[Redditolavoro] Panama Papers: la criminalità del capitalismo

Partito Comunista dei Lavoratori pclavoratoribologna at gmail.com
Mon Apr 18 09:45:26 CEST 2016


Panama Papers: la criminalità del capitalismo

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Ricordate la “grande offensiva contro i paradisi fiscali” lanciata nel 2009
dal G20? Secondo la propaganda dei circoli dominanti e della loro stampa
avrebbe dovuto rappresentare il colpo fatale all'evasione fiscale
internazionale. Nei fatti era solo il tentativo delle classi dominanti di
tamponare l'insofferenza delle opinioni pubbliche di fronte alla grande
crisi capitalistica mondiale e agli immani sacrifici sociali imposti alle
masse lavoratrici.

La prova - se ve ne era bisogno - arriva sette anni dopo. I Panama papers
sono una vera cartina di tornasole della realtà del capitalismo mondiale.
L'affresco fornito dall'indagine giornalistica e dai suoi hackers è davvero
impressionante. Non si tratta di una somma, per quanto estesa, di evasori
illustri di ogni paese e continente. Si tratta del disvelamento del sistema
organico di ladrocinio delle classi dominanti di tutto il mondo ai danni
del mondo del lavoro e della maggioranza della società.

Le classi dominanti del mondo non si accontentano di incrementare ovunque
lo sfruttamento del lavoro, con la progressiva riduzione della quota dei
salari sul PIL a vantaggio del capitale. Non si accontentano di investire
una parte sempre maggiore del bottino ricavato dallo sfruttamento nella
roulette della rendita finanziaria. Non si accontentano di incassare una
montagna crescente di risorse pubbliche, pagate dai lavoratori, a tutela
dei propri profitti, grazie alla rapina sistematica su pensioni, sanità,
istruzione, servizi sociali. Pretendono anche una progressiva riduzione del
carico fiscale su grandi patrimoni, profitti e rendite. La riduzione delle
tasse sul capitale è da tempo all'ordine del giorno in tutto il mondo, ed
anzi rappresenta oggi una delle voci della concorrenza capitalistica tra i
vari paesi per attrarre investimenti. Anche all'interno dell'Unione
Europea. Ad es. il famoso miracolo dello “sviluppo irlandese” è legato
all'abbattimento della tassazione sui profitti al 12%, naturalmente pagato
dal taglio delle prestazioni sociali. Si tratta di una pubblica gara di
evasione fiscale all'insegna del massimo ribasso: una evasione fiscale non
solo “legale” ma pubblicamente rivendicata ed elogiata ovunque dalla stampa
benpensante delle “democrazie” capitalistiche, nel nome delle virtù
consacrate della libera concorrenza e del mercato.

Ma per il capitale non è abbastanza. Accanto al sistema dell'evasione
virtuosa e acclamata, prolifera il mondo sommerso dell'evasione sottaciuta
e “biasimata”. Biasimata... ma praticata ordinariamente da chi la biasima.
Questa è la sostanza dei Panama Papers. Larga parte delle gigantesche
ricchezze ricavate dallo sfruttamento del lavoro e dall'accumulazione
finanziaria si sottraggono ad ogni forma di tassazione, per quanto ridotta,
imboscandosi nei cosiddetti “paradisi fiscali”. Assieme alle fortune
accumulate dalla criminalità del narco traffico, delle mafie, del
riciclaggio. Altro che distinzione tra capitale “sano” e criminale”! Le
banche sono ovunque gli attori principali dell'operazione. Sia in funzione
propria, sia al servizio dei propri facoltosi “clienti”. Presso la sola
società panamense di Mossack Fonseca- che immatricola 214488 società
offschore- hanno operato e operano ben 365 gruppi bancari mondiali. E non
piccole banche di sottobosco. Ma proprio le grandi banche di ogni paese,
ovunque acclamate dal salotto buono della grande stampa ( di cui non a caso
sono spesso azioniste). Parliamo ad esempio della britannica HSBC, della
svizzera UBS, ma anche della Societè Generale francese, della immancabile
Deutsche Bank, delle banche italiane Unicredit e Banca Intesa. Le stesse
banche solitamente impegnate in ogni paese a reclamare sacrifici e tagli
sociali, sono state e sono il canale ordinario di occultamento al fisco
delle fortune del capitale. Un ladrocinio nascosto che si aggiunge al
ladrocinio legale. Ma anche la rivelazione del segreto di Pulcinella. I
paradisi fiscali non sono affatto un luogo ignoto, finalmente “svelato”. Nè
lo sono le pratiche correnti che ad essi ricorrono. Al contrario. Accanto
al pubblico fior fiore dei più rinomati studi legali, sponsorizzati dalle
stesse banche, che sono dediti alla cura di tali “affari”, vi è una pletora
infinita di società legali minori che prospera negli anfratti di questo
mondo sommerso. E' sufficiente farsi un giro su Internet per capire che
chiunque può aprirsi la propria società di comodo con poche centinaia di
dollari. Chiunque può pubblicamente documentarsi su dove è più conveniente
stabilirsi, su quale via è più consigliabile per “frodare lo Stato”. Il
quale Stato sa e copre ovunque, da buon comitato d'affari della classe
borghese. Salvo di tanto in tanto praticare qualche “condono” per incassare
un piccolo ritorno delle cifre rubate, in cambio dell'assoluzione dei
capitalisti ladri ( le cosiddette “voluntary disclosures”). Questo a
proposito del... “rigore della legge contro la criminalità” e di tutta
l'ipocrisia “legge e ordine” (...contro i rom e i migranti ) di cui si
nutrono i giornali dei capitalisti.

La prova più clamorosa dell'ipocrisia borghese sui “paradisi fiscali” è
tuttavia un'altra ed è sotto gli occhi di tutti. I più grandi paradisi
fiscali oggi esistenti non sono affatto i luoghi esotici comunemente
indicati come tali dalle ufficiali Agenzie delle entrate ( peraltro oltre
50). Sono i luoghi che nessun grande stato borghese può pubblicamente
indicare per evidenti ragioni di diplomazia, di imbarazzo, di reciproca
complicità: perchè sono all'interno della comunità imperialista, la
cosiddetta “comunità internazionale”. La Gran Bretagna è il più grande
paradiso fiscale di Europa, con una specifica legislazione di tutela degli
evasori ( i “trust”). Le Isole Vergini Britanniche sono non a caso una sua
appendice. Lo stesso vale per l'Olanda. Lo stesso vale per gli Stati uniti
d' America che il “Tax Justice network” indica al terzo posto nel mondo,
dietro Svizzera e Hong Kong, nella nuova graduatoria dei paradisi fiscali:
in molti stati americani è diventato legale creare “trust” che coprono i
nomi dei beneficiari, a partire dal Sud Dakota. Del resto le grandi aziende
Usa hanno parcheggiato su conti offschore 2400 miliardi. Dunque che
credibilità potranno mai avere i ciclici convegni e “solenni proponimenti”
dei governi borghesi e della diplomazia mondiale “contro l' evasione
fiscale”? Sono solo parole per allocchi con cui bandire cerimonie
elettorali. Una truffa che si aggiunge alla truffa.

Ma non è finita. Ai cultori di scuola stalinista orfani del campismo e per
questo solitamente pronti ad esaltare “il ruolo progressivo” della Russia e
della Cina in ogni parte del mondo, quale contraltare all'Occidente, diamo
volentieri una cattiva notizia: capitalismo russo e capitalismo cinese
escono denudati dalle carte dei Panama papers non meno dei capitalismi
occidentali. Le ridicole accuse di Putin alla Cia non riescono a mascherare
l'evasione fiscale dei grandi oligarchi e dei capitalisti più vicini al
Kremlino che evidentemente sapevano bene dove imboscare il grande bottino
ventennale della rapina effettuata con la restaurazione capitalistica in
Urss. (Come lo sapeva il capitalista Poroschenko, oggi a capo della
reazione ucraina, anch'egli cliente al pari di Putin della società
panamense). Nè il silenzio glaciale di Pechino può nascondere la
criminalità fiscale della nuova grande borghesia cinese: dei maggiori
papaveri di apparato e delle loro cerchie familiari, ormai proprietarie
private di immense ricchezze immobiliari e finanziarie da lasciare agli
eredi; come dei grandi gruppi industriali cinesi che scorazzano sul mercato
mondiale e che quindi coltivano assieme ai rivali la pratica capitalistica
del furto fiscale. Il fatto che il capo del Partito..”Comunista” cinese sia
impegnato nella solenne “campagna contro la corruzione” , mentre i suoi
parenti più stretti imboscano le proprie (sontuose) ricchezze a Hong Kong,
a Panama, a Dubai, misura una volta di più la perfetta omologazione della
Cina capitalista al resto del capitalismo mondiale e alla sua sconfinata
ipocrisia. Sarebbero questi... gli alleati dei lavoratori europei o dei
popoli oppressi ?

*Il marxismo rivoluzionario e il suo programma escono confermati dalle
carte di Panama. Come scriveva Marx, “il capitalismo è corruzione
permanente”. Lo “scandalo” non sta in questo o quell'altro episodio
rivelato. Lo scandalo è la società borghese, fondata sullo sfruttamento e
sulla truffa: una associazione a delinquere che solo una rivoluzione potrà
spazzare via. Per questo l'alleanza internazionale dei lavoratori attorno a
un progetto rivoluzionario, al di là di ogni divisione di frontiera, è
l'unica vera risposta alla criminalità internazionale del capitalismo.*
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