con chiarezza che al disastro ambientale e al possibile disastro
industriale, si aggiunge il fallimento strategico e pratico degli
attuali sindacati.
*Per questo, non potevamo in nessuna maniera aderire e appoggiare questo
sciopero. Se una sola delle cose che scriviamo non fosse vera, noi
avremmo dato il massimo sostegno, perchè bisognava pur ricominciare a
lottare. Ma se sappiamo con certezza che questa strada non porta a
nulla, perchè non dovremmo dirlo? *
Perchè dovremmo contribuire a prendere per fessi i lavoratori, quando
una questione, crediamo, ogni operaio, che ci conosce o anche che non ci
conosce, ci può riconoscere: abbiamo detto sempre la verità ai
lavoratori, su ogni singolo decreto, su ogni singolo fatto di questa
vicenda, come l'avevamo detta prima di questa vicenda. Abbiamo sempre
cercato, purtroppo non riuscendoci, di offrire un'alternativa di
piattaforma, di organizzazione, di metodo di lotta, di uso della stampa,
di contrasto con le istituzioni, che permettesse agli operai di pesare e
di cambiare le cose in corso d'opera e non quando diventano irreparabili.
Abbiamo sempre detto che questa fabbrica non andava chiusa, perchè senza
gli operai organizzati in questa fabbrica non si può salvare nessun
lavoro, nessuna salute e nessun bambino. Abbiamo detto che i decreti non
salvavano né fabbrica né città, ma ne peggioravano la situazione.
Abbiamo detto che serviva e serve una lotta seria e dura, bloccando
fabbrica e città, per imporre un decreto operaio che metta in sicurezza
i lavoratori sul piano del lavoro e del salario, che usi diversamente i
soldi buttati per cassintegrazione, contratti di solidarietà, che
affronti il problema del risarcimento per gli operai attraverso la
riduzione massiccia degli anni di lavoro, in questa fabbrica e nella
siderurgia in generale: i famosi 25 anni bastano; che si affronti, anche
in termini di emergenza, la questione delle bonifiche e sanitarie,
mettendoci molti più soldi, presi dal padrone, dai padroni – che
strillano quando si dice che l'impianto chiuderà, ma non vogliono pagare
nulla per salvarlo e soprattutto per fare la loro parte sul terreno dei
fondi necessari alla bonifica e alla sanità cittadina.
*Se ci fosse una piattaforma di questo tipo, sarebbe giusto e necessario
scioperare non un solo giorno, ma tutti i giorni necessari ad ottenere
un risultato.* *E gli operai possono star sicuri che le masse popolari
della città sarebbero i primi ad essere al loro fianco e sarebbero i
primi a voler il blocco della città, però per ottenere questi risultati.*
Ora, non conta ragionare su quello che non si è fatto. Ora tutti siamo
costretti a ragionare su quello che si deve fare, chiarendo però ancora
una volta che cosa stanno facendo.
Primo, stanno svendendo la fabbrica o affittandola a “prezzi romani”, a
padroni e multinazionali italiane ed estere che non hanno nessuna
intenzione e nessuna possibilità di ambientalizzarla e di tenerla così
com'è, ma di spezzettarla per tenere ciò che produce profitto e
liberarsi di quello che non lo produce, per riempirla di esuberi e
scaricare sulla collettività le bonifiche e i risarcimenti di fronte
alla montagna di persone che ha diritto al risarcimento.
Questo piano va contrastato!
E invece ci vogliono far lottare per scegliere qual'è il padrone
migliore, per poi farci trovare davanti al fatto compiuto, al prendere o
lasciare, alle riduzioni salariali, alla cancellazione dei diritti, con
le cosiddette “newco”, agli esuberi strutturali, i cui numeri sono
grandi (e non vogliamo fare il gioco dei numeri, perchè poi ci sarà
l'ignobile sindacalista di turno che dirà che è stata una grande
vittoria perchè invece di 5 mila sono 4.500, ecc., come il giochetto
fatto sui contratti di solidarietà).
Due sole parole qui su l'USB di Rizzo. I balletti intorno allo sciopero
Si/No, su aderire/non aderire, su Confindustria/Tavolo di Emiliano, sono
semplicemente patetici, “aria fritta”, con l'insopportabile arroganza di
chi pensa di essere più intelligente degli altri e si agita come una
mosca nel bicchiere, con il solo risultato di alimentare la confusione
di bandiere e disperdere la speranza che i lavoratori hanno pure riposto
in questa sigla alternativa.
*Chiarito, quindi, cosa sta facendo il nemico, noi dobbiamo comunque
pensare a ciò che dobbiamo fare noi.*
Un'assemblea generale che rovesci il “Tavolo” e imponga una nuova
piattaforma.
Una guerra quotidiana che non accetti lo stato di cose esistenti,
commissari incapaci, inosservanza di norme, condizioni di sicurezza,
diritti, sancite da leggi che anche in questa fabbrica devono valere.
Aprire la fabbrica alla città, coinvolgere i quartieri popolari.
Predisporsi ad una battaglia lunga per rovesciare l'andamento delle cose.
Dare vita ad un Comitato di lotta per la salvezza del lavoro e della
salute, che azzeri, anche ufficialmente, le attuali rappresentanze
sindacali, tutte. Pur avendo ben chiaro che del sindacato di classe c'è
bisogno, che senza sindacato gli operai non sono e non hanno nulla, e
sono alla mercè di 'capibastone' e demagoghi. Ma ora la forma del
sindacato non può che essere un comitato di lotta autorganizzato, che
toglie il potere a chi non ha saputo usarlo, o l'ha usato solo per sé
stesso e non per difendere i lavoratori.
Non vogliamo visite guidate di aspiranti padroni, senza che ci sia un
decreto che imponga loro il “decreto operaio”.
Non firmiamo più nulla, facciamo saltare anche l'attuale accordo sulla
solidarietà.
*SLAI COBAS per il sindacato di classe*
_slaicobasta a gmail.com_– 3475301704 – via Rintone, 22 Taranto – leggi
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