[Redditolavoro] COP21: la conferenza mondiale dell'ipocrisia capitalista
Partito Comunista dei Lavoratori
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Fri Dec 4 01:26:13 CET 2015
COP21: la conferenza mondiale dell'ipocrisia capitalista
Domenica 29 novembre, a Parigi, in Piazza della Repubblica, il governo
Hollande ha dato ordine di reprimere e spazzare via ogni dissenso alla
grande farsesca rappresentazione delle potenze mondiali in difesa del clima
(COP21). In nome della “finta” sicurezza per tutta la giornata si sonno
succedute cariche e centinaia di arresti. Le mobilitazioni, sostenute in
particolare dalle organizzazioni di sinistra, tra le quali NPA e
Alternative Libertaire, hanno cercato di portare un forte segnale di lotta
anticapitalista al grande processo di restaurazione mondiale, dove il clima
fa da cornice teatrale.
Il messaggio che questa conferenza vuole imporre al consenso universale
sarebbe quello che il capitalismo è l’unico mezzo e l’unico percorso
possibile per fermare la catastrofe ambientale che esso stesso ha generato
e che sta perseguendo. La causa diventa anche la mitologica e falsa
soluzione.
Un recente studio della Banca Mondiale è sfacciatamente agghiacciante nella
sua stessa crudezza. Il senso è questo: è improrogabile gestire l'impatto
del cambiamento climatico sulla povertà, dove sono a rischio le comunità
più povere del mondo. Secondo questo rapporto, se non si interviene subito
in un supporto alla difesa ambientale sul controllo climatico, più di 100
milioni di esseri umani saranno gettati dal benessere alla povertà estrema
entro il 2030, e le comunità oggi più povere verranno cancellate per
sempre. Si parla di grandi numeri, che sfiorano il miliardo di persone.
Questo studio arriva in sintonia con un piano dell’ONU in 17 punti tanto
propagandato anche dai maggiori media vicini agli interessi dei principali
colossi finanziari prima dell’apertura dei lavori del COP21 di Parigi. Il
primo degli obiettivi di sviluppo concordati dalle Nazioni Unite è quello
di «porre fine alla povertà in tutte le sue forme in tutto il mondo».
La tappa intermedia nell'ambito del presente obiettivo è quello di
dimezzare il numero di persone che vivono in condizioni di povertà e
sradicare la povertà più estrema entro il 2030.
Il termine di estrema povertà è definito per quegli individui che vivono
con meno di 1,25 dollari al giorno. Attualmente è stimato un miliardo di
persone in questa categoria.
Il messaggio tanto strombazzato dalla Banca Mondiale è questo: se
continuiamo sul nostro attuale percorso di riscaldamento rapido, con
conseguente disuguaglianza crescente, gli obiettivi ambiziosi come quelli
indicati saranno impossibili da raggiungere.
La realtà è molto peggiore di quella descritta.
L’impatto più grave verrà attraverso la picchiata dei rendimenti in
agricoltura. Secondo studi macroeconomici i raccolti potrebbero diminuire a
livello mondiale fino al 5% entro il 2030 e fino al 30% entro il 2080.
Il calo dei rendimenti ha la conseguenza di generare un rapido aumento dei
prezzi dei prodotti alimentari, che nel 2008 avevano spinto spinto tra
l’altro circa cento milioni di persone nella povertà più nera. Un altro
studio citato nella relazione della Banca Mondiale rivela che in molte
parti dell'Africa e dell'Asia l’adeguamento dei prezzi legati al clima
potrebbe aumentare i tassi di povertà per le famiglie del 20-50%. Questa
situazione sarà aggravata dall'impatto dei cambiamenti climatici sugli
ecosistemi.
Il rapporto non tenta lo stesso tipo di quantificazione degli effetti in
questo settore, e non è preso in considerazione in cifre importanti sulla
povertà. Tuttavia, si osserva che l'impatto potrebbe essere catastrofico
per le piccole nazioni insulari o le zone costiere a livello delle acque
oceaniche, che saranno rese completamente inabitabili a più lungo termine.
La crescente frequenza di eventi meteorologici estremi e le catastrofi
naturali come siccità, inondazioni e incendi è un altro ambito di
fortissima preoccupazione. La relazione sottolinea che lo scenario di alte
temperature al suolo (l'ondata di caldo in Europa nel 2003 si stima che
abbia ucciso più di 70.000 persone) sarà costante fino alla fine del XXI
secolo .
Secondo il rapporto, il numero di giorni di siccità potrebbe aumentare di
oltre il 20% nella maggior parte del mondo entro il 2080. Ci sono poi le
possibili devastanti inondazioni, con il numero di persone esposte in
aumento fino al 15% entro il 2030 e fino al 29% entro il 2080.
L'ultimo aspetto preso in esame nella relazione è la salute. Le malattie
che colpiscono in modo sproporzionato le comunità più povere, come la
malaria e la diarrea, dovrebbero aumentare con il riscaldamento globale.
Secondo il rapporto, l’ aumento di 2 ° C o 3 ° C potrebbe accrescere il
numero di persone a rischio per la malaria del 5%, che in termini assoluti
sarebbero 150 milioni di persone.
I morti per l'inquinamento sono in decisa crescita. Il rapporto cita uno
studio che dimostra che il cambiamento climatico potrebbe causare in un
solo anno 100.000 morti premature associate all'esposizione alle
microparticelle e morti prematuri associati all'esposizione all'ozono in
più di 6.000.
Inoltre, le deforestazioni in nome del profitto, come per le immense aree
dell’Indonesia depredate per la produzione dell’olio di palma, o
dell’Amazzonia, destinate all’allevamento di bestiame; le intere aree
nordamericane devastate dalla produzione dello shale gas, sono solo la
punta dell’iceberg della rapida diminuzione del polmone di ossigeno delle
grandi foreste.
Questo è il futuro ci aspetta in un mondo di rischi ambientali e di
riscaldamento globale.
I paesi più ricchi, quelli appunto le cui attività economiche hanno
contribuito di più al cambiamento climatico, saranno in grado di
scongiurare gli effetti peggiori. I paesi poveri, già in precaria
esistenza, saranno sempre più minacciati: catastrofi naturali, fame e
malattie diventeranno la normalità, da cui ci sono poche possibilità di
uscita.
La Banca Mondiale indica ai governi di trovare rapidamente soluzioni per
costruire strutture di sostegno, infrastrutture, sanità, benessere e
quant’altro possa aiutare le comunità povere ad adattarsi agli effetti dei
cambiamenti climatici. Accanto a questo, si sostengono misure, quali gli
investimenti nelle energie rinnovabili e dei trasporti pubblici, che
possono aiutare a raggiungere l'obiettivo di limitare il riscaldamento a
lungo termine tra 2 e 3 gradi Celsius.
Obbiettivi assolutamente logici ma decisamente falsi, perché di fronte alla
crisi climatica ed ambientale il sistema capitalistico non arretrerà di un
centimetro per limitare il profitto delle imprese, delle multinazionali,
con le sue bolle speculative e gli immensi paradisi fiscali.
Perché la richiesta di andare verso un sistema energetico fatto di energie
rinnovabili è una pura chimera? La risposta la da la stessa Banca Mondiale
quando palesa, smentendo se stessa, che tutti questi investimenti, risorse
e progetti sono più convenienti se utilizzati nelle comunità e nei paesi
più ricchi piuttosto che in quelli poveri, e lasciando quindi questi ultimi
al loro destino.
Questo è il cuore del problema. Il capitalismo è centrato sul profitto, e
quindi il capitale si dirige dove questo è più alto, più rapido e più
replicabile. Le potenze economiche continueranno a seguire gli stessi
percorsi senza avere nessun riguardo verso l’ambiente e la salvaguardia
delle popolazioni più povere e del loro territorio. L’analisi della Banca
Mondiale, però, può fornire qualche informazione sulle minacce economiche
che il cambiamento climatico rappresenta per il mondo più povero.
Ma le prescrizioni “bancarie” contenute nella relazione, come la
costruzione di nuove infrastrutture per la mobilitazione di risorse
private, coinvolge implicitamente i soliti attori con i soliti metodi:
neocolonialismo, guerre e territori depredati.
Hollande, Obama e perfino reazionari come Erdogan riciclano la loro
immagine a Parigi diventando improvvisamente paladini dei poveri.
La grande farsa sta proprio in questa grottesca immagine.
Solo il cambiamento del modello di società in senso socialista può fermare
la barbarie e raggiungere l’equilibrio tra i bisogni umani e l’ambiente.
Solo l’abbattimento del capitalismo e del dominio della classe borghese può
salvarci dalla catastrofe.
«*Quel che ora si deve fare è di dirigere con piena coscienza tutta la
forza del proletariato contro le principali fortezze della società
capitalistica. In basso, dove ciascun imprenditore ha di fronte a sé i suoi
schiavi salariati, in basso dove tutti gli organi esecutivi del dominio
politico di classe si trovano di fronte all'oggetto del loro dominio, alle
masse, là dobbiamo passo passo strappare dalle mani dei nostri dominatori i
loro strumenti di potere e porli nelle nostre mani.*» Rosa Luxemburg, 1919
Ruggero Rognoni
*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI*
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