[Redditolavoro] HA VINTO IL NO! CRoNACHE DI LOTTA DI CLASSE IN GRECIA

Partito Comunista dei Lavoratori pclavoratoribologna at gmail.com
Sun Jul 5 22:55:27 CEST 2015


*Gli ultimi giorni*
La battaglia per il referendum in Grecia. Quarto giorno.


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Giovedì 2 luglio. L'accumulo di tensione accelera con l'avvicinarsi del
giorno del referendum. La paura di massa, coltivata intensamente da quasi
tutti i media borghesi per manipolare l'opinione pubblica al fine di far
vincere il sì, si combina con continue prese di posizione provocatorie dei
capi della Commissione europea, del Consiglio europeo, della BCE, del
Parlamento europeo, dalla Cancelliera Merkel e dal suo ministro delle
finanze Schäuble, dal Presidente francese Hollande e dai suoi ministri e
via dicendo. Tutti sono ai loro ordini, nel fare appello al "sì" e nel
rivendicare - adesso apertamente - le dimissioni del governo Tsipras e la
sua sostituzione con un governo di "unità nazionale" o di tecnocrati
nominati. Il democratico imperialismo europeo chiede apertamente lo
strangolamento della democrazia parlamentare, in nome della quale esso
stesso governa.

Non va sottovalutato neanche il ruolo dei media internazionali. La "seria"
agenzia Reuters ha pubblicato una foto della splendida manifestazione del
"no" del 29 giugno in piazza Syntagma spacciandola come una foto della
manifestazione reazionaria pro-"sì" del giorno successivo, notevolmente
meno grande!

Manifestazioni di paura, ma anche di sfida, si vedono ogni giorno nelle
strade di tutte le città del paese. Il conflitto civile emerge. Un piccolo
ma caratteristico esempio: un gruppo di compagni dell'EEK stava facendo
campagna per il "no" e per il nostro programma rivoluzionario nelle strade
del quartiere popolare di Petralona, non lontano dall'Acropoli, quando è
stato attaccato brutalmente da manifestanti "civili" pro-"sì", arrestato
dalla polizia, e più tardi scarcerato.

Oggi, il KKE stalinista ha tenuto una manifestazione piuttosto partecipata
in piazza Syntagma. Nel suo discorso, il segretario generale dell KKE,
Dimitris Koutsoumbas, ha sostenuto il voto nullo al referendum. Nello
specifico, di renderlo nullo attraverso un particolare volantino stampato e
distribuito dal KKE per l'occasione, con su scritto "No sia al governo
Syriza che al memorandum dell'UE".
Questo non è semplice settarismo: è cecità politica reazionaria in un
momento estremamente cruciale e drammatico della storia della classe
lavoratrice. Manifesta il distacco dalla realtà da parte di una burocrazia
sclerotica, che mette la sua autoconservazione al di sopra degli interessi
di classe dei lavoratori e al servizio del sistema capitalista in crisi. In
una situazione in cui gli orchestratori dell'isterica campagna pro-UE
resuscitano tutti i vecchi slogan della propaganda anticomunista e
imperialista della guerra civile greca degli anni Quaranta, i burocrati
alla testa del KKE non fanno altro che gettare discredito sul comunismo.

Anche Antarsya, coalizione di circa 20 gruppi di natura centrista, ha
organizzato oggi insieme ad un piccolo fronte di nazionalisti chiamato MAS
un suo raduno in centro, nello stesso posto in cui ieri c'è stata la
manifestazione dell'EEK. Hanno fatto appello al "no" per il voto di
domenica e allo stesso tempo hanno criticato Syriza con una retorica simile
a quella del KKE, rivendicando una rottura con l'UE e l'euro e il ritorno
alla dracma, senza rompere con il quadro capitalista.

Domani sarà l'ultimo giorno di campagna referendaria prima del voto di
domenica. Ad Atene ci saranno due grandi manifestazioni degli opposti
schieramenti.

La destra reazionaria del "movimento della società civile" (?) "Restiamo in
Europa" - l'autoproclamata Euromaidan greca - si vedrà allo stadio di
Atene.

La manifestazione popolare per il "no" convocata da Syriza sarà a piazza
Syntagma. L'EEK vi parteciperà con le sue bandiere. Al contrario, il KKE e
i maoisti (anche questi ultimi invitano all'astensione) la boicotteranno.
Antarsya è divisa: una parte vi parteciperà e un'altra parte no.

Lo Stato e le TV private offrono ore e ore ai sostenitori del "sì" e molto
meno a Syriza e ai sostenitori del "no". All'EEK il ministero ha concesso
solo 10 minuti nella TV nazionale... Savas Michael-Matsas - EEK

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La battaglia per il referendum in Grecia. Quinto giorno.


​

Venerdì 3 luglio. La più grande manifestazione di massa che Atene abbia mai
conosciuto dalla caduta della dittatura nel 1974 ha avuto luogo oggi,
ultimo giorno della campagna per il referendum del 5 luglio, ed è stata la
manifestazione per il "no" all'ultimatum della troika. Era paragonabile, se
non anche più grande, alla manifestazione del 12 febbraio 2012. Quella
manifestazione fu convocata contro il PSI (Private Sector Involvement),
l'haircut del debito estero in particolare verso i prestatori privati,
combinato con le nuove misure draconiane d'austerità portate avanti dal
governo extraparlamentare di Papademos, imposto arbitrariamente alla Grecia
dall'Unione Europea nel novembre 2011.

Nel 2012 circa un milione di persone si riunirono a piazza Syntagma e nelle
strade dei dintorni, ma la sera stessa, dopo le 18:00, vennero presto
disperse da un'offensiva brutale e senza precedenti dalla repressione della
polizia antisommossa, che ricorse a grandissime quantità di sostanze
chimiche contro i manifestanti. Questa volta, le masse - in gran parte
giovani - hanno continuato ad affluire in piazza Syntagma fin quasi alla
mezzanotte. Per spostarsi dall'uscita della metro Syntagma al punto di
ritrovo in cui l'EEK si era dato appuntamento nella piazza, una distanza di
non più di un centinaio di metri, ci è voluta circa un'ora. Il
contemporaneo raduno delle forze pro-UE dell'"Euromaidan greca", allo
stadio, era di almeno quindici volte più piccolo; un dato di fatto che
anche la radio pubblica tedesca Deutsche Welle ha dovuto ammettere. È stato
un grande colpo per il vasto "fronte unito" reazionario messo insieme dalla
troika imperialista, dai media internazionali e da quasi tutte le forze
borghesi della stessa Grecia, inclusi tutti i falliti Primi ministri degli
ultimi vent'anni (Kostas Mitsotakis, Kostas Simitis, Kostas Karamanlis,
George Papandreou, Papademos). Si stanno mettendo in campo risorse
gigantesche per la campagna di propaganda del "sì" e contro il governo
attuale, da rovesciare e rimpiazzare con un servile governo fantoccio di
"unità nazionale".

Vari motivi mi hanno impedito di recarmi a Patrasso, oggi, per un'altra
manifestazione dell'EEK in difesa del "no" (sono stato sostituito da un
altro compagno). Ho pertanto potuto partecipare personalmente ad un
avvenimento storico, esperienza unica nei miei decenni di impegno personale
nel movimento operaio e nella sinistra, compresi i miei 45 anni nell'EEK.

Non si tratta solo dell'imponenza impressionante della manifestazione, ma
prima di tutto della sua qualità politica, che mostra la sua importanza
nella battaglia per il referendum e per ciò che seguirà, a prescindere dal
risultato.

Fino a ieri sera tutti pensavano che l'inedita campagna nazionale e
internazionale di intimidazione e disinformazione avesse finalmente
raggiunto il suo scopo: una maggioranza di "sì", almeno secondo i sondaggi.
Perfino dentro Syriza e An.El. c'era chi, pentito, voleva la cancellazione
del referendum, come tutti i leader del capitale finanziario globale
chiedevano. Perché tanta paura di una procedura elettorale piuttosto comune
nella morente democrazia parlamentare europea?

Non hanno paura del perennemente debole e vacillante governo Tsipras, che
fino all'ultimo ha implorato un accordo sui termini dell'austerità. Ciò di
cui le istituzioni imperialiste e le classi dirigenti europee e greche
hanno paura è che proprio questo referendum, in aperta sfida alla troika,
possa dare inizio ad una rinnovata esplosione delle masse popolari della
Grecia nell'arena della storia. Ad ogni modo, solo una settimana prima
della decisione, Tsipras dichiarò che era contrario al referendum o alle
elezioni anticipate. Il referendum non è quindi stato in primo luogo una
manovra, bensì il risultato di una pressione dal basso. È stato imposto non
dalla cosiddetta ala sinistra di Syriza nel suo Comitato Centrale, ma dal
malcontento popolare e dalla rabbia contro le continue concessioni del
governo greco e la crescente arroganza di FMI, BCE e UE.

Il governo, ovviamente, dice che utilizzerà la vittoria del "no" per nuovi
negoziati, il cui contenuto la troika ha già rifiutato senza appello. Il
fattore imprevedibile è stato ancora una volta quello delle masse
lavoratici in lotta come protagoniste del cambiamento storico.

Dai tempi di Spinoza, sappiamo che la paura è un metodo essenziale,
indispensabile al dominio di classe. Ma questo metodo ha i suoi limiti,
come molti dittatori hanno avuto modo di scoprire, lo Zar Romanov più di
ogni altro. Il primo e più efficace strumento di intimidazione è stata la
chiusura delle banche, dopo la brusca decisione della BCE di tagliare la
linea di salvezza dei fondi di emergenza (Emergency liquidity assistance)
alle banche greche - decisione che è la causa diretta delle lunghe code di
pensionati ai bancomat.

Ci sono ancora dei settori piccolo-borghesi che hanno paura di perdere quel
poco che rimane loro, e conservano una fede superstiziosa negli "dei
caduti" dell'UE e dell'euro. Questi settori sono oggetto di abuso da parte
delle classi dominanti, che hanno rispolverato tutto il vecchio
anticomunismo e tutti gli spettri della guerra civile, mentre ne preparano
una nuova. Esse condannano i "comunisti" al governo e nello stesso tempo
fingono di provare ad evitare una nuova guerra civile, per ottenere la pace
sociale e l'"unità nazionale" fra i macellai e le loro vittime.

Ma la grossa parte della popolazione impoverita della Grecia non ha più
nulla da perdere. Non a caso, ieri, i compagni dell'EEK di Larissa sono
riusciti ad organizzare un combattivo corteo di cinquemila partecipanti.
Insieme ad altri compagni della "Carovana di lotta e di solidarietà" (un
movimento partito dagli operai della VIO.ME e dai lavoratori della tv-radio
ERT3, entrambe occupate per due anni e gestite direttamente dai
lavoratori), hanno marciato con una bandiera dell'EEK al grido di "tutta la
produzione e tutto il potere ai lavoratori", ed esponendo il famoso detto
di Walter Benjamin «solo per chi non ha più speranza ci è data la
speranza».

*La paura coltivata dai governanti può a volte essere trasformata, e
diventare un boomerang contro di loro. Dopo cinque anni di discesa
all'inferno, gli strati più oppressi e più combattivi dei lavoratori e dei
disoccupati, soprattutto delle giovani generazioni, intraprendono la strada
di una nuova ribellione, il passaggio verso una rivoluzione sociale. *



*La grande maggioranza dei manifestanti di piazza Syntagma era composta da
giovani, principalmente senza lavoro e senza speranza di trovarne. Un
segnale per un futuro rivoluzionario, che arriva sempre inaspettato. A luta
continua!*
Savas Michael-Matsas - EEK

Fonte

www.pclavoratori.it



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