[Redditolavoro] LA LEZIONE GRECA

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Mon Mar 2 09:01:03 CET 2015


LA LEZIONE GRECA



*L'evoluzione della situazione greca offre indicazioni di inestimabile
valore a tutte le avanguardie di classe disponibili a ragionare e a
battersi per una soluzione anticapitalistica. *L'astro nascente di Syriza
si è trasformato in stella cadente in meno di un mese.
La grande illusione di un rilancio riformistico in Europa ha subito battuto
la testa contro il muro. I gruppi dirigenti di una sinistra italiana allo
sbando che cercavano in Syriza la propria resurrezione hanno sbagliato
ancora una volta i propri calcoli. Lo sforzo imperturbabile del quotidiano
“Il manifesto” di continuare a presentare Tsipras, contro ogni evidenza,
come il condottiero della vittoria, dimostra l' ipocrisia imbarazzante di
un riformismo che non vuole rassegnarsi alla verità. O al fallimento dei
propri investimenti editoriali.

I fatti hanno parlato con un linguaggio crudo, che non lascia spazio ad
equivoci.

Tsipras aveva sperato di potersi ritagliare uno spazio di manovra tra
capitale e lavoro. Puntava da un lato alla ristrutturazione negoziata del
debito pubblico con gli Stati strozzini, presso i quali da tempo aveva
voluto accreditarsi. Dall'altro ad una riduzione concordata dell'avanzo
primario capace di consentirgli misure sociali immediate e tangibili per
confermare l'impressione della “svolta”.




*LA RESA AI CREDITORI *L'operazione è fallita. I creditori strozzini, cioè
gli Stati imperialisti dell'Unione non hanno concesso a Tsipras neppure la
maschera. Il tradimento delle promesse sociali è apparso clamoroso . Di
più. Al tavolo da gioco il dinamico ministro delle Finanze Varkufakis non
ha potuto nemmeno avanzare le proposte di compromesso inizialmente
propagandate ( riduzione del debito, conferenza europea sul debito,
riduzione dell'avanzo primario dal 4,5% all'1,5%). Perchè persino quelle
timide proposte negoziali erano irricevibili dagli Stati imperialisti. Al
contrario sono stati gli Stati imperialisti a dettare le proprie richieste:
continuità del Memorandum e del commissariamento della Grecia da parte
della Troika; salvaguardia delle privatizzazioni rapina già realizzate o
avviate; continuità della stretta sociale su sanità e pensioni; nessun
innalzamento della soglia di esenzione fiscale per le famiglie più povere.
Syriza salva l'”ambizione” a elevare il salario minimo, come eventualità
futura, senza quantificazioni e indicazioni di data, e per di più solo se i
creditori daranno via libera. La rinuncia codificata da parte del governo a
qualsiasi “misura unilaterale” dà ai creditori strozzini un potere di veto
totale. L'unica foglia di fico concessa a Tsipras è quella di chiamare il
Memorandum “le misure in essere” e la Troika “le istituzioni”. La pretesa
di Tsipras di aggrapparsi alla semantica per cantare vittoria è più penosa
che il riconoscimento della sconfitta. La qualifica di “bertinottismo
greco” si attaglia davvero alla perfezione, se non fosse che la tragedia
greca lascia poco spazio al sorriso.

*Ciò che è accaduto racchiude una formidabile lezione politica. Non c'è
alcun reale spazio riformistico dentro la crisi capitalistica europea.*
L'illusione propagata a piene mani dai partiti della Sinistra Europea,
Syriza in testa, circa un possibile compromesso dinamico progressivo dentro
la camicia di forza dell'Unione Europea, si conferma come un volgare
inganno per i lavoratori . Subordinare la loro volontà di cambiamento alle
compatibilità del capitalismo europeo equivale al tradimento di quella
volontà. Anche quando quella volontà ha dietro di sé la forza di una
mobilitazione di anni, come nel caso greco. Anzi, quanto più la domanda
popolare di svolta è radicale, perchè dettata dalla disperazione sociale e
dalla generosità della lotta, tanto più la pretesa di subordinarla al
capitale consuma un tradimento vergognoso. Tale è il tradimento compiuto da
Syriza e Tsipras in Grecia. Senza alcuna attenuante.

Il cuore del tradimento non sta in un eccesso di arrendevolezza al tavolo
negoziale con gli strozzini. Sta nell'aver accettato e perseguito quel
tavolo. Sta nel fatto di aver perseguito l'accordo con gli Stati strozzini
presentandolo come possibile canale di svolta per gli sfruttati. A quel
tavolo negoziale il risultato era già scritto in partenza. E tutti i nuovi
negoziati annunciati in primavera non faranno che confermarlo. La lezione è
semplice: non si può “cambiare l'Europa” col consenso dei padroni d'Europa;
non si può “cambiare la Grecia” col consenso dei banchieri e degli armatori
greci. Solo una rottura radicale col capitalismo greco ed europeo può
segnare una svolta vera. Solo un governo dei lavoratori può realizzare tale
svolta. Fuori da questa prospettiva, contro questa prospettiva, c'è solo
l'eterno ripetersi di una capitolazione obbligata. E un rischio enorme:
quello di consegnare l'inevitabile disillusione popolare alle fauci naziste
di Alba Dorata. Il fatto che i dirigenti di Alba Dorata abbiano detto dopo
il 25 Gennaio “Syriza fallirà, poi arriveremo noi”, non rappresenta affatto
un innocuo gesto provocatorio. Rappresenta un lucido disegno. I legami del
nazismo greco coi corpi di polizia e le strutture militari già eredi della
dittatura dei Colonnelli (1967), colorano quel disegno di tinte
particolarmente inquietanti.

Il bivio di fondo è inequivocabile: o il movimento operaio greco darà la
propria soluzione sul terreno rivoluzionario alla crisi del proprio paese
oppure c'è il rischio drammatico che la soluzione, prima o poi, la dia la
peggiore reazione contro il movimento operaio.



*PER UN PROGRAMMA ANTICAPITALISTICO DI EMERGENZA *
La necessità di una soluzione rivoluzionaria è peraltro suggerita
dall'emergenza economico sociale. Che detta in forma chiarissima le misure
anticapitaliste da realizzare.

*E' necessario innanzitutto annullare il debito pubblico greco verso tutti
gli strozzini imperialisti (UE, BCE, FMI, banche private).* Un debito di
320 miliardi è impagabile. Accettare di pagarlo significa condannare il
futuro di generazioni. Puntare a negoziare coi creditori la sua
ristrutturazione significa esporsi come si vede a odiosi ricatti e
inaccettabili contropartite. La Grecia paga ogni anno più di 7 miliardi di
soli interessi sul debito. Siamo al punto che persino la ventilata tassa
patrimoniale sulle grandi fortune ( ad oggi rimossa) sarebbe chiamata a
pagare il debito pubblico agli Stati imperialisti, invece che finanziare la
redistribuzione sociale della ricchezza. Non c'è altra via che l'
annullamento unilaterale del debito. La tesi diffusa dalla stampa borghese
italiana secondo cui l'annullamento del debito greco significherebbe un
colpo al portafoglio dei “cittadini italiani, tedeschi o francesi” è una
volgare menzogna. I titoli greci nelle casse degli Stati strozzini sono
solo il frutto della rapina da essi compiuta sulle tasche dei propri
lavoratori ( italiani, tedeschi, francesi), che hanno di fatto pagato
l'acquisto di quei titoli, e al tempo stesso un nodo scorsoio al collo dei
lavoratori greci. Se i lavoratori greci tagliano il cappio del debito
forniscono un esempio ai lavoratori italiani, francesi tedeschi, contro i
banchieri di casa propria, normalmente detentori del debito pubblico
nazionale. L'annullamento del debito pubblico greco sarebbe dunque un atto
di solidarietà internazionale tra sfruttati dei diversi paesi contro i
propri capitalisti e contro lo strozzinaggio imperialista.

*In secondo luogo vanno nazionalizzate le banche greche ( e le banche in
Grecia dei paesi imperialisti), senza indennizzo per i grandi azionisti.*
Ogni giorno le banche greche rappresentano il canale di fuga di 300
milioni. Non fuggono i risparmi dei poveracci. Fuggono i capitali degli
armatori, dei costruttori, dei capitalisti greci, già grandi evasori
fiscali e affossatori ordinari del bilancio pubblico. Il paradosso è che
parte degli “aiuti” degli Stati strozzini alla Grecia- pagati dai
lavoratori europei- servono a ricapitalizzare le banche greche, cioè a
riempire i buchi provocati dalla fuga dei capitalisti greci. Naturalmente
questi “aiuti” vengono fatti pagare a loro volta ai lavoratori greci,
chiamati a “ringraziare” con nuovi sacrifici il salvataggio dei propri
banchieri. C'è un solo modo di stroncare tutto questo: espropriare le
banche greche unificandole in una unica banca di Stato. E' l'unico modo di
bloccare la fuga dei capitali, e di costruire oltretutto una vera anagrafe
patrimoniale.

*In terzo luogo è necessario espropriare le cento grandi famiglie del
capitalismo greco, a partire dagli armatori.* Gli armatori greci detengono
il 20% della marina mercantile mondiale. Eppure la Costituzione greca (art
96) regala l'esenzione fiscale agli armatori. I quali concentrano nelle
proprie mani le redini del capitalismo greco e una ricchezza immensa. Gli
armatori minacciano di “portare altrove la propria flotta” nel caso si
chieda loro di pagare le tasse. C'è un solo modo di replicare al ricatto:
sequestrare la loro flotta, acquisirla allo Stato. Senza indennizzo
ovviamente, visto che l'indennizzo è già stato loro pagato da mezzo secolo
di esenzioni fiscali. L'esproprio degli armatori, dei grandi costruttori,
dei capitalisti dell'industria alimentare e farmaceutica- combinato con la
nazionalizzazione delle banche- consentirebbe di riorganizzare da cima a
fondo l'economia greca ponendola sotto controllo dei lavoratori. E
rappresenterebbe oltretutto l'unica misura capace di stroncare alla radice
la corruzione.



*PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI E DELLA POPOLAZIONE POVERA *



*Queste tre misure fra loro collegate sono indispensabili e urgenti per
salvare la società greca. Possono essere imposte solamente dalla forza
rivoluzionaria della mobilitazione operaia e popolare. Possono essere
realizzate solamente da un governo dei lavoratori e della popolazione
povera di Grecia, basato sulla loro organizzazione e la loro forza. Se solo
Syriza e KKE lo volessero potrebbero formare in pochi giorni tale governo e
realizzare immediatamente queste misure con un semplice voto parlamentare:
rompendo col partito reazionario di ANEL, raccogliendo la volontà e le
esigenze popolari, appoggiandosi sulla mobilitazione del popolo.* Ma non
vogliono. Syriza come si è visto si è votata all'accordo con gli strozzini.
Il KKE non vuole battersi per il potere dei lavoratori, ma si limita a
salvaguardare il proprio spazio. Gli uni e gli altri vocati a coltivare le
proprie rendite politiche dentro la società borghese, o nel ruolo di
governo ( borghese) o nelle vesti di opposizione ( di sua maestà).

La costruzione del partito della rivoluzione è all'ordine del giorno in
Grecia. Il Partito operaio rivoluzionario greco (EEK) è impegnato nella
costruzione di questo partito. I fatti dimostrano, giorno dopo giorno, che
solo un partito rivoluzionario, capace di unificare sul proprio programma
tutte le avanguardie di classe e di movimento, può candidarsi a dirigere i
lavoratori e la popolazione povera di Grecia verso l'unico sbocco coerente:
la conquista proletaria del potere, il rovesciamento del potere borghese,
l'instaurazione del potere dei lavoratori e dei loro organismi democratici
e di massa. Di certo un governo dei lavoratori greci, con la sua stessa
esistenza e con le proprie misure rivoluzionarie, costituirebbe un esempio
per i lavoratori di tutta Europa, e un fattore eccezionale di mobilitazione
per gli Stati Uniti socialisti d'Europa.

Il PCL è a fianco del partito fratello EEK, nella lotta comune per la
rivoluzione socialista.
MARCO FERRANDO

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